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Sono chiuso in un bagno di un autogrill del nord Italia e mi mancano ancora 300 km per incontrare un cliente che aspetta me per mettere una firma per chiudere il contratto poi finalmente posso andare  in ferie.
Nella porta chiusa qualcuno ha attaccato un adesivo con un codice QR.
Penso ormai lo mettono ovunque e non mi stupirei se è di qualche ditta che vendere prodotti per igiene personale o assorbenti.
La gente è paranoica di questi tempi, scanner per rilevazione temperatura ovunque e in quasi tutti i locali per il pubblico, igienizzante che annientantano il 99,99/100 di tutto da qualsiasi superficie, mascherine facciali che sembrano uscite dai film di fantascienza o peggio da quelli horror/splatter.
Contatti sociali al minimo del minimo.
In pratica …. che palle.
Per noia scannerrizzo il codice QR e sullo smartphone si apre un link con una sola domanda;
Che genere sei?
Una lista di generi sessuali, che manco wikipedia e pornhub messi insieme li può contenere, rigorosamente in ordine alfabetico che pareva infinito.
Visto che ho tempo li scorro tutti e ne conto ben 375, di questi ne conosco il significato solo di circa una decina, e ne posso scegliere uno solo.
Clicco su estero.
Altra schermata, altra domanda.
Qulal’è l’orientamento sessuale che preferisci ?
Altra lista di 421 risposte a scelta singola.
Scelgo donna.
Inizio a prenderci gusto intanto che aspetto di fare i miei bisogni corporali.
Altre domande e altre risposte e sospetto che o mi vogliono vendere qualcosa o che sia qualche diavoleria per carpire i propri dati personali alla faccia della privacy.
Mi sembra un gioco di ruolo dove ogni risposta di orienta un infinita possibilità future eliminandone altre.
Finite le domande e le rispettive risposte mi appare un codice e le istruzioni per pagamento alla cassa del market dell”autogrill.
Mi pulisco con salviette igienizzanti che ho trovato all’ingresso del bagno, mi vesto ed esco direzione cassa market autogrill.
Mostro il codice al cassiere e chiedo cortesemente il corrispettivo e la dicitura del prodotto, e lui come se fossi il milionesimo cliente del suo turno a cui è stato richuesta la stessa cosa, gira il monitor e mi fà leggere 75 € e la lista di un pranzo per 3 persone con tutte le portare elencate.
Al massimo posso scaricarlo come spesa di lavoro, penso.
Il dipendente mi guarda con occhi di pesce cotto pronto per essere arrotolato per il sushi e mi dice: “vuole procedere?”.
Passo la carta di credito e il pagamento va a buon fine e mi viene consegnato lo scontrino diviso in due parti.
La parte finale reca indicazioni precise su dove recarsi per ritirare il prodotto appena acquistato.
“Che cazzo ho comprato, bho”
Seguo fedelmente le indicazioni e mi ritrovo nel piccolo market.
Altro addetto dietro la cassa, gli passo lo scontrino, mi chiede il modello dello smartphone e la mia taglia dei vestiti.
vedo che fruga negli scaffali e tira fuori un pacchetto delle dimensioni di una scatola di scarpe e me lo porge con un sorrisetto stampato sul viso.
“Buon divertimento” sussurra e lo lascia sul bancone.
“Le consiglio di andare in macchina, parcheggiare l’auto in un posto tranquillo, aprire il pacchetto, seguire attentamente le istruzioni e si diverta”
Prendo il pacchetto, vado in macchina e visto che ho ancora tempo per l’appuntamento avcendo la macchina e m’incammino sull’autostrada alla ricerca di un’area di sosta.
Il navigatore con solerzia mi indica che tra 10 km troverò una piazzola di sosta utilizzata normalmente dai camionisti per il loro turno di riposo e che a quell’ora è discretamente libera.
Giunto alla piazzola vedo che la mia auto è l’unica a parte due tir parcheggiati poco lontano.
Apro il pacchetto e per prima cosa mi indica di spogliarmi integralmente e d’indossare una leggerissima tutina che avvolge per intero il mio corpo.
Meno male che la mia auto è abbastanza comoda quindi mi dentro e con facilità infilo la tutina dai piedi sino a coprirmi la testa con il cappuccio.
Collego lo spinotto usb alla presa della macchina, lo collego al mio smartphone e lo infilo in una fessura con elastici davanti agl’occhi.
La prima cosa che penso è “se qualcuno mi vede in questo momento posso sembrare come un astronauta nel rover sul suolo marziano”
Ma chi se ne ne frega.
Clicco sull’accensione dello smartphone e dopo alcuni istanti di nausea i miei occhi si adattano al visore.
Vedo solo una Schermata nera con due puntini bianchi.
I puntini si spostano lentamente a destra in alto a sinistra e in basso e si riportano al centro.
Altra schermata che mi avverte che il sistema è perfettamente calibrato.
Una scritta mi chiede di appogiare le mani sulle ginocchia.
Fatto.
Un leggero ronzio e sento il tessuto della tutina nera aderire perfettamente in ogni mia plica della mia pelle.
Un altro lieve ronzio e sento avvolgere il cazzo come in un preservativo fatto su misura per me e un piccolissimo introflessione del tessuto s’insinua tra le mie chiappe e senza fastidio ne dolore penetra di pochi millimetri nello spingere analisi.
“Figata” penso.
Altra schermata settaggio parametri biometrici un leggero calore invase ogni millimetro della mia pelle come microscopiche dita.
audio settato, fine procedura, inizio programma scelto.
Per poco non vomito il pranzo.
D’innanzi ai miei occhi vedo una schiena di una donna e la sua chioma bionda che ondeggia al ritmo delle mie penetrazioni, un culo non troppo magro che ingloba il mio cazzo che stantuffa forsennato un ritmo tecno.
La tuta grazie a non sò quanti sensori cuciti nel suo tessuto preme e rilascia ogni muscolo del mio corpo come se stessi vivendo le scene che come un film si svolgono sullo smartphone.
Piccoli sensori posti dietro i padiglioni auricolari mi fanno percepire ogni fruscio delle lenzuola ogni colpo del culo contro il mio bacino e ogni sfregamento delle poppe discretamente abbondanti della donna che sta inculando.
Altri sensori fanno innervare e rilasciare i muscoli del mio cazzo proprio come una reale incultata.
Sento la cappella che sfrega.
“Sbattimi più forte”
“Sfondamelo”
“Riempimi tutta”
“Ti piace farti fottere il culo” Grugnisco, ma nessun suono viene emesso dalle mie corde vocali perché microscopici stimolatori sotto il mento fanno vibrare le mie corde vocali.
Sono immerso in un sogno e percepisco tutto anche la sensazione di umido che la mia mazza percepisce ad ogni affondo in quel favoloso culo.
Le mie dita strizzano i suoi seni, pizzicano i tirano i capezzoli larghi e duri per poi tuffarsi in quella figa smanettandola facendola sussultare ad ogni affondo.
Percepisco le strizzate dei mie muscoli mentre il mio bacino sbatte contro le chiappe della lussuriosa ninfomane.
L’unica sensazione che non sento è la stanchezza che in quella forsennata inculata avrebbe spompato lo stallone.
Cioè non sento la stanchezza.
“Ancora, ancora, non ti fermare” ulula la bionda.
Ormai ho preso un ritmo talmente rapido che sento montarmi l’onda di piacere che precede il mio orgarmo.
Piccoli sensori della tuta posti tra i fori delle mie narici mi permettono di sentire l’odore intenso del sudore della mia compagna virtuale che con un urlo strozzato sussultare per il secondo suo orgasmo.
Ma ho ancora voglia di afferrare la chioma bionda e di tirarla verso me per aumentare la penetrazione del mio cazzo e vedo la sua testa innalzarsi verso il mio torace e i suoi capelli che sfogano sui miei addominali.
Potrei continuare per ore a fotterla senza mai fermarmi, solo per farla venire più volte sino a sfinirla.
Sento la cappella gonfiarsi, sento un formicolio ai testicoli pronti a svuotarsi in lei.
E in un tripudio sfavillante di piacere intenso sento la mia sborra riempire il culo della bionda, sborra risucchiata in un profilattico applicato al momento della vestizione.
Ma il mio cazzo non accenna a sgonfiarsi come nel ring di una reale inculcata che floscio esce facilmente dal buco.
Lo schermo sfarfalla e dopo pochi attimi si spegne (maledetto timer che inizialmente avevo impoststo) e solo allora realizzo che è stata una virtuosa cavalcata virtuale ma non sento nè stanchezza nè dispiacere.
Solo una grande voglia di scoprire cosa può ancora donarmi questo pacchetto costato 75 euri.
I miei 75 euri meglio spesi nella mia vita.

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