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Tradimento scoperto sul cellulare – Parte 9

By 10 Maggio 2023No Comments

Tradimento scoperto sul cellulare – Parte 9

Questo racconto è tratto liberamente da fatti realmente accaduti, rielaborati con fantasia dell’Autore, e collocati in uno scenario liberamente disegnato senza riferimenti a personaggi e luoghi determinati.

Ogni diritto di autore, compreso quello di riproduzione (in tutto o in parte) è strettamente riservato all’avente diritto.

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9) Rimettere ordine nei ruoli

Dopo essermi riaddormentato, mi svegliai che era giorno.
Avevo dormito per recuperare la fatica e lo stress accumulato ed ora mi sentivo in forma, senza rincrescimento per come avevo trattato mia moglie fino a quel momento.

Ero solo nel letto, lei non c’era.
Mi aveva preso di sorpresa. Mi resi conto che stava cercando di modificare i termini di quelle condizioni da me dichiarate che aveva dichiarato di accettare senza obiezione. Esercitava il suo fascino su di me, cercando di ristabilire il controllo della situazione. Stava a me di reagire o accettare il suo gioco.

E la rabbia che avevo provato alla scoperta del suo tradimento ancora era era viva e presente in me, mi confermava l’intenzione di punirla e chiudere la relazione matrimoniale. Era anche un modo per metterla di fronte alle sue responsabilità, che pensava di cancellare dopo aver soddisfatto il mio bisogno di vendetta, secondo lei, concedendosi senza alcuna condizione alle mie voglie.

Sentivo lo scroscio dell’acqua nel bagno che indicava come fosse sotto la doccia.
Presi il cellulare e, seduto sul letto, scrissi un breve messaggio al mio amico avvocato: gli dicevo di fissarmi un appuntamento non appena fosse rientrato in città dalle vacanze. E gli dicevo anche che, avendo le prove (fornitemi dagli investigatori) del tradimento di Maura, volevo fare una separazione giudiziale con addebito e, poi, più velocemente possibile, ottenere il divorzio.

Mi rispose dopo neanche un minuto via WA: ancora una settimana e le sue vacanze sarebbero finite. Mi diede un appuntamento per dieci giorni dopo, dicendomi che, comunque, la sua assistente sarebbe rientrata allo studio alla fine della settimana e che potevo farle avere la documentazione da me raccolta per esaminarla.

Sempre con il telefonino, mandai una e-mail agli investigatori privati e chiesi loro di inviare la relazione definitiva, con tutti i video presso lo studio del mio avvocato, alla fine della settimana, in una busta a mio nome, con la dicitura “riservata”, così che non venisse aperta se non in mia presenza.

Nel frattempo, dai rumori, capii che Maura era uscita dal bagno e stava rientrando in camera da letto.

Mi buttai all’indietro sul letto, appena coperto dal lenzuolo, prima che rientrasse.
La vidi entrare avvolta nell’asciugamano, con un sorriso stampato sulla bocca, come se mi vedesse con grande piacere.

Si chinò a baciarmi e mi sussurrò con voce roca: “Sei stato terribile, mi hai distrutta. Ma mi è piaciuto moltissimo farmi fare quello che volevi”.
Accennai un confusa e biascicata risposta e mi alzai per recarmi in bagno, prendendo con me il telefonino.

Maura mi gridò dietro che scendeva a preparare la colazione.

Mi feci la doccia e, ritemprato nel corpo e nello spirito, dopo essermi asciugato indossai un costume da bagno ed una maglietta da spiaggia e scesi gìù al piano terra della nostra villetta al mare.

Maura sedeva al tavolo di fuori, in veranda, che era apparecchiato con tutto l’occorrente per la nostra consueta colazione.

Anche lei indossava un leggero abito da spiaggia ed un paio di zoccoli.
Era assorta nel consultare il suo cellulare ed alzò gli occhi quando mi sedetti. Abbassò il cellulare e mi fissò, come se aspettasse mie disposizioni per fare colazione.

Mi servii del caffè e latte, presi una fettina di pane che imburrai e ricoprii con marmellata ed iniziai a mangiare.
Dopo un boccone, le dissi: “Dobbiamo parlare di quello che è successo”.
Lei, con un mezzo sorriso preoccupato, mi rispose che sapeva di aver fatto una grande sciocchezza e che aveva tutte le intenzioni di rimediare, perché credeva nel nostro rapporto e voleva portare avanti il progetto di famiglia che avevamo costruito.
La interruppi, scuotendo la testa.
“No, no. Guarda che il progetto di famiglia l’hai rovinato con il tuo tradimento, con il tuo comportamento da zoccola, che cercava sesso alle mie spalle, come mi hai detto”.

Accennò una replica, ma la bloccai con un gesto della mano.

Gli risposi “Ti ho già detto che non ti voglio più come moglie. Il patto tra noi si è rotto. Se stiamo ancora sotto lo stesso tetto è solo perché tu me lo hai chiesto. E ti ho detto che avresti dovuto comportarti da troia, per rimanere accanto a me in questi giorni di vacanza, perché ho voglia di scopare”.

Insistetti: “Poi, rientriamo in città e procediamo con la separazione, immediata e senza condizioni, se sei d’accordo. Altrimenti, finisce tutto qui, subito. Uno di noi rimane qui, l’altro torna in città e ci vediamo con gli avvocati la prossima settimana”.

La sua reazione fu immediata: “Non mi lasciare, ti ho detto che mi sono comportata da immatura, da donna che si sentiva trascurata ed ho ceduto al primo che mi ha riempito di complimenti. Sono stata così stupida da andarci a letto e, ti ho detto, è stata solo una questione di sesso.”
Disse Maura e continuò: “ L’ho lasciato ed ho chiuso questa dannata storia come volevi tu e sono disponibile a fare tutto quello che vuoi, mi umilio davanti a te perché credo ancora che possiamo superare questa crisi. Te l’ho provato, mi hai fatto il culo, che non ti avevo mai concesso, senza un gemito anche se ho provato del dolore. Era giusto che soffrissi per farti godere. Poi, quando hai voluto, quando ancora mi faceva male il culo, mi hai sbattuto sul letto e mi hai scopato come una puttana in bocca e l’ho accettato. Ho preso il tuo cazzo in gola e ti ho fatto fare quello che volevi: mi sei venuto direttamente nello stomaco, e farò ancora tutto quello che vuoi. Mi hai provato che tutto il sesso che volevo me lo puoi dare tu, non ho bisogno di altri uomini”.

Insomma, per lei l’incidente doveva essere chiuso senza esiti drammatici.
Il mio cervello, invece, nell’ascoltare le sue parole, funzionava a pieno ritmo.

Maura cercava di impostare la sua strategia, da donna intelligente quale era, ma sopravvalutava la sua capacità di governare gli eventi. Era stata scoperta e non aveva idea di quanto sapessi di lei: aveva intuito che avevo in mano le carte vincenti (quelle fornite dagli investigatori) e che ero terribilmente incazzato.
E cercava di spiazzarmi con la sua disponibilità sessuale, che era ancora importante per me, per convincermi della genuinità del suo pentimento.

Chiusi la conversazione ricordandole che era stata scoperta e che non aveva confessato neanche quando l’avevo invitata a farlo, nel ristorante a cena. Non c’era un suo pentimento.

Così come non esisteva una trattativa tra noi: quello che c’era stato tra noi era finito e non si poteva ritornare indietro.

Le diedi una piccola speranza. Potevamo solo guardare avanti su nuove basi, ma da persone libere da ogni vincolo, poi avremmo visto come andava.

Ribadii che erro in vacanza e volevo divertirmi e l’avrei fatto, con lei o senza di lei.

Ritornò uno straccio di sorriso sulla sua faccia, mentre diceva: “Ti vuoi divertire, è giusto, e me la vuoi far pagare. Va bene, riconosco il tuo diritto di vendicarti. Ed io sono qui per darti tutto quello che vuoi, accetto ogni tuo volere, ogni perversione che vuoi soddisfare. Quando e come vuoi”.

Iniziò a sparecchiare il tavolo sulla veranda e si incamminò all’interno con un vassoio pieno; io pure rientrai nel fresco della stanza, aiutandola nell’incombenza.

La raggiunsi in cucina.
Era di schiena, coperta dalla leggera veste da spiaggia, ancheggiava mentre raggiungeva l’acquaio, come se fosse una ragazzina che voleva fare colpo. Il suo corpo formoso si intuiva nella trasparenza dell’abitino leggero che indossava. Sotto aveva soltanto degli slip, non portava reggiseno e le sue tette oscillavano nel suo incedere sugli zoccoli.

Una situazione surreale. Era attraente e stava giocando spudoratamente sull’attrazione sessuale che esercitava su di me. Sentivo l’erezione che mi aveva provocato. Conoscevo il suo corpo e quanto piacere potesse donarmi.

Sarà stata una furbona, troia nell’anima, ma sapeva come eccitarmi. Toccava a me di approfittare di questa disponibilità e cogliere l’occasione per chiarire i nostri rispettivi ruoli.

Indugiava appoggiata al piano della cucina ed io mi attaccai al suo corpo, strofinando la mie parti basse sul suo sedere. Mi lasciò fare, senza pronunziare una parola.

Spingevo la mia erezione nel solco dei suoi glutei, che trovavo morbidi ed accoglienti. Le mie mani afferrarono i suoi fianchi e cominciarono a scivolare sul suo petto, dove si fermarono sulle sue tette, completamente esposte al mio tocco. Dopo aver aperto la sua leggera veste le carezzavo i seni e schiacciavo dolcemente i suoi capezzoli tra le dita delle mani. Sentivo i capezzoli irrigidirsi ed il suo sedere spingere contro la mia erezione invitandomi a prenderla da dietro.

Le sfilai l’abitino leggero e rimase solo con le mutandine, che iniziai a farle scivolare giù sino a sfilarle dalle gambe, mentre lei rimaneva sugli zoccoli.
La spinsi ad abbassare la schiena lasciandola con le braccia attaccate al piano cucina e baciai i suoi bianchi glutei, esposti alla mia vista, attraverso i quali occhieggiava la rosea passerina ed il grinzoso buchetto, che pure avevo violato il giorno prima, trovandolo stretto ed accogliente per il mio cazzo.

Non resistetti a quella tentazione presentata in modo così palese, Mi chinai sulla schiena, la baciai e scesi giù leccandoli: bagnai i suoi orifizi con la saliva e li percorsi con un dito, che li trovava rilassati e pronti alla penetrazione.

Mai avuta una simile disponibilità, neanche quando eravamo fidanzati.

Strofinai il mio pene sul solco insalivato dei suoi glutei, a partire dal buco del culo.
Mi soffermai sulla passerina, appoggiai il glande e spinsi lievemente, entrò senza problemi e la sentii calda, già bagnata ed accogliente, segno che Maura era già eccitata.

La pompai con energia e metodo, fermandomi ogni tanto, infilando il cazzo per più volte di seguito senza entrare interamente e, poi, con un colpo solo lo spingevo tutto dentro, riempendo la vulva fino a toccare (così sembrava) la cervice.

Capivo dai mugugni che Maura emetteva che quella scopata le stava piacendo. La stavo portando all’orgasmo con una facilità mai provata in precedenza.

C’era una maggiore partecipazione da parte sua, un vero abbandono ai movimenti del mio pene dentro di lei. Lo lasciavo ficcato dentro di lei più a lungo e sentivo le sue contrazioni che avvolgevano tutto il pene, come a volerlo risucchiare.

Aspettai che, con la crescita di intensità delle sue contrazioni, avesse un orgasmo pieno, che esternò con piccoli gridolini e, poi, mi svuotai dentro di lei raggiungendo il mio orgasmo in un’apoteosi di monta selvaggia.

Rimasi quasi senza fiato dentro di lei e sentii che il corpo di Maura era totalmente rilassato, evidentemente aveva avuto un ultimo orgasmo quando si era sentita piena del mio caldo sperma.

Non mi sfilai fino a che non si esaurirono gli ultimi sussulti del pene nel caldo fodero della vagina.

Sentii il solito rumore di aria che fuoriusciva dalla sua vagina, mi parve più forte, forse a causa di tutte le pompate che avevo dato quasi con furia, ed un forte sospiro venne emesso da Maura ancora chinata sul piano della cucina quando uscii da lei.
Le diedi uno schiaffo sul gluteo destro e mi ritrassi.

Maura si rialzò, girandosi, con gli occhi lucidi, segno inequivocabile che aveva goduto anche lei.

Ma non le diedi tregua.
Le dissi di inginocchiarsi sul pavimento e avanzai con il cazzo in mano fino alla sua bocca, dove lo presentai per un veloce succhiamento che lei eseguì senza dire una parola. Lo prese, lo leccò e ripulì dai residui del mio sperma e del suo muco, guardandomi negli occhi.

“Brava, servizio completo”, le sussurrai.

Poi, mi girai e tornai in veranda, sprofondando in una comoda poltrona all’ombra.

Avevo goduto intensamente, questa volta senza pensare a qualche forma di vendetta o punizione.
Era stato sesso completo, nel senso più ampio del termine, che aveva fatto provare ad entrambi un forte piacere condiviso.

E non era mai capitato prima.

(continua)

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