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L’intreccio – Capitolo 1 – La conoscenza

By 14 Settembre 2019Aprile 2nd, 2020No Comments

Mi chiamo Filippo, l’età non conta, sono divorziato, vivo con Miriana e, …e leggete il racconto fino alla fine per scoprirlo. Alto 173 cm. per 63 Kg. Corporatura normale, niente di eccezionale, occhi verdi, brizzolato. Una discreta posizione sociale grazie anche al lavoro che svolgo. Sono infatti un agente di commercio.

All’epoca dei fatti, però, venivo da una situazione economica disastrosa dovuta ad un investimento andato male ed ero single.

Avevo appena intrapreso questa nuova attività con rinnovato entusiasmo poiché una caratteristica che ho, intrinseca, è quella di rimboccarsi le maniche e come l’Araba Fenice quella di risorgere dalle proprie ceneri.

In quell’anno facevo il pendolare fra la mia città di origine e il posto di lavoro in un’altra città del Nord. Le finanze non mi permettevano né di avere un’auto né di affittare un alloggio.

Fu così che iniziai, previa un’adeguata formazione, ad intraprendere la nuova attività. 

Poco dopo il mio ingresso in agenzia conobbi Gabriele, un mio collega, un bell’uomo, moro occhi azzurri, un po’ più alto di me, fisico atletico derivato dalla sua attività in palestra, sposato, con il quale scattò quasi immediatamente un’intesa lavorativa.

Progressivamente con l’andare del tempo le mie conoscenze nell’ambito lavorativo accrescevano in maniera esponenziale e i risultati iniziavano ad arrivare. Non si può dire lo stesso per Gabriele che invece aveva più difficoltà. 

Fu allora che decidemmo di concerto con Gabriele di collaborare insieme. Lui avrebbe messo a disposizione la sua autovettura per andare a svolgere gli appuntamenti fissati dall’agenzia ad entrambi, ed io avrei pagato i pranzi. Avremmo anche diviso i proventi delle provvigioni indipendentemente da chi avesse fatto sottoscrivere i contratti.

Veniva a prendermi in stazione tutte le mattine e poi a fine giornata mi avrebbe riaccompagnato per poter riprendere il treno.

Il sodalizio lavorativo iniziava a dare i suoi frutti e mensilmente entrambi raggiungevamo gli obiettivi. Per la verità la mia più alta preparazione mi portava ad essere il più loquace dei due, di conseguenza era più facile per me attirare l’attenzione dei vari clienti. Lui d’altro canto attirava l’attenzione per la prestanza fisica. Insomma, eravamo una bella coppia di venditori.

Tra un cliente e l’altro avevamo modo di parlare di cose personali, di donne, di gusti e fantasie sessuali, di cosa ci sarebbe piaciuto, di cosa nella vita avevamo già fatto e di cosa ci sarebbe piaciuto fare.

Conobbi Sofia in una circostanza un po’ particolare. 

Mi avevano fissato un appuntamento da una fiorista che, insieme a Gabriele, concludemmo positivamente. Preciso come sono chiesi alla cliente dove potevo fare delle fotocopie in modo tale da lasciare copia del contratto sottoscritto alla stessa.

Lei mi indicò il negozio di Sofia, a circa 300 mt. dal suo. Ci dirigemmo verso la destinazione e appena entrati vidi due bionde e folgorato dalla loro bellezza iniziai quasi a balbettare chiedendo se fosse possibile fare delle fotocopie e aggiunsi a mo’ di battuta che il fatto di aver visto due belle bionde mi aveva fatto inceppare il cervello e la lingua. Strappai ad entrambe una risatina. Probabilmente il complimento era stato particolarmente gradito. Erano Sofia e la figlia Greta, ma ovviamente non potevo sapere il loro grado di parentela.

Sofia armeggiò con i fogli che le avevo porto e incuriosita mi chiese di cosa si trattasse. Gabriele, al quale Greta non toglieva gli occhi di dosso, disse che si trattava di un contratto. Fu allora che Sofia chiese se fosse possibile fissare un incontro per conoscere meglio le condizioni e la proposta commerciale. 

“Signora” dissi “il tempo di consegnare la copia del contratto alla cliente precedente e siamo immediatamente da Lei” aggiunsi. “Va bene, vi aspetto”. Usciti dal negozio mi rivolsi a Gabriele: “Ma hai visto che fiche sono quelle due?” “sì”, mi rispose Gabriele. 

Consegnammo copia del contratto sottoscritto alla fiorista, radunammo il nostro materiale nelle rispettive valigette e ci recammo nuovamente nel negozio di Sofia.

Fu Gabriele ad intavolare la trattativa mentre io restavo in silenzio osservando un po’ l’una e un po’ l’altra. Ma Gabriele non era proprio quello che si dice un agente preparatissimo e una sua incertezza mi permise di esprimere meglio la proposizione commerciale. Il mio modo di parlare, pacato e rassicurante fece in modo che l’attenzione si rivolgesse più a me che a Gabriele. Ciò nonostante Greta se lo mangiava con gli occhi. Sofia invece era come catturata dalle mie parole. Estasiata e convinta mi disse che avrebbe sottoscritto anche lei il contratto, e così fu. Raccogliemmo i documenti necessari e mentre compilavo la proposta continuavamo a raccogliere informazioni anche personali.

Venimmo quindi a sapere che Sofia era da poco vedova e che Greta era sua figlia. In effetti si assomigliavano molto quasi a scambiarle come sorelle. Cosa che fu anche detta suscitando un’altra risatina compiaciuta da parte di Sofia.

Lasciammo entrambi i biglietti da visita e ci recammo al prossimo appuntamento. Nel tragitto non mancarono apprezzamenti su entrambe sia miei che di Gabriele. Lo stesso aggiunse: “Guarda Filippo che a Sofia piaci un casino” “Che cazzo dici Gabriele sei tu lo sciupafemmine cosa vuoi che guardino me anziché te?” “Vedrai, se mi sbaglio”. I nostri discorsi ovviamente si concentrarono sull’aspetto fisico di Greta e Sofia. Più minuta Sofia con un bel culo e due tette che a prima vista potevano essere una terza. Più alta e più appariscente Greta con una bella quarta e un lato B notevole.

Va da sé che per quanto sei bravo nell’esposizione delle offerte commerciali qualche dubbio nei clienti permane e il giorno dopo ricevetti una telefonata da Sofia. Non so se per fugare i dubbi che potevano esserle venuti o se era una scusa per ricontattarmi. Essendo sempre insieme a Gabriele lo stesso ascoltando la conversazione assunse un’espressione facciale molto eloquente. Finita la telefonata mi disse: “Hai visto? Ti ha già chiamato”. “Certo” risposi io “ma questo mica vuol dire che vuole approfondire la conoscenza”. “Vedrai Filippo, vedrai”.

Passarono alcuni giorni e squillò nuovamente il mio telefono. Era Sofia che mi chiedeva i tempi per la conclusione del contratto. Era palesemente una scusa per ricontattarmi, dato che ero stato particolarmente preciso circa i tempi. 

“Guardi signora, Gabriele ed io siamo in zona e magari fra un’oretta possiamo passare da Lei per delucidarla ulteriormente e fugarle qualsiasi dubbio, con l’occasione ci prepari due buoni caffè”. Strappai una risata e un: “molto volentieri vi aspetto”.

Gabriele aveva stampato in volto un ghigno diabolico.

Ci recammo nuovamente in negozio e partì la battuta: “E’ pronto il caffè?” A Sofia si illuminò il volto a vederci e ci disse: “non ho la macchinetta per il caffè possiamo andare qui a fianco al bar”. Chiuse il negozio, mise il cartello TORNO SUBITO e con Greta andammo a gustarci il caffè.

Dal Lei al Tu fu un attimo dato che Sofia ha la mia stessa età circa e mentre la conversazione andava sempre più nel personale vedevo che Greta era sempre più ammaliata da Gabriele, mentre Sofia era quasi ipnotizzata dalle parole che uscivano dalla mia bocca.

Ci lasciammo di lì a poco poiché il lavoro incombeva per tutti e non si aveva il tempo di cazzeggiare.

Però la curiosità di approfondire la conoscenza saliva sempre più. Fu allora che il mattino seguente Gabriele ed io ci dividemmo in quanto l’agenzia ci aveva fissato allo stesso orario due appuntamenti distinti alla stessa ora nelle vicinanze del negozio di Sofia.

Finito il mio appuntamento contattai Gabriele: “Ascolta Gabry, io sono vicino a Sofia, faccio un salto a salutarla”. “Non fare il pirla” mi disse “invitala a cena”. “È ovvio” risposi io “vediamo dove vuole andare a parare”. “fammi sapere” rispose Gabriele.

Mi recai quindi in negozio da Sofia; non era sola, Greta aveva lezione all’università, ma stava servendo un cliente. Appena fummo soli, uscì da dietro il bancone del negozio e ci fu uno scambio di baci sulla guancia. Non è una prassi normale fra cliente ed agente, la cosa mi meravigliò ma non più di tanto data la confidenza e l’empatia che si stava creando. Approfondimmo così la conoscenza reciproca e scattò l’invito a cena che lei accettò guardandomi sorridente come a dire che non aspettava altro.

Noleggiai un’auto e prenotai l’albergo nell’evenienza che la serata si concludesse nel migliore dei modi. Mi preparai con cura, doccia, barba e un profumo adeguato. Indossai un vestito elegante e al contempo sportivo Andai a prenderla, come convenuto, alle 20:00. Si sa le donne non sono molto puntuali e arrivò con una decina di minuti di ritardo. Ma l’attesa ne valse la pena, lei si presentò con un paio di leggins che esaltavano le sue curve e una camicetta che faceva intravvedere il suo bel seno. Un trucco leggero ma che evidenziava le sue labbra, un paio di scarpe con tacco 10 che esaltavano le sue gambe.

“Sofia sei uno splendore” le dissi avvicinandomi. “Grazie sei molto gentile” mi rispose. Le porsi la mano e la baciai sulle guance. Le aprii la portiera e la feci accomodare in auto. Misi in moto e mi diressi al ristorante. Durante il tragitto mentre si parlava del più e del meno, per approfondire la conoscenza, non esitavo ogni tanto ad osservarla. Lei non mi toglieva gli occhi di dosso e tale comportamento mi faceva presagire che la serata si concludesse come mi aspettavo. Il locale offriva anche musica di sottofondo che accompagnava le varie portate. Durante la cena posti uno di fronte all’altra approfittai per toccarle la mano per cercare di capire se Sofia fosse in sintonia con il mio corteggiamento, che tra l’altro non era neanche velato. Non spostava la mano e ogni qualvolta la sfioravo lei non esitava a sorridere compiaciuta.

Dopo il dolce e il caffè chiesi il conto e andammo via. I miei pensieri fantasticavano sui suoi seni e sul quel lato B che era uno spettacolo della natura. Facemmo una passeggiata con le luci soffuse della città e lei durante la passeggiata mi tenne sottobraccio e reclinava la testa sulla spalla. Sembravamo due fidanzatini. Era giunto, però, il momento di concludere, mi fermai la feci appoggiare ad un muretto e guardandola prima negli occhi mi accinsi a baciarla. Le mie labbra si avvicinarono alle sue e scattò il bacio. Fu un bacio passionale. La strinsi forte a me mentre le lingue si intrecciavano e si cercavano. Ebbi immediatamente un’erezione e non feci nulla per non fargliela sentire. Pensai fra me e me che la serata si sarebbe conclusa con una grande scopata. Non persi allora tempo e mi accinsi a dirigermi verso l’auto confidando nel fatto che non si sarebbe opposta a trascorrere la notte con me. Appena saliti in auto, infatti le proposi di recarci all’albergo che avevo prenotato e qui ci fu la doccia fredda.

“Filippo! Tu mi piaci e tanto! Sono molto attratta da te! Mi fai sentire una donna desiderata! La cosa mi scombussola alquanto, sai non ci ero più abituata. Mio marito era diventato un pantofolaio e non aveva certo queste attenzioni che tu mi ha riservato questa sera…. Ma il lutto è troppo recente e non me la sento di trascorrere la notte con te. Tra l’altro Greta è a casa e non vedendomi arrivare si preoccuperebbe oltremodo” disse tutto d’un fiato. Io la guardavo come un coglione e non ebbi modo neanche di replicare o di insistere. A caldo qualsiasi reazione negativa avrebbe pregiudicato il prosieguo della conoscenza. “Hai ragione Sofia, forse ho corso troppo e ti chiedo scusa. Ti riaccompagno a casa e magari ci sentiamo nei prossimi giorni” “Grazie, Filippo sei veramente un signore e vedo che mi comprendi” replicò lei. Ci furono momenti di silenzio in auto e ogni tanto volgevo lo sguardo alla mia destra per osservarla. Lei mi guardava intensamente e per rompere la tensione, che ahimè si era creata, mi raccontò della sua storia con il marito. La mia delusione era stampata sul volto e lei lo aveva ben capito quindi mi prese la mano destra e me la strinse forte. Il gesto voleva essere, forse, un messaggio del tipo “non mollare ci saranno altre occasioni”. Giunti sotto casa spensi il motore dell’auto. La guardai intensamente e vidi gli occhi di lei che esprimevano gratitudine per non aver osato di più. Mi avvicinai con la bocca e lei ricambiò il bacio le mie mani però non potevano fare a meno di toccarle i seni. Ebbe un sussulto. La baciai sul collo e percepii il suo respiro sempre più affannoso. Stava forse per cedere, ma da perfetto gentiluomo mi fermai sapendo che, se le sue parole di prima fossero state vere e non delle scuse, ne avrei tratto beneficio nei giorni a seguire.

Mi fermai quindi, scesi dall’auto, feci il giro e le aprii la portiera per farla scendere. Lei scese, mi abbracciò, mi baciò e mi disse all’orecchio “Grazie!”.

La vidi allontanarsi verso casa ammirando quel bel culo che avevo immaginato mio. Arrivata all’uscio si voltò mi inviò un bacio ed entrò in casa.

Non so descrivere se ero incazzato o deluso. Sta di fatto che avviai il motore dell’auto e mi recai in albergo. Mi addormentai pensando alla serata cercando di riflettere sul mio comportamento se fosse stato più o meno consono.

Il mattino dopo mi svegliai con un suo messaggio:

Buongiorno Filippo. Ti ringrazio molto della serata che è trascorsa nel migliore dei modi. Mi hai fatto sentire benissimo. Sei un vero gentleman e sono sicura che sei anche un amante formidabile. Quando mi hai baciata facendomi appoggiare al muretto me ne sono accorta. Spero vivamente che trascorrerai una bellissima giornata. Bacio (emoji).

Che messaggio enigmatico! Voleva dire tutto e il contrario di tutto.

Replicai:

Buongiorno Sofia. La serata è stata meravigliosa grazie a te e alla tua compagnia molto piacevole. Ce ne saranno altre. Magari al ritorno della Convention che andrò a fare nei prossimi giorni a Barcellona. Bacio (emoji).

Di lì a poco, infatti, con l’agenzia dovevamo recarci in Catalogna per la convention annuale. Non avevo avuto occasione di parlargliene perché gli argomenti della serata erano non certamente quelli lavorativi.

Arrivò allora un altro messaggio:

Sofia: Ah vai a Barcellona? E quanto stai via?

Filippo: Tre giorni e poi sono di nuovo qui. Parto venerdì e torno domenica.

Sofia: Fai buon viaggio allora.

Filippo: Grazie. Ti chiamo appena arrivo a Barcellona, così non stai in pensiero.

Sofia: Ma non ti preoccupare.

Filippo: Ok a presto.

Non la sentii per tutto il giorno, oberato com’ero di lavoro. Per la verità neanche lei mi ricontattò né chiamandomi al cellulare né inviandomi messaggi.

Il venerdì partimmo per Barcellona, ovviamente Gabriele si era seduto a fianco a me in aereo, e mi fece raccontare della serata.

Lo vedevo perplesso durante il racconto e gli chiesi: “ho forse fatto degli errori?” “No. È che la cosa non mi convince” mi rispose lui. Gli argomenti poi, durante il viaggio erano diversi e quasi mi dimenticai di Sofia.

Mi ricordai di lei all’atterraggio. Provai a chiamarla ma non mi rispose. Allora le inviai un messaggio:

Filippo: arrivato. Tutto ok. Baci

Non ricevetti risposta e la cosa mi lasciò perplesso. 

Trascorsero le due sere a Barcellona con annessa la Convention e la cena di gala. Durante i due giorni ci avevano lasciato anche un pomeriggio libero per girare la città. Ne approfittai per comprare una maglietta rosa con la scritta “Barcellona” per Sofia. Portare un semplice cadeau fa sempre un certo effetto pensai. Mi feci fare una confezione regalo e la misi in valigia.

E venne la domenica. La serata precedente era trascorsa in una discoteca e si erano fatte le 6 del mattino. Alle 11:00 avevamo il check-in per il volo di ritorno. Gabriele ed io che dormivamo nella stessa stanza mi svegliai di soprassalto guardai l’orologio ed erano le 10:00 e noi eravamo ancora in albergo. Gabry svegliati, altrimenti perdiamo il volo. Penso che due razzi non potessero essere più veloci. Doccia veloce e giù a perdifiato nella hall. Tutti gli altri avevano già preso il pullman e non ce n’erano più per raggiungere l’aeroporto. Prendemmo un taxi e con il mio spagnolo ridicolo esortai, cercando di farmi capire il più possibile, di premere l’acceleratore. Nel frattempo, il tassametro girava. Io lo guardavo e ad un certo punto dissi a Gabry: “abbiamo finito i contanti”. “Oh cazzo rispose Gabry”. “non c’è problema” risposi io. “scendo al volo, faccio un bancomat e paghiamo il tassista”. E così fu. Arrivammo al pelo. E fortunatamente riuscimmo a prendere l’aereo.

Giunti a Malpensa ci fu il “rompete le righe” e me ne tornai quasi tranquillo a casa.

Provai a chiamare Sofia e nuovamente non mi rispose

Allora le inviai un nuovo messaggio:

Filippo. Arrivato in patria. Tutto ok. Baci.

Nessuna risposta.

Strano pensai che sarà successo?

Il lunedì successivo mi recai nella città di lavoro. Iniziava nuovamente il solito tran-tran. Gabriele mi veniva a prendere alla stazione, si lavorava insieme e poi mi avrebbe riaccompagnato per riprendere il treno.

Gli raccontai che Sofia non mi rispondeva alle chiamate e neanche ai messaggi. 

“che strano” disse lui. Guardandomi come se gli avessi omesso qualcosa in relazione alla serata.

“facciamo così”, proseguì. “Ti accompagno da lei, io non entro e mi faccio un giro anche se mi piacerebbe rivedere Greta e vediamo che succede”. “facciamo così” replicai io.

Giunti al negozio di Sofia, scesi dall’auto di Gabriele e lui andò via. Entrai in negozio e vidi Sofia che mi guardava imbarazzatissima come se avesse visto un fantasma o un’oscura presenza.

“Buongiorno Sofia” esordii. “hai tempo per un caffè?” “un attimo, finisco di fare un lavoretto al computer e andiamo”. Stava guadagnando tempo per riordinare le idee, era evidente.

Lasciò Greta sola in negozio e andammo al bar.

Avevo con me la maglietta che le avevo portato da Barcellona. Appena seduti le porsi il pacchettino regalo. Lo scartò con un’espressione tra il curioso e l’infastidito. Io non riuscivo a capire l’atteggiamento e il perché del suo comportamento.

Iniziò lei a parlare mentre io ero in silenzio ad ascoltare:

“Filippo ti devo parlare” “Direi” risposi io.

“Filippo ascoltami bene: come sai io sono rimasta vedova da poco. Tu mi piaci un casino e mi piacerebbe molto essere tua. Ma quando ci penso mi blocco. Non vorrei che ti sia fatto delle strane idee su di noi. Ho una situazione emotiva che non mi permette di lasciarmi andare. Greta sta ancora soffrendo molto per la dipartita del padre ed io non voglio assolutamente abbandonarla in un momento così difficile per pensare a me stessa anche se in verità dovrei poiché la natura chiama. Ma abbi pazienza non ci riesco”

Me lo disse tutto d’un fiato com’era suo solito. Insomma, avevo beccato il classico due di picche e le circostanze erano tutte contro. Come fai a competere con una figlia se la mamma si pone davanti a delle scelte? Hai già perso in partenza.

Mentre mi diceva queste parole vedevo i suoi occhi gonfi di lacrime. Con il pollice ne asciugai una e replicai:

“vedi Sofia, tu mi intrighi e mi attizzi un casino. Sei una bella donna e mi piacerebbe molto approfondire la tua conoscenza, d’altro canto, però, non ti ho chiesto di sposarmi o di metterci insieme. Sono abituato ad andare per gradi per vedere se c’è sintonia e da cosa nasce cosa. Certo è che se mi metti in competizione con Greta non ho la benché minima speranza. Ti lascio tutto il tempo di riflettere su questa cosa”.

Pagai i caffè e ci lasciammo. Probabilmente non l’avrei più cercata proprio in virtù del fatto che doveva essere lei a fare il primo passo. Primo passo che non fece.

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