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Erotici Racconti

TRADIMENTO

By 11 Febbraio 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

– ‘Guarda Claudio, potrei accorgermi di un tuo tradimento solo guardandoti in faccia’..’.
Le parole più volte pronunciate da mia moglie Adriana mi rimbombano nel cervello mentre guido lungo la circonvallazione. Sembrava che non potesse succedermi. Credevo di essere immune al virus del tradimento, al morbo della scopata extra-coniugale, al contagio dell’appuntamento in motel. E non perché fossi ideologicamente contrario al tradimento o legato all’immagine del matrimonio perenne ed indissolubile. Anzi, ho sempre ritenuto che laddove la coppia entri in crisi, le corna possano aiutare a rendere il matrimonio meno simile ad una prigione, ovvero a renderlo più accettabile, soprattutto quando ci sono (come nel nostro caso) dei figli. Ma io e Adriana in crisi non siamo: siamo sempre andati d’accordo in questi 10 anni, di cui tre di fidanzamento e sette di matrimonio.
In più ‘.. io amo mia moglie’.la trovo bellissima. Mi fa impazzire, dopo tanti anni, il modo che ha di spogliarsi in camera da letto alla sera quando rientriamo dal lavoro. Il modo con cui, partendo bardata da capo a piedi, rimane in collant e body. E sotto di essi il perizoma immancabilmente nero che fa di lei una delle creature più sexy che abbia mai visto. Spesso, spessissimo, quando rimane con il solo perizoma mi avvicino, l’abbraccio e senza tante esitazioni le accarezzo il sesso con le dita. All’epoca dei cosiddetti ‘primi tempi’ capitava che facessimo l’amore, delle sveltine selvagge ed immediate. Oggi non è più così, un bacio e poi ‘dai, devo andare in cucina e mettere la pentola sul fuoco’, oppure ‘dai che c’è Mascia che potrebbe entrare in camera’. Ma nonostante ciò, il sesso tra me e Adriana non è mai stato un problema. Scopiamo almeno due, tre volte alla settimana, quasi sempre con soddisfazione, anche perché, si sa, non tutte le scopate sono uguali. Con mia moglie c’è la scopata di passione, quella che per intenderci sentono i vicini di casa, e nel nostro caso è veramente così. Credo addirittura che la cosa abbia creato qualche problema alla coppia che abita sotto di noi. C’è stato un periodo in cui addirittura ci avevano tolto il saluto !!!
Poi c’è la scopata che serve per addormentarsi, l’orgasmo che concilia il sonno e spazza via le tossine della giornata. Bellissima ! Ci sono delle volte in cui la notte poi dormo così profondamente che al mattino, io che scatto come un grillo di solito, faccio fatica a sentire la sveglia.
Poi c’è la scopata del sabato pomeriggio, quando Mascia va a ‘trovare’ i nonni, tecnicamente audace perché sei nel pieno delle tue energie fisiche e mentali, ed in cui riesci a fare ogni tipo di acrobazia. Dove ogni buco è profanabile e dove ogni buco si presta alla profanazione. Naturalmente avrete capito a quale insieme di buchi mi sto riferendo. E Adriana non si è mai tirata indietro, anzi ricordo che in gravidanza voleva solo prenderlo nell’orifizio anale, quello che per tante donne è un tabù e per tanti uomini una meta irraggiungibile. Ci sono mariti che quando hanno le mogli incinte praticamente appendono l’uccello al chiodo. Adriana in quel periodo era invece incontenibile. Quando smettevamo di scopare la camera da letto emanava sesso da ogni angolo.
– ‘E poi lo sai Claudio che quando scopi sai di sesso dalla testa ai piedi, no ? Non riesci a togliertelo neanche facendoti la doccia’..’.
Dio quanto ha ragione Adriana ! Sono stato quindici minuti alla fontana di Piazzale Lotto, davanti al PalaLido, a lavarmi la faccia, ma mi sento addosso ancora l’odore della fica di Fabiola. Fabiola, la collega che da tre anni, bene o male, mi ronzava nel cervello. E non solo nel cervello. La splendida mora alta uno e settanta che (e fortunatamente capita solo quattro o cinque volte al mese) quando viene in gonna e scarpe con il tacco fai fatica a guardarla in faccia tanto ha le gambe slanciate, dritte come due pertiche e con le cosce ben nervose. E di cui non ho mai saputo, e tanto meno capito, perché fosse senza fidanzato, marito o altro. Ho anche avuto il sospetto, in passato, che fosse lesbica. Splendida ragazza, di qualche anno più giovane di me, intelligente, brava sul lavoro senza essere una di quelle donne in carriera più arriviste e accoltellatrici di un uomo, simpatica, spigliata, insomma ‘. una donna perfetta. In questi anni abbiamo avuto modo di lavorare tante volte insieme dato che, pur appartenendo a settori aziendali diversi, la sua abilità negli aspetti contabili mi serve per fare al meglio i conteggi dei piani provvigionali per i capi-area. Per questa ragione l’altro giorno l’avevo convocata nel mio ufficio (dopo aver chiesto il permesso al suo capo, naturalmente). E, nonostante fossimo da sempre in rapporti eccezionalmente cordiali, mi aveva piacevolmente sorpreso un suo gesto da femmina ammaliatrice quale lei è e quale lei sa di essere.
– ‘Ma che bell’abito che hai oggi ! Cos’è, cachemire ? E’ veramente bello, morbido”.
E così dicendo, iniziò ad accarezzare l’abito accarezzandomi nel contempo il braccio. Il fatto, lì per lì, potrebbe dire poco. Ma poi, a posteriori non inconsapevolmente, allungò la mano ad accarezzarmi anche la camicia all’altezza dei pettorali. Pochi, lunghissimi, interminabili secondi. E tutto senza giustificazione alcuna, se non come segno di un particolare ‘essere estroversa’. Ma da lì in poi la mia testa ha avuto un solo pensiero.
Pensiero che è continuato fino ad oggi, fino al momento in cui, ad orario di chiusura ormai giunto da un pezzo, ci siamo trovati soli nell’open space dove Fabiola è collocata, entrambi davanti ad un maledettissimo foglio excel che non dava i dati sperati. Lei seduta, con il suo profumo inebriante nell’aria, io seduto ma con il viso a pochi centimetri da lei. Sono troppo pochi i centimetri che ci separano, e troppo vivo il ricordo della sua mano poggiata sul mio petto. E quel suo collo che si allunga, modiglianescamente, verso lo schermo è troppo invitante. Invitante, ma anche in grado di farmi fare quel ‘passo coraggioso’ in più, necessario in situazioni di questo genere. Ed è cosi che, facendomi appunto coraggio, mi avvicino per baciarla sul collo, dapprima leggerissimamente, poi vista la sua approvazione, con più insistenza. Ed è a quel punto che Fabiola si gira per dirmi:
– ‘Finalmente ti sei accorto di me’..’.
Come se mi fossi accorto di lei solo quel giorno !!! Solo che i freni inibitori sono una brutta bestia, che solo oggi (finalmente) si sono rotti. Freni che, quando si rompono, ti fanno prendere una sbandata come quella che è venuta a verificarsi.
Cosa è successo poi ? Quello che succede ad uomo ed una donna dalla tendenza sessuale tipicamente eterosessuale. L’ho presa per mano e condotta nel mio ufficio (il mio ruolo mi permette di non avere l’open space, ma un ufficio tutto mio). Ho chiuso la porta a chiave, visto che prima o poi sarebbero venuti gli addetti alle pulizie. Ho scaraventato dalla scrivania, come in un film, carte e documenti per terra. Ho fatto sedere Fabiola sulla scrivania. L’ho baciata. Le ho sbottonato la camicia. Lei mi ha allentato la cravatta. Io le ho tolto la camicia. Lei mi ha tolto la camicia. Io sono tornato a baciarla sul collo, per poi scendere fino al suo reggiseno nero. Mi sono insinuato con la lingua in mezzo al pizzo del suo reggiseno a balconcino, per poi sbottonarglielo. I suoi seni sono emersi, prepotenti, non grossi ma belli sodi grazie alla palestra. Impossibile non succhiare quelle meravigliose aureole, quei capezzoli piccoli ma subito belli turgidi. Due chiodi svettanti che mi hanno fatto capire quanto lei desiderasse ciò che le stavo facendo. E quanto tempo forse avevo già perso. Mi sono rimesso in piedi, abbiamo iniziato a limonare come due diciottenni, con le sue mani che mi accarezzavano il petto, che so essere uno dei miei piatti forti (mia moglie ancora adesso apprezza il mio fisico, eccitandosi spesso al contatto). La spinta dei sensi è andata aumentando, alle lingue che si aggrovigliavano è seguita una mano che è andata ad infilarsi sotto la sua gonna, ad accarezzare quelle gambe cosi splendidamente snelle e toniche. E poi, non contento, a cercare direttamente il contatto con il pube. Fabiola ha avuto un chiaro sussulto, così come l’ho avuto io quando mi sono reso conto che portava collant autoreggenti !!! Forse Fabiola non si aspettava tanta audacia. Forse pensava che mi sarei accontentato di un pomiciamento in stile liceale. Forse anche lei si trovava ad essere impreparata di fronte ad un simile evento. Fatto sta che il suo slip era comunque zeppo di umori, segno del piacere che stava provando. E come non approfittare di un momento del genere ? Ho iniziato ad infilare le dita sotto il perizoma, andando a stuzzicare il clitoride e ad accarezzare il pelo. Fabiola ha iniziato ad ansimare, apprezzando evidentemente lo sfregamento delle mie dita. Era talmente bagnata che con facilità irrisoria le ho infilato due dita nella fica aperta, dita che poi hanno iniziato il lavorio solito che si fa in questi casi. Il mio pacco naturalmente mi stava esplodendo. Non so se Fabiola si è accorta di quello che mi stava succedendo in mezzo alle gambe, ma i miei centimetri di vigore fisico, che non hanno mai lasciato insoddisfatte le donne, iniziavano a reclamare la giusta ricompensa. Ma il tempo, purtroppo, non era moltissimo e ho ritenuto più opportuno ‘farla andare in orbita’ e pensare dopo a me stesso. Mi sono abbassato e ho iniziato a baciarle l’inguine, le cosce, l’ombellico per poi arrivare senza esitazioni alla fica bollente e fradicia. Ho sempre amato leccare la passera, ci sono volte che con Adriana starei ore a leccargliela, peccato che lei però ‘..venga prima ! E anche Fabiola non ha potuto che gradire il mio sapiente e magistrale cunnilingus. Quando ho visto che era ormai in quarta le ho sfilato collants e perizoma, lasciandole la gonna che ho arrotolato fino alla vita. Mi sono abbassato i pantaloni fino alla caviglia, se vogliamo anche un po’ ridicola come immagine, ho spostato Fabiola in avanti e, abbassandomi subito i boxer, l’ho penetrata con un colpo solo, lungo e secco. Il mio uccello aveva acquistato dimensioni notevoli, che la fica ed il cervello di Fabiola hanno apprezzato immediatamente. Fabiola, forse complice l’altezza, ha dimostrato avere un collo uterino ben lungo, cosa che ha stimolato ulteriormente la mia penetrazione. Ho iniziato a pomparla, ora più, ora meno velocemente. Ho cercato di alternare la furia e la carezza, la cavalcata e la spinta dolce e leggera, sapendo che le donne apprezzano in eguale misura entrambe le situazioni. Come ogni prima scopata, con qualunque donna, non puoi mai sapere se ti stai ‘comportando’ bene o male. Nel mondo reale ogni ‘prima volta’ porta con sé il dubbio del ‘la starò soddisfacendo o no ?’. E poi il pensiero dell’ora che inesorabilmente scorreva non era certo incoraggiante. Dopo un po’ però ho percepito che Fabiola stava avendo un orgasmo, ne ho approfittato per spingere ancora di più, cosa che l’ha aiutata sicuramente. E’ esplosa in un orgasmo forte, fortissimo, che ho dovuto reprimere mettendole una mano in bocca. Addirittura mi ha morso la mano, facendomi una ferita che adesso mi crea dolore ogni volta che cambio le marce. Ma anche io ero giunto al limite. Sono uscito da lei e puntandole l’uccello sono venuto abbondantemente sulla pancia e sui seni. Sette, otto potentissimi schizzi, che l’hanno lordata di una patina bianca densissima.
Esausti, eravamo esausti; ma sicuramente appagati. Ci siamo guardati. I nostri sguardi si sono incrociati incapaci forse di esprimere a pieno tutto ciò che andava passandoci nel cervello. E’ stata Fabiola a rompere il ghiaccio, dicendo solo:
– ‘Forse è meglio che spegniamo il computer e andiamo a casa’.
E adesso mi trovo in macchina, ormai in Piazzale Lodi, quindi ormai a casa. Parcheggio, apro il portoncino del palazzo e salgo lentamente le scale, quasi a voler rinviare il momento topico. Faccio persino fatica ad aprire la porta di casa. Entro, mia figlia Mascia come tutte le sere mi viene incontro, reclamando il mio affetto. Dopo averla baciata, vado subito in bagno, approfittandone per lavarmi di nuovo la faccia questa volta con il sapone.
Esco dal bagno, ed in ingresso vedo Adriana, sorridente come tutte le volte che torno a casa.
Spero che le luci della sera impediscano di farle vedere bene il mio viso, ma avvicinandosi e dandomi il classico bacino serale le mie orecchie sentono dire la frase che in fondo mi aspettavo:
– ‘Ma’..ma”amore”.ma cos’è questo’..questo”. odore ?”..’.

FrankAn

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