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Quello che è successo nel mio passato l’avete letto nei racconti precedenti e da quella prima volta sono passati almeno dieci anni. Oggi mia suocera ha superato i settant’anni, io i cinquanta, ma tre noi non è cambiato assolutamente nulla in termine di attrazione. E’ evidente che sia una donna sfiorita, cadente, ma quello che abbiamo costruito inconsciamente a livello mentale trascende da quello che può dare una donna dal fisico attraente. Pensare a quella moglie, madre e nonna esemplare, spesso un po’ bacchettona e ignorante, che viene sconvolta dai sensi e si lascia andare a un piacere carnale proibito e quasi incestuoso, mi fa anche oggi eccitare molto di più di un fisico scolpito.
Una volta al mese salgo a trovarla, quasi sempre il giorno in cui mia moglie lavora tutto il giorno e torna a casa solo per mangiare e, a seconda se ci sia o no la famiglia di mio cognato, vado da lei o lei viene da me, in quanto le nostre abitazioni distano comunque poche decine di metri l’una dall’altra. Generalmente non riesco ad aspettare, così appena si allontana mia moglie mi fiondo sotto la doccia e, appena finito, la raggiungo con la scusa di prendere un caffè insieme; se gli altri parenti sono in giro, sto buono e mi limito a ricordarle di venirmi a trovare, altrimenti comincio subito le mie avance. Lei fa sempre un po’ di resistenza, palesemente falsa perché è indubbio che ne abbia voglia almeno quanto me, in genere termina quando mi chiede se non mi sia stufato di fare certe cose con una “vecchia” e si scioglie quando le rispondo che per me è tutto meno che una vecchia e che ne sento un bisogno morboso. Se restiamo da lei, la tappa successiva è chiudere la porta sul retro a chiave e andare nello stanzino dove stira, lì c’è un piccolo letto dove il più delle volte consumiamo i nostri sordidi e accesi amplessi. L’ultima volta è stato particolarmente frenetico perché, forse per paura che tornasse qualche familiare, dopo una serie di lunghi e appassionati baci in bocca, con le nostre lingue intrecciate che si cercavano continuamente, alzando velocemente il bacino dal letto si è sfilata le mutande e mi ha fatto capire di entrarle dentro, senza nessun tipo di preliminare. L’ho fatto e i primi secondi, come al solito, mi hanno fatto venire il capogiro tanto la sua vulva era morbida, bagnata, accogliente. Ha alzato gli occhi verso l’alto e mi ha stretto le gambe attorno al sedere, le dita delle nostre mani si sono intrecciate mentre mi muovevo con forza dentro quel corpo voluttuoso, lei cercava di tenere la bocca chiusa per non correre il rischio di urlare, ma avvertivo lo stesso il respiro pesante, perfettamente ritmato al punto massimo di penetrazione. Era un lago, tanto che ogni tanto il mio cazzo le scivolava fuori per qualche secondo e ogni volta che lo rinfilavo con veemenza fino in fondo non riusciva a non spalancare la bocca ed emettere un tenue, soffocato grido di piacere. Ho cominciato a baciarle il labbro superiore, a succhiarlo finché anche lei non ha aperto la bocca e cominciato a baciami, la sua lingua si muoveva velocemente cercando la mia e, mentre ci guardavamo negli occhi e le nostre lingue si toccavano senza risparmiarsi, sono esploso nella sua profondità, riempiendo con tre, quattro getti di sperma caldo quella vulva già fradicia dei suoi umori viscosi. Respiravamo tutti e due in modo affannoso, abbracciandoci e continuando a baciarci, con e senza lingua, respirandoci addosso. “Dai, fammi fare qualcosa adesso, che siamo già a metà mattina” è sempre stata la sua frase tipo per congedarmi e quel giorno non ha fatto eccezione. In genere le faccio un po’ di solletico e poi mi alzo, ma quella volta sono sceso all’improvviso verso il suo bacino e ho cominciato a succhiarle con voracità il suo clitoride pronunciato, che si ergeva tra le labbra del suo sesso glabro. “Ma che faiiiiiiiiii” non le ho dato nemmeno il tempo di protestare che già le era salito un nuovo, intenso stordimento perché le sue dita, ora tra i miei capelli, mi spingevano la testa verso la sua vulva infuocata, le sue gambe sono salite sulle mie spalle, cominciando a irrigidirsi per spingere con più forza il suo sesso grondante verso di me. Sentivo il suo clitoride pulsare dentro la mia bocca, lo succhiavo accompagnandolo con i movimenti frenetici e convulsi della mia lingua mentre lei, ansimando, lanciava dei piccoli e incontrollati versi di godimento. Sentivo il suo sapore e ne ero inebriato, le mie narici e la mia bocca erano piene dell’odore e del sapore intenso del suo sesso, dello sfregamento tra i nostri organi e del mio sperma che stava ancora uscendo dalla sua vulva. Lei era continuamente scossa da tremiti, dopo circa un minuto percepii la scossa maggiore, accompagnata da un verso più acuto, che durò qualche secondo in più delle altre. Con le mani spostò delicatamente la testa dal suo clitoride gonfio, ma non chiuse subito le gambe così scesi di qualche centimetro fino ad infilare lingua e una parte del viso tra le sue grandi labbra rosso fuoco, finché lei ricompose le gambe, si alzò claudicante e camminò a cosce serrate verso il bagno. Per quel giorno eravamo davvero soddisfatti.

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