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Erotici Racconti

Provocazione da risvegliare

By 21 Marzo 2017Febbraio 1st, 2023No Comments

Il desiderio in quel giorno si era trasformato radicalmente in un pensiero fuori luogo, importuno e insistente, per il fatto che penetrava concretamente in tutte le sue azioni e tangibilmente nelle sue riflessioni dal momento che non l’abbandonava mai, perché fin tanto che era seduta in aula stentava affannandosi ad ascoltare le parole che gli alunni interrogati le rovesciavano addosso, mentre la sua mente irrimediabilmente la distraeva, creando e sviluppando nel contempo le immagini del corpo maschile nudo di Guido, un collega che si mostrava nei suoi confronti in modo naturale e spigliato senz’indecisioni né insicurezze. 

Lei percepiva le sue mani delicate intente ad accarezzarla lentamente, quasi ne sentiva il calore sotto le dita, la pelle tesa dei muscoli delle braccia, le sue labbra che percorrevano assaggiandone la levigatezza, poi si ridestava sgarbatamente di soprassalto da questi pensieri quasi imbarazzata, visibilmente turbata con la convinzione e con la perenne impressione che i suoi alunni fossero riusciti ad azzeccare indovinando in conclusione le sue durature fantasie. A fatica, invero, lei riprendeva ad ascoltare quelle lezioni sempre uguali, imparate a memoria, dato che ogni tanto interrompeva la lezione rivolgendo qualche domanda ai presenti provocando un silenzio proibito, eppure l’immagine di quel corpo mai realmente toccato, soltanto però intuito sotto quei vestiti, sfiorato da qualche rapido abbraccio, ritornava irrimediabilmente a stimolare quel bisogno di piacere che riposava nella sua carne: da quanto tempo lei non faceva l’amore? Da troppo ormai, rispose subito e senz’indugio verso sé stessa, mentre s’allontanava dall’aula cercando di non farsi sommergere dagli alunni che si erano speditamente riversati nei corridoi per l’intervallo, dato che ripensò alla sua ultima relazione terminata bruscamente e sommariamente in un ospedale, dove i suoi sogni e l’uomo che li avrebbe realizzati persero lì il loro fluido vitale. I mesi seguenti si confondevano ingarbugliandosi nella sua memoria, dal momento che intenzionalmente aveva cercato di dimenticare e di passarci sopra. 

‘Ciao Lorenza’.

Sentendo di soprassalto il suo nome si girò sorpresa e il suo cuore velocemente palpitò: era Guido, così vicino che riusciva a percepirne la debole traccia del profumo nascosta dall’odore della sigaretta, così vicino che se avesse allungato la mano avrebbe potuto accarezzare il suo viso.

‘Come stai?’.

Il suono leggermente nasale della sua voce la distolse rapidamente dalle sue profonde fantasie, il viso si velò d’un rossore diffuso e mentalmente s’augurò che lui non avesse intuito i suoi pensieri.

‘Sto bene grazie, sono solamente un po’ stanca, perché le sedute degli scrutini sono pesanti, giacché sembra non debbano mai finire’.

Gli scrutini di fine anno, infatti, erano iniziati quella mattina e a parte una breve pausa per il pranzo erano durati tutta la giornata. Quando era uscita sotto il porticato si era concessa un momento per respirare a fondo e per scrollarsi la tensione che aveva accumulato durante la giornata, guardando l’orologio si era in conclusione accorta che erano già le sette di sera.

‘Hai voglia d’un aperitivo? Credo che te lo sia ampiamente meritato’. Il suo cuore quasi si fermò per l’inatteso invito.

‘Sì, perché no, molto volentieri?’ – gli rispose lei con una voce che alle sue poco avvezze orecchie risuonò improbabile e incerta.

In seguito s’avviarono fianco a fianco verso una taverna accanto all’istituto, dove scelsero un vino bianco frizzante per accompagnare le loro chiacchiere, che rapidamente divennero più schiette e in aggiunta a ciò decisamente più condite da commenti ameni e scherzosi sui loro colleghi. Quando il suono delle loro parole venne sopraffatto dal rumore degli altri avventori decisero d’alzarsi, dato che s’allontanarono immergendosi nella frescura della sera che nel frattempo era calata sulla città. Il lungo viale alberato era rischiarato a tratti dalla luce dei lampioni, in quanto i rumori della giornata si erano incredibilmente interrotti in un silenzio riparato d’una morbida oscurità. Lei si fermò a respirare l’aria frizzante di quella serata di fine maggio, con gli occhi chiusi per assaporare quel momento di benessere in cui percepiva una corrente d’energia passarle sotto la pelle, poi quando li riaprì avvertì Guido accanto a sé e vide che la stava osservando con la testa reclinata di lato e le labbra schiuse in un sorriso. Il suo sguardo incontrò gli occhi scuri di lui, giacché il tempo si fermò in un istante senza fine, una carezza di vento passò sui loro volti e portò via con sé i pensieri, lei sorrise, lo agguantò sotto braccio e vicini s’incamminarono lungo il viale. I suoi sensi avvertivano argutamente la vicinanza del corpo di Guido, la sua mano appoggiata sul suo braccio percepiva sotto il tessuto leggero della camicia la forma definita dei suoi muscoli, la loro compattezza e il suo seno dai capezzoli gonfi per la frescura serale, premuto dolcemente contro il suo bicipite, poiché ne ricercava il calore.

‘Hai freddo?’ – le chiese Guido, passandole un braccio attorno alle spalle e attirandola verso di sé.

Lei appoggiò la testa sulla sua spalla e girando il viso verso Guido socchiuse gli occhi aspirando sensualmente il suo profumo, perché una stupenda sensazione di calore l’avvolse mentre immaginava d’allungarsi fino a sfiorare con le labbra il suo collo morbido. Sollevò le palpebre e i loro occhi s’incontrarono, poiché per un istante rimasero fermi ad assaporare quel momento sovraccarico di desiderio, Guido s’avvicinò lentamente, lei avvertì la carezza del suo alito caldo sul suo viso prima che le loro labbra si sfiorassero, mentre un brivido le scese lungo la schiena provocandole contrazioni di piacere e un forte senso d’umidità tra le gambe.

Lei si girò lievemente, per aderire meglio con il suo corpo a quello di Guido, appoggiando una mano sul suo petto e con le dita iniziò ad assaggiare quel primo frammento del suo corpo. Con la bocca s’avvicinò a quella di Guido, giacché la punta della sua lingua percorse il sentiero disegnato dalle sue labbra con lentezza, facendo suo ogni piccolo dettaglio e gustando la loro interna umidità. Scostò quindi la testa per incontrare i suoi occhi, vide le sue iridi scure accese dal desiderio, con la fronte s’appoggiò alla sua guancia bevendo attraverso la sua bocca il suo respiro corto. Con la mano si spostò sul suo torace accarezzandolo, finché le dita trovarono le asole e lentamente liberarono i bottoni, scoprendo lembi di pelle che guardava incantata con la bocca assetata dal desiderio per gustarne il sapore. 

Le dita iniziarono a giocare con i suoi peli scuri e s’allargarono a possedere con il loro tatto quel corpo compatto che riempiva le sue fantasie, il respiro divenne sempre più affannoso, mentre il perizoma che le cingeva i fianchi era in quel momento completamente imbevuto della sua libidine. La mano di Guido scivolò lungo la sua schiena magra provocandole un nuovo eccitamento, che frattanto la scosse facendole rabbrividire la pelle e gonfiandole i capezzoli, mentre con l’altra mano le afferrò un fianco e si chinò per baciarla. Il tocco morbido delle sue labbra le annebbiò la vista oscurandole la mente, rendendola conscia soltanto del bisogno fisico di possederlo che la dominava. Piegò la testa di lato e permise alla sua lingua di penetrare nell’oscura umidità della sua bocca, esplorandola, frugandola e confondendone il suo sapore con quello del fumo. La lingua vorace di piacere di Lorenza iniziò a leccare il disegno duro della sua mandibola, con smania succhiò il lobo del suo orecchio strappandogli gemiti di piacere, nel momento in cui le sue braccia serravano più vicino a sé il corpo di lei, che, attraverso il tessuto dei pantaloni sentì la sua erezione e trasse nuovo foga alla sua eccitazione, in seguito con la bocca digradò lungo il collo assaporando ogni frammento di pelle, mentre le dita corsero a sbottonare la camicia e lei poté finalmente accarezzare senza più impedimenti né ostacoli il suo corpo.

Le sue mani godettero di quel contatto rimpianto e sospirato, nel sentire sotto di sé quella pelle liscia, i muscoli tesi, la peluria che diventava più fitta verso il pube, lì dove l’odore del suo sesso era innegabilmente più intenso. Lei s’appropriò di quell’odore con piacere sentendolo scivolare lentamente dentro di sé, farsi sangue nelle sue vene e carne nei suoi muscoli, sollevò lo sguardo per contemplare quel corpo alla luce della luna, mentre gli occhi scuri di Guido la osservavano incantati, intanto che dalla sua fronte alcune gocce di sudore scendevano verso le labbra. 

‘Sei pericolosa’ – le disse, poi la baciò questa volta con dolcezza, accarezzandole il viso.

Più tardi, quella stessa notte, distesa nel suo letto Lorenza ritornò ai momenti vissuti poco prima, per il fatto che una vigorosa vampata si diffuse stampandosi immancabilmente sul suo viso, accorgendosi con pieno stupore di portare dentro di sé una parte fino a quel momento radicalmente inesplorata e drasticamente sconosciuta, ciononostante vissuta in maniera libera e piena, nondimeno fremente e vibrante d’amore, dato che quell’esperienza appena sperimentata era come un vaso vuoto che null’altro chiedeva se non d’essere giustamente e opportunamente riempito con i frutti del desiderio.

Lorenza frattanto, esultante e lieta, sorridendo e sentendosi intimamente gratificata con sé stessa spense la luce, si raggomitolò nella sua posizione preferita e in conclusione s’addormentò.

{Idraulico anno 1999} 

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