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Erotici Racconti

Non tutte le torte vengono con il buco

By 7 Luglio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

NON TUTTE LE TORTE VENGONO CON IL BUCO
Gli occhi di un uomo non conoscono pace e la sua mente si contorce in evitabili elucubrazioni. E’ impossibile conoscere ciò che non si sente. Sentire è percepire, e il percepire è legato ai sensi. La sensazione più forte è quella che non si conosce ancora. La maggior parte degli uomini, però, lega il percepire a ciò che vede, perché gli uomini si eccitano solo con la vista. Sono le riviste e le pellicole pornografiche ad aver creato la nostra epoca e questo è un dato di fatto innegabile. L’occhio vuole la sua parte e noi uomini sappiamo dove calare lo sguardo quando serve.
Ammetto che non è bello confessarlo, ma è già tanto rivelare quello che un uomo pensa davanti alle forme prosperose di un bella donna. E’ inevitabile che lo sguardo cada là, dove non dovrebbe cadere. E così è capitato a me quel giorno.
Era estate inoltrata anche se, solo da pochi giorni il vero caldo, quello che dalle mie parti attacca gli abiti alla pelle, si era affacciato prepotente sui giorni di un inizio di luglio che stentava a cominciare. Io attendevo tranquillo che il mio autobus partisse e nel mentre soffrivo le pene dell’inferno al suo interno. Quando, il mio sguardo annoiato, intravide da lontano una ragazza con appresso una valigia. Non ci feci molto caso da prima, ma poi il suo procedere frettoloso attirò la mia attenzione sul suo ricco décolleté che non passava per nulla inosservato. La ragazza che di speciale non aveva proprio niente, era divenuta improvvisamente il fulcro di tutto il mio interesse, in quello spiazzo pieno di gente, autobus e di quanto altro la fantasia possa immaginare. Il suo abbigliamento era semplice ed efficace a combattere un caldo opprimente: calzava infatti ai piedi dei sobri infradito e le gambe bronzee erano avvolte da pantaloni a mezzo polpaccio color cannella, sopra, una canottiera bianca era invece il massimo che la preservasse da quel calore.
In quel momento, lo ammetto, sperai che fosse diretta proprio al mio autobus, ma invece si fermò a quello prima e vi salì velocemente. Deluso voltai lo sguardo dall’altro lato e dopo poco l’autobus partì. Dovete immaginare che sorpresa fu per me, vederla sedersi, qualche minuto dopo al posto a fianco del mio. Indubbiamente il destino vi aveva messo lo zampino.
La ragazza si sventolava un giornale per farsi aria e la canottiera era evidentemente madida di sudore per la corsa che probabilmente aveva appena fatto. Il tessuto era appiccicato alla pelle come se fosse la carta di nylon per conservare gli alimenti ed allungando lo sguardo potevo vedere una goccia truffaldina che scendeva proprio in mezzo ai due seni rigogliosi. Toccai l’apice, e questo lo ammetto con sincerità senza vergognarmi, quando l’autista per il benessere di tutti, e a sua insaputa di me in particolare, accese l’aria condizionata. In poco tempo vidi spuntare da sotto la canottiera due bottoni, grossi quanto una punta del mio dito e man mano i capezzoli scuri che facevano capo ai due grandi seni, divennero per la gioia dei miei occhi visibili. La ragazza si accorse del naturale inturgidirsi delle sue forme, dovuto al repentino cambiamento di temperatura e s’imbarazzò divenendo tutta rossa in viso, ma io gli sorrisi per stemperare il suo disagio e lei accettò di buon grado il mio gesto, ricambiandolo.
Proprio non stavo più nella pelle, perché di seguito scambiammo qualche parola e più tardi s’accese un bel dialogo sulle mete dei nostri viaggi futuri e passati. Di lei ora mi piaceva tutto, ma soprattutto quello che potevo vedere o intravedere da sotto gli abiti.
Il viaggio continuava e io man mano perdevo la cognizione del tempo, immerso com’ero in quello che vedevo e soprattutto immaginavo di poter fare con la bella sconosciuta. Ero talmente preso dalla cosa che persi la mia fermata e capii ciò, solo a fine corsa. Ormai era tardi per tornare indietro, il crepuscolo era sceso e la notte stava facendo capolino, ma il destino doveva essermi benevolo quel giorno. La mia nuova amica, che stava percorrendo il paese a piedi, aveva con se una tenda e m’invitò a stare con lei quella notte. Potete immaginare il sorriso che esibii accentando l’invito.
La cena fu molto frugale a base di gallette di mais, ma il dopo cena fu il piatto forte. La tenda era piccola e molto scomoda, almeno per due, ma il peggio era che sembrava un vero forno. Anche abbigliati in modo essenziale si moriva dal caldo. Fuori era impossibile stare, perché eravamo in un parco pubblico, allora la ragazza trovò da se la soluzione migliore. Si privò della canottiera e delle corte brache e rimase solo con un paio di mutandine a fiori, veramente carine. Accolsi l’invito al volo, ma i pantaloni li dovetti tenere per non mostrare in modo equivoco la mia eccitazione. Aspettavo che fosse lei a fare la prima mossa. Le voltai le spalle e chiusi gli occhi in trepidante attesa, ma il momento non sembrava mai venire. Infine sentii un rumore, voltandomi, con mio grande rammarico la vidi russare. La delusione fu tanta, ma il destino era stato anche troppo benigno con me quel giorno.
Tuttavia non fui completamente deluso, perché mentre la ragazza dormiva potei ammirare indisturbato il suo corpo svestito. Non chiusi occhio la notte, ma ne valse la pena. Ella, nonostante fosse in carne, e ciò era evidenziato dai suoi larghi fianchi, aveva un corpo veramente interessante. I seni grandi ed abbronzati era ancor più seducenti visti senza veli ed i capezzoli scuri, ora, sorridevano nella mia direzione. L’ombelico, forse troppo profondo, faceva voglia di toccarlo e scendendo più sotto, riccioli scuri, fuoriuscivano dalle mutandine all’altezza dell’inguine. Era insomma una ragazza di qualche taglia di troppo, ma sicuramente, possederla almeno per una notte non doveva certo essere male. Purtroppo, come suole dirsi, non tutte le torte vengono con il buco e l’indomani all’alba ci separammo; io prendendo il primo autobus per tornare e lei incamminandosi verso chissà quale luogo per continuare il suo viaggio.

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