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Sirena bruna

By 25 Giugno 2023No Comments

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Non era di quelle donne che si notano subito, di quelle che vedi per strada e non puoi fare a meno di girarti per accarezzarle con lo sguardo. Era una di quelle donne che devi vedere più volte, osservarle bene e ammirarle, prima di poterle apprezzare come meritano. Un paesaggio che chiede pazienza prima di concederti di scoprirlo, prima che tu possa coglierne i dettagli che lo rendono affascinante… in questo caso, sensuale.
La conobbi in piscina, all’inizio neanche la notai. Poi, a furia di nuotarci di fianco, mi ritrovai ad osservarla, iniziando a notare ed apprezzare diversi particolari. La pelle bruna e liscia nonostante la quarantina ormai passata. Le gambe un filo abbondanti ma dalla forma piacevole che invogliava ad accarezzarle, soprattutto nella zona dell’interno coscia, dove si sfioravano formando un sensuale triangolo di piacere con il pube. Il seno non abbondante, ma sodo, rotondo, coi i capezzoli che in acqua diventavano subito sporgenti attraverso il tessuto del costume.
La cosa che però notai più delle altre, e che me la fece trovare tanto eccitante, era il sedere. Un sedere abbondante, forse per qualcuno anche troppo, ma non per me. Ai miei occhi era solo un gran bel culo, da stringere, accarezzare, schiaffeggiare. Il costume sembrava trattenerlo a stento, come io trattenevo a stento le mie voglie.

Quando si è in due a volere, tutto viene facile e spontaneo. La sirena bruna, nonostante la differenza di età, si dimostrò aperta nei miei confronti. Non solo di mentalità. Bastò poco, qualche chiacchiera, un minimo di confidenza, giusto per scoprire che fosse single ed emancipata, ed iniziò un piacevole gioco.
In genere nuotava nella corsia di fianco alla mia, ma ogni scusa era buona per allungare una mano sotto il pelo dell’acqua, per verificare quanto io la trovassi eccitante. Quando poi mi passava davanti, con la scusa dell’equilibrio instabile in acqua, era inevitabile che il suo abbondante ed eccitante sedere strusciasse sul mio membro, sempre pronto a mostrare il mio apprezzamento.
Lo svantaggio dell’essere in acqua, non era solo la mancanza di equilibrio, ma anche il non poter apprezzare, da parte mia, il bagnarsi della sua intimità quando le mie dita si insinuavano fugacemente all’interno dello stretto tessuto del costume, accarezzandone la folta peluria, fino a quando lei non si staccava, per evitare di lasciarsi andare ad espressioni e gemiti poco equivocabili.

Il parcheggio della piscina era abbastanza isolato e dopo le nove di sera, al termine del nostro turno, complice la scarsa illuminazione, rappresentava un vero e proprio invito ad appartarsi. Era sufficiente parcheggiare nel punto adatto e il rischio di essere visti si riduceva al minimo.
Mentre cercavo di farla girare, infatti, non mi ponevo il problema di eventuali osservatori. Volevo il suo culo, era la sola cosa che mi interessasse in quel momento. Le avevo sfilato le mutandine mentre la masturbavo spingendo due dita nella vulva umida. Lei aveva allungato una mano infilandola nei miei pantaloni prima e nelle mutande poi, stringendo il membro turgido. A questo punto l’eccitazione era troppa e l’idea del suo culone lì a pochi centimetri troppo invitante.
Eppure lei si rifiutava sorridendo e continuando a cercare il mio membro con le mani: «Non ancora. Lo avrai, ma non ora.»
Mi dovetti accontentare. Mi sedetti buono al mio posto e lasciai che mi deliziasse con tutta la sua esperienza nel donare piacere con la bocca. Nel frattempo le infilavo una mano sotto la gonna o nella scollatura cercando i capezzoli nelle coppe del reggiseno. Alla fine del suo spettacolo si esibì in un apprezzato ingoio. Per ringraziarla mi impegnai a masturbarla con veemenza, fino a strapparle gemiti di piacere.

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Oltre il culo, l’essere emancipata sessualmente e single, un’altra cosa che apprezzavo della sirena bruna, era il fatto che abitasse sola. Qualche giorno dopo il pompino in macchina, ero a casa sua e la stavo spogliando, con l’asta già dura al vento, dopo che lei mi aveva sfilato i vestiti.
Leccarle quei capezzoli piccoli ma sporgenti era un assoluto piacere.
Il fisico, sedere a parte, era snello e sodo. La lasciai con le sole mutandine addosso e iniziai a baciarla tutta. I seni, la pancia, la vulva attraverso il tessuto, le gambe, poi iniziai con l’interno coscia e solo allora le sfilai le mutandine.
Spingevo la lingua all’interno delle grandi labbra umide e grondanti, la sirena si lasciava andare a gemiti e urletti che mi eccitavano. Ebbe un orgasmo, dopo il quale volle ripagarmi con la stessa moneta. Un pompino lungo e sensuale, quando non teneva il mio membro in bocca mi leccava le palle. Andò avanti fino a farmi venire sui suoi capezzoli turgidi.

Era distesa, gambe larghe e ginocchia alte. Le massaggiai le grandi labbra per farla bagnare ancor di più. Mi accarezzai il membro, già duro a sufficienza avvolto dal lattice del preservativo. Avvicinai il glande alle labbra e gliele accarezzai, lei gemette di piacere e di attesa.
Temporeggiai accennando a infilare il glande per poi tirarlo fuori. Lei era eccitata e voleva che la penetrassi, quel mio gioco stava diventando una sensuale tortura. Quando mi pregò per la terza volta di metterglielo dentro, neanche io potevo resistere ancora e la accontentai.
Con un colpo secco e deciso, le strappai un gemito di piacere. Iniziai a penetrarla con foga. Le sue urla erano un incentivo a spingere sempre più forte. Sentivo i testicoli sbatterle nell’interno coscia. Mi abbassai su di lei per mordicchiarle il collo e i lobi delle orecchie, mentre con movimenti netti del bacino continuavo a stantuffare dentro di lei. Le urla, più acute in concomitanza dei suoi orgasmi, mi raccontarono che ne aveva avuti già due, quando io non resistetti più e senza uscire venni dentro di lei, sentendo il profilattico gonfiarsi del mio sperma.

Con un’altra donna, forse sarei stato soddisfatto per quel giorno, ma non con lei. Ancora non avevo avuto ciò che desideravo maggiormente: il suo culo.
Questa volta mi assecondò, si mise carponi offrendomi in tutto il suo splendore e rotondità quel meraviglioso culo bruno. Le assestai un paio di sonori buffetti. Per recuperare l’erezione strofinai il membro tra le sue cosce, mentre allungavo una mano a stringerle i seni. Infilai un preservativo e strofinai ancora un po’, stavolta mentre le infilavo un dito nell’ano per iniziare ad allargarlo.
poggiai il glande all’ano e spinsi, con decisione ma piano, per permetterle di abituarsi. Quando il membro fu penetrato quasi per intero, iniziai a muovermi con crescente libertà dentro di lei. Bastò poco e la stavo penetrando con foga. Le stringevo i fianchi, spingendola verso di me, mentre il mio bacino avanzava. Il contatto tra il mio basso ventre e le sue natiche produceva un suono ritmato.
Lei godeva. Gli umori dalla vagina scendevano copiosi, e le urla divennero un continuo. Cercai di trattenermi il più a lungo possibile. Quando non ne potei più, mi fermai, uscii e tolsi con rapidità il profilattico, appoggiai il glande tra le natiche riempiendo il solco di caldo sperma.

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