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A sera le mandai un messaggio:

– Domattina alle 9.30, fai trovare pronto.

Volevo vedere cosa avrebbe fatto, non vedevo l’ora di rivedere quel bel culo e speravo di trovare il modo di divertirmi un po’, magari andando oltre l’ultimo incontro.

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La mattina dopo mi presentai puntuale, sperando di scoprire qualcosa più di lei e del suo corpo. Nelle ore precedenti avevo provato a chiedere in giro di lei, ma nessuno sembrava conoscerla nel quartiere, se non di vista.

Quando mi aprii la porta ebbi la prima delusione, era vestita in tuta. Come entrai vidi che era tutto pronto e in ordine sul tavolo. Io mi andai a lavare le mani e lei si ripiego appoggiandosi al tavolo e scoprendo la base della schiena quel tanto che bastava per le iniezioni, ma senza scoprire altro. Tornai deluso e ancora più ferreo nell’idea di iniettarle il farmaco il più lentamente possibile per prolungare l’agonia, volevo testare la mia teoria sul suo masochismo, ma temevo che oggi sarebbe stato complesso.

Lei, mentre la fissavo, interrompendo il silenzio irreale che c’era stato fino a quel momento mi chiese sprezzante:

– Deluso? Mi preferivi a culo nudo?

Ed io

– Certamente, mi sembra la tua parte migliore, sicuramente migliore della tua simpatia. Ma mi sa che mi vendicherò e ti farò ripensare al vestiario.

Lei girò la testa e ghignando:

– Come ti vendicherai? Infilandomi quel tuo insignificante ago, di cui non si sente né l’ingresso né la lunghezza. Continuerai finché non ti pregherò di smettere e mi mettero a culo nudo? Sogna pure, ma la tua fortuna è finita!

Ora ero sicuro, oggi l’iniezione sarebbe durata moltissimo. Mentre non mi vedeva diluii di più il farmaco, così avrei impiegato molto più tempo a iniettarlo ed avrei prolungato l’agonia. Puntando un’area lontana dalla scorsa volta inserii l’ago e iniziai a spingere molto lentamente il tampone fermandomi dopo poco.

La vidi iniziare a rabbrividire, l’area iniziò ad arrossire ed io lentamente ripresi, rifermandomi ancora dopo breve. Oramai eravamo vicino alla metà, ma lei stava sudando e digrignando i denti, mentre in contemporanea emetteva dei gemiti poco comprensibili se dolore o piacere.

Lentamente stacco le mani dal tavolo e le porto alla vita degi pantaloni della tuta e li abbasso lentamente fino alle ginocchia. Poi girò la testa e ringhio:

-Adesso sbrigati a finire e termina questo supplizio.

Mentre mi guardava sorrisi e continuai come prima. la stanza si era riempita dell’afrore della sua figa che era palesemente bagnata e aperta. Ero sicuro della situazione, iniziai a scorrere un dito dal suo clitoride al suo ano, che inumidivo con i suoi succhi.

Lei non fiato, Le diedi un primo sculaccione e lei sussulto sempre più rossacon il fiato corto e gemendo.

Finita l’iniezioni, messa via la siringa, continua ad alternare sculaccioni e massaggi al clitoride e all’ano, fermandomi prima che raggiungesse il culmine dell’orgasmo.

Era fradicia, si girò e mi ordino:

– Dai sbrigati, datti da fare, scopami e fammi godere!!

Spinse indietro il culo, allargo le gambe ed abbasso le gambe per farsi penetrare la figa fradicia.

Ma, pur desiderandolo disperatamente, sapevo che se lo avessi fatto sarebbe rimasta lei al comando e non avrei ottenuto nulla di più. Volevo aumentare il mio controllo su di lei, se avessi ceduto sarebbe stata lei a controllare la situazione.

Mi urlo addosso:

– Bastardo, datti da fare o lo hai già messo dentro e non sento niente?

La continuai a sculacciare, fermandomi quando stava per godere, poi quando il suo culo era porpora, mi fermai ed andai a lavarmi le mani.

Ero abbastana eccitato e preso dalla situazione che sbagliai porta ed aprii l’unica porta rimasta, oltre al bagno e mi ritrovai in un dungeon fornito di tutto, vari letti, anche ginecologici, panche e sistemi di contenimento di vario genere ed una quantita di strumenti, plug, dildi ed altro; un vero paradiso del SM. Dopo un istante chiusi la porta ed andai in bagno, sempre più pensieroso.

Lavate le mani, uscii, dicendo:

– Ci vediamo alle 18.00, sai cosa mi aspetto. Non godere, ma se vuoi stimolati spesso.

Lei ancora stordita e conscia di cosa avevo visto, barcollante e con le mani sul culo:

– Aspetta, dobbiamo parlare.

Ma avevo gia tirato la porta dietro di me e non era in grado si seguirmi.

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