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Quello che state per leggere è il primo di una serie di racconti che hanno per protagonista una coppia immaginaria ma non fantastica. Chissà quante ce ne sono e quante ne incontriamo ogni giorno…

Sono le 18. Z si alza dalla sua scrivania, si sistema la gonna, che stando seduta era salita fino a metà coscia, apre la porta, e percorre il corridoio che dà accesso, sulla sinistra, agli altri uffici. Saranno venti o trenta passi, per lei è una specie di passerella. Qualcuno, al rumore ritmico dei suoi tacchi contro il parquet, alza la testa. È bella, elegante, sensuale. Ad ogni passo, la gonna che attillata le avvolge le gambe si tende o si allenta, mettendo in evidenza le sue forme e i suoi movimenti, facendoli quasi percepire fisicamente. Alla fine del corridoio, svolta a sinistra ed entra in bagno. Si chiude la porta dietro le spalle, si sbottona la camicetta di seta fino all’ombelico, si slaccia i quattro gancetti che tengono unite, davanti, le due coppe del suo reggiseno, lasciando scoperti i seni. Si guarda allo specchio, si accarezza, sorride alla sensazione che percepisce sotto le sue mani. Ha due seni piuttosto grandi, ma non enormi. Rosei, con due grandi areole non troppo scure e due capezzoli sporgenti. “Armonici” sarebbe la parola per loro. Solo alla vista danno un senso di morbidezza, di piacevolezza tattile. Prende dalla tasca il telefono e scatta una foto alla sua immagine riflessa nello specchio. Apre whatsapp, seleziona D e aggiunge, come messaggio: “Fra un’ora sono da te e stasera sono tutta tua. Un bacio, amore mio”. Invia. Si ricompone ed esce dal bagno. Mentre ritorna nel suo ufficio sorride, pensando alla reazione di D al suo messaggio. L’avrà aperto subito? Magari durante una call o un appuntamento con un cliente? Oppure, non immaginandone il contenuto, avrà guardato tranquillamente e con nonchalanche il messaggio davanti ad un collega? Il quale magari ha anche visto? Basta, fine della sfilata. Come se niente fosse, riprende la sua postazione alla sua scrivania.
L’ultima mezz’ora di lavoro passa veloce fra incombenze burocratiche. È ora di uscire. Si infila il cappotto ed esce. Ora il tempo che la separa da lui è quasi un preliminare. La sua mente corre, mentre lei cammina, mentre sale le scale della metro, mentre è seduta fra gli altri passeggeri. Il suo sguardo è perso nel nulla, immagina, pregusta la serata con D, si sente bagnarsi. Ancora qualche passo. Eccola davanti al portone della casa di D. È aperto. Sale le scale fino a casa sua. Suona. Non resiste più. Ancora un secondo. Lui apre la porta e le sorride. Lei gli si fionda addosso e lo bacia con violenza.
– Oddio, non ne potevo più!
– Neanche io! Dopo la foto che mi hai mandato, poi… Lo sai che sei stata proprio una stronza?! Per un pelo non l’ha vista il capo.
Lei sorride, maliziosa.
– Beh, credo avrebbe apprezzato. È sempre bene ingraziarsi il favore dei superiori…
E, togliendosi il cappotto, lo bacia ancora. Un bacio lungo, appassionato. Le loro lingue si avviluppano, come le lingue di due adolescenti o di due amanti. Lei si alza la gonna, prende la mano destra di lui, e la guida dentro le sue mutandine. Che gioia per lei, sentirsi toccare da D dopo un giorno intero di lavoro e tre che non lo vede. E che orgoglio mostrarsi bagnata fradicia al suo uomo, al solo pensiero di fare l’amore con lui. Lui ha un lieve sobbalzo. Sente sulla sua mano le labbra della sua donna, sente i suoi umori. In un istante ha un’erezione. Lei se ne accorge. Sorride e gli fa:
– E bravo il mio pisellone!
E gli accarezza la patta dei pantaloni gonfia e dura, pregustando quel cazzo che adora. Lui non ce la fa più, la solleva e la appoggia — quasi la lancia — sul divano. Le sfila i collant e il perizoma. È uno spettacolo: semidistesa, mezza nuda, a gambe spalancate, con la figa completamente libera. D si inginocchia davanti all’oggetto del suo desiderio e inizia a baciarle le cosce, risalendo sempre di più. Quando con la lingua inizia a leccare le sue labbra, a lei sfugge un gemito. È buonissima. Lui adora il sapore dei suoi umori. Li sente, abbondanti, sulla lingua, nella sua bocca. Sono il sapore stesso del sesso. Lei è in visibilio.
– Oddio, quanto sei bravo! Mi piace troppo come mi lecchi!
In pochi minuti lei arriva quasi all’apice del piacere. Mugugna, ansima, dice frasi sconnesse. Sta per venire. Un ultimo colpo di lingua la fa esplodere.
– Oddio, che bello! Cazzo, vengo!
Si contorce, emette dei suoni strozzati, rotea gli occhi. La scuote un orgasmo potente, lunghissimo. Lui, con la bocca in mezzo alle sue gambe, gli occhi aperti per vederla godere, non può fare a meno di masturbarsi. L’onda di piacere si smorza e lei rimane nella stessa posizione, ad occhi chiusi, davanti a D, ancora inginocchiato a terra.
Dopo qualche minuto lo guarda e gli sorride.
– Ma quanto mi hai fatto godere?!
Lui si alza e la bacia.
– Mmm, devo dire che sono anche buona… Adesso come posso ricambiare? Cosa posso offrirti del mio corpo?
– Quello che vuoi! Lo sai che piace tutto!
– Allora scambiamoci, dai, io in ginocchio e tu seduto.
Lei si alza, lasciando a D il suo posto, e si inginocchia davanti a lui.
– Vediamo un po’ cosa possiamo fare con questo bel cazzone, dice Z iniziando ad accarezzarlo.
– Senti com’è gonfio! Devi avere tanta voglia, eh! Ma non ti preoccupare: chiudi gli occhi, a farti godere ci penso io.
Appena finita la frase, un bacio alla cappella e poi subito in bocca. Lui emette un mugugno. Lei sale su e giù, muovendo leggermente le labbra per dare il massimo del piacere. Sente nella sua bocca il cazzo del suo uomo vibrare di piacere. Le piace da matti. Adora che dai suoi movimenti dipende il piacere di un uomo, la fa sentire una donna potente, una strafiga.
– Mmm, ma com’è bello questo cazzo! Ti piace quando la tua Z te lo succhia?
– Oh sì! Sei bravissima, una bravissima pompinara…
– Mmm, ma che gentile! Mi piace “pompinara”, grazie!
Z è sempre più eccitata e inizia a masturbarsi. Il ritmo dei suoi movimenti aumenta. Riprende a mugugnare, non sa più neanche lei se per il pompino che sta facendo o per il piacere che si sta dando con le dita. D percepisce il suo godimento e non regge più!
– Io vengo!
– Aspetta, stronzo! Mmm… voglio venire anche io, col tuo cazzo in bocca!
E lo lascia, continuando a masturbarsi.
– Oddio, vengo anche io!
Riprende in bocca il cazzo e insieme a D raggiunge l’orgasmo. È un tripudio di gemiti, sospiri, contorcimenti. Sono entrambi travolti dal piacere. Si sentono svuotati e pieni allo stesso tempo.
Z, calmandosi, rallenta il movimento delle sue dita sul clitoride, rimandano incollata al cazzo di D, ancora durissimo. Piano risale con le labbra, fino a raggiungere la cappella. Un colpetto di lingua sulla punta lo fa sussultare. Si stacca e ingoia.
– Mamma mia, che figata! Grazie, amore!
– Grazie a te, sei stata bravissima, come sempre!
Lei sale sul divano e, insieme, lasciano svanire la violenza del piacere.
Il resto della serata trascorre dolcemente.
Verso l’una di notte si salutano e lei riprende la strada di casa sua.
– Ci vediamo domani? Fa Z sulla porta.
– Sì, amore!
E si baciano teneramente. Quasi un’ora la separa da casa sua. Lungo il tragitto pensa ai momenti appena trascorsi, a quanto si sente appagata sessualmente e sentimentalmente. È felice. L’unico rammarico è quello di non essersi fatta scopare. È sempre indecisa, non sa mai se preferisce succhiarlo o sentirsi esplodere dentro. Alle volte vorrebbe avere due D per farci l’amore contemporaneamente. Arriva a casa. Apre il cancello. Percorre un vialetto e arriva al suo appartamento. Inserisce la chiave nella toppa e gira.
– Ciao amore!
– Ciao amore, sei ancora sveglio? Sì, ti aspettavo. Com’è andata?
– È stato bellissimo, come sempre!
– Mi fa piacere! Vieni a darmi un bacio.
E, dopo essersi sfilata le scarpe, entra in camera, dove M è disteso a letto, con un libro in mano. Gli si avvicina e lo bacia. Un bacio lungo e appassionato, come quello dato qualche ora prima a D.

Se il racconto vi è piaciuto scrivetemi a zerlinaemasetto@gmail.com

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