Skip to main content
Erotici RaccontiRacconti di DominazioneTradimento

Un furto sessuale – sodomia e conclusione

By 26 Aprile 2020No Comments

Un furto sessuale – sodomia e conclusione

Riassunto dei precedenti episodi: un ladro, interrotto dai proprietari dell’appartamento che stava svaligiando una volta ridotto all’impotenza il padrone di casa, decide, anziché di continuare il furto, di dedicarsi a seviziare sessualmente la bella padrona di casa. Dopo averla costretta a fargli un pompino, le lecca la fica e l’ano, per poi penetrarla mente la costringe a fare un pompino al marito prigioniero, costringendolo a una perversa gara a chi viene per ultimo. Dopodiché, costringe la donna a far tornare eretto il pene del prigioniero con un pompino, aiutandola nell’opera infilando oggetti nel suo ano. Quindi “costringe” la donna a farsi penetrare. Ma il marito viene troppo presto, e la donna, in piena frenesia di libidine, si lascia scopare al suo aguzzino su uno scrittoio. La donna gode vistosamente, ma i ladro afferma che il bello deve ancora venire…

La donna, ancora stesa a terra, continuava a toccarsi il seno e la fica in maniera più che frenetica. Le parole del ladro, riguardo al fatto che il bello doveva ancora arrivare, l’avevano nuovamente fatta eccitare, aspettandosi un amplesso ancora più selvaggio dei precedenti.

L’espressione del viso era oscena. Si afferrò il seno destro, artigliandolo e portando il capezzolo alle labbra. incominciò a leccarlo con la punta della lingua, per poi afferrarlo con le labbra e mordicchiandolo.

“Lascia stare quella tetta. Pensa piuttosto a ciucciarti questo!”

Gli avvicinò il pene, ancora eretto, che teneva stretto nella mano sinistra. Senza nemmeno usare le mani, occupate a sollazzare i seni e la fica, la donna inghiottì il glande e l’asta, facendo fuoriuscire la linguetta che seccava avidamente quel pezzo di carne, mugolando di piacere.

L’uomo si stese a fianco del suo corpo, puntellando una gamba con l’ascella e facendola divaricare. Riprese a leccare la fica madida di umori, lasciando che la mano della donna continuasse a sollazzarsi.

Infilò indice e medio della mano destra nella fica, a fondo, bagnandole con gli umori che continuavano a fuoriuscire, copiosi, dalla fessurina. Tiratele fuori, infilò il medio nell’ano, facendolo scivolare e muovendolo dentro e fuori, ma anche ruotandolo, piegando la punta del dito per massaggiare le pareti dello sfintere.

Non contento, tirò fuori il dito, per poi re infilarlo insieme all’indice, ripetendo il trattamento.

La donna lasciò il cazzo dell’uomo, emettendo gridolini di piacere leggermente soffocati. Con la mano continuava a smanettare l’asta nodosa e pulsante.

L’uomo tirò fuori nuovamente le dita, e le rimise dentro l’ano, incominciando a divaricare le dita.

L’ano pulsava.

“Bene, direi che sei pronta a puntino…”

L’uomo liberò il pene dalla mano della donna, le afferrò i fianchi, mettendola a pecorina.

Strusciò la punta del pene sulla fica bagnata, poi fece massaggiare l’asta tra le chiappe. La donna gemeva, mentre sentiva la punta della cappella premere lievemente sullo sfintere.

Con decisione, l’uomo spinse con il bacino, facendo entrare lievemente la punta nell’ano.

“Dio, cosa mi stai facendo… Piano, fai piano, lì non l’ho mai fatto!”

L’uomo spinse ancora di più il pene, violando così il buco del culo della donna, che continuava a lanciare urletti, prima di dolore, ma che ben presto diventarono gemiti di piacere.

Il viso, era contorto in un’espressione a metà tra il dolore e il godimento più profondo.

L’uomo continuava a muoversi, piano piano, per permettere al culo della donna ad abituarsi al suo uccellone.

Dopo alcuni minuti, il viso della donna era totalmente gaudente, mentre le urla e i gemiti di piacere riempivano la stanza. L’uomo iniziò ad aumentare la spinta , facendo sussultare la donna, che lanciò un grido, stavolta non di dolore, ma già di godimento.

La donna accucciò il petto a terra, sfregando le grosse tette sul freddo pavimento, seguendo il ritmo della penetrazione. La mano destra dell’uomo le accarezzò il ventre, artigliando l’attaccatura inferiore del seno destro, stringendolo quasi con violenza. Poi, andò a titillare il clitoride, infilando le dita tra le grandi labbra.

La donna fremeva, accompagnando la penetrazione con un sensuale sculettamento, accentuando la goduria della penetrazione.

“Oddio, cosa sei… Il cazzo in culo, che bello. Dai sbattimi tutta, sfondami!”

L’uomo la afferrò e la fece girare, facendola stendere di fianco, puntellando la gamba sinistra sulla spalla destra, mente la sua sinistra scavalcava quella destra della donna.

Le gambe rimasero completamente divaricate, dando una visione oscena della fica. E tutto senza far uscire il cazzo dall’ano. Continuò a pompare il pene dentro quel culo sodo e tondo.

Ogni movimento dell’uomo faceva entrare e uscire gradualmente l’asta dal culo in fiamme, alternando la profondità del movimento.

A volte fuoriusciva di pochi centimetri, a volte a mezz’asta, a volte lasciava dentro solo la cappella, ma sempre, inesorabilmente, l’uomo spingeva dentro, quasi con violenza, facendo fremere la donna, che a ogni colpo lanciava un gemito, quasi un lamento di somma goduria.

Lei teneva strette le tettone con le due braccia, incrociate, mentre le mani, freneticamente, titillavano il clitoride, entrando, con le dita, tra le grandi labbra del suo sesso, simulando la scopata con le dita, lunghe e nodose, le unghie smaltate accuratamente, corte e ben curate.

Affondando le dita, la donna usava gli anelli, la fede e un altro anello, con una piccola pietra, per stimolare le pareti interne di quel recesso profumato. Liquido seminale colava dallo spacco vaginale. L’uomo incominciò a penetrarla con maggiore profondità, infilzandola quasi con durezza. Tra le dita della donna incominciò a schizzare del liquido.

La donna gemeva, quasi invasata, ebbra, folle di piacere. Gli occhi socchiusi, la schiena che si inarcava ad ogni stantuffo, emettendo gemiti ormai simili a sensuali sospiri.

L’uomo rallentò il ritmo della penetrazione, lasciando che la donna godesse appieno l’orgasmo anale, muovendosi sempre, sì, ma lentamente.

La donna appoggio la schiena sul freddo pavimento, le labbra tese in un sorriso di beatitudine.

L’uomo lasciò che si godesse quel momento, scivolando fuori di lei con lentezza, fermandosi e rientrando altrettanto lentamente. Sentiva le pareti dello sfintere pulsare, contrarsi, stringere sull’asta.

Anche per l’uomo era una goduria, e a stento si tratteneva nel venire, schizzando nello sfintere una nuova ondata di sperma bollente.

Voleva, sì, offrire alla donna un caldo clistere di seme virile, ma non voleva accadesse così presto. Voleva prolungare il piacere. Continuava a muoversi sempre più lentamente, contraendo i muscoli per trattenere l’eiaculazione.

Una volta che si sentiva meno teso, sapeva che era giunto il momento.

Inginocchiatosi, afferrò i fianchi della donna, sollevandola e attirandola a sé. Con una mano fece circondare i suoi fianchi dalle gambe della donna, che puntellava le mani sul pavimento.

L’uomo ricominciò a pompare, accelerando, impalando la donna sempre più in profondità, sfruttando non solo la sua notevole forza, ma anche la forza di gravità e il peso della donna.

Riprendendo a gemere, la donna intrecciò i piedi dietro la sua schiena, assecondando il movimento del pene.

Facendosi impalare completamente dal cazzo dell’uomo, la donna stava dando tutta se stessa al godimento.

Le sue tette sobbalzavano ritmicamente ad ogni movimento.

Il culo ancheggiava, accogliendo la mazza che entrava prepotentemente.

L’uomo taceva, la testa buttata all’indietro dal godimento, le mani che sorreggevano i fianchi, le dita artiglianti le chiappe sode e ormai violate della donna.

L’uomo si dondolava sulle ginocchia, ottenendo così una spinta ulteriore nella penetrazione. La donna aveva ripreso a gemere, la voce strozzata, incapace di dire una frase intellegibile.

Solo respiri di piacere, versetti e risolini.

L’uomo affondò nuovamente. Ormai era al limite… Il getto di sperma fuoriuscì riempendo totalmente lo sfintere. La pressione era tale che alcuni schizzi di seme uscirono dall’ano, nonostante fosse tappato da tanta nerchia.

Sia l’uomo che la donna si stesero sul pavimento, esausti. Si addormentarono, abbracciati come amanti.

Prima di cadere in un lieve sonno ristoratore, l’uomo incappucciato guardò l’uomo legato al termosifone.

Il pene stava schizzando sperma nuovamente.

A quanto pare aveva goduto nuovamente solo a guardare l’amplesso tra il ladro e la donna.

Pochi minuti dopo…

Il ladro si svegliò, ristorato dal riposo.

La donna mugolava leggermente, mente lui si alzava stiracchiandosi. Guardò l’uomo legato al termosifone, ancora sveglio.

Scosse la donna, svegliandola.

“Forza, in piedi!”

La donna obbedì.

“Confessa, troia, ti è piaciuto da matti vero?”

Non fidandosi di parlare, la donna annuì.

“Bene, allora, direi che possiamo continuare. Sei troppo bona per fermarsi adesso, e la notte è ancora giovane dopotutto… Continuiamo in camera da letto, ho proprio voglia di goderti nel tuo lettone matrimoniale.

Va avanti, e preparati, ti farò urlare ancora e ancora…”

La donna spalancò gli occhi e corse letteralmente lungo il corridoio, entrando in una stanza a destra.

Lentamente, il ladro si avvicinò all’uomo legato.

“Finora ti sei goduto lo spettacolo… Adesso, però potrai solo sentire tua moglie godere come una cagna in calore. Lascio alla tua immaginazione figurarsi cosa le farò…”

Lentamente si avvicinò al corridoio, e lo imboccò dopo aver spento la luce. Seguendo la luce della stanza dove la donna lo attendeva , percorse il corridoio ed entrò nella stanza, chiudendo la porta dietro di sé.

Sul lettone, la donna si stava sditalinando selvaggiamente, stringendosi le tette.

Alla vista di quello spettacolo, l’uomo si sfilò la maglia e il passamontagna, mostrando un petto vigoroso, con una fitta peluria ben disposta, uniformemente, sul torace.

Il volto florido, maschio con un accenno di barba e i capelli scuri, scarmigliati.

La donna si alzò dal letto correndo verso l’uomo. Abbracciatolo, lo baciò appassionatamente sulle labbra.

Un bacio profondo, passionale, con le lingue che si intrecciavano…

“Allora, Steffy, ti è piaciuta la mia sorpresina? Tutto è andato come avevamo pianificato.”

“O, tesoro, mi hai fatto godere tutta. Potevi dirmi che avresti messo in pratica il nostro progetto. Mi ero spaventata, ma poi ho riconosciuto il tuo bel cazzone premermi tra le chiappe…”

“Se tu avessi saputo che intendevo agire, non saresti stata così naturale. Volevi venire scopata di fronte a tuo marito, e ti ho accontentata. E adesso, ho ancora voglia di farti godere, far sentire le tue urla di piacere a tuo marito Ruggero.”

“Sì dai fammi godere ancora col tuo splendido cazzone. Ora che mi hai anche sverginato il culo voglio che me lo sventri ancora, che mi riempi la fica, per tutta la notte. Dai, mi hai lasciato a digiuno di cazzo per due settimane, voglio recuperare il tempo perso!”

I due amanti si buttarono sul letto, avvinghiandosi, intrecciandosi nuovamente nel piacere del sesso.

Ebbene, sì!

Non ero davvero un ladro. io e Steffy siamo amanti da un bel pezzo, e ci siamo dedicati alla reciproca soddisfazione, scopando come animali.

Lei aveva sempre ammesso di desiderare di essere scopata selvaggiamente di fronte al marito, e insieme avevamo pianificato la serata che si è consumata questa notte.

Una donna così calda e sexy, trascurata dal marito, spesso in viaggio per lavoro…

Il vero crimine è lasciarla insoddisfatta, non vi pare?

La notte è passata.

Per tutte le ore rimaste in cui l’oscurità ha avvolto la città.

Oggi è domenica, il portinaio non c’è.

Mi rivesto con calma, lasciando Steffy riposare, dopo la nottata passata scopando in ogni maniera possibile ed immaginabile.

Presto ci rivedremo, non appena il cornuto partirà per un nuovo viaggio di lavoro.

E a proposito del cornuto…

Mi avvicino a lui, le piccole chiavi metalliche in mano per liberargli i polsi. Lo scossi, svegliandolo.

“Ruggero, tutto bene?”

Lui annuì. Non portavo il passamontagna, lentamente raccolsi il mio zaino, il coltello e la pistola.

“Spero tu sia soddisfatto. Volevi vedere qualcuno violentare tua moglie, mi hai chiesto di pensarci… Come vedi tutto è andato secondo il nostro piano.

Devo proprio dirtelo, tua moglie è una gran gnocca, me la scoperei ancora.

Bé, ci vediamo al bar!”

Salutandolo, aprii la porta del’appartamento e uscii, salutando l’uomo con la mano.

Cosa vuol dire tutto questo?

Non facevo mistero delle mie avventure erotiche, e anche Ruggero ne era a conoscenza. Non sa che l’amante con cui mi vedo è sua moglie, ed è venuto da me per chiedermi di soddisfare una sua fantasia erotica: vedere un uomo abusare di sua moglie.

Che c’è di male a voler fare tutti contenti?

Nota dell’autore: questo racconto è un’opera di fantasia, anche se i personaggi sono ispirati su persone realmente esistenti e a me noti. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale!

Leave a Reply