Skip to main content
Erotici Racconti

Una tenera esperta

By 31 Maggio 2017Febbraio 3rd, 2023No Comments

Alcuni bagliori di sole spaccano il cielo sfuggendo alle nuvole che minacciano la pioggia, il paesaggio campestre è pieno d’anomali e pure d’inaspettati presagi, il canto degli uccelli si spezza al rombo improvviso della voce del tuono, la strada sterrata si snoda in mezzo ai campi, mentre un nastro di polvere si solleva creando dei mulinelli e ricoprendo la bicicletta rossa che sfreccia veloce. Loredana in quell’occasione cerca d’imprimere infondendo alle gambe una forza supplementare per giungere all’agriturismo, poco prima che il temporale si scateni del tutto. 

Il vestito bianco che indossa è umido di sudore, il vento solleva la stoffa leggera scoprendo le gambe ben modellate e annerite dal sole, i capelli eludono scansando quella coda cavallina che li sorregge, avvolgendosi e inanellandosi in giochi scomposti attorno al suo viso. Gli occhi sono attualmente socchiusi, nello sforzo di contrastare adeguatamente le raffiche di vento che sempre più frequenti investono la bicicletta, ma dalle ciglia nere lo sguardo di zaffiri fuoriesce con vivo chiarore. Le labbra bene in carne e morbide, il naso piccolo e leggermente all’insù e una spruzzata di lentiggini completano il viso d’una bellezza straordinaria. Il cielo s’apre improvvisamente lasciando scorrere il suo fosco lamento con i singhiozzi del tuono che lacerano la quiete della campagna. 

Dalla finestra Armando vede frattanto arrancare la bicicletta rossa sulla strada, che gradualmente si sta trasformando in fango, chiude la finestra e scende al piano inferiore della casa colonica, apre la porta e aspetta sotto la veranda il giungere dell’inattesa ciclista in evidente difficoltà per offrirle ospitalità e riparo. In quel paese di campagna sono ancora in vigore le antiche usanze, giacché l’ospitalità e la cordialità è un dovere sancito dall’insegnamento e dalla morale locale, anche se in altri contesti oggigiorno la genuina accoglienza è stata velocemente abbandonata, ma non lì. La bicicletta adesso è molto vicina e Armando osserva ammaliato lo spettacolo che ha davanti a sé, perché quel leggero vestito è diventato trasparente per l’acqua ed è appiccicato addosso alla giovane donna non nascondendo, anzi, esaltando ancor di più quelle forme sinuose. In quell’istante lui la chiama segnalandone la presenza: 

‘Signorina corra, faccia presto, venga qua al riparo, si sbrighi’.

Quella voce giunge a Loredana sennonché smorzata, in quanto è concentrata nello sforzo cercando di mantenere in piedi la bicicletta in quel fiume di fango, dato che non si è accorta per nulla della casa fino al suono della voce. Lei alza gli occhi, ma nel farlo perde l’equilibrio e cade, la bicicletta si rovescia di sopra e un dolore lancinante alla caviglia la fa urlare. Armando vede la scena e accorre in suo aiuto, la prende in braccio e velocemente la porta al riparo. Entra in casa con il suo corpo stretto fra le braccia, nel momento in cui una scia d’acqua e di fango segna il percorso fino alla sedia in cui la deposita. La faccia di Loredana adesso è infangata di terra ed è addirittura solcata dalle lacrime: 

‘Ti sei fatta male? Ti do un’occhiata, su fammi vedere’.

Armando le innalza l’arto inferiore ed esplora con garbo la caviglia, sennonché da quell’escoriazione cola una piccola quantità di sangue:

‘Aspetta, che acciuffo delle cose per detergere il taglio’.

Lui fulmineo prende un catino con dell’acqua tiepida e un morbido asciugamano di lino, con molta attenzione lava la caviglia e la gamba fino al ginocchio, l’asciuga con cura e esamina la ferita per determinarne la gravità:

‘Sta’ tranquilla, è soltanto un graffio, fidati. Per fortuna non hai preso una storta’.

Lui benda la ferita, ritarda più del necessario, mentre percezioni animose e avventate transitano dalle sue mani alla sua mente al contatto naturale con quella pelle di donna che lo chiama. Lui si scuote, disinfetta e le applica alla fine un cerotto:

‘Io sono Armando, piacere di conoscerti’.

La voce di Loredana è ancora incerta e instabile per lo spavento, eppure è alquanto appassionata ed entusiasta per l’inattesa riconoscenza: 

‘Grazie Armando, io mi chiamo Loredana e sono ospite qui all’agriturismo Al Belvedere, quello là dietro in fondo’.

Armando non riesce quasi a parlare, in quanto resta affascinato dallo sguardo delle mutandine bianche che la sua posizione rende evidente, perché l’acqua ha accortamente intriso anche quel minuscolo indumento, la trasparenza lascia intravedere l’orchidea di carne rosea e alcuni ciuffetti di quell’abbondante e morbido pelo che sfuggono al suo abbraccio. Lei s’accorge immediatamente dell’emozione improvvisa del giovane, sorride soddisfatta, dato che leggermente imbarazzata chiude le gambe. Armando s’alza e per nascondere il manifesto impaccio, le volta le spalle andando a rimettere a posto il disinfettante:

‘Armando, potrei chiederti qualcosa d’asciutto da indossare? Adesso ho i brividi’.

Quella voce lo riporta al suo compito e al suo dovere d’ospite, cosicché l’accompagna nel bagno per farle fare una doccia calda, dandole una sua maglietta e i pantaloni d’una tuta per cambiarsi:

‘Perdonami sai, perché io alloggio qui come un solitario, per questo non possiedo vestiti appropriati per te, attualmente dovrai provvisoriamente arrangiarti con questi qua’.

Lui la lascia da sola e ritorna in cucina ad aspettarla, si siede e pensa alla sua ospite: è la giovane più bella che abbia mai visto, pensa tra sé e sé. L’immagina nuda sotto la doccia, con il vapore acqueo che l’avvolge, il sapone che accarezza quella pelle di velluto. In quel preciso istante sente la sua virilità ergersi smaniosa, sennonché s’alza ed esce sulla veranda per raffreddare rallentando l’impulso per quell’istinto prepotente di raggiungerla. Il temporale estivo non accenna a diminuire, i lampi frastagliano il cielo con dei disegni di luce esplosiva, ma d’improvviso sente aprire la porta e si volta: lei è lì, appoggiata allo stipite, con la maglietta che le fa da vestito con un turbante sulla testa arrotolato con l’asciugamano, i piedi nudi uno sull’altro e lo guarda sorridendo:

‘Sbrigati, dai entra, in caso contrario ti piglierai di certo un malanno’ – esclama lui diretto e spontaneo.

Il tono della voce gli esce un po’ troppo acuto, quel tipico sintomo istintivo legato alla naturale tensione erotica che nel frattempo immancabilmente lo pervade. 

‘Con questo clima dovrai ospitarmi ancora per un po’ di tempo’ – esclama lei in maniera evocativa, visto che adesso la sua voce è diventata armoniosa, equilibrata e per di più flautata.

Armando vorrebbe dirle che spera sia un vero e durevole diluvio, perché vorrebbe trascorrere con lei più giorni possibili, in quel frangente rientrano in casa e si siedono sulle poltrone per conversare. Lei è una studentessa in vacanza per qualche giorno, visto che vuole rilassarsi per preparare al meglio un esame fondamentale, così mentre parla Loredana si rilassa sulla poltrona, le sue mani giocano distratte sfiorandosi il mento e il collo, dato che sembra non accorgersi del silenzio ammaliato e trasognato di Armando, le lunghe gambe frattanto s’allargano lentamente lasciando intravedere la morbidezza delle cosce. 

Lei vive a Napoli con la famiglia e domani dovrà ripartire, così intanto che prosegue il suo raccontarsi cambia di continuo posizione, solleva le gambe appoggiando i piedi sulla poltrona distendendosi in maniera sorniona, dopo appoggia il viso dalla luce candida e innocente sulle ginocchia, per il fatto che Armando rimane indiscutibilmente sbalordito nel vedere quel bel triangolo foltissimo di peluria scura che lei esibisce in maniera naturale senz’accorgersene. Un dito gioca sulle labbra, sfiora i piccoli denti bianchi mentre sorride, perché quello è il sorriso di un’apoteosi totale, d’una malizia che ti cattura e d’uno stratagemma studiato a puntino. Armando non sa che Loredana gioca con lui, anela adescarlo, vuole assistere, presenziare e scrutare quel giovane uomo in balia del suo radicale desiderio, perché lei ama al contempo sia esibirsi quanto negarsi, perché adora l’eccellenza, il potere e la superiorità della seduzione, cambia posizione e sbadiglia come se fosse chiaramente assonnata:

‘Scusami Armando, ma io sono stanchissima, non ti rincresce se dormo un po’, vero?’.

Lo sguardo adesso è diventato amorevole, cordiale e premuroso, dal momento che sembra una bambina sperduta, visto che una tenerezza fenomenale e inaudita si sprigiona da lei:

‘Certamente. La brutta e uggiosa avventura t’avrà probabilmente sfiancato. Vuoi andare nella mia camera?’.

‘No, grazie, mi rilasso stendendomi qui un attimo, mi basterà’ – mentre dicendo questo cambia nuovamente una volta posizione, s’accoccola come una gattina, chiude gli occhi e il suo respiro diventa più lento e regolare.

Armando afferra un libro e si sistema per scorrere con gli occhi il contenuto, ciononostante l’occhiata è visibilmente imprigionata, palesemente trattenuta acutamente da lei. Nel torpore lei si muove, la canottiera si solleva lasciando scoperte le chiappe sode e rotonde che sono una meraviglia, l’eccitazione aumenta in Armando a dismisura, lo spettacolo adesso è mirabile e sublime. Lui immagina d’intrufolarsi e di sprofondare in quel morbido mappamondo, d’avvertire la resistenza e la robustezza di quella carne attorno al suo cazzo che adesso è diventato rigido e vivo, in quell’occasione s’avvicina, sfiora con leggerezza la pelle di Loredana e con un dito accarezza la spaccatura dei glutei. Lei nel sonno si muove e un piccolo sospiro le esce dalle labbra, in quell’istante animosa e decisa la mano di Armando si muove sull’invitante buchetto, solletica e gioca su e giù, scende fra le gambe che si socchiudono al suo passaggio e intinge le dita nell’umido nido di lei. Lui la studia disorientato e quasi sconcertato, lei continua a dormire pacifica con un dito appoggiato alle labbra e un lieve sorriso, allora decide d’azzardare, perché adesso vuole assaggiarla.

Con la lingua le accarezza i glutei, s’insinua nel centro, ne inumidisce l’entrata e con le dita inizia a forzare dolcemente, improvvisamente lei si muove, un breve borbottio di protesta appare e poi si gira. Lui s’allontana, ma non succede nulla, lei continua a dormire, visto che ha solamente cambiato posizione. In questo momento lei è a pancia in alto, la maglietta arrotolata sui fianchi e le gambe aperte, per il fatto che sono un palese invito per proseguire, a quel punto Armando non resiste, si china su di lei e lambisce con la lingua l’interno delle sue cosce, sale lento con dei baci golosi su quella pelle profumata fino a immergersi nel suo sugoso e inebriante frutto.

In quell’occasione gemiti flebili escono dalle sue labbra, nel sonno s’apre a quella bocca famelica e si lascia suggere come un fiore dall’ape. Nella stanza ormai buia la scena che si vede è d’una bellezza spettacolare, unica. Lui fra le sue gambe si nutre e lei si lascia mangiare cullata nel sonno dalle carezze di quella lingua famelica, Armando abbassa la cerniera, prende in mano il membro ormai marmoreo e si masturba al ritmo della sua lingua. La sente tremare, sente il clitoride gonfio di piacere vibrare, sussulta anche lui con lei mentre aumenta il ritmo della mano e si lascia andare. In silenzio l’orgasmo giunge, lo sperma gli riempie le mani, nel momento che impetuosi rivoli scendono sulle cosce mentre stringe i denti per non urlare, un sospiro roco esce dalle labbra di Loredana, un gorgoglio d’inaudito piacere la scuote, poi si muove e si gira nascondendo il viso e continuando a dormire. 

Vistosamente inebriato e stordito dal piacere Armando gradualmente s’alza, riconoscente che lei non si sia svegliata, durante il tempo in cui pulisce silenzioso attentamente la prova dell’accaduto, ignaro degli occhi socchiusi e maliziosi di lei che attenti, inverecondi e provocanti lo scrutano, perché fingere di dormire e lasciarlo serenamente fare è stato davvero molto interessante e in ugual modo piacevole e stuzzicante.

In conclusione, un esordiente, insidioso e lascivo nuovo gioco per Loredana, una benevola, deliziosa e perfetta incantevole monella con il fuoco della lussuria che l’accende in fiamme improvvise e fugaci, alle quali non vuole sapientemente negarsi né intelligentemente respingere in alcun modo, all’opposto, dato che si dona in modo esperto con una totale pienezza di vita.

{Idraulico anno 1999} 

Leave a Reply