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Merry Christmas – allo strazio non c’è mai fine – Parola di Strega

By 19 Dicembre 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Merry Christmas
(Allo strazio non c’è mai fine)

Allo strazio del Natale non c’è mai fine. L’ho sempre detto. Andando indietro coi ricordi, rimembro (tipo -A Silvia, -Silvia, tiri membri ancora?) che l’ultimo Natale davvero magico è stato quello dei miei quattordici anni, quando mi hanno regalato il motorino. Da lì in poi non dico che le cose sono peggiorate, ci sono stati alcuni anni degni di nota, ma di certo non sono mai migliorate.
Quando mi hanno regalato il motorino me l’hanno fatto trovare infiocchettato in giardino. Ero così felice che quasi stentavo a crederci. Anzi, proprio non ci credevo, e pensavo che mia madre -il Generale ‘ mi avesse fatto uno scherzo e se ne uscisse fuori con qualcosa tipo: ‘Ti piace? Benissimo perché sarebbe potuto essere il tuo, se te lo fossi meritata, invece è del nostro vicino di casa!’. Mi ci ero avvicinata cautamente, quasi incurvando le spalle proprio temendo una sua sortita di qualche genere similare. Poi mi ci ero seduta sopra, quasi a marcare il territorio e l’avevo guardata, stringendo i denti tipo quando ti aspetti che esploda un palloncino.
E lei aveva sorriso. A volte credo sia stato proprio il suo sorriso a rendere magico quel Natale. Però in quel momento ovviamente ero felice solo per il motorino. Naturalmente l’avrei provato immediatamente, ma dovevamo andare a pranzo da zia Susanna… e poi il Generale mi aveva detto che faceva troppo freddo ecc. ecc.
La parte bella era stata che per tutto il pranzo non avevo pensato ad altro che al motorino, sì me lo ero meritato in qualche modo, forse perché nonostante non avessi ottimi voti, avevo lavorato facendo volantinaggio per tutto l’anno, e il Generale aveva pensato di premiarmi, e aveva condensato in quel regalo le mance di tutti i parenti, aggiungendo il resto. Andando a ritroso nel tempo credo sia stata una delle poche volte in cui ho avuto la sua approvazione. Le altre volte l’ha sempre mascherata, o spesso non c’era.
Comunque da lì in poi i Natali sono stati sempre una distesa sconfinata di scartavetramento di ovaie. Io poi che sono ansiosa parto a pensare a cosa regalare a parenti e amici già da fine Settembre. Col risultato di riempirmi la casa di minchiate assurde che poi, al momento clou, cioè a Dicembre, non mi ricordo più dove ho ficcato. Per esempio qualche anno fa avevo preso a Stefy -One Night- un bel vibratore fatto a coniglio. Ovviamente l’ho nascosto perché non potevo lasciarlo in bella vista. Tutto bello chiuso nella sua confezione rosa pastello, con le scritte a caratteri cubitali:’per il vostro intenso piacere femminile’. L’avevo acquistato a San Marino a Settembre, quando ancora si girava con le maniche corte. Fatto sta che a Dicembre non lo trovavo più. Ho guardato in ogni dove e alla fine ho regalato a Stefy una sciarpa tristissima, in vera lana acrilica, presa alla spicciolata praticamente alla vigilia. E la sua faccia quando l’ha vista era simile a quella del coniglio sulla confezione del vibratore ‘ stupita e assente-, il che mi ha depressa alla massima potenza.
Verso metà Febbraio però il coniglio è uscito dal letargo. Era venuta la madre di Simona (la mia coinquilina-superamica) ad aiutarci a mettere su le tende e s’è fermata a pranzo da noi. Ovviamente ha voluto aiutarci a preparare il tavolo e quando ha aperto l’armadietto delle minchiate (dove noi tenevamo tutto il ciarpame che le donne di solito accumulano in cucina), spostando due saliere che non abbiamo mai usato e il macina formaggio, zack! Ha trovato la confezione rosa pastello col coniglio vibratore.
Dalla sala ho individuato la confezione, e mentre il mio corpo pareva muoversi al rallentatore nel tentativo peraltro inutile di raggiungerla e chiudere l’armadietto con un balzo, la mia mente metteva insieme i pezzi. Sì, lo avevo messo sul mobiletto del lavabo, poi Simona si era indignata, allora lo avevo spostato sulla lavatrice, Simona aveva storto il naso, lo avevo ficcato in un cassetto… e poi ne avevo perso le tracce. Poi un flash mi è balenato in testa proprio mentre raggiungevo la madre di Simona, l’avevo spostato quando avevo sistemato le bollette e non sapendo dove cacciarlo, l’avevo stipato in cucina pensando, ‘è solo temporaneo, intanto mi ricordo che è qui!’. Ed è così che di solito si perdono le cose e un po’, a volte, anche le persone.
‘Cos’è?’ aveva chiesto la Madre di Simona.
Ormai l’avevo raggiunta, e non solo. Sentivo la presenza della mia amica alle mie spalle. E quella presenza diceva, pur senza parlare, ‘trova una scusa e fai in modo che sia credibile, altrimenti farai le pulizie per i prossimi tre mesi, senza condizionale’.
Fissavo inorridita le dita della genitrice della mia amica, dalle unghie perfettamente smaltate di bianco panna, stringere quella confezione dagli espliciti riferimenti sessuali.
Le ciabatte di Simona scalpitavano come gli zoccoli di un cavallo nervoso dietro di me e gli occhi azzurri di sua madre mi guardavano incuriositi e inquisitori. Così, prendendo fiato e sfoggiando una delle mie migliori facce di tolla, ho mormorato: ‘Be’ è una saliera fatta a coniglio, no?’
Simona ha sospirato così forte, dietro di me, da spostarmi i capelli.
‘Una saliera? Ma qua c’è scritto -per il vostro intenso piacere femminile-‘ ha commentato la Gestapo.
‘Certo, perché alle donne piace cucinare, e a talune anche abbondare col sale!’ ho rilanciato sentendo Vì contorcersi nei meandri più nefasti del mio cervello.
‘Ma c’è pure scritto -batterie non incluse- va a pile?’
Vì ha iniziato a singhiozzare dal ridere mostrandomi invece l’utilizzo preciso del suddetto strumento atto al piacere femminile, ma in quel momento più atto alla mia tortura.
‘Sì, ehm, infatti. Si mette il sale e poi premendo un pulsante, il coniglio muove la bocca e il sale scende… PREDOSATO!’
‘Oh, fantastico! Posso vedere come funziona?’
Simona e io: ‘NO!’.
Non credo di essere riuscita a convincerla del tutto, però ho imparato a non mettere più cose strane nella dispensa… uhm… Quasi.
Invece anni fa a Natale, in compagnia, si usava fare il regalo casuale. Ovvero venivano sorteggiati i nomi, il tutto in doppio cieco. Ad esempio da un sacchetto io pescavo il nome di Angelo e dovevo fare un regalo, a nome di tutta la compagnia, a lui. Lui magari pescava il nome di Simona e idem come sopra. Nessuno doveva sapere chi fosse l’incaricato di fargli il regalo e la cosa non veniva svelata nemmeno durante lo scambio rituale. Lo abbiamo fatto per qualche anno, poi abbiamo lasciato perdere a causa delle mostruose figuracce o dell’assurdità dei presenti.
Ad esempio qualcuno aveva regalato il tomo del Signore degli Anelli ad Angelo che è già tanto non si sia addormentato vedendo il film, e lo sta ancora usando come fermaporta. A Simona hanno rifilato un orsacchiotto di peluche più alto del suo ultimo fidanzato, che abbiamo faticato persino a fare entrare in casa e per un bel pezzo, ogni volta che mi alzavo di notte, e ne vedevo la sagoma in controluce, nel buio della sala, mi veniva un mezzo infarto. Per non parlare di quando hanno regalato il kamasutra a Sergio e lui, credendo fosse un libro di ricette, lo ha riciclato regalandolo a propria volta a sua zia, che aveva tipo ottantatré anni. A me una volta è toccato fare il regalo a Melinda, una ex fidanzata di Marco, che non ho mai sopportato troppo bene, ho cercato di ricacciare il biglietto nel sacchetto, ma me lo hanno impedito (con la forza! Tipo Jedi!). Ho vagato in numerosi centri commerciali e interpellato altrettante commesse interinali e nessuna di loro ha trovato risposta alla mia domanda: ‘avete per caso qualcosa di orribile da regalare a una persona che mi sta sui coglioni?’
Quindi ho dovuto metterci del mio e alla fine, ho optato per un set da fonduta. Sperando che ci si bruciasse, prima o poi. L’ho scelto del colore peggiore che ho trovato, purtroppo non ne avevano che rilasciassero veleno lentamente e mi sono dovuta accontentare.
Quando Simona ha pescato il nome di Marco s’è scatenato un putiferio, perché lei contravvenendo alla regola dell’anonimato me l’ha detto. Cioè, le è sfuggito. O meglio, le ho rotto così tanto le palle, sequestrandole pure la teglia da forno, che alla fine per riaverla ha parlato. Quindi ho voluto consigliarla e abbiamo trascorso il periodo prenatalizio a cercare delle boiate incredibili. è stato incredibilmente difficile convincerla a non regalargli il centrotavola della Thun, fra l’altro. Ed è stato oltremodo complicato impedirmi di obbligarla a comprargli un costume da Babbo Natale sexy.
Se non vado errata alla fine abbiamo raggiunto un compromesso, e credo sia stato quello l’anno in cui ha ricevuto il copripiumino di Batman.
Tutta la storia del Babbo Natale segreto è stata accantonata (fortunatamente) l’anno in cui Stefy One Night ha avuto l’ideona di regalare a Nico una seduta dall’estetista per farsi depilare. E lui c’è andato davvero… e vi assicuro che dopo che gli hanno depilato le palle, ha tirato giù più santi lui delle palle di Natale che Steo – il barista del Solito -, riesca a fare stare sull’albero da due metri che si ostina a fare ogni anno. Quello dove io, ogni tanto, appendo degli Arbre Magique. Usati.
Che poi c’è pure quello da dire, oltre alla storia dei regali, degli auguri ricevuti da persone che poi dopo Natale non senti più fino all’anno dopo (grazie a Odino) c’è anche la tiritera dell’albero e del presepe.
Prima l’alberello si faceva verso l’otto di Dicembre. Ma ora non più. Adesso alcuni iniziano a piazzarlo già da ottobre, subito dopo Halloween, così da essere i primi a taggare gli amici su facebok mostrando l’alberello stentato o ostentato. Sempre il solito. E poi il presepe… uuuuuuhhh il presepe!
Da bambina lo adoravo. Lo facevo con mia nonna e giù di montagne di carta sostenute dai libri e di ruscelli di carta stagnola… poi però crescendo diventa un po’ una pizza. La nostra amministratroia di condominio, quella dell’appartamento dove ho vissuto a lungo con la mia amica Simona, un anno ha avuto la bellissima idea di proporre ai condomini di farne uno nell’androne. E lì è scattata la follia. Il raptus natalizio. La schizofrenia collettiva.
Tutti si sono messi alacremente all’opera.
Da lì in poi è stata una gara a chi ci metteva il pezzo più raro, più figo. Ci mancavano più solo i Re Magi in oro ventiquattro carati e le pastorelle dipinte a mano da artisti di fama mondiale con i greggi in pura lana merinos e le capre di alcantara.
Hanno chiamato persino un elettricista per sistemare le luci nelle casette!! Credo che gli impianti fossero anche a norma. Hanno messo una pompa da acquario per pompare l’acqua nel ruscello, acqua vera. Il marito della Vignoletti s’è messo anche lì a studiare un complicato meccanismo elettrico e calamitato per animare alcuni pezzi ‘ preziossissimi. La Terzini, la vecchia bigotta del sesto piano, ha piazzato nella grotta un bambin Gesù d’epoca (come lei) e lo baciava e lucidava ogni volta che ci passava davanti. E ha pure litigato con la vicina di casa che ne aveva messo un altro, però prima della vigilia, battendola sul tempo, perché la Terzini voleva metterlo proprio quella notte lì! A mezzanotte in punto. Scommetto che s’era puntata la sveglia apposta per destarsi dal suo sonno quasi eterno, dopo il pediluvio con la naftalina. Per quanto riguarda l’asinello io volevo metterci il marito della Vignoletti ma me lo hanno impedito.
Però -come membro unico e onorario del Fronte della Ribellione Condominiale – ogni volta che passavo davanti al presepe ed ero sola, posizionavo le pecorelle come se si ingroppassero, e i pastori e le pastorelle in atteggiamenti lascivi.
Solo quando è stata ora di smontarlo si sono accorti che anche io ‘ contrariamente a quanto si fossero aspettati da me- avevo contribuito, posizionando una meravigliosa miniatura di un Nazgul sulle montagne e una splendida statuina che rappresentava due maiali durante l’accoppiamento, proprio lì, accanto alla pastorella dall’aria smarrita. Sono stati anche rubati dei pezzi di valore e ancora oggi taluni condomini, in occasione del Natale, si scambiano auguri carichi d’odio e occhiatacce pregne di accusa e sospetto. Credo siano stati tutti a lungo nell’antina del ciarpame in cucina di cui sopra. Poi lentamente li ho liberati posizionandoli casualmente nel giardino. In mesi non sospetti, tipo Luglio e Agosto.
Poi c’è stato il Natale in cui avevo un fidanzato particolarmente creativo. Peccato che vivessi ancora a casa di mia madre, il Generale.
Be’ il mio tipo dell’epoca ha pensato di farmi una sorpresina a sfondo sessuale infilandosi di nascosto nel mio letto. Passando dalla finestra. Nudo come un verme, coperto unicamente da un copricapo (che appunto copriva il capo e nient’altro) a forma di berretto da Babbo Natale. E quando mia madre è entrata nella mia stanza per lasciare degli abiti a momenti le è venuto colpo. Quello è stato un triste Natale, pieno zeppo di ramanzine, palle rotte, e discorsi motivazionali sulla serietà delle ragazze e dei relativi filarini.
C’è stato anche il Natale in cui ho regalato a Simona, la mia migliore amica, una serie di massaggi e lei s’è invaghita del massaggiatore, e quando quello le ha fatto capire poco velatamente che non era cosa lei se l’è presa con me e non ci siamo parlate per quasi due settimane.
E qui tocchiamo il famigerato argomento dei regali. Uno deve girare come un cretino a cercare un regalo per un altro cretino che gira a propria scervellandosi, al fine di scambiarsi delle minchiate più o meno costose che spesso finiscono riciclate, o in fondo a un armadio.
Oppure puoi dire ‘non fatemi regali che io non ne faccio a nessuno’. Però poi c’è sempre il furbo che te lo fa e ci resti di merda. Oppure quelli che ti tengono il muso perché gli rovini lo spirito natalizio. Allora io suggerirei una cosa, a Natale regaliamo del tempo. In fondo trovarsi per cinque minuti per scambiarsi un regalo che abbiamo faticato ore a trovare o a pensare o a creare vale molto meno. Allora prendiamoci un’oretta, andiamo a prendere un caffè o a pranzare con l’amico/a al quale volevamo fare il regalo, idem per la controparte. Troviamoci, parliamo, guardiamoci negli occhi. E se non vale la pena farlo, allora non valeva nemmeno la pena di disturbarsi per il regalo.
Buone feste a tutti e non temete, il meno è fatto!
ghostofwinter2013@gmail.com
http://mirtalastrega.altervista.org/

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