Skip to main content
Racconti Erotici Etero

009 Valeria e i guardoni 10

By 12 Aprile 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Premessa
A quanti avranno la pazienza di leggere questi racconti per la prima volta suggerisco di leggere i capitoli in ordine progressivo, sia per capire le emozioni e gli avvenimenti dalla prima esperienza agli sviluppi sempre più coinvolgenti ed imprevedibili, sia perché ogni capitolo ha rimandi a quelli che lo precedono. &egrave solo un consiglio, ognuno può leggere la storia come desidera.

Capitolo XI ‘
Le tentazioni di Valeria.

Carlo telefonò ai suoi cugini e disse loro che li sarebbe andati a trovare. Arrivò nel pomeriggio quando il sole era ancora alto e caldo. I cugini chiamavano con falsa modestia quel terreno l’orto, anche se era un appezzamento di quasi venti ettari con parti a bosco ed altre a seminativo. La proprietà si estendeva di qua e di là dal ruscello ed era collegata da un piccolo ponte di calcestruzzo gettato su quattro grosse sezioni di tubo che facevano defluire l’acqua. Erano diverso tempo che non andava a trovarli, ma si rese conto che nel podere nulla era cambiato. Riccardo, il più grande dei due, lo accolse con calore stringendogli la mano in una morsa. Isidoro gli diete una bella pacca sulle spalle e lo colpi con la coppola scura.
‘Finalmente ti sei deciso a venire a trovare i tuoi parenti’.
Erano divenuti vecchi, ma sempre in forma a dispetto dell’età avanzata. I due uomini erano molto simili a Carlo e sembravano i fratelli. Alti, massicci e con gli occhi azzurri che, in Riccardo e Isidoro, sembravano più intensi. Forse a causa dei visi abbronzati e rugosi, tipici di chi ha trascorso una vita sotto il sole a controllare il lavoro nei campi.
Entrarono nella vecchia casa colonica, salirono le ripide scale che portavano al primo piano e entrarono in cucina. Una grande stanza dove c’erano un grosso tavolo e molte sedie, una stufa a legna, un fornello, un lavello con degli improbabili pensili di formica gialla e una credenza di noce.
‘Siediti, bevi un bicchiere di vino’ disse Riccardo.
Isidoro sciacquò tre tozzi bicchieri di vetro e verso del vino da una elegante bottiglia’
Brindarono battendo i bicchieri ‘alla faccia di chi ci vuole male!’
‘Ah, buono’ disse Carlo.
‘Ti piace, lo facciamo noi, alla cantina sociale’
‘complimenti’ disse Carlo che affronto subito l’argomento che gli stava a cuore.
‘Voi sapete che a me piace passeggiare in campagna e nei boschi. Mentre cammini può capitare di imbattersi in qualche coppietta che fa l’amore’
I due risero e si diedero di gomito ‘si certo, lo sappiamo. Ci hai raccontato più di una volta le tue avventure e quello che hai visto mentre passavi, come dire, per puro caso’.
Carlo abbasso gli occhi imbarazzato e continuò ‘insomma, lo sapete, mi diverte molto guardare’
‘certo, se ti piace non c’&egrave niente di male.’
‘E poi &egrave un modo per farsi le seghe senza spendere un soldo’ disse Isidoro dandogli una altra pacca sulle spalle.
Riccardo lo guardo con sospetto ‘Carlo vieni al punto, ti sei messo nei pasticci?’
‘No, no, anzi. Ti spiego. Insieme a qualche amico, di quelli che passeggiano con me, abbiamo conosciuto una bella coppia. A questi ragazzi, se qualcuno si avvicina e guarda, diciamo che non dispiace’
‘senti, senti e dimmi la ragazza &egrave carina? &egrave giovane?’ domando Isidoro.
‘&egrave una ragazzina non so gli anni ma &egrave molto carina’
‘non capisco dove &egrave il problema’ disse Riccardo ‘andate tutti alla pineta di San Andrea e divertitevi’
‘non possiamo più andare là, le chiacchiere volano! Tutti i guardoni vogliono vederla. Troppo casino, la ragazza ha preso paura’
‘allora cosa hai in mente?’ chiese Riccardo.
‘volevo chiedervi se di sera, quando non si da noia, ci fate venire qua con le auto.’
I due fratelli si scambiarono un occhiata e Riccardo disse ‘Carlo vale la pena di fare tutto questo trambusto per guardare una ragazza carina?’
‘Non &egrave solo carina, &egrave straordinaria’
‘&egrave carina o &egrave bona?’ chiese Isidoro.
‘&egrave un gran bel pezzo di ragazza. Ma non &egrave solo questo’ continuo imbarazzato Carlo ‘di giovani ragazze belle n’&egrave ho spiate tante. Lei &egrave diversa. &egrave come si muove, come fa certe cose. Io non lo so spiegare ma, vi assicuro, &egrave straordinaria.’ Prese il portafogli e disse ‘Ho una sua foto al mare, la volete vedere?’
Riccardo osservo la foto e la passo a Isidoro. Non parlarono ma si scambiarono un occhiata di assenso.

La mattina seguente Carlo telefono a Giovanni. Gli chiese di incontrarlo alle sei del pomeriggio nel prato del bosco di San Andrea. Quando Giovanni arrivò Carlo era già là e gli disse di salire in macchina. Era strano, era la prima volta che si presentava senza l’inseparabile Santino.
‘ti porto a vedere il posto e mentre viaggiamo ti spiego’
Giovanni intuii che Carlo era preoccupato ‘c’&egrave qualche problema?’
‘non &egrave proprio un problema, dipende’
‘da cosa? Non mi tenere sulle spine’
‘i miei cugini hanno detto di si, ma ad una condizione’
‘e quale, sentiamo’ disse Giovanni sulla difensiva.
‘avevo la foto di Vale, quella chi mi hai dato tu. Hanno visto la foto e detto che &egrave una ragazza molto bella. Dicono che, visto che ci mettono il posto, vogliono divertirsi anche loro. Vorrebbero partecipare agli incontri’
‘non sarebbe un problema, alla pineta ci sono stati anche dodici guardoni in una sola volta. Ora però Valeria sa che siete in quattro e non vuole allargare il giro. &egrave stata categorica, niente gente nuova. Ho promesso, come faccio?’
‘Potremmo fare a rotazione’
‘non &egrave mica tonta, le facce le riconosce’
‘potremmo tutti mettere il passamontagna, molti guardoni lo fanno’
‘Si &egrave una buona idea. Vale mi ha detto più volte che gli piaceva quella aria di mistero. Ma gli altri sono d’accordo?’
‘hanno scelta?’
‘No’.

Mentre parlavano dei passamontagna l’auto di Carlo era arrivata e volto a sinistra sulla strada secondaria. Subito si fermo davanti ad una catena tesa tra due paletti, dalla quale pendeva un vecchio cartello con su scritto ‘proprietà privata divieto d’accesso’. Carlo apri il lucchetto e appoggio la catena sul palo, poi risalì in auto e segui la stradina. Giovanni guardo la scarpata piena di alberi e cespugli che mettevano i primi germogli verde chiaro. Era possibile ancora vedere il bordo superiore della strada principale ma, tra pochi giorni, il fogliame sarebbe stato impenetrabile. Quando vide la casa e il fienile Giovanni fu colto da un dubbio e chiese
‘ma i tuoi cugini sono in casa?’
‘ora no, perch&egrave li vuoi conoscere?’
In quel momento Giovanni penso a quello che Valeria diceva sempre, all’imbarazzo di conoscere persone che sapevano quali erano i tuoi gusti sessuali. Sconosciuti che avrebbero violato di colpo l’intimità più profonda del loro rapporto di coppia. Conoscersi non era solo inutile, era deprimente. Lui e Valeria amavano esibirsi, a quegli uomini piaceva guardarli. Punto.
‘no, preferisco conoscerli dopo, come &egrave successo con te e gli altri.’
Intanto la vecchia Golf caffellatte si era fermata di fianco alla grande porta di assi di legno del fienile.
‘ecco questo &egrave uno dei posti dove puoi parcheggiare la tua auto, che ne dici?’
‘mi sembra comodo’
‘&egrave molto bello e, dato che ci possiamo venire solo noi, &egrave perfetto’.
‘un po’ mi preoccupa cambiare, ma credo che non ci sia alternativa’
‘allora posso dire a i miei cugini che ci state? Mi hanno chiesto un incontro domani sera, senza gli altri. Solo loro due ed io. Sono molto curiosi, si può fare?’
‘devo sentire Valeria’
Telefoniamoci domani pomeriggio alla solita ora’.

Valeria non era affatto contenta di cambiare posto, tuttavia si rendeva conto che una condotta troppo disinvolta con tutti i guardoni che frequentavano il bosco di San Andrea era sconsiderata. Doveva rimanere con la testa sulle spalle, fare sesso mentre quattro uomini maturi ti guardano era già pericoloso e assai trasgressivo.

Erano le sei del pomeriggio in punto quando Giovanni chiamo Carlo al telefono.
‘Pronto Carlo?’
‘Pronto Giovanni, allora che si fa? Ho i miei cucini qua davanti a me e non stanno più nella pelle’
‘Abbiamo un problema, Vale ha il ciclo mestruale, dovremo rimandare alla prossima settimana’
‘oh che disdetta. Dice che la ragazza ha le sue cose . . . . come? . . Ti passo mio cugino Riccardo’
‘pronto? Giovanni? Sono Riccardo’
‘Si dimmi ti ascolto’
‘senti noi nella vita abbiamo sempre pensato alla famiglia, lavorato e ammucchiato soldi. Non ci siamo mai presi divertimenti. Ora arriva Carlo con questa novità, abbiamo visto la ragazza in foto e ci siamo detti: perché non proviamo e divertirci finché ancora possiamo? Ei mi senti, ci sei?’
‘Si, ci sono, ti ascolto’
‘bene, allora . . .dove ero rimasto? Ah si, dicevo che divertirsi guardando una ragazza così bella, insomma, quando ci ricapita una fortuna del genere? Se ha il ciclo pazienza, può sempre farci vedere se &egrave brava a fare certi servizietti . . che poi &egrave la casa che ci interessa di più. Mi capisci?’
‘puoi essere più diretto?’
‘Nella foto sembra molto ben dotata davanti, Carlo dice addirittura che dal vero &egrave meglio. Anche se ha le sue cose si può spogliare dalla cintola in su. In particolare ci interessa vedere se &egrave brava a fare una bella sega. Oppure, che so, un lavoretto con la bocca o una bella spagnola. Ci piacerebbe tanto perché non le chiedi di farlo per noi’
‘se proprio non potete aspettare, provo a insistere poi vi richiamo, ciao’
‘bravo, convincila dai, ti saremmo molto grati.’

Valeria al telefono non sembrava affatto contenta e Giovanni aveva paura che non ci fosse nulla da fare.
‘Non capisco tutta questa insistenza, certe cose le faccio quando ho voglia, non &egrave mica un lavoro!’ e continuò alzando la voce ‘Se diventa un impegno, e non posso dire quando ho voglia di farlo e quando no mi passa la voglia del tutto!’
‘Hai ragione amore, ma l’ultima volta siamo tutti rimasti a metà, io compreso’
‘Mi devo sentire in colpa? Non &egrave colpa mia se voi vi trattenete per venire alla fine. La colpa &egrave dei deficienti che vanno in giro a spaventare la gente.’
‘nessuno dice che hai colpa, figurati, solo che sono rimasti col desiderio di te, dai falli felici’
‘e va bene, ma solo per questa volta! Sono curiosa di vedere questo posto nuovo. Chiamali e di loro che se non mi piace ‘ti finisco’ in cinque minuti e poi dovete trovare un altro luogo.’

Più tardi Giovanni chiamò Carlo al telefono.
‘Pronto Giovanni? Siamo tutti qua in attesa. Allora?’
‘per questa volta ha detto di si’
‘fantastico, si . . . ha detto di si’
‘I tuoi cugini si rendono conto che sarà una cosa veloce, al massimo mezz’ora, né vale la pena?’
‘ora ci parlo, sarà veloce ne vale la pena? Come . . ? Dicono di si tutti e due, vogliono vedere proprio quello’.
‘allora alle nove e mezza siamo lì, devo riaccompagnarla presto a casa’
‘ciao ringraziala anche da parte dei miei cugini’.
‘Si, si ciao a tutti’ Giovanni pensò tra se ‘figurati se questi ci rinunciavano’.

Alle nove e venti in punto la vecchia volvo Polar 240 di Giovanni entrò nella stradina sterrata.
La catena era aperta e l’auto prosegui fino allo spiazzo antistante la casa.
‘mamma mia’ disse Valeria ‘sarà che &egrave un posto nuovo ma ho una paura’
‘ma che dici qua siamo al sicuro, in pineta poteva capitare chiunque, qua siamo solo noi e loro’
‘questo &egrave vero. Sei sicuro che la casa &egrave abbandonata’
‘certo, il terreno &egrave di proprietà di certi parenti di Carlo’
‘dei quattro quale &egrave Carlo?’ disse Valeria.
‘non fare la tonta. &egrave quello che ha il pisellone’
‘che scemo che sei!’ E gli diete un forte pugno sul braccio ‘comunque ho capito’.

Giovanni fermo l’auto nel punto esatto dove gli aveva detto Carlo. La luce dei fari alle loro spalle annuncio l’arrivo di un’altra automobile che si fermo sull’altro lato del cortile. I sedili posteriori della volvo erano già ribaltati e il plaid a scacchi rossi disteso sul piano di carico. Giovanni e Valeria passarono dietro scavalcando il sedile e lui si sfilo le scarpe, i pantaloni, il maglione e le mutande, poi si mise seduto e disse ‘io sono pronto’
Valeria l’ho guardo ‘beato te, io questa sera resto all’asciutto’
Giovanni accese la torcia elettrica e subito tre uomini vestiti di scuro uscirono dall’abitacolo dell’automobile sbattendo gli sportelli. Giovanni notò che le tre sagome erano identiche.
Valeria attese che fossero vicini ai finestrini, poi si sfilo la maglia di lana, rimanendo in reggiseno e pantaloni. Giovanni notò che avevano tutti il passamontagna e gli occhi chiari. Uno dei tre accese una torcia e la puntò su di lei, facendo un gesto di saluto. Quello era Carlo.
Valeria seduta con le gambe incrociate slaccio il reggiseno tenendolo con le mani sui seni. Abbasso una spallina, poi l’altra, aspetto ad arte per far salire la tensione. Alzo quindi le mani sopra la testa portando via il reggiseno. Le grosse tette, gonfie e sode, dondolarono davanti ai guardoni. Non ci furono commenti ma Giovanni vide i due cugini aprire la bocca.

Valeria si accosto a Giovanni baciandolo in bocca e sussurrò soddisfatta
‘tutte le volte che scopro le tette sgranano gli occhi come se fosse la prima volta’
Giovanni ebbe paura che l’inganno fosse scoperto e si affretto a dire ‘&egrave che sono così belle e grosse. Anche a me tutte le volte tolgono il respiro’.
‘che maiali che siete tutti. Hai visto, portano il passamontagna. Perché? Qua ci siamo solo noi’
‘hai sempre detto che li preferisci con il passamontagna’
‘si &egrave vero, &egrave più eccitante’ mentre lo diceva carezzò con la sinistra l’interno della coscia di Giovanni fino a impugnare l’uccello. Si sfregava con le tette contro il corpo di lui e lo baciò appassionatamente giocando con la lingua nella sua bocca mentre masturbava il cazzo per portarlo alla massima erezione. L’uccello reagì immediatamente alle sollecitazioni bagnandosi con quel liquido trasparente e scivoloso che piaceva a Vale. Lei lo senti sulla mano, allora smise di baciare Giovanni e si chino di lato. Tenne il cazzo fermo e si abbassò con la faccia fino all’altezza della pancia. Guardò il glande bagnato e lucido che sbucava dalla sua mano e lo imboccò, dandogli un lungo succhiotto. Lo guardò di nuovo e inizio una sega sempre più veloce, poi si fermò. Strinse il pugno alla base dell’uccello facendo ingrossare al massimo la cappella. Strizzo con forza il cazzo verso l’alto per far uscire altro liquido preseminale, fu quasi una piccola sborrata. Il liquido colò giù dalla cappella fino alla mano, fermandosi nell’incavo tra il pollice e l’indice. Vale abbasso di nuovo la testa e lecco tutto, poi infilo l’uccello in bocca fino a che le labbra furono contro il suo pugno. Succhiò con forza mentre con la mano masturbava l’uccello. Teneva la testa quasi poggiata sulla pancia di Giovanni, e il viso rivolto ai guardoni che con la torcia le illuminavano il volto. Fuori i tre, eccitatissimi, cominciarono a masturbarsi. Continuò alternando i giochi di lingua alle lunghe succhiate, poi si rialzo e sussurrò all’orecchio di Giovanni.
‘cambiamo posizione, mettiti lungo con le gambe verso il lunotto posteriore’
Giovanni ubbidì subito e lei si mise lunga sopra di lui, nella posizione del 69. Se non avesse portato i jeans il sesso di vale sarebbe stato sopra la sua faccia ed avrebbe potuto toccarlo.
I tre uomini si portarono subito al lunotto posteriore mentre lei spostò la torcia elettrica direzionando il fascio di luce, cosa che subito fece anche Carlo da fuori.
Valeria poggio i gomiti all’altezza dei fianchi di Giovanni, sistemo le grosse tette sulla pancia di lui e prese in bocca l’uccello al volo senza usare le mani. Abbassava la testa e lo imboccava fino alla gola, muoveva su e giù il capo facendogli uno smorza candela con la bocca. Quando le labbra lasciarono l’uccello lo aveva fatto diventare durissimo. Il cazzo lasciato libero sbatté sulla pancia rimbalzando. Vale alzo le spalle e la testa, si spinse in avanti fino a che le tette strusciarono sul cazzo di Giovanni. Lui non poteva vedere, ma quel massaggio fatto con le tette lo faceva impazzire. I tre uomini, che invece vedevano tutto perfettamente, erano entusiasti. Valeria impugnò il cazzo e lo mise tra i seni. Un gomito rimase poggiato a tenere il peso del corpo ma, con l’altra mano afferrò un tetta e comincio un massaggio spettacolare: Alzo gli occhi e vide i tre visi coperti dal passamontagna attaccati al finestrino. Era curiosa di vedere se quello chiamato Carlo si stava masturbando il grosso cazzo, ma da quella posizione non ci riusciva. Giovanni intanto sotto di lei smaniava ‘finiscimi, finiscimi, così mi fai impazzire’
Allora si tirò su, sedendosi sopra la pancia di lui. Si piegò in avanti poggiando una mano sul ginocchio di Giovanni mentre con l’altra continuò a fargli una sega. Gli piaceva quella posizione perché era quasi come se il cazzo fosse suo. Si sentiva calda dentro e più che bagnata era un lago. Sperò che l’assorbente che portava tenesse e non le si sporcassero i pantaloni. Ora la sua testa toccava il tettuccio del auto e da quella posizione poteva sbirciare. Ruotò la torcia elettrica in modo che un po’ di luce si riflettesse fuori. I guardoni erano completamente presi a guardare quella sega e le sue tette che dondolavano al ritmo della mano. Giovanni alle sue spalle era bloccato sotto di lei e non poteva accorgersi se lei osservava di nascosto i cazzi di quegli uomini. La fantasia di guardare i voyeur che si masturbavano la faceva vergognare ed eccitare allo stesso tempo. Senti l’uccello pulsare nella sua mano e si fermò, non voleva farlo venire prima del tempo. Spiò fuori un attimo, arrossi di vergogna. Come immaginava si stavano masturbando. Di sottecchi controllò che i tre uomini fuori non si fossero accorti di quella sua sbirciatina. No, erano ipnotizzati dalle sue tette e da quello che stava facendo. Si senti avvampare e sciogliere dentro, guardò ancora fuori. Carlo di sicuro era quello alla sua destra. Si stava facendo una sega alternando menate veloci a pause. Con la destra impugnava quel cazzo tozzo, nonostante fosse molto lungo. Si vergogno di desiderare di vederlo sborrare. Era una cosa oscena. Ma il calore dentro la sua pancia aumentò ancora e si sentì terribilmente eccitata. Desiderava masturbarsi proprio la sera che non poteva. Cambio mano e prese l’uccello di Giovanni con la sinistra, poi lanciò uno sguardo all’uomo sull’altro lato. Con la coda dell’occhio vide anche questo intento a farsi una sega. La mano correva lungo un cazzo con una grossa cappella. Era un pene grande quanto quello che stava a destra. Non ci capiva più niente, chi era Carlo. Immagino di prenderli tutti e due in mano e provò il desiderio irrefrenabile di succhiare il cazzo che aveva sotto di lei, ma in quella posizione non arrivava a metterlo in bocca. Poteva però strusciare le tette contro l’uccello teso, provocando i gemiti del suo amante. Sbircio verso l’uomo al centro. Teneva in mano la torcia elettrica e la puntava su di lei. Guardò meglio e vide che con l’altra mano, in modo discreto, si masturbava. Rimase sorpresa ‘forse &egrave lui Carlo, ha un pisello bello grosso’. Giovanni era ben messo, ma i tre uccelli fuori erano fuori del normale e la cosa la eccitò. Valeria voleva vederli sborrare. Mentre quello strano desiderio le passava in testa senti il cazzo tra le mani sussultare. Giovanni confermò la sua impressione ‘più svelta, sto per venire!’
Lei accelerò il movimento della mano lungo l’asta e direzionò l’uccello contro di lei. Il primo schizzo la colpì fino al collo, lasciando una lunga striscia di bianca sborra appiccicosa. Continuava a menarlo con la sinistra e si sporse in avanti abbassando le spalle per coprirlo con le tette. Il pene continuò a sborrare mentre lei, con la destra, raccoglieva lo sperma e lo spalmava sul seno. Giovanni si scuoteva e contorceva bloccato sotto il suo peso. La afferrò per i fianchi gridando ‘adesso basta! Ferma! Sono venuto, basta!’
Valeria si fermo tenendo il pene alla base. Continuavano a uscire bianchi rivoli di sperma e lei li raccolse sul palmo della mano. La sborra stava formando gocce anche sulle tette e in quel momento senti distintamente i tre uomini fuori gemere forte. Stavano sborrando. La lussuria la scosse con ondate di calore, ebbe la tentazione ma non la sfrontatezza di guardare. Si spalmo l’ultimo sperma sulle tette, non sapeva perché, ma gli piaceva.

Leave a Reply