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Era seduto nello scompartimento proprio di fronte a Cristina un giovane di circa trent’anni, robusto con gli occhi scuri, di carnagione scura, ben rasato ma il pelo scuro gli marcava ugualmente il viso e da quando era salito non aveva smesso di guardarla. Cristina si sentiva osservata e non le dispiaceva anche se distrattamente ma più che altro per darsi un contegno tentava di leggere una circolare. Stava rientrando come tutti i giorni da Genova dove lavorava come impiegata in un ufficio postale; ormai era un anno che faceva avanti e indietro ed aveva una certa esperienza di incontri, di sguardi e di proposte, ma questa volta si sentiva come se lo sguardo di quell’uomo la percoresse oltre le ginocchia, le accarezzasse le cosce ed andasse a fermarsi sul triangolo delle mutandine.C’erano altre persone nello scompartimento, una donna ed il marito che ogni tanto irrompeva con una serie di straordinari starnuti, Cristina alzava allora gli occhi dalla circolare, sorrideva appena e mentalmente li contava. C’era anche un altro ragazzo che ascoltava musica in cuffia ed ogni tanto cantarellava a voce bassa. Cristina, come era solita fare quando leggeva, accavallava la gamba sinistra sopra la destra e la gonna bianca le saliva sopra le ginocchia e scopriva le cosce abbronzate. L’uomo che aveva di fronte frattanto aveva aperto, sfogliato e ripiegato disordinatamente un quotidiano; quando Cristina alzava lo sguardo ne approfittava per fissarla ma la donna guardava dal finestrino lo scorrere veloce del mare, poi si risistemò e nell’abbassare gli occhi passò la gamba sinistra sotto la destra, abbastanza lentamente e l’uomo vide tutto l’interno delle cosce fino al bianco delle mutandine. Poco prima di Genova il ragazzo smise di ascoltare musica, si tolse le cuffie, si alzò e presa in alto una grossa borsa le ripose e  salutando appena i compagni di viaggio strisciò in avanti la borsa tra le gambe degli altri viaggiatori che si restrinsero per farlo passare, aprì la porta e si avvicinò all’uscita. L’uomo allora si allargò al suo posto e distese le gambe, così aveva di fronte i fianchi di Cristina che premevano sotto la stretta gonna bianca. Cristina alzò gli occhi e lo vide mentre abbassata la testa ed alzati appena i pantaloni sulla gamba sinistra si massaggiava i polpacci indolenziti, lì vide muscolosi e ricoperti di peli, poi lo vide ritrarre la mano e mentre la portava lentamente verso la tasca destra accarezzarsi i pantaloni che mostravano il membro indurito; Cristina raccolse le gambe strette una vicina all’altra e si sentì umida di piacere, lo guardò negli occhi e fu come se le loro labbra si unissero, le loro lingue si frugassero, i loro sessi si toccassero, si sentì trascinata dal calore che le aveva pervaso i capezzoli, bagnato il sesso. Cristina si alzò, prese la borsa, ripose le circolari, si stirò la gonna sul sedere, la tirò sulle cosce, chiese permesso uscì dallo scompartimento, percorse la parte finale del vagone, non c’era più nessuno, si avvicinò al bagno era libero, girò la maniglia fredda ed entrò, ma non la richiuse. Posò la borsa sul pavimento, si guardò allo specchio passandosi la lingua sulle labbra e la mano destra aperta sui capelli per ravvivarli, cercava di riprendere respiro, ma la porta si aprì dietro di lei, non si mosse, la senti richiudersi, e questa volta sentì il chiavistello girare. Rimase voltata sul lavandino, l’uomo non aprì bocca, la strinse con forza sui fianchi, la costrinse in una morsa e la spinse premendola con il ventre contro il lavandino, sentì il membro indurito, grosso sotto i pantaloni, mentre con la lingua le ansimava frugandola dietro l’orecchio, poi la girò verso di lui e le morse le labbra e con le mani le palpava avidamente il sedere prima sopra la gonna, poi infilò le mani sotto e le agguantò le natiche divaricandole, Cristina sentì male, ma ormai il piacere le bagnava le cosce e con le mani accarezzò il membro indurito dell’uomo sotto i pantaloni, e non si oppose quando l’uomo la girò sul lavandino, le alzò la gonna che ormai era uno straccio stropicciato, le spostò le mutandine bianche e tenendole con la mano destra la testa abbassata si sbottonò i pantaloni, ed il suo membro le scivolò dentro come un coltello nel burro, mentre gli stringeva , come in una morsa , fianchi lei si appoggiò al lavandino, furono pochi colpi dati e desiderati con la forza dell’insulto, Cristina lo sentì ansimare e venirle dentro in lunghi potenti getti e la sperma le colò lungo le cosce; poi Cristina si girò e vide il membro turgido, rosso, che ancora colava, offrì il seno all’uomo che le succhiava i capezzoli e le masturbava il clitoride bagnandosi le dita dell’umore che scendeva tra le sue cosce, Cristina gli strinse ancora il membro con forza in una masturbazione frenetica ed arrivò urlando di piacere. Poi l’uomo col gomito spostò la leva dell’acqua, si lavò il membro, trasse di tasca un fazzoletto stropicciato e lo asciugò, Cristina prese dalla borsetta dei fazzolettini di carta e se li passò in mezzo alle cosce, l’uomo con il membro ormai rimpicciolito si girò sul water e Cristina lo sentì svuotarsi definitivamente, poi gli chiese di uscire, richiuse la porta, si ricompose, il treno ora era fermo alla stazione, non tirò ancora l’acqua , nel corridoio ora si sentivano voci di persone che salivano. Cristina lasciò che il treno ripartisse, uscì , si rese conto che ormai era arrivata, si guardò attorno, era sola vicino alla porta, ma forse non le dispiaceva, si augurò  che la spirale fosse stata ben sistemata.

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