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NEL SONNO… IN SOGNO? – narrato da LUI

By 19 Marzo 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Ornella &egrave la mia Capocomica nonché insaziabile amante, all’insaputa di Francesco, suo marito, che produce i suoi spettacoli.

Abbiamo debuttato questa sera con una commedia, Ornella ed io, nella loro città di residenza e dio non ho avuto il tempo di cercarmi un albergo.

Francesco, preoccupandosi che in città, per via di un convegno internazionale, non ci siano posti per passare la notte, mi ha proposto di restare a dormire da loro:
“Vieni a stare da noi stanotte, domani penseremo alla soluzione”
“E’ meglio di no. Ora andrò a cercare una sistemazione presso qualche pensione, verso la stazione sarà più facile'”
“Ma che sei matto? Con tutta quella confusione non dormiresti. E poi io sono il produttore e in un certo senso responsabile degli attori della mia compagnia. Percio’ niente pensione.”
“Ha ragione Francesco. Inoltre lì &egrave pieno di prostitute che usano le pensioni per lavorare, non chiuderesti occhio…” incalzava Ornella “‘vedrai che ci arrangeremo. Dovrai solo adattarti a dormire in camera con nostra figlia.” e mentre mi diceva questo, Ornella pensava “così lo tengo sotto controllo ‘sto mandrillo. Che se mi va verso la stazione chissà cosa mi combina”

“Si. Certamente.’insiste Francesco

‘Ma tua figlia” provo a replicare, cercando di evitare l’imbarazzante situazione di dormire a casa della mia amante.

‘Non devi preoccuparti di lei. Guardala, sta già dormendo in piedi.’

‘Eppoi quando dorme non la svegliano neanche le cannonate. Non avrà nessun disturbo dalla tua presenza’

Accetto. In fondo si tratta di una notte. Mi sono trovato in situazioni ben più imbarazzanti. L’unico neo &egrave questa ragazza, Mara, che dal primo moneto mi ha mostrato la sua antipatia. Forse ha intuito che tra sua madre e me c’&egrave qualcosa’

Ormai sono a letto da oltre mezzora. Non riesco a prendere sonno. Forse l’eccessiva stanchezza, l’adrenalina caricata per la prima ma non riesco proprio a prendere sonno. Leggere qualcosa, non se ne parla. Dovrei accendere la luce e non voglio disturbare Mara che già dorme. Posso solo abbandonarmi al fluttuare dei miei pensieri.

Mara. Oggi pomeriggio, quando l’ho vista per la prima volta, mi era parsa piuttosto bruttina, nei suoi sprezzanti diciotto anni: alta, fin troppo per i miei gusti: troppo esile, e con quei capelli ricci che le coprivano continuamente il viso.

E’ evidente che, anche se frequenta l’ultimo anno del classico, devono vederla ancora come una ragazzina se mi hanno proposto di fermarmi a dormire da loro e proprio in camera con lei.
Smetto di pensare al motivo per cui sono li in quella camera, tra i pupazzi e libri di scuola per guardare l’orologio: l’una e un quarto.

Sono davvero stanco. Ma il respiro regolare di Mara mi fa pensare che sto lì con una fanciulla che ha la metà dei miei anni. Chissà che pelle morbida deve avere. E chissà quale mutandine indossa. E il reggiseno? Lo indosserà?

Una strana e sconosciuta febbre si impossessa di me. improvvisamente provo il desiderio di sfiorarla, nel sonno. L’idea di lambirle il seno e magari anche il culetto mi fa vibrare di eccitazione.

Lentamente mi scopro e mi siedo sul letto.

Il silenzio ormai &egrave totale, in tutta la casa. Anche i genitori dormono sodo.
La loro porta, così come questa, &egrave chiusa.

Ancora i miei occhi non si sono abituati all’oscurità.

Mi avvicino al letto di Mara, che &egrave di fronte. Ogni passo mi sembra un tonfo. Penso che se dovesse svegliarsi, potrei dirle che mi sono alzato per girarla; che stava parlando nel sonno.

Sono davanti al suo letto.
Non vedo nulla.
Non riesco a capire in quale posizione lei stia dormendo.
Spero sia rivolta di spalle, su un fianco, così da offrire il suo tenero culetto all’esplorazione delle mie dita curiose.

Cerco il lembo della coperta.
L’emozione rende i movimenti della mia mano frenetici e cauti al tempo stesso.
Indago lentamente con la mano e dopo aver verificato che c’&egrave una sola coperta, molto lentamente, con una mano ne sollevo l’orlo, mentre con l’altra cerco di farmi strada alla ricerca del
lenzuolo.

Trovato.

Facendo molta attenzione tento di sollevare anche quello. Acc’! Ci dorme sopra.
E’ inverno e forse ci si &egrave avvolta per sentire meno freddo.

Mi concentro sul varco creato dalla mia mano in quello che mi appare un muro di lenzuola e coperte. Un muro che mi sembra una fortezza eretta a protezione della verginale fanciulla. (Sarà la situazione paradossale che mi fa pensare termini così aulici? O forse &egrave solo un tentativo per distrarmi?)

Con molta accortezza riesco a farle scivolare una parte di lenzuolo da sotto il corpo. Quale follia!

Sto tremando.

Nel buio ascolto lo scorrere del sangue nelle mie vene.

E’ un rumore, che diviene sempre più fragoroso man mano che le mie dita avanzano verso di lei.

I nostri letti sono così vicini che prima, allungando il braccio, avevo urtato il suo cuscino. E fino ad allora non avevo mai pensato ala figlia della mia amante quale soggetto dei miei viaggi onirici nell’emisfero dei sensi.

‘Ha la metà dei miei anni’, mi sono detto prima di trovare il coraggio di scendere dal mio letto.

‘Ha la metà dei miei anni’: e intanto mi sono inginocchiato accanto al suo letto.

Mi chiedo: in fondo che cosa potrebbe accadere? Al minimo accenno di un suo risveglio, potrei far finta di andare in bagno.

E intanto il mio sesso &egrave cresciuto a dismisura. Ho sempre pensato che “lui” in stato di erezione avesse una sua dimensione standard. Non quella notte.

La mano indiscreta riprende il suo lento percorso. Ho ripreso a tremare, devo calmarmi. Ma non &egrave semplice: l’eccitazione mi stordisce sempre più.

Chissà. quante volte i suoi coetanei hanno provato a rubarle un po’ di intimità.?

Chissà. che non siano riusciti a carezzarle il tenero, quasi inesistente seno?

Non che mi importi molto. Soltanto mi disturba il pensiero che un ragazzo deficiente possa avere avuto delle attenzioni per lei senza cogliere la suggestione che da’ un simile frutto acerbo.

Che mi succede adesso, sono geloso di questo fiorellino?

Ritrovo la calma e con molta circospezione la punta delle mie dita procedono sulla strada che conduce verso il cotone del suo pigiama.

Ogni piccolo progresso nell’incedere della mano, mi da’ l’illusione di essere arrivato a destinazione. Mi masturbo selvaggiamente.

Piano!

Non devo svegliarla.

Devo respirare adagio, muovermi lentamente, con prudenza.

In questo furto di intimità, sento stridere il silenzio che mi circonda, col gonfiore incredibilmente esagerato del mio sesso che carezzo, ora dolcemente, con l’altra mano.

Mi sembra di sentirne le urla, del mio sesso: lo carezzo dolcemente nel tentativo di renderlo più docile; di attutirne le pulsazioni. Inutile tentativo!

Cerco un altro pensiero per distarmi. Si, i nostri letti sono davvero molto vicini. Forse proprio questo ha fatto scattare la mia eccitazione.

Un delirio mai provato prima: una piccola follia.

Una ragazza di poco più di diciotto anni. Per niente formosa, anzi.

Ma non &egrave così che mi sembra di aver sempre sognato la “donna”? Alta, snella, delicata, dalla pelle profumata, fresca.

Si, ma questa &egrave la figlia della mia focosa amante.

La voglia mi aggredisce.

E mentre una mano vorrebbe già gustare il candore delle sue mutandine, l’altra, incontrollabile, si agita per pochissimi secondi, su e giù stringendo la mia asta in una presa fortissima.

Devo controllarmi, pochi colpi e sarei all’orgasmo. Non voglio.

Mi sembra trascorsa un’eternità da quando la mia mano curiosa ha avvertito il calore prodotto da quel corpo sconosciuto.
Ho provato una scossa al sesso quando ho sentito, quel calore di fresca sensualità, evaporare attraverso il varco delle lenzuola.

I polpastrelli della mia mano sembrano intorpiditi dallo sforzo di rendersi inavvertibili, al punto che in certi momenti mi illudo di toccarla. Ho il respiro in affanno.

Sono ancora distante, peccato.

Riprendo ad avvicinarmi, ma prima devo rallentare il respiro. La punta delle dita, avanguardia del mio desiderio, scivola sfiorando il materasso.

Non vedo nulla.

Voglio arrivare a toccare la sua pelle.

Ormai sono vicino.

Trattengo il respiro.

A questa altezza dovrei incontrare la schiena, o il seno, oppure un braccio.

Non devo arrivare subito alle parti più intime. E’ meglio essere prudenti per non smuovere quel sistema di autodifesa che inconsciamente scatta nel sonno delle donne.
Ma lei non &egrave ancora donna e forse non ha ancora sviluppato tali meccanismi. Sua madre mi ha confidato che &egrave ancora vergine e così vuole restare fino al giorno in cui incontrerà l’uomno della sua vita.

In ogni caso &egrave meglio essere prudenti.

Chiedo al cervello di fare silenzio: la punta delle mie dita ora non tocca più il materasso.

E’ il lieve peso del suo corpo che provoca un piccolo scalino nel materasso.

Ci sono!

E se adesso si sveglia? cosa le racconto? Sarebbe un trauma per lei. E se si mette a gridare, spaventata? Non so cosa farei e non mi importa. Quello che mi importa arrivare al più presto alla delicata pelle e assecondare con la mano le sue tenere sfericità.

Sento il puro cotone delle sue mutandine che, mi illudo, devono essere bianche.

Quale sorpresa quando la mia mano scorre sul pube: non pensavo che così tenera e delicata lo avesse ricoperto di così tanti peli. Sposto abilmente con le dita l’elastico, dalla parte di sotto. Finalmente posso toccarle la’ non so neanche con quale termine pensare al suo fiore: patatina? farfallina? fichetta? Decido per patatina.

Delizia!

Delizia! &egrave umida…

Inarrestabile giunge il mio primo orgasmo.

La mia dura asta si impenna, gridando il suo piacere mentre violento esce un fiotto caldo del mio seme. Mi sento svuotare. Intontito ritraggo la mano e come imbambolato mi siedo sul mio letto.

Durante il giorno seguente non ho fatto altro che guardarla, ammirarla, spiarla mentre si pettinava o mentre studiava.

Una giornata terribile: il mio cazzo, in perenne erezione, ormai indolenzito da ripetute masturbazioni coatte fremeva in attesa del bacino della buonanotte.

Già, perché, visto che Francesco non era riuscito a trovarmi un posto dove dormire, già dalla mattina sapevamo tutti che avrei trascorso lì una seconda notte’

Il bacino della buonanotte era il rito che dichiarava chiusa la giornata. Si poteva finalmente andare a dormire. Dormire? Spero che ci vadano gli altri a dormire, e presto!

Era stata una giornata dura. Per tutti. La sveglia ha suonato presto: prove in teatro per noi; scuola per lei.
E il dopo teatro, prolungatosi oltre le due di notte. ‘Tanto domani &egrave sabato”

Intanto io chiudo la porta.
Quella porta che isola me e lei dagli altri.

Riflettevo su come avrei dovuto rifiutare l’ invito di Ornella e Francesco, a fermarmi lì da loro per tutti i giorni di replica dello spettacolo. Ma riflettevo anche su quanto avrei potuto pentirmene, poi, se non avessi accettato la loro offerta.

Durante il giorno ero arrivato persino a meditare di somministrarle un sonnifero per poter esplorare più tranquillamente quel corpo così acerbo.
Follia! pensavo.
Un’autentica follia.
Da non farsi assolutamente!

Però, in quinta, durante le prove, per sondare il terreno ho detto a Ornella: ‘ Non &egrave opportuno che dorma di nuovo da voi. Devo aver russato terribilmente durante la notte e magari Mara”
‘Non ti preoccupare per lei. Te l’ho già detto: ha un sonno tale che una volta addormentata, non si sveglia neppure con le cannonate’. Ragione di più per abbandonare l’idea malsana del sonnifero, penso.

E ora sono in attesa, nel buio, di ascoltare il suo respiro rallentare e farsi piu’ regolare.

E’ passata una lunghissima mezzora da quando abbiamo spento le luci.

Mi alzo, facendo bene attenzione a non provocare rumori che possano svegliarla.

Prima di andare a dormire ho socchiuso la finestra in modo che possa entrare un po’ di luce del lampione esterno.

Mara.

M’appare, in quella luce appena accennata, bellissima.

Dorme su un fianco, rivolta verso il muro.

So che ho tutta la notte da dedicare a lei.
Sollevo le lenzuola.
Indossa una camiciola da notte di flanella leggera.

Le sue gambe scoperte mi strappano i primi baci. Le mia labbra a contatto con quelle cosce morbide mi danno un sussulto.
Sono in piedi ed il mio sesso si erge fanatico e voglioso.
Lui sa cosa voglio fare, dove voglio arrivare.

Dopo quel che mi ha detto la madre, sento che posso osare di più e mi preoccupo meno, rispetto la notte scorsa, che possa svegliarsi.
Eppoi in quel caso c’e’ sempre la scusa del brutto sogno; che sono venuto a ricoprirla dopo che l’ho sentita parlare nel sonno…

E’ davvero bellissima: ha una mano sotto la testa e l’altra tra le cosce.
La sua posizione e’ favorevole al mio scopo: voglio toccare la sua farfallina con la punta del mio cazzo.
Mi inchino e
molto,
m o l t o,
m o l t o l e n t a m e n t e
le abbasso le mutandine.

Dapprima le sfioro, con le labbra, quel suo bel culetto, poi la mia lingua si propone in un massaggino a quel suo più segreto buchino e la mia posizione fa si che mentre esploro il suo culetto con la lingua il mio naso aspira voluttuosamente il profumo della sua fichetta.

Sono ormai convinto che se non s’&egrave svegliata finora, non si sveglierà tanto facilmente.

Le mutandine abbassate al massimo le scosto i peli del sesso con il pollice e il medio della sinistra, mentre con l’indice le sfioro delicatamente la clitoride.

Con la destra stringo il mio cazzo in una morsa.

Penso che devo assolutamente farmi del male fisico al membro, per distrarmi dal piacere in agguato.

Mi alzo in piedi.

Resto immobile, nel tentativo di fissarmi nella memoria l’immagine di quella grotta inesplorata e la punta del mio sesso poggiata all’entrata di essa. Resto cosi per molti secondi con il sesso che pulsa, sempre stretto in un morsa.

Poi, come se ‘un cazzo’, il mio, potesse avere vita propria, si avvicina a quel fiore fino a lambirlo.
D e l i c a t a m e n t e.

Apro le piccole labbra la mia punta fa un piccolo ma importante progresso. Solo pochi millimetri dentro di lei.

L’orgasmo mi sorprende e appena in tempo indirizzo il poderoso getto a terra, sul tappeto.
Scuoto il capo lentamente. Non avrei voluto venire così presto. Il rammarico però non serve ad attutire la densa sensazione di piacere che sto provando e che sembra prolungarsi in secondi che sembrano minuti’

D’improvviso il terrore.

Lei si muove.
Si sposta.
E mentre cambia posizione, in un balzo sono nel mio letto.
Tutto quello che mi ero preparato di dirle in questa situazione l’ho dimenticato.
Non avrei dovuto spingere così il mio coso!
Ora sicuramente si e’ svegliata, e si e’ girata per farmelo capire.
Scemo, scemo, scemo. Mille volte scemo.

Con il cuore in gola per lo spavento e spossato per l’inedito orgasmo, lentamente perdo coscienza e mi addormento.

Poco più di un’ora dopo mi risveglio. &egrave il desiderio animale che ho di lei a risvegliarmi di soprassalto.

Ho ancora voglia di scoprire i piaceri che può dare questo gioco sottile. Questa piccola follia.

Mi alzo dal letto.

Lei adesso e’ supina e, meraviglia, &egrave ancora scoperta.
Non so come e quando, ma si e’ rimessa le mutandine.
La camiciola e’ alzata fino a mostrarmi l’ombelico.
Sono deciso ad osare di più.
Mi porto con la bocca vicino al suo sesso e lo sfioro baciando quel fiore attraverso il cotone del candido indumento.

Tra i bottoni della camiciola da notte riesco a intravedere le acerbe rotondità del seno.
La mia mano arriva automaticamente a slacciare i bottoni e con sapiente abilità si posa sopra il
seno destro. Sodo. Acerbo. Morbido. Caldo.

Lo scopro e poggio le mie labbra su quel profumato capezzolo.
Un profumo mai sentito prima: lo associo a pelle, sonno, alito.
Come se fosse la prima volta che sono accanto ad una persona avverto ne avverto il suo profumo. Ed &egrave un profumo mai sentito prima che sa soprattutto di fresca e immacolata carnalità.

Il mio sesso imprigionato nello slip vorrebbe partecipare al gioco.
Lo accontento.
Le scopro prima un seno poi l’altro. Li carezzo, alternandoli, delicatamente con la punta del mio cazzo, ora la base della tettina ora il tenero bottoncino.

Incontrollabile la mano conduce il mio cazzo verso la sua bocca.
“Eh, no! fermati. Questo e’ davvero troppo…” mi dico, ma ormai non &egrave più la mia mente a condurre il gioco.
Deposito un impercettibile bacio sulle sue labbra prima di portare il palmo della mia mano sotto la sua mascella per farle socchiudere la bocca. Facendo lievemente forza con il pollice e il medio, la
bocca si apre. Anche i denti che inizialmente non volevano saperne di lasciar
entrare il mio cazzo finalmente si discostano lasciando un varco.
E’ attraverso quel passaggio che la punta del mio glande avverte l’umidore della lingua. Vorrei urlare!
‘Che follia!’ Mi dico mentre godo, con il cervello che mi scoppia.

Vorrei goderle dentro la bocca… ma sarebbe veramente troppo.

Domani dovrò fuggire o almeno trovarmi un albergo.

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Mara

se vi ha intrigato e, soprattutto, se vi intriga sapere come ha vissuto LEI la stessa situazione… scrivetemi.

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