Skip to main content
OrgiaRacconti Erotici Etero

039 – Debora, la maiala schiava soddisfa i parenti

By 2 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019One Comment

La sera del 24 Dicembre, decidemmo di non aprire i pacchi dei regali, che avevamo disposto sotto l’albero e festeggiammo soli, Luca ed io, stappando una bottiglia di spumante e brindando augurandoci con un bacio il classico ‘Buon Natale!’. Sotto un certo punto di vista, non fu una serata speciale; abituati come eravamo ad aprire i regali assieme ai nostri figli e a dei nostri amici, giocando tutti assieme a carte o ad altri giochi di società. Per la prima volta a Natale eravamo soli, i ragazzi erano andati per proprio conto con altri loro coetanei ad una festa in casa di uno di loro e sarebbero naturalmente rientrati tardi. Ci sentimmo telefonicamente con Carla e Nicola e ci scambiammo seriamente gli auguri, poi cercammo di occupare il tempo guardando la tv e verso le due decidemmo di andare a letto. Obbedienti alla regola stabilita, non mi avvicinai a mio marito per non indurlo in tentazione, ci salutammo con un bacetto, sfiorandoci velocemente le labbra. Lui si girò subito e dopo pochi secondi era già piombato nel sonno più profondo, mentre io mi immersi nella lettura di un libro di spionaggio. La mia mente era distratta dal pensiero di quanto poteva succedere il giorno seguente, gli occhi scorrevano le righe del libro senza assorbire nulla con il cervello. Posai il libro e spensi la luce dell’abat-jour, poi pensai ancora, fantasticando sulla giornata di sesso che si sarebbe realizzata di lì a poche ore. Ci svegliammo verso le nove e io mi avviai in cucina, accesi la macchinetta del caffè e presi i croissant dal congelatore e li infilai nel microonde.
Preparai un vassoio e preparai i caffè espresso, poi estrassi le brioche e le depositai su di un piattino, ci posai i due caffè e portai tutto in camera da letto. Luca, mi accolse con un ‘wowww’ di soddisfazione e abbrancò il suo croissant addentandolo con appetito. Io, con meno ingordigia, spiluccai la brioche e bevvi il caffè sorseggiandolo lentamente. Mancava solo la musichetta di sottofondo per sembrare, in tutto e per tutto, la classica rappresentazione della famiglia del ‘Mulino Bianco’. Verso le undici mi affacciai alla porta delle camere dei giovani ed entrai, aprii quindi le tende e tirai su le tapparelle facendo così entrare la luce del giorno all’interno delle camere. I gemelli, si svegliarono subito e dalla posizione supina, lamentandosi, si girarono sul fianco dandomi entrambi la schiena. Non mi persi d’animo e li scopersi entrambi lasciandoli in mutande; si sollevarono seduti sul letto e rimasero in quella posizione per alcuni minuti, assolutamente in coma profondo. Poi si alzarono in piedi e non potei non notare la ‘tenda canadese’ che si era formata sui loro slip bianchi. Beh, pensai, ho fatto un buon lavoro, a quanto pare hanno un bel cazzo entrambi; era parecchio che non li vedevo nudi e chissà se anche in quella zona del corpo erano perfettamente speculari? Nell’altra camera, invece, le due femmine si erano già alzate e stavano provvedendo alla pulizia del corpo dentro il loro bagno. Io mi lavai dappertutto tranne la figa che sapeva di pesce andato a male. Ma le promesse vanno mantenute e quindi”’ Verso mezzogiorno, eravamo tutti pronti, caricammo i regali nostri e quelli per la famiglia di Carla e Nicola e partimmo per raggiungere la vicina meta. Ci accolsero con estrema gentilezza e anche il macho maleducato, si comportò bene, evitando nei miei confronti, commenti salaci e volgari. Pensai che, dato il mio abbigliamento sconcio, aveva faticato non poco a trattenersi. Sotto la pesante pelliccia, avevo indossato un tailleur a righe sottili, gessato blu chiaro composto naturalmente da giacca e gonna. Mi sfilai la giacchetta e rimasi con la sola camicetta color rosa cipria, molto scollata e sotto ad essa’.solo le mie tette nude, la gonna era corta con uno spacco centrale quasi inguinale. Sotto, le calze autoreggenti grigie trasparenti e un perizoma rosa come la camicetta. Completavano il mio abbigliamento, le scarpe in tinta con i tacchi a spillo da dodici. Ero vestita da zoccola, troia e baldracca, ma quando vidi Carla, mi accorsi invece, di essere vestita come una educanda al ballo dei diciotto anni. Lei aveva un vestito rosso fuoco, definirlo inguinale era riduttivo, direi che lo si poteva definire ‘ascellare’ . La vedevo in piedi e il bordo inferiore del vestitino gli sfiorava le natiche e ad ogni piccolo movimento si notava chiaramente il culo nudo in mezzo al quale passava un filo sottilissimo di stoffa bianca. Sopra, nella parte anteriore, il micro vestito, aveva una scollatura profonda e le tettone a seconda dei movimenti lasciavano intravedere le aureole e i capezzoli. Per non farsi mancare niente, la parte posteriore era composta da due bretelle che si riunivano appena poco prima del solco dei glutei. Non mi venne in mente il termine giusto per definire la zozzaggine e baldraccaggine di mia cognata e quando la salutai approfittai per dirglielo e lei sorrise e ricambiò con gli interessi. Monica e Melissa si erano vestite sobriamente entrambe con vestito identico, color nocciola scuro e delle scarpe basse non troppo sexy. Marzia e Loretta, le figlie di Carla e Nicola, si erano invece adeguate all’abbigliamento della loro mamma; la prima indossava una gonna corta e stretta, che le fasciava i fianchi e i glutei sporgenti, mentre sopra vestiva una maglietta aderentissima e scollata, sotto alla quale si evidenziavano i grossi capezzoli. Loretta portava invece, un vestito corto, di colore nero, che gli arrivava a quattro o cinque centimetri dall’inguine; la parte di sopra era parzialmente chiusa con dei bottoni centrali, sbottonati di proposito, che gli lasciavano parzialmente scoperte le giovani tette, evidentemente non supportate da nessun reggiseno. Carla, io e le sue figlie potevamo fondare ‘La compagnia delle troie’.
I maschi giovani portavano tutti i jeans e sopra indossavano, qualcuno la maglietta e altri la camicia aperta sul collo, naturalmente senza la cravatta. Luca e Nicola invece erano elegantemente impeccabili; entrambi si erano vestiti con un completo corredato da camicia bianca e cravatta. Notai sotto la stoffa dei pantaloni di Nicola la ormai conosciutissima forma del grosso cazzo che gli riempiva le mutande.
Notai che su una mensola della cucina vi era una bomboletta di ‘Oust’ ai fiori di campo e la collegai all’intenso profumo che si percepiva nell’aria. In effetti questo intenso profumo aveva mascherato l’odore di figa sporca che io e la mia cognatina emanavamo fra le gambe.

Ci sedemmo finalmente a tavola e Carla iniziò a servirci, mangiando quasi da in piedi, io gli proposi di aiutarla, ma lei non ne volle sapere nel modo più assoluto. Fu, come era sempre successo a casa loro, un pranzo luculliano e alla fine credetti che la mia pancia scoppiasse veramente.
Verso le sedici, decidemmo di aprire i pacchi regalo e Carla si mostrò in tutta la sua totale nudità chinandosi più volte a raccogliere ai piedi dell’albero di Natale le varie confezioni regalo. Alla fine ognuno di noi aveva ricevuto un regalo da gli altri e viceversa. Rimase sotto l’albero il pacco più grande di tutti, era uno scatolone confezionato con carta rossa lucida e corredata da nastro largo dorato che terminava con un folto fiocco arricciato su se stesso. Fu Nicola a sollevarlo e con mia grande sorpresa lo depositò ai miei piedi””..

‘E’ tuo, dai aprilo!’

‘E’ mio??? Ma è un pacco enorme! Mi state facendo uno scherzo vero?’

‘Aprilo e vedrai’.’

Erano tutti in piedi accanto a me, che aspettavano l’apertura dell’involucro e io li accontentai curiosa di vederne il contenuto. Dentro alla scatola vi erano altre scatole più piccole; sempre più convinta che fosse uno scherzo, eliminai la carta che avviluppava una delle confezioni interne e qui iniziai a capire il genere di regalo che avevano scelto per me. Sul coperchio della scatola vi era un marchio ‘BEATE UHSE’ e poi trasversalmente una scritta in lingua tedesca ‘SLAVE GIRL KLEID’ (Vestito da schiava)
Era un vestito interamente di colore rosso, cortissimo, sul davanti era formato da due bretelle larghe un centimetro circa. La parte sotto era una gonna fatta di strisce della stessa stoffa, tipo tenda antimosche. La zona posteriore non esisteva e lasciava completamente scoperto il sedere. Aprii freneticamente la seconda scatola e vi trovai un coperchio con lo stesso marchio e una scritta ‘ STRING UND BH VON SLAVE’ (Perizoma,reggiseno, calze e reggicalze da schiava) Aprii il coperchio e estrassi il reggiseno, era in pelle nera con in corrispondenza delle aureole un anello metallico che lasciava scoperta la parte interessante delle mammelle. Il perizoma dello stesso materiale era formato da una fascia alta un centimetro alla vita dal quale partivano due stringhe sempre in pelle, sottili che praticamente lasciavano parzialmente scoperta la figa e completamente il culo.
Ero sbalordita e eccitata allo stesso tempo; riposi dentro la loro scatola le mutande e il reggiseno e aprii la terza pesantissima scatola. Altro marchio identico e altra scritta ‘SLAVE GERATE’ (Attrezzi per la schiava) . Aprii e vi trovai un paio di manette in acciaio, una busta con una serie di mollette sempre in acciaio, un vibratore gigantesco di colore nero, tre frustini di diversa forma e dimensione, una scatoletta in plastica trasparente dentro alla quale si vedeva una apparecchiatura con dei fili elettrici in punta ai quali vi erano delle mollette a pinza. Poi una barra metallica con ai vertici due ganasce di ferro serrate con delle viti. Aprii l’ultima scatola e vi trovai l’ormai conosciuto marchio della Beate Uhse e la scritta ‘TRICHTER FUR DEN SLAVE’ (Imbuto per la schiava) Dentro vi era un enorme imbuto con la parte stretta non di forma conica ma appiattita e leggermente ricurva, poi dentro la confezione vi era una specie di bavaglino di plastica rigida che pareva adatto per essere inserito attorno al collo. Non sapevo cosa fare, cosa dire, ringraziai con un mezzo sorriso e rimisi tutto dentro lo scatolone. Nicola a questo punto mi disse……

‘Dai, Debby, vogliamo che indossi quello che ti abbiamo regalato!!’

‘No non posso, ci sono i miei figli non mi va dai!’

Nicola insistette ancora””’

‘I figli sono grandi e poi ormai ci hanno visti che facevamo sesso, figurati se si scandalizzano per così poco”..’

Guardai Luca e compresi che anche lui era d’accordo e dai suoi occhi capii che era pure un po’ eccitato”’

‘Ok. Mi hai convinta, vado in camera a cambiarmi”

Intervenne Carla””

‘Ma no, dai, cambiati qui tanto”’

Riguardai Luca e lui mi fece segno di si con il capo, strizzandomi l’occhio.

‘E va bene”.’

Mi spostai un paio di metri più in là e iniziai lo spogliarello; sbottonai lentamente la camicetta, poi la sfilai dalla gonna tirandola verso l’alto e aprii prima un lembo mostrando una tetta, richiusi il lembo e aprii dall’altra parte. Poi li aprii entrambi e mi accarezzai il seno facendo indurire i capezzoli.
Tra il ‘pubblico’ qualcuno fischiò, altri mi incoraggiarono, altri ancora applaudirono”’

‘Vai cosììì, sei grandee!!!’

Sbottonai i polsini e sfilai lentamente l’indumento che cadde a terra; sollevai la gonna fino alla vita, mi accarezzai il pube con la mano destra infilando il dito medio da sopra le mutandine nel solco della mia figa. Altri incitamenti dai miei ‘fans’ e uno in particolare mi stupì per la sua volgarità.
La voce di Luca che mi gridava””..

‘Sei la più bella troia del mondoo! Ragazzi guardate la mamma quanto è maiala!!!’

Mio figlio Massimiliano applaudì e con la voce parecchio modificata dal troppo vino bevuto a tavola”

‘Hai ragione papi!!! La mamma è proprio una gran puttana!!!!’

Melissa, la gioia dei miei occhi””””’

‘Vai mami, fagli vedere che figa sei!!!’

Naturalmente mio cognato non riuscì ad esimersi dal commentare con il solito gusto sobrio”””.

‘Debbyyy, te lo ficcherei dappertutto! Ti sborrerei in bocca, nella figa e nel culo’ Troiona del cazzo!!!!’

Tutte queste frasi, questi insulti, gli apprezzamenti sconci, da parte di mio marito, dei miei figli, ebbene sì, anche le volgarità e la villania di mio cognato, mi eccitarono in modo pazzesco e mi spinsero a continuare. Così, presi una sedia e la girai al contrario, mi sedetti con le gambe divaricate e mi toccai la figa infilando le dita da sopra alle mutandine, ormai bagnate. Tesi la gamba destra in avanti, feci cadere la scarpa a terra e poi arrotolai la calza facendola scorrere verso il piede; afferrai il vertice della calza stessa e tirai sfilandola lentamente dalla gamba. Ripetei la stessa operazione dalla parte opposta. Mi sollevai poi dalla sedia e indossai di nuovo le scarpe.
Ora le voci si mescolavano fra di loro, fischi di approvazione, applausi, incitamenti e apprezzamenti sulle mie qualità di zoccola e puttana esibizionista.
Abbassai la gonna e mi infilai una mano sotto prendendo il piccolo perizoma rosa e tirandolo verso il basso lo feci scendere giù lungo le mie cosce, poi una volta che fu attorno alle mie caviglie sollevai un piede e con l’altro lo calciai via; volò nell’aria e si posò sul viso di Manuele.
Il mio giovane figlio, lo raccolse e lo annusò a lungo estasiato, poi se lo portò alla bocca e lo leccò là dove il tessuto era bagnato dalle mie acri secrezioni vaginali””’..

‘Mamma, che buon odore ha la tua figa!!!’

‘Ti piacerebbe leccarla amore mio?? Aspetta, magari fra un po’, te la farò assaggiare!’

Mi liberai della gonna e rimasi nuda, completamente nuda: l’unico vestito era costituito dai miei riccioli scuri che coprivano il mio monte di venere.
Mi voltai, mostrando il culo alla platea e mantenendo le gambe tese mi piegai in avanti, raccolsi dalla scatola il mio vestito da schiava e facendolo passare da sopra il capo lo lasciai cadere sul mio corpo. Mi rimasero le tette con i capezzoli appena coperti dalle strettissime bretelle e la figa celata dalle frange di tessuto vedi e non vedi. Il culo era nudo completamente. Raccolsi allo stesso modo il reggiseno e lo feci passare sotto le bretelle del vestito, allacciandolo dietro. Gli anelli metallici si centrarono attorno alle aureole e le spalline del vestito scivolarono esternamente lasciandomi scoperti ed evidenziati i capezzoli dritti. Mi abbassai ancora e tirai su il tanga aperto davanti e lo infilai. Raccolsi le calze a rete larga e il reggicalze rosso, indossai il tutto con la massima lascivia e lussuria come si confà ad una vera troia depravata e scostumata.
Mi voltai e raggiunsi lo specchio del corridoio, accesi la luce e sollevai lo sguardo, lo specchio mi rimandava l’immagine di una puttana da bordello, rimirai la parte posteriore di me e constatai che il tanga che indossavo mi migliorava ulteriormente il culo.
Nel frattempo, il pubblico non pagante, assisteva al mio show in religioso silenzio, erano visibilmente eccitati e stuzzicati dal mio spettacolo. Vidi Nicola alzarsi dalla poltrona e venirmi vicino”””’

‘Adesso, bella troia, ti faccio divertire”.’

Nel dire questo aprì le scatole del mio regalo e ne trasse fuori i tre frustini, la macchinetta con i fili elettrici, le manette, la serie di mollette, il gigantesco vibratore e il grosso imbuto con lo strano raccoglitore di plastica. Depositò tutto sul tavolo, poi prese le manette e venne verso di me; mi prese le braccia e me le portò dietro, quindi mi serrò i polsi immobilizzandomeli.

‘Perché mi hai immobilizzato le mani?’

‘Eh, eh, adesso sarai la nostra troia, cara cognatina!!’

Mi portò le tre fruste di cuoio e mi chiese di scegliere quello che volevo che usasse su di me. I tre scudisci erano di diversa forma; uno aveva una parte terminale flessibile ma rigida al tempo stesso, la parte terminale era conica e la punta era costituita da un laccetto lungo una decina di centimetri non rigido. Il secondo frustino aveva una grossa impugnatura a forma fallica e delle strisce di cuoio lunghe una trentina di centimetri in punta. Il terzo sempre con impugnatura tipo vibratore, aveva quattro o cinque strisce in cuoio e in punta ad esse delle sfere di metallo dalle quali fuoriuscivano delle punte acuminate che si distribuivano su tutta la superficie.
Intuendo l’uso che ne voleva fare scelsi il secondo, quello con il laccetto, a mio parere il meno doloroso.
Lui posò le altre due e mi fece divaricare le gambe, poi mi ordinò di girarmi in modo che mostrassi il culo nudo agli altri e passando da dietro, mi fece scorrere il frustino fra le cosce in mezzo alle labbra della figa. Poi all’improvviso colpì la mia vagina con un colpo secco””

‘Ahhhhh, mi fai maleee!!’

Ma lui, mi colpì ancora e ancora e poi ancora”’ Guardai Luca, implorandolo con gli occhi affinché lo facesse smettere, ma lo vidi che sorrideva e si toccava il cazzo duro da sopra i pantaloni.
E Nicola, soddisfatto””..

‘Ti piace soffrire bella cognata troia???’

‘Dai smettiamola con sto gioco! Mi sono stufata dai liberami le mani!!’

‘Oggi tu sarai la nostra schiava e farai quello che ti diciamo tutti noi!! Hai capito bene????’

‘Luca, ti prego fallo smettere, basta! Il gioco è bello se dura poco!!’

Vidi Luca avvicinarsi, finalmente si era deciso a liberarmi! Invece lo vidi fare due passi verso il tavolo e impugnare a sua volta un’altra frusta, quella con le punte metalliche in punta”..

‘Vuoi che ti faccio divertire io adesso?? Nic tienila piegata in avanti’..’

Nicola mi prese per i capelli e me li tirò facendomi piegare in avanti. Sentii un forte dolore sulla natica sinistra e di seguito su quella destra”’.

‘Lucaaaa, ma sei scemooo!!! Piantatela bastaaaaa!!!’

E Luca’..

‘Sei la nostra schiava e quindi oggi fai quello che ti diciamo noi!! Hai le chiappette tutte striate di rosso, soffri vero?? Ti sei vista allo specchio sembri una puttana!!! Potevi rifiutarti di vestirti da schiava, invece hai dato spettacolo mettendo te e me in ridicolo davanti a tutti!!! E adesso sarai punita per questo!!!’

‘Dai Luca perdonami, non lo farò mai più, te lo giuro!!!’

‘E’ troppo tardi, anche i ragazzi dicono che te lo meriti sai??’

Vidi che, sorridente, Carla prendeva da un cassetto, un paio di forbici e si avvicinava a me. Ebbi terrore che volesse usarle sul mio corpo, invece le infilò da sotto il vestito e le fece scorrere verso l’alto tagliandolo completamente la stoffa e lasciandomi con il solo reggiseno con i buchi e il tanga aperto.
Luca riprese a colpirmi il culo mentre Nicola con dei calci sulle scarpe mi allargò ulteriormente le gambe. In quella posizione non riuscivo più a tirarmi su e lui ricominciò a darmi frustate sulla figa’..

‘Vi prego bastaaaaa! Per favore bastaaaa! Luca ti pregooooo”’

Vidi mio figlio Massimiliano, avvicinarsi a me aprendosi la patta dei pantaloni ed estraendo il cazzo duro; mi prese anche lui per i capelli e mi obbligò a prenderglielo in bocca. Mugolai e mi lamentai ma lui mi spingeva il capo in basso guidando il pompino. Poi sentii la grossa mazza di Nicola contro il buco del culo. Senza lubrificarmi lo spinse dentro facendomi sentire un dolore immenso”

‘Basta vi prego, liberatemi, mi sta spaccando, per pietà fatelo smettere’.

‘Continua a montarla Nic, è bellissimo sentirla piangere e gridare!!!’

‘Siii Luca la inculo a sangue sta troia di tua moglie!!! Carla, prendi la videocamera e filma tutto!!!’

Carla obbedì e iniziò a riprendere lo stupro anale con dovizia di particolari, per nulla intenerita dalle invocazioni di Debora, mentre adesso Fabio si era accucciato ai suoi piedi e aveva fissato la barra in terra fra le gambe divaricate e le stava chiudendo una ganascia sulla caviglia destra: fece la stessa cosa con la caviglia sinistra e io rimasi con le gambe aperte senza più avere alcuna possibilità di avvicinare le caviglie fra di loro. Avvicinarono il tavolo massiccio e Nicola invitò i giovani maschi a””’

‘Ragazzi saltate sul tavolo e fatevelo succhiare così vi divertite anche voi’.

Luca e Nicola guardarono compiaciuti i figli che in obbedirono salendo uno per volta sul tavolo. Il più lesto fu Manuele che si avvicinò a me e mi porse il cazzo duro. Fui obbligata a ingoiarlo e inizia a spompinarlo mentre quel bastardo di Nicola continuava a stantuffarmi il buco del culo.
Luca intanto aveva estratto l’imbuto e fece uscire dalla mia bocca il cazzo di Lele, poi mi infilò il grosso raccoglitore di plastica rigida fissandomelo con delle bretelline attorno al collo. L’imbuto mi entrò in bocca e lui in piedi sul tavolo, con a fianco mio figlio Lele, iniziarono a segarsi, quando sborrarono dentro l’imbuto e io ricevetti lo sperma di entrambi e ingoiai. Fabio e Massi si presentarono e dopo alcuni colpi sotto il cazzo mi schizzarono sul viso. La sborra mi colava giù e andava a finire dentro il contenitore di plastica attaccato al mio collo. Toccò a Nicola che sfilò il randello dal culo e vomitò fiumi di sperma dentro l’imbuto e nel raccoglitore. Fui fatta mettere in ginocchio e fu allontanato il tavolo. Poi, tutti i maschi si avvicinarono e iniziarono quasi contemporaneamente a pisciare. Il piscio finiva dentro l’imbuto e di conseguenza nella mia gola e quello che non era raccolto dall’imbuto veniva raccolto dal mio speciale bavaglino. Quando ebbero terminato, mi tolsero il contenitore dal collo e tenendo bene l’imbuto rovesciarono dentro tutto il piscio misto alla sborra precedente, che io dovetti mandare giù.
In coro tutti ””””.

‘Che brava la nostra cagna troia puttana!!!!’

Luca sempre infoiato nonostante la sborrata”’.

‘Adesso ci siamo divertiti noi, adesso facciamo divertire lei”’

Prese la scatoletta con i fili elettrici ed io ebbi i brividi dalla paura. Lui prese la macchinetta e la collegò alla vicina presa di corrente, poi mi piazzò le mollette sui capezzoli e sentii un dolore acutissimo pervadermi tutto il corpo e la mente. Poi vidi Luca premere un interruttore e percepii una leggera scossa sui capezzoli. Era piacevole ma non durò molto; quando Luca girò la manopola verde la scossa fu molto più forte, sentii un dolore intensissimo per alcuni secondi poi lui abbassò dandomi modo di respirare. Ma era solo una pausa, la scossa seguente fu più potente e io credetti di svenire dal dolore. Spense la macchinetta, staccò le mollette dai capezzoli, mi venne vicino e mi accarezzò il viso con dolcezza, mi baciò sulla bocca e poi sadicamente mi torse con forza il capezzolo destro. Per reazione gli morsi forte il labbro inferiore. Si scostò e”.

‘Bastarda puttana di merda! Mi hai fatto male!!!!’

Prese allora il sacchetto di plastica con la serie di mollette e mi piazzò le più piccole sui capezzoli.
Il dolore era forte, ma sopportabile, e lui se ne accorse e sostituì quelle molle con altre due, il dolore salì di intensità e lui”’..

‘Cagna, puttana maiala!!! Ti piace adesso???’

Vidi mia figlia Melissa accucciarsi sotto di me e”..

‘Mammina, ti lecco la figa, cosi godi anche tu eh???!!!!

Tutte le donne si diedero il cambio a leccarmi la figa e mi fecero venire più di una volta. Dopo l’ultimo mio orgasmo, Luca fece sollevare la nostra piccola Melissa e la fece mettere alla pecorina facendola appoggiare al tavolo e da dietro gli infilò il cazzo in figa. Dietro a lui Monica toccava e palpava i coglioni a suo padre.
Nicola si avvicinò a sua figlia Loretta e se lo fece succhiare. Meli, si prendeva il cazzo da suo padre e intanto suo cugino Fabio si era seduto sul bordo del tavolo e se lo stava facendo succhiare da lei. Era un orgia incestuosa. Mia cognata, posata la videocamera, si avvicinò a me e mi bacio in bocca. Vidi i miei gemelli che sdraiati sul divano facevano un bel 69 fra di loro. Marzia aveva preso il grosso vibratore e si era messa dietro ai miei gemelli e stava inculando Lele che mentre dava il cazzo in bocca a suo fratello muoveva il culo per facilitare l’ingresso del grosso dildo. Io ero lì, che subivo passivamente tutti i desideri più sconci della mia famiglia. Fin quando finalmente mi liberarono i polsi e le caviglie; anchilosata, come un automa, riuscii a rimettermi in piedi liberandomi del tanga e del reggiseno da schiava. La sera, tutti mi coccolarono e mi ringraziarono per averli fatti divertire”’.

‘La prossima volta però tocca a Carla eh!!?’

Nicola, Luca e tutti gli altri approvarono, ok a capodanno facciamo divertire pure Carletta””

Buon sesso a tutti Ombrachecammina

la mia email è: alexlaura2620@live.it
Avrei piacere di ricevere le vostre critiche, positive o negative non importa. Grazie anticipatamente Ombrachecammina

One Comment

Leave a Reply