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Da quando sono libero mi diverto molto di più. E mi sento più leggero soprattutto nei confronti con le altre persone, soprattutto di sesso femminile.
Teresa l’ho incontrata nel parcheggio. Stavamo tornando entrambi dai rispettivi uffici e dirigendoci verso le nostre auto. Ci avevo avuto a che fare in sporadiche occasioni e mi ricordo cosa mi aveva colpito maggiormente in lei: le sue immense tettone.
Ora sta camminando in fretta a fianco a me, con quelle bombe che sballottano ad ogni passo. Il mio sguardo è attratto come un magnete su di lei, e lei se ne accorge. Difatti mi squadra e con un certo cipiglio mi getta addosso un cenno di saluto frettoloso con il capo. Ricambio, leggermente imbarazzato, cercando di distogliere i miei occhi da quel bendidio che si ritrova davanti.
“Come va?”, esordisco tanto per stemperare quella situazione tra l’imbarazzo e la sfacciataggine.
“Bene, e tu? Adesso dove sei in ufficio?”. Al lavoro cambiavano spesso mansione. Non pensavo che avrebbe continuato la conversazione. Strano, penso. Comunque la aggiorno sul mio nuovo lavoro e, mentre parlo, noto che mi fissa con sempre maggiore insistenza. Mi ritornano alla mente certe voci che circolano su di lei, e spero tanto che siano vere…
Arrivo alla mia auto e, per un caso fortuito, notiamo che la sua è parcheggiata praticamente vicino alla mia. Un caso? Teresa ha la fama di essere una che la dà a tutti, ma non mi importa niente, anzi; in questo preciso istante sono solo concentrato sul possedere le sue tette, e lei.
Poi mi prende alla sprovvista e mi fa: “Perché mi guardi ogni volta le tette? Ti piaccio?”. In effetti non è proprio quello che si dice una bella ragazza. Ma ha un fascino selvaggio che mi conquista e mi eccita ancestrali desideri.
Rimaniamo per degli attimi interminabili a fissarci, uno di fronte all’altra. Non mi aspettavo quel suo stile diretto. Poi le dico: “Scusa se ti ho offesa, ma per me il seno è una parte del corpo della donna irresistibile. E tu, prendilo come un complimento, hai un seno spettacolare. O almeno, questo è quello che intuisco sotto i vestiti…”. Lancio l’esca e attendo. A questo punto o la va o la spacca. Intuisco che abbiamo tutti e due bisogno di allentare la tensione del lavoro, e un modo semplice e pratico ci sarebbe…
Lei accetta e risponde: “Se vuoi, ti faccio vedere come sono le mie tette senza questi fastidiosi abiti da lavoro”. Ha scelto. La sua indole da porcellina per fortuna ha avuto la meglio, e per fortuna in questo momento ne ha voglia quanto me. Mi fa capire in modo inequivocabile le sue intenzioni regalandomi uno sguardo diretto e malizioso, da bambina monella.
Mi guardo in giro per assicurarmi che nessuno ci avesse ascoltati ed eventualmente che potesse disturbarci. Poi mi rivolgo a lei: “Perché? Cosa avevi in mente?”. Le lancio la palla e aspetto la risposta, con già un inizio di erezione che mi sta salendo.
Teresa mi si appiccica addosso e mi tasta il pacco. E’ un momento. Ora l’erezione si sta facendo più intesa, finché mi è diventato completamente duro sotto le carezze della sua mano.
“Ti piace così? Vedo che sei già bello che eccitato. Vieni”. Mi prende la mano e ci dirigiamo verso la sbarra dell’entrata del parcheggio. Non so dove mi stia portando, ma mi fido perché intuisco cosa ha in mente, e mi piace. Arrivati alla sbarra ci introduciamo in un passaggio dietro la guardiola, che non avevo mai notato. In effetti è abbastanza nascosto, ma al contempo sotto gli occhi di tutti. La mia eccitazione sale al pensiero che siamo proprio dietro quella guardiola davanti alla quale passano centinaia di persone per raggiungere la propria auto. E che nessuno sospetterebbe che proprio lì dietro ci siamo noi due, pronti a consumare qualcosa che finora mi tormentava solo con la fantasia.
Per terra noto alcuni profilattici, segno che quel posto evidentemente era usato spesso da persone che come noi non riuscivano a trattenere le proprie voglie. Lei ora mi sorride e si sta aprendo la cerniera della maglia. La guardo immobile come paralizzato, attendendo il momento in cui finalmente si slaccia il reggiseno e libera le sue enormi tettone.
“Oh, che bombe”, non mi trattengo dall’esclamare, provocandole un sorrisetto acuto.
“Toccale, se vuoi “, mi invita lei prendendomi le mani e dirigendole sopra il suo petto. Io palpo con gusto, afferrando e attaccandomi con avidità a quelle due mammelle piene. Mi sto eccitando parecchio, con il cazzo perfettamente duro che adesso mi sta dando fastidio dentro le mutande. “Che bello…sono bellissime”, dichiaro mentre continuo a palparle le tette godendo nel sentire la sua pelle morbida sotto i palmi delle mie mani.
Teresa mi sorride di nuovo e allunga una mano verso il mio pacco, sincerandosi che fosse duro abbastanza. Poi si gira e mi invita a tirarlo fuori. “Mettimelo dentro, dai, ne ho una voglia matta”, mi dice mentre si sfila anche le mutandine piegandosi a novanta. In fin dei conti siamo lì per questo, anche se io sono già mezzo appagato. Comunque eseguo senza indugi e la prendo da dietro, entrando dove probabilmente altri lo avevano fatto poco prima. Lei pianta le mani sulle sue ginocchia aperte e io la tengo per i fianchi per sorreggerla mentre pompo con vigore, da subito con un ritmo veloce. Mi arcuo sopra la sua schiena, per infilarla meglio e per afferrare le sue mammelle che ballonzolano come impazzite in quel movimento. La sua figa è bella stretta e mi provoca attimi di puro godimento. Lei ansima ed emette piccoli gridolini ad ogni mio assalto un po’ più profondo. Io aumento ancora finché non sento che sto per venire.
Terry sente che sono quasi arrivato e mi afferra le chiappe tenendomi incollato al suo culo. “Ti prego, resisti ancora un minuto, che sto per venire anch’io…”, mi implora con un filo si voce come un sibilo. Faccio il possibile, rallentando quel tanto che basta e cercando di concentrarmi su altro per non pensare al mio cazzo che sta per esplodere. Per fortuna dura poco perché quasi subito dopo la sento guaire di piacere tra i piccoli spasmi del suo corpo.
Riesco a trattenermi ancora quel tanto per chiederle se posso sborrarle sulle tette. Lei si sfila da me e mi si mette in ginocchio davanti, sorridendo accondiscendente con un’espressione beata in volto, ancora sconvolta dall’orgasmo. Io mi aiuto con la mano finché non le ricopro le mammelle e il collo del mio sperma.
“Ti è piaciuto?”, mi fa alla fine lei, alzandosi e pulendosi con dei fazzolettini di carta.
Io le dico di sì e la guardo in silenzio mentre si riveste. Mi ricompongo anch’io e insieme usciamo da quel nascondiglio. Nessuno bada a noi mentre passiamo accanto, e al pensiero che poco prima stavamo scopando praticamente a pochi metri da tutti mi fa ridere.
“Che c’è da ridere?”, mi domanda Teresa divertita.
“Oh, niente”, le rispondo, “pensavo solo a un episodio divertente che mi è capitato. E che forse non mi ricapiterà più”.
Mi lascia alla mia auto e mentre si allontana verso la sua mi saluta da lontano dicendomi: “Mai dire mai, non si sa mai cosa potrebbe capitare domani”. Sono convinto che stesse sorridendo maliziosa e avesse una certa idea testa, mentre scompariva nell’abitacolo.

b.cifrani.altervista.org
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