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014 – Michela la tifosa

By 25 Agosto 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Premetto che io, Alessio, 23 anni, impiegato in una azienda di computer, sono anche un discreto portiere nella squadra locale di calcio, prima in classifica in campionato. Quella domenica mattina ero ancora a letto quando il telefono si mise a squillare. Assonnato, con la voce impastata, risposi e dall’altra parte del filo, sentii una voce femminile, si trattava di Michela, la più grande tifosa della nostra squadra. Un amico comune, gli aveva dato il mio numero, e lei mi pregava di portarla con me al campo, per conoscere meglio i miei compagni e magari ottenere qualche autografo. Alle 13 era sotto casa, la vidi e la ammirai, come tutte le volte che la vedevo in tribuna a urlare e a tifare per noi. Alta circa 1,70 con le gambe lunghe e affusolate, che facevano da sostegno ad un culetto tondo e sporgente. Il seno era piccolo ma sotto la maglietta attillata si indovinavano i capezzoli puntuti, che la rendevano eccitante ed estremamente desiderabile. Il viso angelico contornato da una cascata di capelli biondo cenere, i suoi magnifici occhi azzurri e un sorriso sincero e aperto completavano lo stupendo quadro d’insieme.
Le aprii la portiera della macchina e lei salì, e assieme a lei, salì pure la ridottissima gonna. Vidi per una frazione di secondo il suo perizoma bianco che lei si affrettò a coprire pudicamente con una mano. Durante il percorso rischiammo di schiantarci almeno un paio di volte. Non riuscivo a non distrarmi e a guardare la bellissima creatura seduta al mio fianco. Riuscii a chiedergli la sua età, 18 anni, mi disse,ma ne dimostro di meno..
Arrivato al campo, lei salì in tribuna e io negli spogliatoi. Perdemmo 2 a 0 e io mi resi conto di non aver dato il massimo per evitare la sconfitta, ma, ero troppo attratto da Michela che si era piazzata dietro la mia porta. Alla fine il mister, incazzatissimo, se ne andò sbattendo la porta dello spogliatoio. Tutta la squadra era abbattuta da questo risultato imprevisto e il silenzio pesava più delle parole. Per risollevare il morale di tutti, mi affacciai alla porta dello spogliatoio e chiamai Michela per farle ottenere gli autografi di tutti i miei compagni di squadra. Arrivò di corsa e si infilò direttamente negli spogliatoi, creando il panico fra i ragazzi mezzi nudi o nudi del tutto che si accingevano a infilarsi sotto le docce.
L’imbarazzo durò poco, giusto il tempo di fare le presentazioni. Michela era estasiata e la vedevo posare lo sguardo su tutti quei cazzi che erano li vicino a lei che gli ballonzolavano a pochi centimetri. Fu Gigi che le prese una mano e gliela tenne sul cazzo che subito si impennò, lei si sedette sulla panchina ed i suoi occhi erano pieni di passione e di sensualità. Anche Luca e Claudio erano attorno a lei e il primo le mise una mano dietro la nuca e accompagnò la bocca di Michela verso il suo cazzo rigido. Teneva due membri in mano, uno a destra e uno a sinistra e la bocca era occupata dal terzo che la scopava in profondità spingendogli il capo verso il pube fino a farselo inghiottire del tutto. Mirko e Roby la sollevarono di forza dalla panca e il cazzo di Luca si sfilò dalla bocca e lei si lamentò’..

‘VOGLIO IL CAZZO NON TOGLIETEMELO !!’

Fu adagiata sul lettino dei massaggi e Claudio fu il più veloce a infilargli il cazzo in bocca, mettendosi a cavalcioni sopra di lei mentre Luca, in piedi a fianco del lettino,glielo sbatteva sulla guancia e se lo menava fin quando arrivò la sborrata, anticipata da un rantolo e Michela lasciò un attimo il pene di Claudio per girarsi con la bocca ancora spalancata verso quella cappella gonfia, fremente ricevendo gli schizzi dentro la bocca, sulla lingua protesa, sul viso e sui capelli. Ma Claudio la prese per i capelli, sopra la fronte e la girò verso la sua verga e la inondò di sborra calda e densa. Il viso di Michela era tutto pieno di schizzi biancastri, alcuni gli colavano giù per il mento e filavano sul seno. Lo spettacolo era eccitantissimo, attorno alla giovane ragazza si vedevano solo maschi con il cazzo in mano che si masturbavano e si poteva dire che attendessero il proprio turno per godere di questa femmina in calore…………………………
L’orgia, terminò, quando tutti i ragazzi, ebbero sborrato almeno due volte, riempiendo il corpo di Michela e le sue cavità di crema densa e filante.
Poi i giovani calciatori, la presero e la condussero, sotto le docce e in mezzo a loro, mentre tutti ridevano allegramente, Michela, usando il bagno schiuma e lo shampoo di uno di loro, si pulì il corpo e si lavò i capelli appiccicosi. Era circondata da giovani maschi nudi, che si strusciavano contro di lei, a poco a poco lei vide i cazzi rialzarsi ed erigersi ancora eccitati per la sua bellezza. Sotto il getto di acqua calda, lei si accosciò e cominciò a succhiarne a turno qualcuno, mentre occupava le mani impugnandone altri. La sborra calda la raggiunse dentro la bocca e dappertutto sul suo corpo bagnato. Poi uno di loro, il meno egoista, la fece alzare e sempre sotto l’acqua la fece appoggiare con i palmi delle mani contro la parete piastrellata, e glielo infilò in figa. La scopava profondamente, fin quando Michela’..

‘CONTINUAAAA, SIIIIII, SBATTIMIII, FOTTIMI FORTE, UUUMMMHHHH, DAI CHE VENGOOO, SIIIII VENGOOO, GODOOOO, AAGGHHH, UUUMMMMHHHH, AHHHHH, SIIIIIIIIII.’

Lei, ebbe la prontezza di sfilarsi dal cazzo rigido e di abbassarsi per prenderglielo in bocca, proprio nel momento in cui lui, iniziò ad eiaculare fiotti di sperma bollente. Michela ingoiò tutto e mentre lo guardava negli occhi, riconoscente per averla fatta giungere all’ orgasmo, gli munse per bene il cazzo leccandoglielo, fino a suggere anche l’ultima goccia del delizioso nettare che il giovane le aveva donato.
La scoparono quasi tutti, la sua vagina, era ormai un deposito di sperma, messa così a pecorina, si vedeva colare giù la linfa bianca, che rimaneva ‘appesa’ e che allungandosi verso il basso, formava dei lacci tremuli, che lentamente si depositavano sul pavimento piastrellato della doccia.
Si rimise sotto l’acqua per lavarsi ancora, ma i ragazzi si avvicinarono di nuovo a lei e con il cazzo in mano, facendola inginocchiare a terra, diressero i getti d’urina sul corpo e sul viso di Michela, lavandola accuratamente. Poi, lei si asciugò senza rifare la doccia e si rivestì mantenendo così su se stessa il sapore acre dell’urina dei giovani atleti. Poi baciò sulla guancia, ad uno ad uno i ragazzi e uscì felice dallo spogliatoio.
Il lunedì mattina, Michela, con il corpo e la mente ancora estasiati dal bollente pomeriggio del giorno precedente, trascorso negli spogliatoi della squadra, salì in macchina per recarsi al lavoro. Nei suoi occhi ancora scorrevano le immagini di tutti quei fantastici ragazzi che l’avevano scopata con forza, dai quali aveva ricevuto sborra a fiumi, essi avevano dimostrato di possedere una enorme resistenza. Alla fine le avevano donato i getti dorati della loro calda pipì, lavandola e nettandola di tutti i residui di sperma che aveva sul corpo. Con questi pensieri nella mente saliva le scale che la portavano nel suo ufficio, dove avrebbe trovato il capo, incazzato come tutti i lunedì. Una lunga settimana di lavoro l’attendeva, ma, la consolava l’idea che, i ragazzi, salutandola, gli avevano dato appuntamento per il ritiro che sarebbe iniziato il sabato successivo e naturalmente l’avevano invitata ad assistere alla gratuitamente alla partita della domenica.
La settimana trascorse lenta, ma finalmente giunse il venerdì sera. Dormì poco quella notte e il sabato mattina, salì con la bandiera sociale ,finalmente, sull’autobus con la squadra.
Si sedette vicino al mister, nei posti davanti e iniziò a leggere una rivista di gossip.
Mentre leggeva Michela si accorse di movimenti strani nei sedili posti dietro al suo, si voltò fingendo indifferenza e vide che due ragazzi fratelli gemelli , avevano il cazzo fuori dai pantaloni e se lo stavano menando a vicenda, si stavano facendo una lenta sega. Essi ridevano , la fissavano e poi uno dei due si abbassò sul cazzo del fratello e iniziò a spompinarglielo.
Lei sentì una vampata di calore salirgli dal ventre al viso, vide il mister che dormiva con il capo appoggiato allo schienale del sedile e lentamente si alzò in piedi e si mise in mezzo al corridoio guardando i due ragazzi che ora se lo succhiavano alternativamente. Si verificò una reazione a catena, anche i giovani a fianco avevano estratto il cazzo e se lo accarezzavano, una mano gli si infilò fra le gambe, a spostare il suo ridottissimo perizoma e due dita forzarono l’ingresso della sua bagnatissima figa. Michela fu fatta mettere alla pecorina e anche la sua bocca fu riempita di carne calda e dura. Spompinò dapprima il cazzo di Luca fino alla copiosa sborrata. I numerosi getti la colpirono in gola e lei ingoiò lo sperma fino all’ultima goccia e lo munse con una mano per suggere, leccare e pulirglielo fino quasi a fargli male. Per Gino la scena era stata troppo eccitante ed egli schizzò tutto il suo nettare sul viso di Michela. Anche a lui fu riservato il trattamento di pulizia praticato prima a Luca. Molte mani la accarezzavano dappertutto, si sentiva aperta, posseduta, esplorata intimamente,violata nei suoi anfratti più segreti, palpata in tutte le sue parti sensibili. La figa, il buco del culo, le chiappe, le cosce,i seni, i capezzoli, tutta se stessa era presa da sensazioni indescrivibili di intenso piacere. Quando il mister si svegliò vide la scena, ed ebbe necessità di un attimo di tempo per realizzare ciò che stava accadendo. Egli si stropicciò gli occhi, pensando ad un bellissimo sogno, si diede un pizzicotto, chiuse ancora gli occhi, ma quando li riaprì lo spettacolo era inalterato. Michela era lì in mezzo al corridoio con la gonna sollevata, il suo perizoma pendeva dalla rete dei portabagagli, la maglietta era del tutto sollevata e i ragazzi con le tute sociali abbassate con i loro randelli fuori,duri, eccitati avevano le mani addosso alla ragazza eccitata e vogliosa. Cercò, il mister, di riportare il tutto alla normalità, ma la sua voce tonante che richiamava tutti all’ordine, non sortì nessun effetto. L’effetto , al contrario, più visibile fu il bozzo che si vedeva chiaramente sui suoi pantaloni. Prima timidamente e poi man mano in modo inequivocabile, anche l’allenatore iniziò a palpare Michela, prima il culo, poi le tette e infine la figa della ragazza furono esplorati dalle mani spesse dell’uomo. Michela si accorse di queste mani virili, meno delicate di quelle dei giovani calciatori, ma più esperte, forti, determinate. Ella si voltò verso di lui e gli si inginocchiò davanti, con le mani abbassò il pantalone della tuta. Rimase stupita,ammirata e spaventata allo stesso tempo, nelle sue mani c’era un cazzo di notevolissime proporzioni, non lunghissimo ma largo, molto largo; sormontato da una cappella violacea più larga del corpo del pene, fece fatica ad accoglierlo fra le labbra, si sentiva piena, aveva l’impressione che gli mancasse il respiro. Quando lui, tenendogli la mano dietro la nuca, spinse il grosso cilindro fino in fondo alla sua cavità orale, lei ebbe un conato di vomito , ma resistette e inizio a pomparlo lentamente, seguendo il ritmo che lui gli imponeva con la mano spingendogli il cazzo in bocca. Non sborrò subito, la scopò in bocca piano piano, senza fretta, e quando sentì che stava per venire lui si sfilò e iniziò a masturbarsi veloce’…

‘PRENDI TROIA !! APRI LA BOCCA CHE TI SCHIZZO TUTTA !! QUANTO SEI PORCA !! TI PIACE LA SBORRA EH ??!! ECCOLA ECCOLA SVUOTAMI I COGLIONI DAI TROIA!!!’

Il primo getto colpì Michela sugli occhi chiusi, e poi gli altri arrivarono un po’ dappertutto e colarono giù verso il mento e poi sulle tette, lui sbatteva il cazzo con forza sulla bocca della ragazza per scrollarsi le ultime goccia di sperma che gli uscivano dal meato della grossa cappella.
Tutti si ricomposero,in quanto, si era vicini alla località del ritiro pre partita. L’albergo era confortevole, camere spaziose, pulite, con tutti i servizi, tv via satellite, bagno con vasca idromassaggio, doccia, frigobar, insomma, tutti i confort.
Michela, appena in camera sua, si spogliò e si infilò subito sotto la doccia, si deterse con cura tutto il corpo, e si accorse di quanto dolenti fossero i suoi capezzoli dopo le piacevoli strizzate che i ragazzi gli avevano fatto subire sull’autobus. Si rammaricò tra se e se, dell’egoismo dei maschi, che non avevano pensato a lei ma solo a loro stessi. La sua mano si infilò fra le cosce per insaponarsi, e le sue dita penetrarono la fradicia fessura e poi salirono su a stringere il clitoride prominente, eretto,sensibilissimo. Sfarfallò su di esso e accarezzandosi con l’altra mano il seno destro mentre il suo pensiero andava alle scene vissute in precedenza, sentì salire l’orgasmo, a ondate, forti prepotenti, venne con brevi gridolini e un gemito più lungo e gutturale. Il letto la accolse stanca, sfinita, e si addormentò pensando che avrebbe avuto davanti a se ancora una serata e una nottata interessante e intensa da vivere.
Michela si svegliò e dopo essersi preparata scese nella sala ristorante, indossava un vestitino, leggero,corto , molto, molto provocante e sexy.
Tutti i calciatori con i loro dirigenti, il mister e il presidente erano già seduti a tavola. Gli era stato riservato un posto al centro, fra il presidente e il mister. Salutò tutti e si accomodò, fu una cena molto allegra e maliziosa, colma di doppi sensi, indirizzati a lei,che fingeva d’essere ingenua ma, in effetti la cosa la eccitava moltissimo. Terminata la cena, qualche minuto di chiacchiere e di discussioni animate, riferite alla partita importante della domenica ed al risultato, che avrebbe dovuto essere, assolutamente positivo.
Il mister ad un certo punto, interruppe il gran vociare e mandò tutti a nanna. Michela salì in camera, si spogliò e si sdraiò sul letto, era quasi sul punto di spegnere la luce per dormire,quando sentì bussare alla porta.

‘Sono Luca ! Volevo avvisarti che tutti noi siamo su all’ultimo piano, dove c’è la piscina dell’hotel. Se vuoi venire anche tu, ci facciamo tutti un bel bagno !!’

‘Ma io non ho nemmeno portato il costume ! ‘

‘Non importa dai , al massimo ce lo facciamo tutti nudi, tanto ormai sai come siamo fatti eh eh’

‘O.K. va bene ci vediamo su !!’

Michela si infilò il vestitino e sotto non mise nulla, poi usci e salì con l’ascensore all’ultimo piano.
Quando superò la porta a vetri che introduceva alla piscina vide che una decina di ragazzi erano sdraiati comodi sulle sdraio di tela con indosso il costume, altri invece erano nudi e parlottavano fra loro formando un cerchio stretto, si vedeva solo la parte posteriore di tre di essi,era comunque un bellissimo spettacolo la muscolatura della schiena e soprattutto delle splendide e durissime natiche.. La piscina era coperta da un tetto di cristallo trasparente e si vedeva il cielo stellato, era romantico e al tempo stesso eccitante, sapere di essere praticamente all’aperto, tutti seminudi, era una situazione trasgressiva che faceva salire l’adrenalina al cervello e a Michela procurava una intensa umidità tra le gambe.
Quando lei passò vicina al gruppetto in piedi, si sentì prendere per un braccio e tirare con dolcezza verso il centro di questo crocchio di giovani atleti.
Michela si trovò sola, in mezzo ad una decina di ragazzi, tutti nudi, che si masturbavano il cazzo e la toccavano dappertutto. Lei li lasciò fare e presto il vestito, scomparve, lasciandola nuda, alla mercé degli esuberanti ed eccitatissimi calciatori.
La fecero inginocchiare e uno di loro, gli porse il cazzo duro, vicino alla bocca, lei ,lo leccò e lo percorse lungo l’asta con la lingua e risalendo glielo imboccò e inizio un sapiente pompino. Mentre pompava, un altro cazzo gli premeva sul viso la grossa e paonazza cappella, lei, lo prese in mano e lo menava su e giù sapientemente. Sentiva dietro se, un membro fra i capelli e vide che in mezzo ai due che gli stavano ai fianchi, se ne era inserito un altro proprio di fronte a lei.
Aveva quattro cazzi , a sua disposizione,di cui uno sprofondato nella sua bocca, e la sua figa era fradicia di umori. Delle mani forti la presero per i fianchi e le fecero sollevare il sedere e divaricare le gambe, senti un grosso cilindro di carne calda, penetrarla nella figa e scoparla a fondo con colpi forti violenti. Michela non sapeva più distinguere a chi appartenessero i cazzi che la penetravano in bocca e in figa, ma godeva.

‘SI SCOPATEMI FICCATEMELO TUTTO IN FIGA – FATEMI GODERE!’

Non poteva piu parlare perchè il cazzo di prima gli si era di nuovo piantato nella bocca fino in gola e la scopava come se fosse piantato dentro alla figa.
Iniziò a pomparne alternativamente due assieme, ne toglieva uno e subito l’altro le si infilava in bocca. Quello alla sua sinistra, di colpo si tirò indietro.

‘AAAHHGGGG SBORROOO!!! APRI LA BOCCA TROIA ! BEVIMI LA SBORRA !! TI SCHIZZO TUTTA !! AAHHHGGG DAI ECCOLA PRENDILA ARRIVAAA!!!!’

Gli arrivarono sei, sette schizzi potenti, abbondanti, che le sporcarono il volto e si infilarono dentro la bocca, sulla lingua protesa. Stava con gli occhi chiusi e penetrata in figa alla pecorina, quando il ragazzo alla sua destra la prese per i capelli sollevandole il viso e menandosi il cazzo furiosamente le sborrò sui capelli e sulla guancia, non furono schizzi, ma getti lenti, che uscivano dal meato e si depositavano densi a grumi sulla pelle della ragazza. Michela con le dita raccolse il nettare ricevuto e un po’ per volta se lo portò alla bocca deglutendo e ingoiandolo.
Quando sentì il cazzo sfilarsi dalla figa, venne per la seconda volta, mentre bollenti schizzi la colpivano sulla schiena e sulle bianche natiche.
Ma non fece in tempo a prendere fiato che senti un dito che tentava di entrare nel suo buchino posteriore. Lei non voleva che la penetrassero nel culo, ne aveva paura, per il dolore che pensava avrebbe provato. Cercò di girarsi , ma, il ragazzo che stava davanti a lei , tenendola per i capelli,le forzò la bocca entrandoci fino ai coglioni. Mugolava Michela, non voleva che le aprissero il culo, con una mano cercò dietro di se, per allontanare il suo invasore ma la sua mano si scontrò contro un oggetto di carne durissima . Non si tolse il giovane che la stava possedendo in bocca, ma le sborrò direttamente in gola, tenendo il membro tutto dentro la sua bocca e ad ogni pulsione di sperma lo spingeva ancora, ancora dentro, pareva che volesse farci entrare pure le palle, poi sfilò il cazzo e tenendoselo in mano lo sbattè forte sulle labbra e sul viso di Michela per scaricare le ultime gocce biancastre, filanti che erano rimaste attaccate alla punta del pene. La ragazza riuscì finalmente a girarsi, e si trovò davanti il ragazzo più giovane e timido della squadra, con il cazzo in mano, ne rimase allibita, non aveva mai visto, nella sua pur breve vita, un pene di quelle dimensioni. Era curvo verso l’alto, lei lo prese in mano e si accorse che era più largo del suo polso ed era lungo almeno venticinque centimetri, tutta la sua cappella era oltre l’ombelico del ragazzo. Si abbassò per accoglierlo nella sua cavità orale, e dovette faticare non poco per farselo entrare, le sue labbra erano tese al massimo quando sentì la grossa cappella sfregare contro il palato e spingersi in profondità. Lo sentiva in gola e gli venivano ad ogni affondo, dei conati di vomito. Poi egli si sfilò e si sentì un PLOP come quando si stura una bottiglia di champagne. La fece girare e inginocchiare a terra, lui, fece altrettanto, inserendo le sue ginocchia unite fra i polpacci di Michela ampiamente divaricati, il fiorellino anale era lì a sua disposizione , esposto , palpitante; non resistette il ragazzo e appoggiò la grossa cappella al suo piccolo buchino.

‘NOOOOO NOOOOO NEL CULO NOOOOO!!’.

Lui la teneva per i fianchi e spingeva il suo durissimo cazzo, dilatandogli il buco del culo lentamente, fin quando la cappella scomparve nello sfintere. Aveva i viso sfigurato dal dolore la ragazza, e pareva dovesse svenire da un momento all’altro. Invece a mano a mano che lui si faceva strada all’interno del suo intestino, il dolore lasciava il posto ad un sottile piacere. Quando i suoi gemiti di dolore furono sostituiti da gemiti di godimento un ragazzo di colore, lo straniero della squadra, si infilò sotto di lei e ficcò il suo grosso e lungo candelotto d’ebano nella figa fradicia e scivolosa. Il terzo pene, le si presentò davanti e le si infilò in bocca. Michela respirava velocemente, mugulava ed aveva orgasmi continui. Si muoveva e accompagnava i movimenti dei tre cazzi che la penetravano. Si sfilo dal suo culo il ragazzo e ponendosi davanti la bagnò sul viso, sembrava una fontana di sborra, copiosa densa. Michela ricevette lo sperma in bocca , frutto del pompino e poi nella figa. Si sdraiò su un asciugamani sfinita,senza forze , esausta. Il riposo fu breve, in due la sollevarono e tenendola in braccio la portarono nella grossa vasca idromassagio posta al centro della saletta relax. Sdraiata in questa grande vasca ovale, senza acqua, Michela vide tutti i venti ragazzi attorno a lei e capì che l’avrebbero omaggiata della sborra dei loro coglioni.
Lei ricevette sperma a volontà da tutti , forse anche piu di una volta a testa fino a quando i giovani con i cazzi ormai flaccidi e le palle vuote si ritirarono sdraiandosi sulle poltroncine.
Michela rimase coperta interamente di seme caldo in ogni punto del suo corpo.
Si alzò dalla vasca e cercò di uscirne per andare a pulirsi e farsi una doccia purificatrice, ma i ragazzi di forza la fecero ancora sdraiare nella vasca e a turno svuotarono le loro vesciche del liquido dorato, indirizzando la pisciata dove lo sperma era presente. Le lavarono il viso, la bocca e tutto il corpo, poi la fecero alzare e insieme finalmente si infilarono sotto la doccia.
La domenica , stranamente, vinsero la partita e nel viaggio di ritorno…………………
Il viaggio di ritorno si prospettava piuttosto noioso,i ragazzi erano esausti, sia per le prestazioni in campo,sia per quelle….fuori dal campo. Anche Michela,annoiata e insonnolita, era in una fase di stanchezza fisica e mentale piuttosto avanzata. Quasi tutti dormivano e lei si mise a leggere una rivista per passare il tempo.
Dopo due ore di viaggio, Diego, l’autista decise che era ora di fare una sosta presso un autogrill, con abile manovra entrò nel parcheggio e si fermò nei posti riservati agli autobus. Scesero tutti, avviandosi verso i servizi destinati ai maschi, Michela li seguì per recarsi alla toilette delle donne. Passando davanti ai bagni degli uomini, vide, dalla porta lasciata aperta, una serie di orinatoi in fila,dove molti ragazzi facevano la pipì, uno di fianco all’altro, e invidiò un pochino questa possibilità che il sesso maschile aveva, quella di farla in piedi e in compagnia, magari sbirciando il vicino, per fare i confronti tra il proprio pene e quello degli altri. Mentre guardava la scena, Guido, il presidente, si accomodò nel primo orinatoio ed estratto il pene si accinse a pisciare, Michela ne rimase stupita e affascinata dalle dimensioni del cazzo del presidente. Egli lo teneva in mano alla base e il grosso serpentone gli penzolava giù di molti centimetri. Guido, si accorse delle mosse di Michela e con un cenno la invitò ad avvicinarsi. Lei, quasi imbambolata,come un automa, entrò nei bagni degli uomini, e vide da vicino il grosso cazzo, ormai eretto, di Guido. Poteva misurare ventisette,forse 28 centimetri ed era grosso a tal punto che la mano del presidente,che pure era lunga e affusolata, non riusciva a stringerlo completamente fra le dita, ma gli mancavano, al meno 4 o 5 centimetri. Agli orinatoi, in quel momento vi erano, oltre a Guido, il massaggiatore, i due dirigenti accompagnatori e l’autista del pulmann. Guido la spinse con dolcezza verso il locale delle docce e appena entrati tutti, si premurò di chiudere la porta con il chiavistello. Michela , si ritrovò nuda in pochi attimi, molte mani la palpavano, la esploravano in tutti i suoi anfratti più nascosti,la figa gocciolante fu penetrata con dolce violenza da dita rudi, quasi prepotenti, che la esploravano in tutti i suoi anfratti segreti . Guido, dopo aver abbassato il coperchio del water, vi si sedette sopra, con il cazzone svettante, fece girare Michela in modo che le desse le spalle e prendendola per i fianchi la fece abbassare fin quando il suo membro non le fu ben piantato nella figa. La ragazza, ebbe la sensazione che quel grosso palo le arrivasse dentro lo stomaco. Sicuramente la cappella toccava l’utero e le dava un po di dolore, ma, non ebbe molto tempo per concentrarsi sul pene del presidente, perchè l’autista era lì, davanti a lei, con il cazzo duro,vicinissimo alla sua bocca, sentì le mani dell’uomo dietro il suo capo e dovette ingoiare il pene dell’uomo. I due dirigenti stavano in piedi di fianco a lei e glielo sbattevano sulle guance con forza. Guido, la sollevò e le sfilò il cazzo dalla figa e appoggiandogli la cappella al buco del culo, la fece abbassare di brutto, spingendo contemporaneamente il cazzo in alto. Michela sentì lo sfintere dilatarsi all’inverosimile e pensò di morire. Le mancò il fiato a lungo e cercò di urlare, ma la sua bocca era piena e ne venne fuori un lamento in sordina ma prolungato. Per farlo entrare tutto nel culo Guido, ora, gli teneva le gambe sollevate verso l’alto , la sollevava e la lasciava cadere inculandola a fondo. I gemiti di Michela, si trasformarono piano, piano in gridolini soffocati di piacere, lo si capì dal fatto che ora non subiva più passivamente ma ci metteva del suo per dare e ricevere piacere. L’autista, di scatto, si ritrasse e menandosi il cazzo le sborrò copiosamente sul viso, raggiungendo con uno schizzo il volto del presidente,che, si affrettò a pulirsi. Egli, senza togliere il membro dal culo della ragazza, si alzò in piedi e la mise alla pecorina continuando la selvaggia inculata. Il presidente, le sborrò nel culo , con colpi decisi e infine si ritrasse e si pulì il cazzo strofinandolo sulle bianche chiappe della ragazza. Sempre alla pecorina, lei vide che finalmente, uno dei dirigenti si accingeva ad infilarsi nella sua figa, Pochi colpi furono sufficienti a Michela per raggiungere l’orgasmo, venne, gridando e dopo alcuni secondi ancora un altro orgasmo stellare la raggiunse e la scosse . Muoveva il culo spingendolo indietro per farsi penetrare più a fondo, lui le sborrò in figa affondandogli il cazzo con violenti colpi di bacino.
Alla nostra protagonista, queste esperienze vissute, rimasero, ben impresse nella mente e furono fonte di moltissimi episodi di masturbazione solitaria. Quando, mancava il cazzo, le sue abili dita e la sua memoria visiva, sapevano come fare per farla godere e ancora godere”.

Ombrachecammina

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