Come di frequente, pure questa sera c’è un visitatore a casa nostra, è un premuroso e assiduo compagno di lavoro del mio consorte. Da come Floriano m’ha riferito, suppongo che si fermerà qua da noi per qualche giornata. Lui è in effetti un individuo assai attraente e per di più ben proporzionato, con una corporatura robusta e aitante con una risata seducente che ti conquista. Io per lui, non ho sennonché nessun tipo d’attrazione erotica, bensì capto unicamente un inoppugnabile capriccio decorativo, direi esteriore e puramente formale nel vero senso del termine.
Dopo il pasto serale ci accomodiamo sul canapè e conversiamo di fronte a un buon Cognac nel soggiorno. Umberto è appena sopraggiunto da noi, seguendo un itinerario tra deviazioni e cantieri stradali alquanto affaticante e logorante, giacché manifesta e afferma subito che si sente piuttosto esausto, poiché esige d’andare a dormire scusandosi nel mentre con noi due. Io lo scorto nella stanza per gli ospiti, in quanto Umberto è notevolmente svigorito, perché ben presto si rifugia là dentro, mentre io ritorno dal mio consorte. Ben presto m’accorgo però che non gli ho depositato i canovacci puliti per asciugarsi, che avevo frattanto approntato da parte. Io domando al mio consorte di portarglieli, tuttavia Floriano essendo a questo punto affaccendato nel vedere un torneo di tennis in televisione, mi riferisce che pure io posso autonomamente consegnarglieli. La faccenda in verità m’impaccia un poco, tuttavia vado con i canovacci e mi dirigo da Umberto.
La porta adesso è socchiusa, la luce dentro è accesa, perciò il disagio iniziale scema riducendosi del tutto. Io picchio appena appena, ma non odo nessuna reazione. Batto ancora, eppure non si sente nessun segnale. Con un’inequivocabile indecisione spalanco la porta ed entro, rivendicando l’autorizzazione d’accedere flebilmente, però appena varco l’uscio, la circostanza si offre differente nel modo che m’attendevo, perché Umberto è disteso passivo sul grande letto, intimamente inoperoso, dal momento che l’eccessivo affaticamento lo ha presumibilmente travolto, prima ancora che potesse spegnere il faretto sopra il comodino. Umberto è interamente spoglio, io lo osservo squadrandolo con ammirazione e stima, poiché vanta seppur appisolato e non del tutto eretto, un cazzo di dignitose dimensioni.
Nel mentre, dalla parete della camera adiacente, ascolto di sbieco dalla porta, la consueta e fragorosa gazzarra della telecronaca e rifletto come Floriano sia integralmente pensieroso, fisso e visibilmente concentrato sull’avvenimento sportivo. Stabilisco, conseguentemente, di tributarmi un limitato ma ragguardevole dono: quello d’acciuffare un poco di libidinoso e vizioso tempo, per godermi quel grandioso e stupendo panorama che ho di fronte. Non c’è nulla di male, poiché io non ho cercato quella situazione, perché dopo la riferirò a Floriano, fingendomi schiettamente e misuratamente imbarazzata. L’espressività e l’eloquenza del viso di Umberto coinvolto nel sonno è qualcosa di fanciullesco, perché quello che distintamente noto è la sua cerea carnagione. La sua respirazione costante innalza in modo ritmato il petto ben sagomato, il suo cazzo palpita con la ciclicità dei battiti del suo cuore. Io avverto la mia eccitazione aumentare, in quanto non sono capace d’estraniare la mia ingorda e dissoluta occhiata, da quello che sta divenendo la lussuriosa occasione e l’intemperante licenzioso tema, del mio depravato e irrefrenabile desiderio.
Frattanto dalla stanza opposta, seguitano esternamente a giungere gli schiamazzi del torneo tra acclamazioni, grida e plausi. Umberto prosegue a oziare appieno, nel tempo in cui io esamino accuratamente il mio leggiadro e avvenente invitato. In quel frangente m’accosto guardinga con prudenza, vigile e accorta per non svegliarlo, tuttavia il fascino e il richiamo è forte e altrettanto grande. Io gli maneggio il cazzo con una lieve trepidazione, sfiorandolo gentilmente con la punta delle dita. Mi spingo oltre, addirittura m’arrischio avventurandomi nel massaggiargli finanche i testicoli, che si spostano dentro il loro sacchetto al contatto della mano, facendomi tremendamente sussultare subodorando che si svegli.
Io non voglio che si svegli, perché sprofonderei inevitabilmente nella scandalo e irreparabilmente nella totale sconcezza. Il fatto d’essere in quella congiuntura e percepire la presenza del mio consorte Floriano, peraltro all’oscuro e ignaro di tutto, per di più a meno di sei metri di distanza, mi sobilla stuzzicandomi in maniera smisurata, malgrado ciò eseguo e mi comporto con giudizio e con parecchia oculatezza. Il suo cazzo bene in carne smania lievemente, ho il batticuore paventando che si scrolli di getto, ciò nonostante mi rincuoro, distinguendo che la sua respirazione è altresì equilibrata e profonda. Io divento maggiormente ingegnosa e determinata, perché approssimo le mie labbra fino a lambire la sua cute tesa, imporporata, lustrata e pulsante. Io ascolto perennemente la concitata risonanza della telecronaca dall’esterno della camera, intanto che il mio delizioso invitato è intimamente assopito. Io sono talmente affascinata e attratta, da non avvertire più l’insidia né la minaccia della presenza di Umberto il mio consorte. A questo punto non ho più inibizioni né ostacoli di sorta, affagotto con le mani quel cazzo rigonfio, lo accarezzo e svenevolmente, lo bacio del tutto, me lo sorbisco per bene, me lo introduco in bocca centellinandone la sua tenue sapidità.
Al momento non sono più crucciata né impensierita né allarmata, del fatto che si possa destare e così sogghigno dentro me stessa, ponderando e ideando che non svelerò niente al mio consorte. Il mio benaccetto e piacevole invitato è al presente ininterrottamente intorpidito, io sono all’apice massimo dell’ebbrezza e della passione, avverto e colgo che basterebbe un niente per procacciarmi un travolgente quanto sensazionale orgasmo. Nel tempo in cui, scivolo amorevolmente con la punta della lingua tra i recessi della sua erezione, Umberto, in assenza d’indicazioni anticipatorie, ma senza destarsi, soverchia rovesciando ogni imbrigliamento corporeo, spruzzandomi abbondantemente la faccia con la sua corposa sborrata che a rilento fuoriesce.
Io sono tangibilmente rapita e palpabilmente sedotta da quella lussuriosa circostanza, materialmente ammaliata e inebriata dalla visione del successivo indolente sgonfiamento e dalla concezione della gioiosa e felice distensione impressa sulla sua faccia. Il suo cazzo si ritrae ripiegandosi e contraendosi pigramente, riavvolgendosi nel letargo. Io fantastico sulla gradevolezza e sull’amabilità dei suoi sogni, frattanto m’asciugo la faccia con il canovaccio che avevo preparato per lui.
Dall’esterno, non sopraggiungono più gli strepiti e gli scalpori del torneo di tennis. Mi volto d’impeto con un guizzo in direzione della porta e intravedo che Floriano mi sta squadrando, mi esamina scrupolosamente a fondo scandagliandomi con un’espressione deforme e mostruosa, con un piglio spaventoso e tremendo impresso in volto.
Adesso sono più che certa che pagherò chiaramente un increscioso e ingrato pegno, in modo incontestabile e innegabile, senza dubbio alcuno, ciononostante è stato però bellissimo, incantevole e delizioso.
{Idraulico anno 1999}
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Bhe...è difficile che si ricevi un commento, Questo sito non è tantissimo frequentato da gente attiva :)
Una serie di racconti sempre più eccitanti, alla fine Gianni ha raggiunto il suo scopo
Mi sa che alla prossima Gianni raggiunge l'obbiettivo
Un vero cuck, lei senza problemi gli racconta, d'altronde lui glielo aveva permesso al telefono