Skip to main content
Erotici RaccontiRacconti CuckoldRacconti Erotici Etero

Non è tempo per noi

By 5 Febbraio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Il concerto era terminato da quasi un’ora. Il buio e il silenzio della notte avevano ormai inghiottito la periferia della città e Claudio, che di rientrare non ne aveva proprio voglia, vagava tra le chiazze luminose formate dai lampioni e le spettrali aiuole oscure sprovviste di pubblica illuminazione. Non era un periodo facile per lui. Poche settimane prima, il suo cuore era stato calpestato, senza alcun riguardo, proprio dalla persona che più di ogni altra affermava di volersene prendere cura in eterno. Tuttavia, non erano mai stati davvero insieme. Se per circostanze avverse, destino contrario o semplice incoerenza, non avrebbe saputo dirlo. Claudio l’aveva inseguita a lungo, arrivandole vicinissimo senza, però, mai riuscire a raggiungerla. Da un giorno all’altro, poi, senza apparente motivo e senza una spiegazione, tutto era cambiato, finito, relegato in un lontanissimo passato. Solo rabbia e lacrime avevano riempito i giorni successivi. E quel ricordo di Lorella che, nonostante tutto, non voleva saperne di svanire.
Quella sera, l’esibizione di uno dei suoi cantautori preferiti era stata un’esperienza quasi salvifica, che l’aveva strappato all’angosciante torpore dei rimpianti. Posto sul prato, un’intera serata in piedi, aveva cantato a squarciagola, liberando nell’aria tutto quanto represso nei giorni precedenti. Si sentiva svuotato di ogni energia. D’istinto, avrebbe voluto fiondarsi a letto per recuperare le forze, ma poi decise di uscire dallo stadio e cominciare a camminare senza meta. Voleva continuare a sentirsi così: stremato, troppo stanco anche solo per abbozzare un pensiero. Non voleva rischiare di crollare immediatamente una volta sotto le coperte per poi risvegliarsi, il giorno seguente, con la forza necessaria per tornare a rimuginare. No, decisamente meglio tenersi stretto quello stato di semi incoscienza, quel rassicurante torpore fisico e mentale.
Pochi metri, e un urlo giunse alle sue orecchie. Un grido terrorizzato, raggelante. Una voce di donna, una voce che gli parve di riconoscere. Sentì la stanchezza svanire all’istante, sostituita da una scarica d’adrenalina. Affrettò il passo, si mise quasi a correre nella direzione indicatagli da quella voce ormai svanita. Giunto nei pressi di una piccola piazzola circondata da arbusti e cespugli, vide due uomini insidiare una donna immobile. Accasciato a terra, poco distante, un altro uomo, poggiato con la schiena alla parete di un vecchio capanno probabilmente in disuso.
Claudio si avvicinò lentamente, nascosto dalle tenebre e dalla flora. Non conosceva il ragazzo per terra, ma immaginò di chi potesse trattarsi. Un attraente biondino sfigurato, però, da diversi colpi al volto. Rivoli di sangue gli colavano dalla fronte, dal naso, dalle labbra. Sembrava in procinto di perdere conoscenza, con lo sguardo vitreo rivolto a pochi metri da lui. La stessa zona in cui gli occhi di Claudio si posarono poco più tardi. La donna sembrava una statua di sale, a braccia incrociate davanti ai due uomini che le giravano intorno come squali affamati, schernendola. Le erano stati strappati i bottoni della camicetta e, sebbene tentasse di coprirsi con le braccia e con brandelli di tessuto, i suoi grossi seni spiccavano chiaramente sul suo esile corpicino. Due mammelle di generose dimensioni, a stento contenute dalle coppe del reggiseno, che arrivavano a coprire a malapena la parte inferiore di esse, lasciando intravedere finanche parte dell’areola. Considerando l’aspetto estremamente intrigante di quel pezzo di stoffa, contornato da elegante e seducente pizzo, i programmi della serata dovevano essere ben altri che finire tra le grinfie di due malintenzionati.
I due ragazzi, apparentemente dell’età della loro vittima designata e di tre o quattro anni più piccoli di Claudio, avevano iniziato ad ingiungere alla donna come comportarsi. ‘Togli le mani da lì, puttanella, facci vedere le tette’. La ragazza non si mosse, e uno dei due aguzzini agì, abbassandole con violenza un braccio. ‘Ahi!’, gridò, la donna. ‘Sta’ zitta’, le disse l’altro, ‘E vedi di collaborare, o ti facciamo male sul serio’. Col seno della ragazza in bella mostra, quello che le stava davanti non tardò ad allungare una mano per valutare la consistenza di quelle montagne di carne. Fu allora che Claudio si convinse ad uscire allo scoperto, a pochi metri da loro. Fissò negli occhi il ragazzo e, con la voce più bassa e tranquilla che fosse mai riuscito ad impostare, gli intimò: ‘Mettile anche solo un’unghia addosso e ti ammazzo’. I due si voltarono immediatamente nella sua direzione. ‘Claudio’, sussurrò la ragazza con un filo di voce. ‘Bene bene’, disse uno, ‘Eccone un altro che vuol fare l’eroe, come il fidanzatino. Ci tieni a finire come lui?’, concluse, dando una rapida occhiata al biondino riverso sull’asfalto, mentre i due muovevano verso Claudio. ‘E voi?’, rispose il ragazzo, senza arretrare di un passo. ‘Noi siamo in due’, disse l’altro, fino ad allora rimasto in silenzio. ‘Già, avete ragione’, incalzò Claudio, ‘Non è giusto che siate in svantaggio. Volete andare a chiamare altri amici?’.
I tre erano ormai in un fazzoletto d’asfalto. Uno dei due, quello più basso, si allontanò di qualche metro. L’altro, alto una manciata di centimetri meno di Claudio, gli si avvicinò a un passo, fino ad entrare quasi in contatto. ‘Sparisci finché sei in tempo’, gli intimò. ‘Sparite voi, finché potete farlo con le vostre gambe, pezzi di merda’. L’aguzzino parve voler sferrare un pugno, ma non ne ebbe il tempo. Claudio l’afferrò dal collo, tirandolo verso l’altro e serrando le dita in corrispondenza delle carotidi. Nel giro di pochi secondi, il ragazzo cominciò ad annaspare, il suo volto a diventare rosso fuoco.
‘Attento!’, urlò la ragazza. Claudio, con la coda dell’occhio, vide piombare su di lui il secondo aguzzino. Riuscì a ripararsi con una mano mentre lui gli scaraventò addosso, con violenza, un pesante tubo d’acciaio. In qualche modo, Claudio riuscì a chiudere la sua mano attorno all’arma e, con uno strattone, la strappò di mano all’aggressore che, per il contraccolpo, cadde per terra. Senza mollare la presa sul collo dell’altro uomo, ormai quasi esanime, Claudio guardò per un momento la ragazza. Le lanciò la sbarra, che lei riuscì ad afferrare al volo con entrambe le mani. La donna diede un colpo per terra, come a valutare la consistenza di quell’arma improvvisata. Udito il tintinnio del metallo sull’asfalto, brandendo il tubo con entrambe le mani, si avvicinò minacciosa al secondo aggressore, confinandolo in un angolo.
Claudio tornò a rivolgersi a colui che stava per svenirgli tra le braccia. Era paonazzo, con gli occhi semichiusi. Rantolava. ‘Per stavolta ve la cavate così’, disse Claudio in tono minaccioso, ‘Ma alla prossima non sarete altrettanto fortunati. Guai a voi se la importunate ancora’. Non ricevette risposta. ‘Sono stato chiaro?’, chiese, quasi urlando in faccia all’aspirante stupratore. Lui non riuscì ad emettere suoni in risposta, si limitò a chiudere gli occhi a lungo, in palese segno di resa. Solo allora, Claudio mollò la presa, scaraventandolo lontano. L’aggressore, sdraiato per terra, cominciò a inspirare a fondo, per riempire nuovamente i polmoni, da tempo a corto d’ossigeno.
L’altro alzò le braccia arrendendosi a sua volta e, solo allora, la ragazza, allontanandosi da lui, gli permise, tacitamente, di andare a soccorrere il suo complice. Senza dire una parola, lo aiutò ad alzarsi e, sorreggendolo, ad allontanarsi da quel posto.
Claudio, una volta che i due erano scomparsi dalla visuale, si avvicinò alla ragazza. Le strappò di mano il tubo d’acciaio, gettandolo in terra poco distante. La fissò. Il suo sguardo si perse ad accarezzare i suoi capelli, le sue labbra gonfie, i suoi seni grossi e sodi. Poi, i loro sguardi si incrociarono per un istante. Lui l’afferrò dal collo, stavolta delicatamente, spingendola contro il muro retrostante. Senza indugiare, si avventò sulle sue labbra, in un bacio furioso, violento. La sua lingua spinse contro i denti di lei, che non tardarono ad aprirsi, accogliendo quell’appendice che iniziò ad invadere la sua bocca, ad attorcigliarsi alla sua lingua, quasi volesse stritolarla. Lei gli cinse il collo con le braccia, iniziando a ricambiare quel bacio, dopo un attimo di sorpresa ed esitazione. Le gambe della ragazza si avvinghiarono alla vita di Claudio, mentre lui la sorreggeva tra le braccia. Il pene di Claudio, in breve, raggiunse la massima erezione, premendo deciso contro il pube della donna. Sentiva quei seni pieni quasi esplodergli contro il torace. Il bacio, intanto, non accennava a perdere d’intensità. Le loro labbra erano pregne delle reciproche salive e le loro lingue non smettevano di scontrarsi, avvolgersi, combattere nelle loro bocche affamate.
Fu solo quando Claudio iniziò a far scorrere una mano sul fianco della ragazza, portandolo a un passo dalle sue invitanti mammelle, che il suo cervello, annebbiato dalla passione, recuperò un briciolo di lucidità. In un momento, si staccò da quella morsa. La ragazza riportò i piedi per terra, fissandolo, assieme eccitata e sconcertata. Claudio ricambiò il suo sguardo per un istante. Poi si scostò appena da lei. Si voltò e si allontanò nella direzione da cui era arrivato. ‘Aspetta’, gli sussurrò Lorella, con voce ansante. Ma lui non lo fece. Non rallentò il passo, né si voltò. Continuò a camminare con ancora in testa quelle parole che, poche ore prima, stava gridando, in piedi sul manto erboso dello stadio comunale: ‘Non è tempo per noi’ e forse non lo sarà mai’.

Leave a Reply