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054 – Giacomo, la sorella e la sua famiglia contadina

By 26 Luglio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Vivevo con i miei genitori in un paese distribuito su una collinetta e immerso nel verde della campagna padana. La nostra cascina era situata sul cucuzzolo della collina e dominava la valle sottostante. Dall’alto vedevo distese di prati e in fondo a questa immensa superficie un bosco fitto e lussureggiante. In quella grande casa padronale, passai la mia gioventù, rifiutandomi, per fortuna, di seguire le orme contadine, di mio padre e dell’intera mia famiglia. Il mio nome è Giacomo e terminate le scuole dell’obbligo, contrariamente agli altri, volli proseguire gli studi e mi diplomai al liceo scientifico, proseguendo poi l’impegno, iscrivendomi all’università di architettura e laureandomi poi come architetto. Oggi, all’età di ventiquattro anni, dopo un anno di normale ‘gavetta’, ho avuto la fortuna di entrare in uno studio di un famoso architetto e di diventare in breve tempo un professionista stimato e apprezzato e sono soddisfatto delle scelte intraprese in più giovane età. L’episodio che mi fece crescere e maturare sotto alcuni aspetti concreti, avvenne un pomeriggio di un giorno d’estate. Avevo compiuto da poco diciannove anni e un giorno, subito dopo pranzo decisi di recarmi in quel posto incantevole che io chiamavo ‘il mio rifugio’ . Riempii il mio zainetto, inserendovi una bottiglia d’acqua, quindi un ampio lenzuolo da bagno e un libro, quindi inforcai la mia bicicletta e percorsi in discesa, il viale alberato che conduceva alla mia casa, al termine del quale , mi trovai in pianura, prolungai il tragitto di altri duecento metri, e giunsi così ai margini del bosco, seguii la stradina sterrata e penetrai all’interno della fitta vegetazione. Ogni volta che percorrevo quella stradina, circondata da alberi di alto fusto, mi pareva di entrare in un tunnel senza uscita, ma poi, all’improvviso, i raggi del sole comparivano e ci si trovava in un grandissimo spiazzo circolare, tagliato al centro da un torrente di acqua limpida e cristallina. Io, appoggiavo la bicicletta contro un albero, stendevo la coperta sul soffice prato, mi spogliavo rimanendo in slip, quindi mi sdraiavo al sole, estraevo dallo zainetto il libro e mi immergevo nella lettura. In quel posto ci passavo le ore, sempre solo, assolutamente solo, con i soli uccellini che, con il loro cinguettio, facevano da colonna sonora, assieme allo scrosciare dell’acqua, ai miei pomeriggi assolati. Quasi sempre verso le cinque del pomeriggio, approfittando della mia solitudine, mi spogliavo nudo e mi avvicinavo ad un ampia ansa del corso d’acqua, dove le forti correnti lasciavano il posto ad uno specchio di acqua ferma e piatta, camminavo poi con i piedi nell’acqua, sulla sabbia ghiaiosa del fondale digradante e mi accorgevo, a mano a mano che avanzavo, che il mio corpo immergendosi si adattava gradatamente alla temperatura del liquido che lo circondava. Quando l’acqua mi arrivava al torace, prendevo una decisione eroica e mi immergevo completamente, iniziando a nuotare fino ai margini di questo laghetto naturale. Per una quindicina di minuti nuotavo e mi godevo la frescura, poi uscivo e percorso da brividi, mi ributtavo nudo sulla coperta, con i raggi cocenti del sole che provvedevano ad asciugare ogni centimetro del mio corpo. Verso le diciotto, mi rivestivo e risalivo in sella, affrontavo la ardua salita e sudato più di quando ero partito, raggiungevo la doccia esterna, che mio padre aveva pazientemente costruito e che serviva, soprattutto a mia madre, per evitare di pulire quotidianamente la doccia del bagno all’interno della casa’.

Questo era quello che facevo di solito, quel giorno, feci le solite cose di sempre solo che, per i sole troppo cocente, decisi di fare il bagno nel mio laghetto personale,un ora prima e così anticipai anche il rientro a casa che avvenne alle diciassette anzichè alle diciottoto come al solito. Appena giunto a casa mi infilai sotto la doccia esterna e mi lavai, poi, così, nudo come un verme, mi avviai verso la mia camera”
Premetto, noi, eravamo una famiglia sotto un certo punto di vista, molto aperta e libera. Fin da piccoli eravamo stati abituati a vederci nudi; spesso succedeva che incrociavo le mie sorelle nude mentre nel corridoio andavano in bagno, altre volte vedevo i miei fratelli oppure mia madre o mio padre in assoluta tenuta adamitica. Nessuno di noi ci faceva più caso e tutti eravamo contenti di questo tipo di educazione che i nostri genitori ci avevano impartita. La mia famiglia era composta da mio padre, mia madre, da me, due fratelli maschi e tre femmine. Diciamo che era da considerarsi, per i tempi, una famiglia numerosa. Voglio descrivere i componenti del nucleo famigliare: Mio padre, oggi cinquantanovenne, si chiama Giuseppe, un contadino con le mani callose e con i muscoli possenti, alto un metro e novanta, molti capelli in testa, di colore castano chiaro, occhi azzurri e viso regolare, non mi intendo molto di bellezza maschile ma a me sembra, nel complesso, un bell’uomo. La mamma è una tipetta, dico io un po’ ‘schizzata’ e sempre in costante movimento. Si chiama Rosanna, ha cinquantasette anni e ne dimostra una decina di meno, è bruna, capelli corti, anche lei con gli occhi azzurri, alta un metro e settanta, corpicino magro, proporzionato in tutto, fuorché le tette, si, le tette sono in realtà delle tettone di quinta misura che lei stenta a contenere dentro gli abiti di qualsiasi foggia indossi. Le mie sorelle, la più vecchia, Maria, ha trentasette anni, viso un po’ troppo tondo, assomiglia a mio padre al femminile, anche lei molto alta, sul metro e settantacinque, qualche chilo di troppo, diciamo una decina, capelli biondi lunghi e come tutti noi anche lei ha gli occhi chiari. Ha un bel culone e, l’unica cosa che ha preso da mamma, le tettone che saranno credo una quarta abbondante. Devo dire che le sue tette sono molto sode e stanno su senza l’ausilio del reggipetto, questa cosa è sicuramente dovuta al fatto che lei ha la pelle spessa che non subisce rilassamenti e in effetti sul suo corpo non c’è ombra di cellulite e nemmeno di smagliature. La seconda sorella è Giorgia, di anni ne ha trentacinque, capelli biondi lunghi oltre le spalle, visino delicato con il nasino all’insù e la bocca ben disegnata, una bambolina, con un corpo da favola, un sederino fantastico e le tettine piccole tipo coppa di champagne, alta un metro e sessantotto, veramente una fighetta della madonna! In ordine di nascita, Simone che ha trentatre anni, con la barba bionda e un po’ spelacchiato in testa, diciamo che ha l’attaccatura dei capelli piuttosto alta! Alto uno e novanta occhi naturalmente chiari e fisico alla Silvester Stallone in ‘Rambo’. Per non dimenticare nulla, ha un cazzone che a riposo è piccolino e incappucciato, ma quando gli diventa duro è una bestia che non finisce mai! Proseguendo, abbiamo Adriano, trentuno anni, magro come un chiodo, capelli scuri come la mamma e occhi stranamente scuri, un viso regolare con un naso importante, è alto un metro e ottanta con un pisello non troppo lungo ma molto largo, circonciso a seguito di una operazione subita quando era bambino, perché la pelle del prepuzio non gli scendeva. Ultima mia sorellina più piccola Lucia che di anni ne ha ventitré, è la esatta fotocopia di Giorgia, uguale in tutto fisicamente e caratterialmente. Io, l’ho già detto, mi chiamo Giacomo ho ventiquattro anni e ho il fisico diverso da tutti, non sono molto muscoloso e sono magro, alto un metro e ottantacinque occhi chiari e bel viso da architetto fighetta. Il cazzo è il mio orgoglio e devo dire che lo esibisco volentieri in quanto molti quando mi vedono restano basiti dalle dimensioni che la natura mi ha abbondantemente elargito.

Vi ho raccontato prima la giornata nel mio rifugio e il mio ritorno a casa”.
Eravamo rimasti che nudo mi ero infilato in camera mia e subito dopo essermi asciugato per bene la pelle del corpo, aprii la finestra che dava sul retro della casa e vidi una scena che ancora oggi mi è rimasta chiara e limpida stampata nella mente.

Cinquanta metri più in basso, mio padre, con i calzoni abbassati, in piedi, di profilo, dietro a mia sorella Maria, che allora aveva trentuno anni. Lei stava piegata in avanti, appoggiata con le braccia tese, ad un covone di paglia, nuda dalla cintola in giù e lui che la possedeva abbrancandogli con le mani le pesanti tette. Non riuscivo a vedere se il dardo di mio padre fosse piantato nel culo o nella figa di Maria, ma di sicuro lei godeva come una troia. In lontananza si udiva ”’.

‘Bravo papà, bravo, uummmhhh continuaaaaa, scopami, bravo il mio paparinooo!!!’

Lui emetteva dei grugniti animali”’

‘Aggghhhh, agggggg, ahhhhhh, ahhhhhh, uuummmmm’..’

Mi accorsi solo allora che quasi inconsciamente la mia mano si era impossessata del mio cazzo e che mi stavo segando velocemente. Preso dai sensi di colpa, per un attimo abbandonai il pene, come se scottasse, poi i miei occhi e le mie orecchie si immersero di nuovo in quella strana ed eccitante esibizione e così quasi a malincuore lo impugnai ancora e nel momento stesso in cui mio padre lo estraeva dall’orifizio di mia sorella e gli schizzava la sborra sul culo e sulla schiena, anche la mia bestia eiaculò con schizzi che superarono la finestra e terminarono la loro corsa nel prato sottostante. Vidi mia sorella girarsi e raccogliere la gonna da terra, lui che la invitava a gesti ad occuparsi ancora del membro semiflaccido, e lei che si accucciava davanti a lui e glielo prendeva in bocca, leccandolo con attenzione e lasciandoglielo completamente pulito. Lui si rialzò i calzoni e le diede una sonora pacca sul culo, poi si lasciarono dirigendosi lui nella stalla e lei verso casa. La vidi poi fermarsi interdetta e guardare nella mia direzione, di scatto mi nascosi abbassandomi, ma ebbi la netta impressione che, nonostante tutto, lei si fosse accorta della mia presenza.
A casa nostra si cenava quasi sempre tardi, verso le ventuno, e anche quella sera, ci radunammo tutti e otto attorno al grosso tavolo di noce scuro. Mentre si cenava, io esaminai attentamente il comportamento di mia sorella Maria e di mio padre e notai che quando io posavo il mio sguardo su di loro, trovavo sempre i loro occhi fissi dentro ai miei. Compresi che lei mi aveva visto e che di sicuro aveva riferito la cosa a mio padre. La cena terminò e vidi i due amanti incestuosi che parlottavano sottovoce fra di loro e notai ancora i loro sguardi fissi su di me.
Ebbi la sensazione di aver assistito a qualcosa che mi avrebbe provocato solo grane e discussioni.
Verso la mezzanotte, un po’ per volta quasi tutti andarono a letto, rimanemmo in cucina, solo più mio padre, Maria ed io. Vi fu per parecchi minuti un silenzio imbarazzante, io allora, mi alzai e dissi”.

‘Beh, buonanotte, io vado a dormire’

In quel momento sentii la pinza, costituita dalla spessa mano destra di mio padre, abbrancarmi il polso del mio esile braccio sinistro, mi attirò a sé e come se io fossi un fuscello, mi rimise a sedere.
Ebbi paura, ancora ci fu silenzio, poi io esordii”’

‘Che succede? Non capisco, vorrei andare a dormire, sono stanco’..’

‘Stai li seduto che ti dobbiamo parlare!!’

‘A me dovete parlare? Io non c’entro con i lavori della campagna!’

‘Lo sappiamo che non c’entri, ma tu hai visto una cosa che non dovevi vedere!’

Finsi di non capire, provai a giocare da fuori”’

‘Ma dai mi state prendendo in giro?’

Maria intervenne””.

‘Giacomo, guarda che non sono cieca! Ti ho visto benissimo dalla finestra!!’

E mio padre”’

‘Come cazzo è che stasera sei tornato cosi presto!!!’

‘Beh faceva troppo caldo e ho anticipato il ritorno a casa!!’

‘Comunque, se ne parli con qualcuno, io ti ammazzo a forza di botte chiaro!!!’

‘Non credo che ammazzeresti tuo figlio!! Facciamo una cosa, se mi fate partecipare io sto zitto, se no’..’

Mio padre si alzò in piedi, vidi la sua figura imponente sovrastarmi minacciosa e la sua mano alzarsi per colpirmi””

‘Io ti ammazzo sul seriooo!!!! Capitooo!!!’

Maria allora”

‘Pà, smettilaaaa, non gridare che svegli tutti!!!!’

Lui si afflosciò lasciandosi cadere sulla sedia, le spalle si incurvarono, sembrava impotente e rassegnato. Vidi mia sorella sorridermi e poi la sua voce chiarì le cose”.

‘Papi, tranquillo, l’importante che lo sappiamo solo noi tre, vorrà dire che mi dedicherò a tutti e due, un cazzo solo o due cosa cambia, potrebbe essere divertente no?’

Lui tacque, sembrava non voler mollare la presa, voleva sua figlia in esclusiva, non la voleva condividere con nessun altro. Ancora Maria”..

‘Dai pà, è tuo figlio pure lui, sarà bello anche in tre!!’

Io, come si fa a poker, vidi e rilanciai”’.

‘Anche in quattro si potrebbe no? Due maschi e due femmine!!’

Mio padre allora’..

‘Ma sei matto? Chi cazzo credi che voglia unirsi a noi?’

Dopo questa frase e questo interrogativo compresi che anche se con malavoglia aveva accettato la mia presenza in mezzo alla loro ‘coppia’

‘Io muoio dietro a Lucia ad esempio, quindi si potrebbe provare a coinvolgere lei’..’

‘No cazzo, no!! Lucia no è troppo piccola, ha compiuto ieri diciotto anni, è una bambina ancora!!!’

‘Ma quale bambina, lei si sditalina alla grande, ha nel cassetto del comodino in camera sua delle riviste dove si vedono le più sporche porcherie!!’

‘Si pà è vero, Lucia si tocca la fighetta e anche io gli ho visto delle riviste porno! Se leggi solo i titoli capisci tutto!! Una si chiama ‘Lesbogirl’ un’altra ‘Analsex’ e c’è pure una che si intitola ‘Incest’, quindi la tua bambina è una bella maialina!!!’

Diedi una pacca sulla spalla di mio padre e mi alzai dicendo”’..

‘Tranquillo papi, ci penso io a parlare con Lucia’.’

Maria mi prese per il polso ma lei fu delicata, mi attirò a se e alzandosi in piedi mi si strinse contro”.

‘Ho voglia di baciarti fratellino mio! Ma andiamo nella stalla, così stiamo tranquilli!!!’

Ci spostammo tutti e tre e ci chiudemmo la porta della stalla alle spalle, mio padre si sedette su uno sgabello in legno massiccio, quello che usava per mungere le vacche, intanto,la mia bocca si unì a quella di Maria, le sue enormi tette sode contro il mio petto, il mio ventre eccitato che premeva contro il suo, sentii le sue abili mani prendere da sotto, il bordo della mia maglietta e sfilarmela dalla testa, poi armeggiò con la fibbia della cintura dei pantaloni e in pochi secondi mi trovai con il cazzone duro puntato verso e contro di lei. Maria si liberò rapidamente della gonna e scoprii che sotto non indossava nulla, fece pochi gesti ancora e anche la maglietta raggiunse una balla di paglia, rimase nuda, splendidamente nuda. Mio padre, intanto, si era aperto la patta dei calzoni e lo aveva tirato fuori duro come il marmo, abbrancò senza tanti complimenti per i fianchi Maria e la attirò a se. Lo vidi armeggiare dietro di lei, fin quando dal davanti vidi tra le cosce divaricate di mia sorella il cazzo del mio genitore farsi strada nel culo di lei. Mi inginocchiai davanti a lei e iniziai a leccargli la figa e mentre lo facevo, ogni tanto lambivo con la punta della lingua anche il cazzo e le palle di mio padre. Lui fece in modo di farlo uscire dal culo di Maria e con due dita me lo porse, io me lo trovai li davanti e non seppi resistere, lo ingoiai e lo spompinai a lungo, sentendo il gusto amarognolo del buco del culo di mia sorella. Lo presi poi in mano e lo incanalai nell’ano di Maria, quindi mi alzai in piedi e piegando leggermente le gambe infilai tra le tettone di mia sorella il mio cazzo duro.
Lo sfilai momentaneamente per umettarlo per bene con la saliva, quindi glielo rimisi nel canale delle mammelle. Lei saliva e scendeva impalandosi il culo sul cazzo di mio padre e mentre faceva questa manovra anche il mio pene scivolava fra le tette, sbattendo la cappella sotto il suo mento. Tenevo strette attorno al cazzo le sue grosse poppe e sentivo sotto le dita, i capezzoli duri ed eretti che puntavano contro il palmo della mia mano”’..

‘Tira fuori la lingua troia leccami la cappella che ti sborro in bocca!!!!’

‘Dai pà spingimelo tutto in culooo!!!’

‘Siiiii, ha ragione Giacomo, sei una troiaaaaaa!! Ti piace nel culo eh??? Meglio due cazzoni come i nostri che uno solo eh baldracca???’

‘Siiii, due cazziiiii, tutti per me, siiiiii’

‘Ti riempio le tette di sborra puttana!!!!! Toh apri la bocca e ingoialaaaaaa!!!!’

Me lo menavo a pochi centimetri dalla sua bocca spalancata, le riempii con larghe chiazze le grosse tette e alcuni getti finirono dentro la sua bocca da pompini. Ne prese poi possesso e lo ingoiò fino in gola, deglutendo il frutto delle mie ultime contrazioni.
Mio padre, lo avete capito anche voi, non era un uomo delicato e sollevo per i fianchi Maria, la spinse sopra alla paglia, poi gli fu dietro, dando dei calcetti alle caviglie di lei le divaricò al massimo le gambe, poi sbuffando e grugnendo si buttò sopra di lei, si aiutò con la mano destra guidando la grossa cappella nell’orifizio anale di mia sorella e la penetrò a fondo senza pietà. Sentivo il rumore della pancia di mio padre scontrarsi violentemente contro i glutei di Maria. Furono pochi colpi molto profondi e poi””’..

‘Troiaaaaaaaaa, troiaaaaaaa, ti sborro in culooooooo, figlia puttanaaaaa, aaaggghhhh, sborroooooo, sborrroooooo,”””

Si sollevò ansimante con il cazzo ancora gocciolante, la prese per i capelli la fece alzare e glielo ficcò in bocca con violenza”’.

‘Leccamelooooooo, succhia la cappellaaaaa!!!’

Alla fine, Maria si alzò in piedi con il culo dolorante e ci guardò entrambi”

‘Siete i soliti maschi egoisti e bastardi!!! Non mi avete fatta godere!!! Con dei cazzi come i vostri dovevate farmi impazzire e invece avete pensato solo a voi!!!!’

‘Ehi sorellina, io non sono papà che dopo la prima non ce la fa più!! Io ti sbatto fino a domani!!!
Sdraiati sulla paglia e apri le cosce che vedi come godi troiona!!!!’

Maria ubbidì ed io mi misi sopra nella classica posizione del missionario, entrai nella figa allagata e iniziai a pomparla in profondità, in pochi attimi sentii le sue unghie sulla schiena che mi rigavano la pelle, le gambe mi attanagliarono i fianchi e la sentii sussultare sotto di me arcuando il ventre e infine lasciandosi cadere soddisfatta, respirando velocemente e rumorosamente. Mi sfilai appena in tempo per sborrarle con un lungo getto fra le grosse mammelle e poi ancora i miei lapilli bollenti si schiantarono sul suo ventre piatto formando delle pozzette di dimensioni e forme irregolari.
Ecco, questa fu la mia prima partecipazione all’incesto famigliare.
Nei giorni a venire, pensai spesso a quanto successo e mi lambiccai il cervello per riuscire a trovare la giusta formula per coinvolgere Lucia nel nostro e soprattutto mio progetto incestuoso.
Un pomeriggio, rinunciando a rilassarmi presso il mio rifugio, decisi di affrontare Lucia chiedendogli direttamente se voleva partecipare al gioco tra me ,Maria e papà, e così approfittando del riposo pomeridiano dell’intera famiglia, percorsi il corridoio per bussare alla porta di Lucia, ma devo dire che la Dea Bendata venne in mio soccorso e decise generosamente di aiutarmi.
Bussai in effetti alla porta di mia sorella ma non ottenni nessuna risposta, riprovai ancora, ma ancora alcun riscontro e così abbassai la maniglia e mi affacciai timidamente oltre l’uscio; notai che entrando si coglieva una magnifica sensazione di frescura, e notai altresì che non c’era assolutamente nessuno. Entrai e pensando che Lucia fosse in bagno, bussai ancora e poi aprii la porta del bagno stesso e anche lì lo trovai libero e vuoto.
Uscii a questo punto dalla camera, pensando che Lucia fosse uscita di casa per qualche commissione, poi, in corrispondenza della porta della camera dei miei, udii delle risa soffocate; incuriosito appoggiai l’orecchio alla porta e ascoltai attentamente. Erano dei sospiri, lievi gemiti sommessi, alternati a gridolini acuti e soprattutto a risatine cristalline, che trasmettevano spensieratezza ed allegria. Intrigato da questa situazione e spinto dal desiderio di conoscere ciò che succedeva al di là dell’uscio, abbassai la maniglia della porta e infilai il capo tra lo stipite e la porta; sul letto, mia madre e Lucia, entrambe in reggiseno e mutandine, che si accarezzavano un po’ dappertutto. Purtroppo mia madre e subito dopo mia sorella, mi videro e fingendo indifferenza simularono un discorso iniziato, recitando la parte di mamma e figlia che si scambiano confidenze ridendo”

‘Ah scusate, cercavo te Lucia per dirti una cosa, ma non importa, te la dico poi stasera’

‘Va bene ok a più tardi Giacomo’

Mi rimase dentro la sensazione di avere interrotto qualcosa che si stava realizzando fra mia madre e mia sorella. Allora, consapevolmente, allontanandomi, feci risuonare i miei passi in corridoio, accentuando la battuta del piede sul pavimento, poi, quatto, quatto, tornai sui miei passi e mi rimisi a spiare, dal buco della serratura. Ora le voci erano più soffocate, le vedevo scambiarsi parole direttamente nel padiglione auricolare. Poi, compresi che stavano in silenzio apposta, per riuscire a captare anche il più piccolo rumore esterno. Io, immobile, trattenevo il fiato e tenevo l’occhio appoggiato alla feritoia della chiave, finalmente, dopo parecchi lunghi minuti di silenzio, vidi la mano destra della mamma accarezzare da sopra il reggiseno di pizzo le tettine di Lucia.
Ora, anche le mani della mia giovanissima sorella, si misero in azione e la vidi accarezzare dapprima la parte interna di una coscia di mamma e poi il mio sguardo la seguì mentre si incuneava fra le cosce ora divaricate della mia dolce madre. Lucia, scese all’improvviso dal letto, e la vidi avvicinarsi velocemente alla porta, fui un fulmine e mi nascosi, mascherato dalla pianta di Ficus Benjamin , dietro la colonna del corridoio. La vidi, fra le foglie verdi, affacciarsi e sporgere il viso oltre la porta, girò il capo un paio di volte a destra e a sinistra, poi rientrò nella camera e udii lo scatto del chiavistello scorrevole. Compresi allora che si erano sigillate dentro e la mia curiosità, mista a eccitazione, non fece altro che salire ancora; mi riavvicinai all’uscio e spiai ancora attraverso il buco della serratura. Le due donne si erano intanto spogliate nude e la mamma si era sdraiata comoda sul letto, in quella posizione non riuscivo a vedere nulla, capivo e intuivo le cose ma non le vedevo. Il capo di Lucia era fra le gambe di mamma che stava di fronte a lei in posizione ginecologica, comprendevo che gli stava leccando molto probabilmente la figa ma purtroppo non le vedevo. Ancora una volta fui aiutato dalla fortuna, perché la mia bella genitrice, fece smettere Lucia e scese dal letto, poi fece sdraiare mia sorella e prendendola per le caviglie la aiutò a mettersi nella stessa posizione sua ma di traverso del letto. Per un attimo, di sfuggita, vidi la figa di Lucia, mi faceva tenerezza, piccolina, depilata, liscia, senza un pelo, poi vidi la mamma, da dietro, in piedi, che, con le gambe leggermente divaricate, si chinava fra le cosce di Lucia e fui ipnotizzato dal suo magnifico culo e dal fitto bosco scuro che gli ricopriva la figa. Visto da dietro in primo piano il culone della mamma era monumentale, ma non flaccido, direi sodo e compatto, in mezzo si intravedeva il buco del culo, depilato e lievemente arrossato attorno alla rosetta. Poi, il buio, il buio pesto, non si vedeva assolutamente la figa, era coperta e celata alla vista da un folto bosco di riccioli neri. Mi accorsi in quel momento che il mio pene era rigido come poche volte nella mia vita, senza distogliere lo sguardo dalla scena che stava avvenendo dietro la porta, armeggiando in modo convulso, mi abbassai sul davanti, i pantaloncini e le mutande e le bloccai sotto le palle, me lo impugnai e iniziai a segarmi lentamente. Ora la mamma e Lucia si erano sdraiate in modo da mettere le loro fighe una contro l’altra, formavano una doppia ‘V’ con i vertici interni a sfregare uno contro l’altro. Le mani di entrambe ora si dedicavano ai capezzoli e alle mammelle in genere, muovevano il bacino con un movimento sincronizzato; io le udii godere, vidi poi mia madre allungarsi verso il comodino e aprire il cassetto estraendovi un grosso vibratore di colore azzurro. Lo prese in bocca e con una mano se lo fece scorrere spingendoselo fino in gola. Poi una volta lubrificato e insalivato per bene notai che sollevava le gambe vero l’alto portandosele al petto, passando poi dall’esterno fece scivolare il grosso dildo in mezzo alla boscaglia e indovinai che aveva trovato l’apertura della figa, nel momento in cui vidi il finto cazzo scivolargli gradatamente dentro fino in fondo alla sua caverna. Ora Lucia si era inginocchiata fra le cosce di mamma e aveva sostituito la mano della genitrice con la propria, impugnando alla base il vibratore la scopava sbattendoglielo dentro con vigore, mentre, con l’altra mano, infilava un dito nell’ano penetrandola velocemente. Lucia si era sincronizzata e gli entrava dentro ai due buchi contemporaneamente. Presa dal piacere intenso e dalla libidine mia madre aveva abbandonato i freni inibitori e si lasciava andare a frasi pesanti e volgari”””.

‘Brava bambina, bravaa, sei una troietta pure tuuu, sbattimi, forteeee, siiiiiii, sono una vaccaaaa!
Come quelle della stalla, mi fai godereeee, uuummmhhh zoccoletta e lesbica di mammaaa!!!’

‘Hai ragione mamma siamo due troieeeee!!!! Mi piace farti godere, hai la figa che ci starebbe un paracarro!!!! Dai troia godiiii, voglio farti godere! Poi sai come devi far godere me vero????’

‘Siiiii, dai continuaaaa, si daiiii, che godoooo, poi ti faccio venire come piace a teeee!!!!’

‘Siiiii, godiiii, mamma maialaaaa!!!’

‘Ohhhh, siiiii, siiiiii, vengooooo, vengoooo, non smettereeee, non smettereeee. Spingimelo fino in fondooooooo, siiiiii, oddiiiiooooo, vengoooo, vengoooooo, siiiiiii, uuuuaaaaaa, siiiiii, ahhhhhh, ahhhhh, ahhhhhh, ahhhhhh””.’

Gli schizzi che in quel momento fuoriuscirono dal mio cazzo colpirono l’uscio e colarono giù lasciando dense colature biancastre. Sentivo il mio viso, estremamente accaldato e mi accorsi che sudavo come una fontana. Me ne stavo andando, quando udii una frase e allora””’.

‘Mami, ora fai venire me! ‘

Vidi la mamma prendere una grossa corda dall’armadio antico e poi lei provvide a lanciarla verso l’alto, la fune si accavallò al trave che attraversava longitudinalmente la stanza e scese dalla parte opposta. In piedi Lucia si fece legare i polsi e rimase quasi appesa appoggiando solo la punta dei piedi in terra, poi la mamma, sempre dal solito armadio estrasse un frustino di quelli che papà usava per i cavalli e””’.

‘Dove le vuoi le frustate eh troietta???? Sul culo o sulla figa? Oppure le vuoi sulle tettine? Se mi rispondi correttamente ti frusto piano se no”’

‘Mami, sulle chiappe del culooo!!!’

Vidi la mamma girargli attorno e il suo braccio destro, impugnando il frustino si sollevò verso l’alto e poi si abbassò con violenza colpendo parecchie volte le chiappe di Lucia”’

‘Aaaahhhhhhhhhgggggggg, Aaaahhhhhhhhhgggggggg, Aaaahhhhhhhhhgggggggg Aaaahhhhhhhhhgggggggg, Aaaahhhhhhhhhgggggggg, Aaaahhhhhhhhhgggggggg!!!’

‘Mi devi rispondere chiamandomi Signora chiaro???’

‘Siiii, signoraaa’

Arrivò la frustata ma fu più debole della precedente, poi le domande di mamma si fecero più ravvicinate e parecchie volte Lucia non rispose in modo corretto, lei la colpiva sulle tenere tettine sul davanti e dietro alle cosce con colpetti sulla figa e molte volte sulle chiappe del culo. Stranamente, mia sorella, mentre veniva quasi torturata, godette, la vidi contorcersi mentre mia madre la colpiva ancora e la sentii venire””.

‘Siiii, continuaaaa, siiii mamiiiii siiiiii sei grandeeeee, siiii vengoooo, vengooooo, siiiiiiiiiiii’..’

Quando l’orgasmo si placò, mamma liberò dalle corde Lucia e poi teneramente e affettuosamente si abbracciarono felici””’..

‘E’ meglio che ti ficchi sotto la doccia fredda e ci stai un bel po’ non vorrei che ti rimanessero i segni..’

‘No tranqui mami, non è la prima volta, un paio di giorni e tutto va a posto”

‘Sei proprio masochista figlia mia!!! Io non so se lo sopporterei!’

‘Mi piace soffrire, vorrei trovare un uomo che me lo fa, chissà come godrei!!!’

‘Dai andiamo a farci sta doccia!!’

‘Ok dai andiamo”

Mi allontanai rapidamente e mi infilai in camera mia chiudendomi dentro. Ero eccitato e anche sconvolto e sconcertato. Mai in vita mia avevo assistito ad una situazione del genere. Poi presi coscienza della nuova situazione e compresi che a questo punto mi sarebbe stato più semplice coinvolgere la ‘bambina’ nei nostri giochi. Beh, la ‘bambina’ e anche la nostra cara e dolce mammina””””””.

Alla prossima occasione e naturalmente buon sesso a tutti.

Scrivete come al solito a: alexlaura2620@libero.it

Ciao Ombrachecammina

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