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Passato e futuro (The walking dead fanfiction)

By 29 Luglio 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

‘E’ un incosciente’.
‘Sei troppo duro con lui. Carl è un ragazzino coraggioso’.
‘Coraggioso? Michonne, stava partendo da solo, nel cuore della notte, si sarebbe fatto ammazzare!’.
‘Si, ma per un fine nobile: dare alla sua sorellina un ricordo della madre. E senza mettere a rischio la vita di altre persone. Dopo tutto questo tempo, ancora non riusciva a perdonarsi per aver dimenticato lì quella pagina durante la nostra precipitosa fuga. Al suo posto, avresti fatto la stessa cosa’.
Nell’abitacolo calò il silenzio, mentre l’auto sfrecciava alla volta della prigione macinando chilometri di strade deserte, e il sole iniziava a fare capolino lungo l’orizzonte di fronte ad essa.
Il viaggio fu privo di sorprese e i due, arrivati alla meta, restarono per alcuni, lunghi secondi a fissare quel luogo che per mesi li aveva accolti come una dimora sicura e che ora era poco più che un cumulo di macerie e strutture fatiscenti.
‘Andiamo a recuperare la lettera’, sibilò Rick, afferrando le armi posate sul sedile posteriore e uscendo con aria sicura dal bozzolo di metallo che li aveva portati fin lì. Michonne fece lo stesso, fissando alla cintura la sua fidata katana.
Procedettero cautamente e in religioso silenzio, tendendo le orecchie a qualsiasi rumore sospetto che avrebbe potuto indicargli la presenza di zombie sul luogo.
‘Sembra deserto’, sussurrò Michonne, non appena ebbero superato il recinto crollato della prigione.
‘Meglio non abbassare la guardia, comunque. Carl ti ha detto dove ha nascosto quel foglio?’.
‘In una crepa della parete nella sua cella, proprio accanto al letto’.
‘Secondo te stiamo facendo la cosa giusta?’.
‘Senza dubbio, Rick. Judith ha diritto di sapere cosa sua madre avrebbe voluto dirle’.
‘Non intendevo questo. Ma il fatto di lasciare Alexandria per andare a Washington. Non sappiamo cosa ci aspetta lì. Ammesso che ci sia ancora qualcosa’.
‘Non possiamo limitarci a sopravvivere. Dobbiamo capire cos’è successo. O, almeno, dobbiamo provarci. E se c’è la minima possibilità che lì ci sia la risposta alle nostre domande, per me è giusto rischiare’.
‘La tua saggezza è irritante, Michonne’, replicò Rick, appena arrivato all’ingresso principale.
La donna rise a quell’affermazione. Poi, i due sfoderarono le armi. Spalla contro spalla, iniziarono ad esplorare la zona, immersa nella penombra nonostante il sole all’esterno fosse ormai già alto.
‘Qui è libero’, affermò Rick.
‘Andiamo agli alloggi’, aggiunse Michonne.
Si precipitarono verso le scale, l’uomo per primo.
Ma la fretta fu cattiva consigliera. Notarono una presenza vicino a loro solo quando il non morto afferrò Rick per una spalla.
‘No!’, urlò Michonne, sfruttando la lunghezza della sua spada per tagliare in due la testa dell’assalitore, solo una frazione di secondo prima che questi riuscisse a conficcare i denti nel collo di Rick. Lui guardò il corpo afflosciarsi sul pavimento. Deglutì per scaricare la tensione, prima di rivolgere alla donna un sommesso ‘Grazie’.
‘Dobbiamo stare più attenti’, replicò lei, ‘I vaganti si muovono sempre in gruppo. E ora che sappiamo che ce n’era uno”.
L’uomo annuì, recuperando in breve tempo la sua lucidità.
L’urlo di Michonne, tuttavia, aveva attirato gli altri, indesiderati, occupanti del luogo. I due avvertirono, in lontananza, i versi dei non morti, che sembravano procedere lentamente ma inesorabilmente nella loro direzione.
‘Allontaniamoci da qui, presto’, consigliò Rick sottovoce.
I due presero, a passo sicuro ma con aria guardinga, a salire le scale, fino ad arrivare alla zona che avevano utilizzato come dormitorio. Una cella dopo l’altra, arrivarono a quella nella quale dormiva Carl. Vi entrarono e, lentamente per non far rumore, si chiusero all’interno, così come prima avevano già richiuso alle loro spalle le sbarre metalliche presenti nel corridoio, isolando la zona nella quale si trovavano.
Michonne si sedette sul letto e, al tatto, individuò il mattone semovibile che nascondeva la nicchia. Lo rimosse e, dietro di esso, trovò un foglio di carta accuratamente ripiegato. Lo strinse tra le mani, quasi fosse un tesoro di inestimabile valore.
‘Rick, l’ho trovata’.
Nei minuti successivi, cedendo alla tentazione, si soffermarono a leggere quelle righe scritte di getto. Parole d’amore di una madre alla propria bambina. Parole di una donna conscia di vivere in un mondo ostile e pericoloso. Parole di chi sembrava sapere che avrebbe potuto non vivere abbastanza da veder crescere la creatura che portava in grembo. Col senno di poi, parole quasi profetiche.
Alla fine, Rick rimase immobile, in silenzio, mentre una lacrima rigava il volto di Michonne.
‘Non ho potuto proteggere Andre, ma ti prometto che non lascerò accada mai nulla alla tua bambina, Lori’, disse la donna, con un filo di voce e lo sguardo rivolto verso un punto indefinito del cielo.
Rick la guardò con aria interrogativa. ‘Andre?’, si limitò a chiedere.
Michonne restò in silenzio, inspirò profondamente, poi sussurrò: ‘Andre Anthony. Mio figlio’.
Nei minuti che seguirono, raccontò all’uomo la storia che, ormai, conosceva solo Carl. Gli parlò del suo compagno Mike, di come lui si lasciò travolgere dall’angoscia e dal pessimismo. Di come, scivolato nel tunnel della droga dopo l’Apocalisse, si lasciò morire e non poté evitare che i vaganti si cibassero anche del loro bambino di tre anni. Raccontò tutto con tono quasi rabbioso e, alla fine, appariva stremata dalla fatica, come sostenesse sulle sue spalle il peso di tutti i mali del mondo.
Rick la strinse a sé durante un sommesso pianto liberatorio. ‘Non potrò mai ringraziarvi a sufficienza’, gli disse, singhiozzando. ‘Ero diventata un mostro. Ma mi avete accolta nel vostro gruppo. Mi avete fatta rinascere’. ‘Ti sei già sdebitata abbastanza’, le rispose Rick, fissandola negli occhi. ‘Carl si è molto affezionato a te. Da solo non ce l’avrei mai fatta a crescerlo, a tenere a bada i suoi capricci. Tu, invece’ sei diventata quasi una seconda madre per lui’.
Michonne gli sorrise, senza distogliere gli occhi da quelli dell’uomo che la teneva ancora tra le braccia. Passarono secondi che sembrarono eterni prima che la magia di quel momento venisse interrotta dai rantoli degli zombie, ormai molto vicini a loro.
‘Dobbiamo uscire subito da qui’, disse Rick, cercando di darsi un contegno e avvicinandosi alle sbarre della cella per perlustrare con gli occhi il corridoio alla loro destra. Michonne si portò accanto a lui, tentando di capire da dove provenissero i rumori.
In quell’istante, un’orda di cadaveri affamati si accalcò contro il cancello che delimitava il dormitorio. I due sussultarono per lo spavento del rumore improvviso e, in breve, realizzarono che l’unica via d’uscita era ormai bloccata da decine di non morti.
‘Maledizione’, imprecò Rick, serrando la mascella.
‘Siamo in trappola’, sottolineò Michonne, dietro di lui.
L’uomo si voltò nella sua direzione. Erano nuovamente faccia a faccia, a pochi centimetri l’uno dall’altra. ‘Dobbiamo fare silenzio, forse andranno via’. Mentre pronunciava queste parole, avvertì il respiro caldo della donna investirgli il volto. Le sue labbra carnose, così vicine, erano una calamita dalla forza irresistibile. Si fissarono ancora negli occhi per un lungo istante, avvicinandosi ulteriormente senza neppure rendersene conto. Stavolta, i rumori provenienti dal corridoio apparivano lontani e sfumati, incapaci di interrompere l’inevitabile. La mano destra di Rick attirò a sé il volto di Michonne. Il bacio che ne seguì fu da subito famelico. Le loro labbra si schiusero, le loro lingue si avvinsero con tanta forza da farsi quasi male. Quando si staccarono, dopo minuti che erano sembrati eterni, non ci furono bisogno di ulteriori parole. Rick sbatté la donna contro le sbarre della cella, baciandole il collo e scendendo lungo la clavicola. Non resistette alla tentazione di privarla di tutti i suoi indumenti, baciando e assaporando ogni centimetro del suo corpo sodo e statuario. I piccoli seni di Michonne furono preda delle voraci labbra di Rick, che li tormentò fin quando i capezzoli della donna non divennero duri come chiodi. Ridiscese poi lungo i fianchi morbidi e il ventre, fino a costringerla dolcemente ad allargare le gambe, per permettergli di arrivare sino al centro del suo piacere. Inebriato dall’odore dell’eccitazione della donna, affondò in quel sesso bagnato, assaporando i succhi che, abbondanti, colavano all’esterno delle grandi labbra carnose. Michonne, a occhi chiusi, si mordeva il labbro inferiore per contenere i gemiti di piacere. Avvertì brividi susseguirsi lungo la schiena e le gambe smettere di sostenerla, mentre la lingua di Rick alternava una profonda penetrazione a stimolazioni di un clitoride ormai gonfio ed ipersensibile.
Durante l’orgasmo, quasi finì con l’accasciarsi a terra per l’intensità del piacere provato. Solo le braccia dell’uomo riuscirono a tenerla in piedi, con la sua schiena nuda incollata alle sbarre di freddo acciaio. Si baciarono ancora e, mentre assaporava i suoi stessi umori dalla bocca di Rick, Michonne prese a spogliarlo, lanciando i suoi vestiti sul letto e lasciando, in breve, anche lui completamente nudo. Con una mano, impugnò un membro al massimo dell’erezione, col glande completamente esposto e la pelle tirata lungo tutta l’asta. Lo stimolò, scorrendo su e giù con la mano, e leggendo la voglia negli occhi di lui. Una voglia che Rick espresse portandole una mano al collo, per baciarla con ancora più foga. Con l’altra mano, risalì lungo una coscia di quella venere di bronzo e, ancora una volta, la indusse a divaricare le gambe.
Quando i loro sessi furono finalmente a contatto, la penetrò completamente e senza preavviso. Michonne, sia per la sorpresa che per l’irruenza di quel gesto, non riuscì a trattenere un urlo, che riempì la bocca di Rick, mentre famelico mangiava la sua.
L’amplesso che ne seguì fu violento, brutale. E tale si mantenne per tutta la sua durata. Al rumore del membro di Rick che riempiva il sesso bollente e bagnato di Michonne, si univano i loro gemiti, i loro grugniti, le loro urla strozzate. La forza e l’intensità della loro unione fu quasi animalesca, fino a quando la donna non venne travolta da un secondo, devastante orgasmo e lui, nello stesso momento, non raggiunse il piacere inondandola del suo seme.
Non riuscirono a staccare le loro labbra neppure una volta terminato. Continuarono a baciarsi, sebbene più dolcemente, e a lasciare i loro corpi incollati l’uno all’altro fin quando il membro di Rick non perse consistenza, scivolando fuori da Michonne e lasciandosi dietro un rivolo si sperma che bagnò l’interno coscia della donna.
Ci vollero diversi minuti prima che i due si ricomponessero, entrambi con un sorriso raggiante che da troppo tempo non illuminava i loro volti.
‘Dobbiamo uscire di qui, prima che faccia buio’, riprese a parlare Rick.
‘C’è un solo modo per non farsi notare da loro’, rispose Michonne.
Con estrema difficoltà, riuscirono ad aprire le sbarre del dormitorio quel tanto che bastava da far passare solo un paio di zombie. Come già sperimentato con successo in passato, li squartarono, ricoprendosi delle loro viscere e dei loro fluidi. In tal modo, riuscirono a farsi largo tra le decine di non morti che, ormai, avevano affollato la struttura senza che questi si rendessero conto della presenza del loro cibo preferito.
Arrivati all’auto a passo lento ma deciso, vi si infilarono, ripartendo a gran velocità.
Mentre le gomme mangiavano l’asfalto, Rick sorrise, guardando Michonne con la coda dell’occhio.
‘Cosa c’è?’, disse lei, con la medesima espressione allegra.
‘Procurati un paio di vaganti prima di arrivare ad Alexandria’.
‘E perché mai?’, chiese di getto.
‘Perché, d’ora in poi, avere quella robaccia addosso sarà l’unico modo per evitare che un bruto qui presente approfitti di te’.
Continuarono a ridere e a prendersi in giro durante tutto il viaggio, mentre il sole spariva lentamente davanti a loro, lasciando dietro di sé un cielo intriso d’arancio.

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