Skip to main content
OrgiaRacconti Erotici EteroRacconti erotici sull'Incesto

047 – Silvia, la sua famiglia e i rapinatori

By 30 Aprile 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio nome è Silvia e ho 49 anni, mi sono sposata all’età di ventiquattro anni, con Matteo, avvocato di fama, che ha la mia stessa età; noi abbiamo quattro figli, due maschi, Gabriele e Roberto, rispettivamente di ventiquattro e ventidue anni e due femmine, Elena di venti e Serena di diciotto. Oggi, noi viviamo, appena fuori di una grande metropoli del Nord Italia, in una villetta indipendente e grazie alla professione di mio marito, godiamo di una consistente autonomia finanziaria e fortunatamente,anche, di una grande serenità famigliare. Sono una madre e una moglie affettuosa e premurosa, che ama pazzamente i propri figli ed il proprio marito e che spesso si sacrifica per agevolare la vita di chi, per me, rappresenta la vera e unica ragione di essere.

Voglio fare un passo indietro nel tempo e in sintesi, raccontarvi le traumatizzanti esperienze, relative alle situazioni particolari, in cui ho trascorso e intensamente vissuto, un sia pur breve periodo, della mia gioventù.
Sicuramente, lo strano svolgersi della mia vita, antecedente alla conoscenza ed al successivo matrimonio con Matteo, ha influenzato negativamente la mia esistenza attuale e certamente, ha condizionato, anche e non poco, la mia vita passata, come sicuramente, condizionerà allo stesso modo quella futura.
I miei genitori, sono ancora oggi, contadini e allevatori di bestiame. Ai tempi, assieme a mio fratello, più vecchio di me di cinque anni, vivevamo in un paese di montagna, a milletrecento metri di altitudine. Alcuni giorni, dopo il mio diciassettesimo compleanno, mia madre ricevette una telefonata, gli comunicarono che la sua mamma stava male e che, per questo, era richiesta la sua presenza al capezzale dell’inferma genitrice. Mia madre, partì seduta stante, per il sud del Paese e lì rimase, per ben due anni, ad assistere la nonna, seguendola fino al giorno in cui, la ‘donna con la falce’, decise di impossessarsi della sua anima e del suo corpo malato. Dal momento che mia madre ci lasciò soli, io, donnina di casa, la dovetti sostituire, adoperandomi per accudire la magione ed addossandomi tutte le responsabilità, che una donna ha nella gestione della casa.
Dopo circa un anno di forzata assenza della mamma, avvenne il fattaccio. Ero divenuta da pochi giorni maggiorenne e mi ricordo, che una sera, entrando in camera di mio padre, per portargli la solita tisana rilassante, lo vidi nel letto, sotto le coperte, che volgendomi le spalle pareva dormisse; invece, quando mi avvicinai a lui, le sue pesanti e callose mani da contadino, mi afferrarono ed io, fui obbligata e dico obbligata, ad occuparmi sessualmente di lui. Quella sera, io, pura ed ingenua montanara, scoprii il sesso, quello di mio padre per intenderci, il suo monumentale pene. Lui mi insegnò, con voce suadente e carezzevole, a maneggiare il suo attrezzo, a tenerlo fra le mie labbra, a farmelo entrare fino in gola, poi mi istruì su come succhiarlo al meglio, obbligandomi a ingoiare il suo abbondante seme. Quella sera, sul letto disfatto, mi fece cambiare molte posizioni e poi mi penetrò, lacerandomi l’imene, sprofondandomi dentro e aprendo la mia stretta, vergine e secca vagina. La sua lingua, me la leccò a lungo e anche il mio forellino anale, ebbe la sua dose di lingua rasposa attorno all’anello grinzoso e saporito. Quella stessa sera, lui non ebbe pietà nell’aprirmi il culetto e a farmelo sanguinare, anche le mie tenere tettine e soprattutto i miei piccoli capezzoli, furono succhiati, mordicchiati e sadicamente torturati per parecchi minuti. In tutte queste occasioni, lui mi urlava la sua bestiale soddisfazione e mi insultava, con pesanti e volgarissime parole. Mi diceva che ero più baldracca di quella troia di mia madre, che, come tutte le donne, ero una puttana, che ero come le capre che lui si scopava nei pascoli”. Dopo quella prima volta, divenni la porca maiala di papà e dopo un paio di mesi, lo divenni anche di mio fratello, che su istruzioni del babbo bastardo, iniziò ad usarmi a suo piacimento. Mi possedevano in ogni luogo, tutti e due assieme o da soli, nel letto, nella stalla, a volte anche sui prati, mentre pascolavamo le capre e le vacche, essi mi penetravano nella figa, nel culo e in bocca e a volte me lo ficcavano contemporaneamente riempiendomi entrambe i buchi. Molte volte mi legavano alla fontana di pietra che c’era nell’aia ed io seduta a terra, ero obbligata a sostituire il bidet in tutto e per tutto. Sì, ad esempio, la sera, quando tornavano dai campi, sudati e luridi, dopo una giornata di lavoro, la loro perversione profonda, li portava a bloccarmi con delle cinghie di cuoio alla pietra della sorgente, si denudavano completamente e poi mi costringevano a pulire, con la lingua, i loro testicoli, il loro pene odoroso e scappellato, il buco del culo peloso, le ascelle sudate e aspre e alla fine anche i piedi, infilando per bene la lingua fra le dita sporche e puzzolenti. Dopo le pulizie complete spesso si masturbavano e mi sborravano in bocca, prendendomi a sberle se per caso ne facevo cadere qualche goccia. Spesso mi chiamavano per usarmi come cesso, per espletare i loro bisogni fisiologici, mi urinavano in bocca oppure su tutto il corpo. Mi usavano e mi comandavano trattandomi come una serva, non c’era mai limite e ai miei, rari e sporadici dinieghi, si accanivano elargendomi potenti schiaffi, sonore sculacciate e anche cinghiate sulle mie povere natiche dolenti. Ero altresì obbligata a vestirmi solo con un vestito corto, senza ombra di biancheria intima, per essere sempre pronta a soddisfare le loro sporche perversioni. Quando mi lasciavano a casa da sola mi chiudevano dentro, segregandomi come se fossi chiusa in carcere. Così, non mi restava che pulire la casa e tenerla in ordine senza mai riuscire a fuggire da quella specie di lager nazista. Dopo un anno molto intenso, di soprusi e violenze, finalmente la mamma tornò ed io, di quanto successo in sua assenza, ne parlai a lungo con lei, e la santa donna di mia madre, mi fece chiaramente capire che mio padre e mio fratello erano delle bestie, ma che lei per poter vivere e mangiare aveva sopportato le loro angherie, la inusitata violenza e le loro prevaricazioni che duravano ormai da molti anni. Mi disse che avevano cessato i soprusi quando si erano accorti che il suo corpo ormai consunto, aveva esaurito il proprio sex appeal e come un oggetto qualsiasi l’avevano abbandonato con freddezza ed estrema indifferenza. Mi pregò di non denunciarli per evitare che lei rimanesse da sola e che non sapesse più come fare a mantenersi. Per fortuna, una settimana dopo, finalmente libera da impegni, conobbi in una sala da ballo, il mio futuro marito, nonché avvocato Matteo Lor””
Ripeto che ancora oggi queste turpi esperienze mi hanno lasciato dei blocchi psicologici non indifferenti e che molte volte ho degli incubi che mi tormentano il sonno rendendomi agitata e particolarmente nervosa dentro. Con l’aiuto di un bravo psicologo, ero riuscita a risalire l’impervia china ed avevo imboccato la via della resurrezione quasi totale, fin quando””

Eravamo nel mese di settembre e finalmente Matteo era riuscito a liberarsi dai mille impegni lavorativi e aveva comunicato a tutta la famiglia l’intenzione di raggiungere la nostra casa in montagna. Era uno chalet in legno molto carino con tutti i confort, un po’ fuori del centro abitato, raggiungibile in ogni caso, con pochi minuti di macchina. Ci arrivammo di sabato pomeriggio, svuotammo i bagagli e sistemammo il contenuto negli armadi, liberammo le borse frigo riempiendo il grosso frigorifero ed io mi dedicai a togliere un po’ di polvere e in seguito a preparare la cena.
Nei momenti in cui nessuno di noi parlava, si poteva assaporare un impressionante silenzio, solo alcuni uccelli facevano risuonare il loro verso sistematico e melodioso. La pace più assoluta regnava incontrastata e noi approfittammo per non accendere la tv e per chiacchierare tra di noi di qualsiasi cosa ci passasse per la mente. La domenica come da consuetudine, ci recammo ad assistere alla Santa Messa, e poi passeggiammo a lungo per le strade del caratteristico paesino, guardando le vetrine dei negozi aperti e fermandoci poi a prenderci un aperitivo, in un dehoor dell’antico caffè del paese.
Noi due e i nostri figli ci godevamo la prima vera giornata di vacanza; mentre passeggiavamo li guardavamo camminare davanti a noi ed eravamo soddisfatti di quello che il nostro amore era riuscito a creare. Gabriele e Roberto i due maschi, luce degli occhi miei, sono due ragazzi fisicamente e caratterialmente diversi tra di loro; Gabri è alto un metro e ottantacinque capelli corti e scuri, occhi azzurro cielo come il padre, fisico da atleta, sempre molto curato nel vestire, possibilmente firmato, partendo dalle scarpe per arrivare al maglioncino. Roberto è anche lui alto come il fratello, ma più sottile, poco muscoloso, capelli biondi come i miei, portati a caschetto un po’ lunghi, gli occhi scuri e profondi e il viso con lineamenti morbidi e lievemente effeminati. Si veste perennemente con jeans e maglie larghe magari comprate al mercato o dai cinesi. Le femmine, veramente una delizia per gli occhi sono la gioia del loro papà. Elena ventenne da poco, assomiglia di viso a suo fratello Roberto, ma è naturalmente più piena sui fianchi e con le giuste rotondità che gli donano un bel sederotto importante. Anche il seno è abbondante ma vista nuda pare che le mammelle siano state avvitate al corpo, talmente sono sode. Serena è una bambolina con i capelli lunghissimi e biondissimi, viso dolce e delicato, con gli occhi azzurri e il nasino all’insù alla francese. Corpicino ancora acerbo, seno piccolino e un culetto altrettanto piccolo, ma rotondo e sporgente, tipo cartelloni pubblicitari dei perizomi da donna. Lei ha preso da me, che ancora oggi, possiedo un seno di seconda misura di reggiseno e anche il mio culo è del tutto simile al suo, ma naturalmente, un poco più pieno e abbondante, anche io porto i capelli lunghi sulle spalle, biondi naturali e i tratti del mio viso, nonostante l’età, sono ancora oggi morbidi e dolci, mio marito mi dice sempre che la mia bellezza, è valorizzata ancora di più, dai miei occhi scuri e profondi, simili a quelli di una cerbiatta in calore. Il mio consorte, è alto un metro e ottanta, sportivo praticante, muscoloso, senza un filo di pancia, viso interessante con il naso importante e la bocca regolare con le labbra da baciare. Ha una dote nascosta che lo rende molto macho e virile. Ha un bel pisellone grosso e lungo che quando mi penetra a fondo mi da un piacere molto intenso e quando vengo vedo tutte le stelle del firmamento
Dei miei figli maschi, non conosco le loro ‘doti nascoste’ , sono entrambi molto riservati e a parte quando erano piccoli, dai dodici anni in poi, non li ho mai più visti nudi. Le ragazze le conosco bene perché ci cambiamo spesso in bagno e parecchie volte abbiamo fatto la doccia assieme, ad esempio so che la piccola, si depila integralmente la patatina, mentre la grande se la depila solo sotto, lasciando un triangolino sul pube…………..

Ritornammo a casa all’ora di pranzo e dopo mangiato, noi vecchi e stanchi, decidemmo di andare a dormire e ci buttammo sul letto. Approfittando dell’assenza dei figli che erano usciti alla ricerca dei loro amici stagionali, passammo una piacevole ora a godere dei nostri corpi in assoluta tranquillità. Appagati e più stanchi di prima ci addormentammo e dopo un paio d’ore io mi svegliai e iniziai a tormentare Matteo fin quando lo svegliai del tutto; rimanemmo a coccolarci ancora un po’ e poi ci alzammo e uscimmo sul terrazzo a guardare fuori. Notai e feci notare a mio marito, dei ragazzi con le moto, che si erano piazzati nel prato antistante, certamente erano di passaggio e si erano fermati per una breve sosta. Io non li conoscevo e sicuramente non li avevo mai visti nemmeno nelle passate stagioni. In un piccolo paese come quello ci si conosce tutti, villeggianti e residenti, difatti anche Matteo mi confermò di non averli mai visti prima. Erano in cinque, tutti vestiti con le tute da moto e con i caschi integrali indossati ed ebbi la netta sensazione che un attimo prima che noi ci affacciassimo dal terrazzo loro stessero guardando proprio in direzione della nostra casa.
Rientrammo e accendemmo la tv, c’era il telegiornale e ci interessammo alle notizie di politica e della cronaca in generale. Quando sentimmo suonare alla porta, pensammo che i ragazzi avessero dimenticato le chiavi ed io abbassai la maniglia senza nemmeno guardare dallo spioncino. La porta si aprì con violenza e li vidi entrare, erano i cinque uomini che avevamo notato poco prima, uno di loro era armato con in mano una pistola, mentre altri due ci minacciavano con dei coltelli affilati, di quelli a serramanico, essi si richiusero la porta alle spalle e buttarono i caschi sul divano, poi ci minacciarono”’.

‘Seduti e buoni se no facciamo una strage!!!’

Matteo tenendo le mani in alto rispose”’

‘Cosa volete? Non abbiamo tanti soldi ma quelli che ho, se volete io ve li do subito”

‘Stai zitto, ci stanno cercando perché abbiamo rapinato un benzinaio, ci dobbiamo nascondere, quindi niente storie se no vi facciamo fuori!!!!’

Il più grosso di loro, aveva il viso butterato ed era veramente ripugnante, si avvicinò a me con il coltello in mano e’.

‘Bella puttana, ti spaccherei il culo sai??!!’

‘Metti giù le mani, mi fai schifo!!’

La sua risposta fu immediata e dolorosa per me, mi colpì con un man rovescio in viso che per poco non caddi a terra”.

‘Le puttane come te, meritano solo di morire!!!’

Quello più carino dei cinque si mise in mezzo e ordinò al butterato di piantarla, poi disse a tutti di stare calmi e di non creare problemi.

‘Ragazzi, dobbiamo solo aspettare che si calmino le acque ok??’

Tutti annuirono e noi capimmo che quello che comandava era il bello del gruppo. Fu lui infatti a domandare’..

‘Avete un bagno in questa topaia?’

Fui io a rispondere indicando la porta del bagno”.

‘Si quella porta là in fondo al corridoio”’..’

‘Se dovete pisciare andate al cesso due per volta”

Tornarono i primi due e altri due si mossero per andare a pisciare, poi alla fine il capo si allontanò e il maiale butterato ne approfittò per infilarmi una mano sotto la gonna puntandomi il coltello alla gola””’

‘Che bella figa pelosa che ha la puttana!!!!’

Gli altri risero e un altro, quello con i capelli ricci, mi si avvicinò infilandomi una mano sotto la maglia pasturandomi le tette’..

‘Anche le tette sono belle sode, piccoline ma sode, brava la troia matura!! Ti mantieni bene per sto frocio di tuo marito!!!’

Quando si udì lo scroscio d’acqua dello sciacquone i due maiali si allontanarono da me repentinamente. Segno evidente che temevano il loro capo.
Erano le sette di sera e la chiave girò nella serratura, mettendo i delinquenti in allarme. Quando videro i quattro ragazzi entrare, il capo ””..

‘Sono i vostri figli, sti bamboccioni?’

Matteo rispose’.

‘Si sono i nostri figli, ma lasciateli stare!!’

Uno di loro era rapato a zero e aveva una spessa cicatrice che gli attraversava la guancia sinistra, notavo che spesso se la accarezzava con le dita. Fu lui a intervenire””

‘Capo è meglio che li leghiamo così li teniamo meglio sotto controllo”

‘Legate il padre e i due figli maschi, le zoccole lasciatele libere’

Li legarono lasciandoli in piedi contro i termosifoni spenti con un filo da stendere in acciaio ricoperto da una guaina bianca. Dopo averli legati, uno di loro, quello con la cicatrice, si avvicinò a mio marito e ai ragazzi e con il coltello in mano glielo fece scivolare dalla gola fin sotto le palle””’..

‘Non fate i furbi, se no vi taglio i coglioni capito!!!’

In quel momento io mi sentii ripiombare nel baratro più profondo, iniziai a rivivere l’incubo che avevo sperimentato con mio padre e mio fratello. Avevo paura per me, ma più di tutto temevo che i malviventi se la prendessero con le mie povere e innocenti bambine!
Ci fecero sedere in terra con le gambe incrociate, con la schiena appoggiata al muro. Loro a questo punto iniziarono ad aprire il frigorifero e a servirsi di quel che conteneva. Mangiarono e bevvero svuotando una cassa da ventiquattro birre in cinque. Poi sazi e soddisfatti, ruttarono a bocca spalancata, in modo fragoroso e volgare, quindi un paio di loro si buttarono sui divani e gli altri rimasero seduti a parlare a bassa voce tra di loro. Mi pareva che stessero architettando un piano per sfuggire alle reti che la polizia gli aveva teso, nell’intento di catturarli.
Mi lamentai con loro per la posizione scomoda in cui dovevamo stare””’..

‘Non possiamo stare seduti sui divani invece che qui a terra sul pavimento duro e freddo?’

Quello con la barba lunga e incolta, l’unico che non avevo ancora sentito parlare””..

‘Stai zitta troia, hai paura di rovinarti le chiappette delicate??’

Lo fulminai con lo sguardo ma lui mi fissò ancora più incazzato””..

‘Non mi guardare con sti occhi da zoccola, che non mi fai paura capito???’

In quel momento, abbassai lo sguardo e per evitare spiacevoli conseguenze, lasciai perdere.
Serena stava seduta come me al mio fianco destro ed Elena stava al mio fianco sinistro. La chioccia con i suoi pulcini pensai, le proteggevo abbracciandole con le mie braccia sulle loro spalle stringendole a me.
Il butterato si alzò dalla sedia e io lo vidi barcollante, era sicuramente un po’ brillo per le troppe birre ingurgitate, lo sentii ancora ruttare e lo vidi dirigersi ondeggiando, verso il bagno. Non chiuse la porta e noi lo vedevamo di spalle con le gambe divaricate e il braccio sinistro piegato e appoggiato al fianco mentre uno scroscio torrenziale scendeva copioso dentro al water.
Si girò sul fianco mentre ancora se lo stava scrollando e di profilo notai che era in possesso di un cazzo di tutto rispetto.

‘Ahhhh, che bella pisciata!! La prossima volta mi accompagni tu e mi reggi per bene il cazzo eh maialona!!!’

Si rivolgeva a me naturalmente, ero la sua vittima designata, ma per il momento, le sue esternazioni erano solo verbali e sembrava che il capo, detto il bello, non fosse dell’avviso di sottoporci a qualsivoglia violenza.
Guardavo negli occhi mio marito e i miei figli, che in piedi e legati, erano assolutamente impotenti, e per questo soffrivano in silenzio.
Quello con la cicatrice si alzò dalla sedia, si chinò verso Serena e con un sorriso crudele, la prese per un braccio e la fece sollevare”””’

‘Vieni con me troietta, devo andare a pisciare, ho bisogno che tu mi aiuti, eh, eh, eh’..’

Il capo, questa volta non intervenne e così la mia bambina dovette seguire il turpe energumeno.

Udii le parole dello sfigurato””””.

‘Apri per bene i pantaloni troietta! Che belle manine delicate che hai! Non così fai piano mi graffi il cazzo con ste unghie!!! Tira giù le mutande dai, eccolo brava, scappellalo, bene, vedi come sta diventando grosso e duro nella tua manina morbida??’

Sentii la pisciata e poi lui si girò e camminando verso di noi, teneva con la sua grossa mano la piccola mano di Serena stretta attorno al cazzo duro ”’

‘Ragazzi, guardate come me lo impugna bene!! Lo hai mai preso in bocca maialina? ‘

‘Per favore lasciami andare, ti prego basta, smettila di fare il maiale!!’

‘E no cara, adesso me lo succhi bambina bella!!!’

‘No non voglio, non voglio, lasciami stare!

La prese per i capelli e io in quel momento tentai di alzarmi, per soccorrerla, ma fui subito bloccata dall’uomo con la barba che mi prese per un braccio e””..

‘Siediti stronza, la tua creatura impara a fare un pompino! E che sarà mai!! Chissà quante pompe hai fatto in vita tua eh porcona??? Eh, eh, eh’..’

Matteo intervenne urlando la sua rabbia””’

‘Siete dei vigliacchi figli di puttana!!!! Bastardo con la barba, perché non mi liberi e facciamo a botte io e te vediamo chi vince figlio di una zoccola di merda!!’

‘Ehi, il paparino alza la voce!!! Chi cazzo credi di essere stronzo bastardo!!’

‘Slegami e senza armi facciamo a botte, se vinci tu ti prendi la ragazza se no la lasciate stare!!’

Sapevo che Matteo era cintura nera di Karatè e che se fosse stato libero gliele avrebbe suonate al barbone. E il capo intervenne””’..

‘State calmi, non abbiamo bisogno di fare a botte, poi cosa vuoi che sia paparino, ci divertiamo un po’ su, la ragazza impara i segreti della vita! Ragazzina, adesso ubbidisci, fai un pompino al mio amico, muoviti!!!’

L’energumeno la fece inginocchiare a forza e gli appoggiò la cappella grossa e violacea alle labbra chiuse di Serena, poi vedendo che lei resisteva, la afferrò per i capelli e li tirò forte”’.

‘Aahiaaaaaaa, mi fai maleee, non voglioo, non vogliooo!!’

Io mi offrii in cambio di mia figlia”’..

‘Se lasci lei. Faccio io tutto quello che vuoi!!’

Barbablù, sogghignando”’

‘Ehi, la mammina si sacrifica per la figlia!!! Ti vuoi immolare per una giusta causa eh?? O è solo perché ti piace il cazzo, eh troia ???’

‘Lascia la ragazza e prendi me!!!’

‘No, vecchia! A me piace la carne fresca!!’

‘Succhia il cazzo bambina, se no ti ammazzo di botte!!!’

Vidi la bocca di Serena dischiudersi e la grossa cappella farsi largo e ed immergersi per buona parte dentro la cavità orale di mia figlia. Lui la teneva per i capelli e glielo spingeva sempre più dentro, capii che lei lottava contro i conati di vomito, lui capì l’antifona e si sfilò per dargli modo di respirare; cosa che lei fece aspirando rumorosamente e affannosamente l’aria. Lui lasciò che si riprendesse e poi””’.

‘E’ proprio inesperta la ragazzina!! Mi eccita da morire!!! Adesso succhia e pompamelo fino in fondo capito???’

Glielo sprofondò di nuovo fino in gola e la pompò come se la bocca di Serena fosse la figa di una puttana””

‘Dai zoccola, dai che mi fai sborrare, bravaaaaa, siiiiiii, da ciucciami il cazzoooo!!!!! Continua non smettere!!! Ti fotto in boccaaa!!! Siiiiiiiii”.’

In quel momento vidi mio marito e i miei figli e mi parve di vedere dai loro visi che erano eccitati; il mio sguardo scese verso le patte dei pantaloni e li scoprii gonfi e tesi!! I miei maschietti erano eccitati!!! In quel momento i grugniti di barbablù aumentarono di intensità e””..

‘Aaaagghhhhhh, toh, bevi la sborraaaa!!! Ingoiala tutta troiaaaaa!!!! Siiiiii, wowwww, che sborrataaaa!!! Adesso leccalo per beneee, impara ad adorare il cazzo femmina puttanaaa!!!!!!’

Cosi dicendo aveva sfilato il cazzo gocciolante dalla bocca di Serena e glielo sbatteva forte sulle labbra e sul viso, liberandolo dello sperma che ancora gli fuoriusciva dal meato.

‘Hai viso paparino, come spompina bene la tua bambina??? E’ già diventata troia sai??? Scommetto che te la vorresti fottere vero??’

Si avvicinò a Matteo e gli prese in mano il pacco accorgendosi della rigida erezione di mio marito, poi ripeté la stessa operazione con i ragazzi con identico risultato””.

‘Ehi capo, il padre e i fratellini ce l’hanno duro!! Si sono eccitati i bastardi!!! Vi piaceva vedere la ragazza che mi spompinava il cazzo eh!!??’

Il capo si alzò e si avvicinò a me”””’

‘A me piacciono le mature invece’..’

Cercai di fermarlo con le parole”

‘Non pensate che sarebbe meglio se ci lasciate stare?’

‘Alzati in piedi troia! Spogliati nuda, subito!!’

Io mi alzai in piedi e tentai una ribellione”’.

‘Non lo farò mai capito!!!’

Questa mia risposta, non fu ben accetta dal capoccia, anzi lo fece molto incazzare, raccolse il coltello affilato e si avvicinò a me e iniziò ad ‘accarezzarmi’ la pelle del collo con la punta del coltello, poi scese nel solco del seno e quando incontrò la stoffa della scollatura a ‘V’ premette verso il basso e il vestito si lacerò, lui continuò a scendere mentre io terrorizzata e immobile, non sapevo più cosa fare. La lama tagliente terminò la sua corsa quando l’intero vestito fu completamente aperto sul davanti. Poi, la stessa lama mi tranciò le spalline del vestito, che a questo punto cadde a terra ammucchiandosi ai miei piedi. Rimasi a seno nudo e con solo il mio perizomino addosso. Mi girò attorno ed ebbi un brivido intenso, quando percepii ancora la fredda lama infilarsi nel solco delle natiche e scendere verso il basso lacerando l’esile indumento, ultimo baluardo alla mia completa nudità.

‘Ho ragione io, le mature sono delle fighe pazzesche!!! A me non piace la figa depilata, a me piace la patata come la tua, bella pelosa!!! Che gran bella troia che sei!!! Guarda cosa hai fatto!!!’

Nel dire questo fece scendere la zip della tuta da moto e in pochi attimi rimase in slip. Aveva un pacco bello pieno e ne ebbi la conferma quando lui fece scendere le mutande bianche fino alle caviglie. Aveva un cazzo duro, corto, ma molto largo, con una grossa cappella a fungo, in cima alla quale il taglietto stranamente aperto, pareva occhieggiare nella mia direzione. Sotto al palo vi era un penzolante e voluminoso sacchetto, con i due coglioni, che parevano dei grossi kiwi belli gonfi e pieni. Lui scavalcò le mutande e si avvicinò a me abbracciandomi, poi mi baciò sul collo, sentii la sua saliva sulla mia pelle e la lingua penetrarmi dentro l’orecchio sinistro, poi sentii che mi mordicchiava il lobo. Il cazzo rigido premeva contro il mio ventre quasi lo volesse sfondare. Il porco, mi eccitava e la mia gattina si stava inumidendo senza alcun ritegno. Quando le sue dita sapienti iniziarono ad esplorare i miei anfratti più segreti, io ormai senza freni, gli facilitai il compito divaricando le cosce. Lui mi guardò negli occhi e sorrise, poi le sue dita si fecero strada fra il folto bosco e raggiunsero le labbra della vagina, le grandi labbra si schiusero magicamente e lui fece scivolare i suoi tentacoli oltre le piccole labbra fin dentro di me. Percepii un solo dito dentro poi furono due e infine tre. Non mi vergognai a questo punto di ricambiare l’abbraccio e le mie mani si portarono lungo la colonna vertebrale conficcandogli le unghie nella pelle. Lui gradiva particolarmente questo trattamento e””

‘Siiii, bravaaaa, mi piace cosìììì. Sei la mia troiaaa, fagli vedere alle tue figlie come si fa a far godere un vero maschio!!!!…….’

Io interruppi il suo parlare e gli infilai la lingua in bocca, ora le sue mani mi attanagliavano le chiappe del culo e un dito mi stava solleticando il buchetto grinzoso.

‘Basta! Adesso ti fotto!!! Appoggiati al tavolo ti voglio a pecorina!!!…..’

Non ebbi difficoltà ad obbedire, lo desideravo, volevo il suo cazzo, lo bramavo dentro di me, smaniavo di sentire la gigantesca cappella sfregare contro le pareti della mia figa allagata. E lui me la diede, allargandomi a dismisura la topa maiala; le mie secrezioni interne, ad ogni và e vieni del suo pene, provocavano un cic ciac continuo, che si propagava nell’ambiente svelando a tutti la mia eccitazione di cagna in calore.
Aprii gli occhi e per un attimo vidi che i miei maschietti ci guardavano allupati e notai, i loro rigonfiamenti, che palesavano chiaramente, il loro stato di estrema eccitazione. Mi scopò a lungo ed io venni due volte senza vergogna, mi feci sbattere come una puttana, fin quando anche lui si svuotò le palle. Sentivo gli schizzi dentro di me e li percepivo bollenti, non finivano mai, non li contai, ma di certo furono più di dieci o dodici fiotti, che mi allagarono la figa. Pensai che per fortuna prendevo la pillola, se così non fosse stato di sicuro sarei rimasta incinta. Un applauso da parte degli uomini della banda salutò la nostra performance, lui poi mi baciò in bocca come per ringraziarmi dell’amore che gli avevo concesso e si avviò in bagno. Io attesi il suo ritorno tenedo la mano destra a chiudere la vagina, per evitare che il fiume di sperma che avevo dentro, finisse sul pavimento, poi anch’io mi infilai in bagno e mi sedetti sul bidet, lasciando che la sborra filante uscisse dalla mia caverna allagata.
Quando ritornai con gli altri, nuda come un verme, mi risedetti sul pavimento nella stessa posizione precedente, ma il capo mi fece sollevare e fece spostare dal divano uno dei suoi, facendo sedere me, poi fece la stessa cosa con Elena e Serena.
Lo sfregiato domandò””

‘Capo, ma perché non facciamo divertire anche il paparino, magari glielo facciamo succhiare da una delle figlie!!’

‘Si è una buona idea, magari domani, ormai sono le ventidue, è meglio che ci organizziamo per dormire, dobbiamo fare dei turni di guardia, dormiamo in tre e due stanno svegli, ci diamo il cambio ogni due ore’

‘Ok capo”’

Poi, il capo, mi diede modo di andare in camera mia, ad indossare qualcosa che mi coprisse ed io, mi infilai un vestito simile a quello precedente e un paio di mutandine bianche di pizzo.
Al mio ritorno vidi che stavano finalmente slegando Matteo, Gabriele e Roberto, dandogli modo di sgranchirsi le gambe e le braccia, poi ci fecero sedere tutti, sul grosso divano e il barbuto, assieme al ricciolino, iniziarono il loro turno di guardia. Si sedettero sulle sedie con le spalliere davanti, le gambe divaricate e appoggiarono le braccia alla spalliera. Essi per evitare rischi si posizionarono a debita distanza da noi. Quello con i capelli ricci teneva la pistola sul tavolo a portata di mano mentre l’altro aveva il solito coltello infilato in una custodia legata lungo la coscia destra con una correggia di cuoio.

La notte trascorse tranquilla ma al mattino seguente”””’.

Buon sesso a tutti Ombrachecammina

Ringrazio i molti lettori che mi seguono con affetto e che leggono assiduamente le mie piccole opere. Voglio ringraziare altresì i tanti amici che mi scrivono le loro e-mail, alle quali io rispondo sempre con molto piacere.

e-mail: alexlaura2620@live.it

Non sono riuscito a rispondere ad una e-mail di ‘pelatosbr”’ mi dice che non si riesce a inviarla. Se mi leggi scrivimi con altra e-mail corretta.

Leave a Reply