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Racconti Erotici EteroRacconti erotici sull'IncestoTrio

100 – Mamma Lucrezia timorata di Dio diventa una grande troia

By 16 Dicembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Il mio nome è Lucrezia, ho compiuto da poco quarant’anni, sono alta un metro e settantacinque, occhi neri, carnagione lievemente ambrata, che sta a testimoniare le mie origini meridionali, sono bruna, capelli lisci, lunghi fin oltre le spalle, dicono che assomigli alla Ferilli, ma io penso di assomigliarci poco. E’ vero che ho un fisico opulento, fianchi pieni e grosse tette. Quest’ultime non sono proprio sodissime ma nemmeno cascanti, diciamo che nonostante il notevole peso rimangono abbastanza sollevate. Molte mie amiche con le quali sono in confidenza mi dicono che si depilano il pube regolarmente, io non lo faccio, raramente do qualche piccola spuntatina per non dare al mio inguine un aspetto troppo incolto e selvaggio. Il mio ex marito, del mio corpo, apprezzava particolarmente il mio sedere. In verità, non per essere immodesta, ma quando mi guardo allo specchio devo constatare che in effetti lui aveva ragione, ho proprio un bel culo. Le cosce piene, le ginocchia regolari e i polpacci non muscolosi e fini, fanno delle mie gambe, per i maschi arrapati e non, quel che si dice un gran bel vedere.
Conobbi colui che pensavo fosse l’amore della mia vita quando avevo solo sedici anni, feci la sua conoscenza in parrocchia, lui faceva l’istruttore di volley e mentre mi istruiva cercava di circuirmi per portarmi a letto. Io resistetti e lo portai con me fino ai miei diciotto anni. Allora ero molto presa e infervorata, dalla religione, dalla morale cristiana e da mille altre cavolate che il buon Don Giorgio ci inculcava quotidianamente durante il catechismo.
Da quando mio marito ed io ci siamo separati, io ho preferito abbandonare la specie maschile e vivere per un po’ di tempo in quasi assoluta castità. Dico quasi perché quando ne sento il bisogno mi do da fare con le mie abili dita che così bene conoscono tutti gli anfratti sensibili del mio corpo.
Mio marito ed io ci siamo divisi, perché in pratica lui si faceva tutte le donne che gli si concedevano senza esclusione alcuna. Bionde, brune, rosse, bianche, nere, gialle, insomma tutte quelle che respiravano, lui se le fotteva allegramente. Quando me ne sono accorta, gli ho fatto trovare le valigie fuori dalla porta, un semplice biglietto con su scritto ‘Vaffanculo!’ e alcune fotografie che un bravo investigatore privato, dietro pagamento di una lauta somma, aveva scattato a lui e ad alcune sue amanti, che li ritraevano in atteggiamenti che non lasciavano dubbi sulla natura della loro relazione.
Allora avevo trentasei anni e due figli maschi da mantenere, devo dire che, responsabilmente e consapevole di avere torto marcio, lui provvide a passarmi mensilmente un assegno per il mantenimento dei suddetti figli. I ragazzi, Mattia e Giancarlo, avevano allora rispettivamente sedici e diciotto anni. Il bastardo, ovvero il mio ex marito, era e credo che lo sarà ancora, un bell’uomo e i figli hanno preso da lui in quasi tutto. Si assomigliano fra di loro in modo impressionante, entrambi con i capelli scuri e occhi scuri, la mascella volitiva, il naso regolare e la bocca non troppo grande con le labbra carnose. Fisicamente, essendo nuotatori a livello semiprofessionistico, sono belli muscolosi un po’ dappertutto.
Fin qui, approssimativamente, la storia mia e della mia famiglia. Adesso vorrei raccontarvi ciò che successe un paio di anni dopo la mia separazione. Ero stata per la prima volta a casa della mia amica Mariella, anche lei aveva due figli maschi ed era anche lei diventata suo malgrado una ‘single’ . Mi aveva invitata a prendere un caffè e io, curiosa di vedere la sua casa, avevo accettato di buon grado. Quel caldo pomeriggio d’estate, sedute comode in salotto, con davanti delle bibite ghiacciate e dei buonissimi pasticcini, di cui io vado particolarmente ghiotta, chiacchierammo e oserei dire, che diventammo ancora più amiche di quanto non lo fossimo fino a poco prima. Dico questo perché durante quelle ore, sviscerammo ad uno ad uno tutti i nostri problemi. Problemi concernenti i figli e la loro vita post adolescenziale, la nostra esistenza quotidiana, fatta di ostacoli da superare, il sesso senza mariti, il nostro corpo che ‘maturava’ un po’ troppo in fretta, le rughe, la dura guerra alla cellulite e di tante, tante altre cose che appartengono strettamente all’universo femminile.
Poi, mi accorsi che lei mi guardava con gli occhi pieni di complicità, ma non era quella complicità dovuta all’amicizia, era qualcosa di più. Io, che negli anni ero rimasta quella che ero da ragazzina, ingenua e pura, beh, non pura di corpo, ma di cuore e di cervello si. Non faceva parte del mio modo di pensare il fatto che gli altri facessero o dicessero cose per volerne fare e dire delle altre. Non mi accorgevo che un’altra persona aveva dei secondi fini e così, spesso e volentieri, cadevo ingenuamente nella rete, come succede ad un povero e innocente pesciolino.
Mi ricordo che Mariella ed io ci confidammo reciprocamente i nostri peccati, soprattutto parlammo dei nostri ditalini, lei mi disse che se li faceva almeno un paio di volte la settimana e mi confessò anche che l’oggetto che lei idealizzava come maschio appetibile era niente meno che uno dei suoi figli, il più giovane, quello che aveva diciotto anni. Rimasi sbalordita e le dissi che io non avevo mai visto i miei figli come una possibile preda sessuale. Lei si vergognò molto ma mi rivelò che dentro di lei aveva un peso e che finalmente, per la prima volta, era riuscita a liberarsi di quell’ingombrante fardello parlandone e confidandosi con me. Mi condusse poi in camera di suo figlio e accese il registratore posto sotto la tv, prese dal cassetto del tavolo un dvd e pigiò il bottone play, poi si sedette sul letto e mi fece accomodare alla sua sinistra. Sullo schermo del televisore apparvero un ragazzo e una ragazza, erano in piedi, completamente vestiti e il posto dove avveniva la scena era chiaramente la camera dove io e Mariella stavamo in quel momento. I due interpreti si sorridevano, poi iniziarono a baciarsi e in breve si spogliarono e iniziarono ad avvinghiarsi sul letto.
Da qualche parte, in quella stanza, ci doveva essere sicuramente una video camera fissa che riprendeva nitidamente le loro performance. Vidi il figlio della mia amica in ginocchio e notai il grosso cazzo che puntava dritto davanti a lui. Sorrisi e mi complimentai con lei per il buon lavoro svolto in quei nove mesi di gestazione. Lei rise e mi domandò come erano fatti i miei. Io, la solita bigotta e inesperta le risposi che in effetti non li avevo mai più visti da quando erano molto piccoli.
Anche il sonoro era di ottima qualità e mentre i due ora scopavano alla grande si udivano i loro gemiti e i loro sospiri di passione. La mano di Mariella mi accarezzò il viso e poi scese con il dorso a sfiorarmi il seno. La guardai sorpresa ma lei, sempre estremamente sorridente, scese ancora e si fermò poi sulla mia coscia. Un rapporto lesbico non era nelle mie massime aspirazioni e le allontanai la mano. Mi chiese allora se lo spettacolo mi stava eccitando. Cavoli, mi eccitava si, ma mica glielo potevo confessare. Le dissi di no, che in fondo erano ancora ragazzi e io pensavo a maschi più maturi per eccitarmi. Ancora la sua mano appoggiata sulla mia coscia, un poco più in alto della volta precedente, la gonna che saliva sotto la spinta della sua mano, le dita morbide e calde all’interno delle mie gambe. L’interno coscia era per me un punto sensibilissimo, una delle zone erogene più eccitabili in assoluto. La guardai e incrociai il suo sguardo torbido, velato e carico di passione, la lasciai fare, percepii il tocco delicato delle sue dita contro le mie mutandine. Lei si girò verso di me e cambiò mano infilandomi tra le gambe la sua mano destra. Con il dito medio, sopra alle mutandine, percorse dal basso verso l’alto il solco fra labbra della vagina. Mi disse che ero bugiarda e che contrariamente a quanto le avevo detto, mi ero eccitata parecchio, in effetti avevo lo slippino fradicio. Appoggiò i piedi a terra e mi si inginocchiò davanti, poi con entrambe le mani mi sollevò completamente la gonna, e il suo viso fu tra le mie cosce aperte. Mi sentii spostare il piccolo perizoma e la sua lingua iniziò a solcarmi la figa. Le dissi molte volte di no, ma mi mancava la convinzione, in quel momento non pensai ad altro e mi abbandonai alle sue brame. Lei abilmente mi abbassò le mutandine fino alle caviglie e poi me le sfilò del tutto buttandole sul pavimento. Si incuneò ancora fra le mie gambe spalancate e riprese a leccare. Come leccava bene la mia amica Mariella, era bravissima, per la prima volta non sentivo contro le mie parti intime il viso irsuto e pungente di un uomo. La sua bocca aspirava il mio clitoride, aspirava e leccava, mi lasciai cadere all’indietro semidistesa sul letto, lei si alzò in piedi e mi venne sopra, le sue tette contro le mie, il suo ventre che strusciava contro il mio, la sua abilissima bocca si mise di traverso contro la mia e mi ritrovai la sua lingua calda a schermire con la mia. Era bellissimo, poi lei smise di limonare con me e si inginocchiò fra le mie gambe, poi mi costrinse a mettermi per lungo sul letto e lei fece altrettanto. Si rimise sopra di me, mi baciò ancora e poi scivolò verso il basso prendendomi in mano entrambe le tette. Ancora le sue labbra a succhiare una parte molto sensibile di me. I miei grossi capezzoli furono aspirati e leccati, vennero mordicchiati dolorosamente ma nel contempo assai piacevolmente. Sentivo che fra le mie cosce era scoppiata una tempesta, un fiume di liquidi mi stava allagando la figa. Scivolò ancora un po’ più in basso strofinando la bocca contro la mia foltissima peluria scura. La lingua di lei si incuneò fra le pieghe della mia fessura, fu ancora il clitoride ad essere lambito e picchiettato con grande mestiere, poi la sentii scendere ancora e la sua bocca si incollò al mio ingresso principale. La sua lunghissima lingua dentro di me, era abile ed esperta a penetrami dentro, pareva lei possedesse un piccolo cazzo e la sentivo girare in tondo all’interno della mia caverna purpurea. Mentre continuava a leccare, percepii una mano scivolarmi fra le natiche e un ditino solleticarmi il buchetto del culo, poi lo tolse e lo ficcò dentro la figa, poi ancora a titillarmi l’ano, lo sentii forzare la piccola apertura e penetrarvi lentamente. Mi lambiva con la lingua ancora la figa e mi scopava con un dito il buco del culo, non capii più niente e venni con un rantolo bestiale, fu un orgasmo squassante che mi lasciò senza forze, esausta come dopo una marcia di cento chilometri. Lei, con il viso lucido e intriso dei miei umori, mi guardò intensamente e con il solo sguardo, implicitamente mi chiese di contraccambiare. Mi scusai anticipatamente con lei, io, le dissi che per riconoscenza lo avrei fatto, ma che per me era la prima esperienza con un’altra donna e non sapevo cosa sarei riuscita a fare.
Mi disse che mi avrebbe guidata lei e così ripercorsi il tragitto che poco prima lei stessa aveva messo in atto su di me. Mentre le leccavo la figa mi disse che si sentiva eccitatissima per il solo fatto che io fossi una ingenua donna inesperta. E’ proprio vero che nella vita è l’esempio quello che conta e lei poco prima mi aveva dato un magnifico esempio. Così seguii mentalmente le sue istruzioni e a metà strada Mariella venne, continuai fino all’ultimo sussulto e quando pensavo di aver finito lei mi disse di continuare ed io continuai. Quando arrivai a ficcarle dentro il buco del culo due dita della mano, la sentii ancora sussultare e lanciare le gambe in alto. Gridò acutamente, pareva l’ululato dei lupi della steppa. Poi anche lei, respirando rumorosamente, si abbandonò quasi senza vita sul letto al mio fianco.
Sullo schermo il figlio di Mariella stava sborrando, schizzando il viso della ragazza e ricoprendolo con una spessa maschera di sperma.
Quando ci fummo riprese del tutto le chiesi se lei e i suoi figli’. Insomma, se avevano fatto qualcosa e lei si limitò a sorridermi’..
Ci riordinammo e ci rivestimmo giusto in tempo, Leonardo, così si chiama il figlio più giovane della mia amica, aprì la porta di casa ed entrò, mi salutò educatamente stringendomi la mano e poi baciò sua madre sulle guance e se ne andò in camera sua. Avevamo rifatto il letto per bene e sistemato tutto in modo che lui non si accorgesse di niente, ma il caso volle che io avessi perso una pinzetta a forma di farfalla che usavo per tenere fermi i capelli dietro. Lui uscì dalla camera e chiese a sua madre se il fermacapelli era il suo. Lei tentennò un attimo e poi gli rispose di si. Lui glielo diede ma in quel momento intercettai il suo sguardo che sicuramente e implicitamente nascondeva reconditi sottointesi.
Salutai Mariella che sulla porta di casa mi strinse forte il seno sinistro e mi baciò sulle labbra.

Mentre in auto, andavo a casa, avevo mille pensieri che mi mulinavano nella testa, pensavo a Don Giorgio ai suoi insegnamenti, tutti finiti, buttati nel bidone dell’immondizia. Io lesbica. Mi era pure piaciuto un sacco, come avevo potuto non ribellarmi, come avevo potuto non impuntarmi e far valere la mia volontà. Già, la mia povera volontà, era momentaneamente uscita, aveva cambiato sede, ora stava di casa fra le mie cosce, dentro e fuori dalla mia figa, sulla pelle del mio corpo, sui miei capezzoli voluttuosi, stava fuori e dentro il mio buco del culo, ecco dove stava la mia volontà!!!! Pensai che in fondo in fondo, era stato bello, magari ero una inconsapevole bisessuale. Tentavo di scusarmi con me stessa, di pentirmi con Don Giorgio per aver disatteso i suoi insegnamenti, di cancellare dalla mia mente la sconcia e maiala libidine che mi aveva sopraffatto poco prima, in casa di quella porca della mia amica Mariella!!
Giunsi a casa e trovai le mie creature, in mutande, se ne stavano spaparanzate comodamente sui divani, io li salutai e per la prima volta in vita mia non riuscii a distogliere gli occhi dalle loro gonfie mutande. Entrai in bagno e mi tirai giù le mie di mutande, erano fradice, mi sedetti sul water e feci un fiume di pipì, mi sedetti poi sul bidet e con la mano convogliai il getto dell’acqua sulla figa bollente e mi diedi una bella rinfrescata. Forse cominciava ad andare meglio, ma avrei dovuto farmi una bella doccia, certamente ne avrei tratto dei benefici. E così feci, mi spogliai e mi ficcai sotto il getto fresco della doccia, rimasi a lungo, fin quando mi accorsi che uno dei ragazzi bussava insistentemente alla porta, senza pensarci due volte le urlai avanti e la porta si aprì. Notai in Mattia un lieve imbarazzo a dover pisciare lì davanti a me mentre io ero nuda sotto la doccia, così gli voltai le spalle per lasciargli una certa libertà di movimento. Compresi pochissimi istanti dopo che gli stavo facendo vedere il culo e allora tenendo una mano sul pube mi girai’.. Erano tanti anni che non lo vedevo più nudo e rimasi annichilita nel vedere il cazzone di mio figlio appena diciottenne. Ma che cazzo gli avevo fatto!!??? Era molle, ma era comunque un biscione incredibile, la pelle gli ricopriva il glande, e lui mentre pisciava, se lo teneva in mano alla base con il dito pollice nella parte superiore.
Io facevo di mestiere la sarta e di centimetri me ne intendevo, ad occhio, ma sicura di non sbagliarmi lo valutai attorno ai ventidue ventitre centimetri di lunghezza con un diametro di almeno cinque centimetri!!!!! Ma quando ce l’aveva duro come faceva a scopare una povera giovane e vergine ragazza??? Una quantità industriale di avvenimenti particolari e sconvolgenti mi stava affollando la mente. Mariella, suo figlio, la fidanzata, scopare, leccare, fottere, sborrare, guardare, spiare , venire, eccitarsi” Oddiooo miooo, non ne potevo più credetti di impazzire e mentre lui dopo essersi scrollato il grosso pitone se ne uscì dal bagno, io aprii ancora il rubinetto e selezionai l’acqua fredda, poi rimasi fin quando un po’ d’ordine riprese lentamente ad occuparmi il cervello.
Andai in camera mia e mi rivestii, quindi mi dedicai a preparare la cena per me e per i ragazzi.
Cenammo verso le venti e poi loro uscirono con degli amici ed io rimasi tranquilla a rilassarmi il fisico e l’intelletto.
Il mattino seguente lavorai a cucire alcuni capi di mie clienti e poi, nel pomeriggio, pensai di telefonare a Mariella per contraccambiare il suo invito a sorbire un buon caffè. Un paio di volte presi in mano il cellulare, poi, al momento di premere il pulsante di chiamata, decisi invece di desistere. Avevo il dubbio che, nel momento stesso in cui lei avrebbe varcato la soglia di casa mia, essendo sole e soprattutto con il precedente di quanto successo il giorno prima, saremmo ripiombate irrimediabilmente nel vortice dei sensi e questo io non volevo più che succedesse. Ma, la carne è la carne e così al terzo tentativo premetti il tasto verde della chiamata.
Mariella mi disse che aveva previsto la mia chiamata e naturalmente accettò di buon grado.
Erano le sedici e qualche minuto quando lei suonò il campanello di casa mia. A vederla entrare già mi si accesero i sensi. Era vestita quel tanto che bastava per non essere arrestata per la strada per atti osceni in luogo pubblico. Maglietta color verde marcio sotto la quale si notavano chiaramente i capezzoli puntuti, detta maglia aveva una ampia scollatura a barchetta che lasciava scoperte le sue belle tette, coprendo appena di qualche millimetro le sue aureole. Sotto un paio di jeans estivi di colore bianco attillati come se fossero una seconda pelle. Le sue chiappe erano avvolte nel tessuto che gli si infilava tra le natiche avviluppandole pienamente e anche le gambe erano fasciate in modo indecente. Portava scarpe con il tacco dodici da zoccola d’alto bordo. Per rompere il ghiaccio le dissi che dato il tipo di abbigliamento da troia, per la strada aveva rischiato lo stupro. La sua risposta si condensò tutta in una sola parola: Magari!!
Ridemmo entrambe di gusto e poi la feci accomodare in poltrona, mi assentai qualche minuto per preparare il caffè e quando feci ritorno con il vassoio in mano, per poco non mi venne un colpo. Sul tappeto in terra, ammucchiati uno sull’altro vi erano i suoi pantaloni, la maglietta e le scarpe con il tacco dodici. Lei stava in piedi con le tette nude parzialmente sostenute da un reggiseno nero a balconcino e facente parte del completo sexy, un perizoma ridottissimo, sempre naturalmente di colore nero. Mi chiese se mi piaceva e io le risposi che era una gran figa. Emozionata, con mani tremanti, posai il vassoio con il caffè fumante sul tavolino e quando mi sollevai me la trovai a pochi centimetri da me. Balbettai se voleva prima bere il caffè e lei mi rispose appoggiando la sua bocca alla mia, le sue e le mie labbra si dischiusero simultaneamente e le lingue si attorcigliarono voraci.
Lei era la creatura del sesso selvaggio, nulla che potesse impedire che i suoi sensi fossero fortemente preponderanti su tutto il resto. Era una magnifica donna che stranamente ragionava con la figa, in tutto e per tutto uguale alla maggior parte dei maschi che a loro volta ragionano con il cazzo. Le nostre mani percorrevano reciprocamente il corpo dell’altra , affamate di pelle calda, di anfratti reconditi e umidi, di seni e glutei turgidi e sodi. L’umidore si espandeva fra le mie e le sue cosce e lei mi spingeva dolcemente all’indietro fin quando i miei polpacci cozzarono contro la pelle che ricopriva la poltrona ed io piegai le ginocchia e mi lasciai cadere all’indietro. Si inginocchiò davanti a me e la sua lingua prensile si appropriò della mia vulva penetrandovi all’interno. Le mani sulle mie tette, i capezzoli fra le sue dita, i polpastrelli a stringerli con forza e il piacere intenso che mi pervadeva interamente il corpo e la mente. Mille sensazioni da non sapere quale cogliere e gustare per prima. Percepii le sue dita penetrarmi la figa e stantuffarmela profondamente, ebbi l’impressione di sentire un grosso cazzo entrarmi dentro, misi la mia mano fra le cosce e toccai la sua mano. Tutte e cinque le dita erano immerse fino alle nocche nella mia vagina e Mariella continuava a spingere. In quel momento mi rammentai di quando avevo partorito. La figa così allargata, a parte appunto i momenti del parto, non ce l’avevo mai avuta, ma non sentivo dolore, anzi, le sue dita che si muovevano deliziosamente dentro di me aggiungevano ancora altre fantastiche e stupende sensazioni. Tastai ancora con la mano e non trovai più la sua, era completamente sparita fino al polso nella mia vagina. Mi artigliai le poppe e me le strinsi e poi non capii più nulla, mentre lei mi scopava con la mano piantata fino al polso dentro di me, io venni come mai mi era successo in vita mia. Fu un orgasmo interminabile, sollevavo il bacino verso l’alto e muovevo contemporaneamente il capo a destra e a sinistra come se avessi avuto le convulsioni.
Gridai forte, alla faccia di ciò che potevano pensare i vicini, urlai come fanno le porno star nei film a luci rosse. Loro di solito fingono ma io non fingevo, semplicemente godevo senza preoccuparmi di nulla e di nessuno. Sentii da lì a poco la sua mano sfilarsi e gliela presi attirandola verso la mia bocca e le succhiai le dita ad una ad una, gustandomi ingordamente i miei succhi saporiti.
Mariella si sollevò e si mise a sedere sulla poltrona, prese la tazzina del caffè e anche se ormai tiepido ci mise un po’ di zucchero e lo bevve. Altrettanto feci io e poi la guardai, non furono necessarie le parole, i nostri occhi esprimevano chiaramente i nostri desideri e così ricambiai le sue attenzioni su di me e con grande piacere mi misi all’opera fra le sue gambe cercando di darle più piacere possibile. Lei aveva le mani più piccole delle mie e quando io cercai di infilarle la mano dentro, le procurai un po’ di dolore, ma lei mi corresse la posizione e mi diede degli utili consigli e così riuscii a farla godere intensamente. La condussi in bagno e ci ficcammo sotto la doccia, ci per un po’ ci lavammo a vicenda poi ancora le nostre mani a cercare l’intimità dell’altra e, fu a questo punto che la porta del bagno si aprì e Mattia entrò. Fece due passi e poi si fermò di colpo, ci guardò, e visti i nostri atteggiamenti che erano sicuramente inequivocabili, dopo un attimo di incertezza, si girò come una marionetta e uscì sbattendo la porta. Entrambe, con una mano sulla bocca spalancata, ci guardammo, mentre rivoli d’acqua tiepida scendevano su di noi, accarezzando dolcemente i nostri corpi. Ci sciacquammo rapidamente, ci asciugammo e dopo aver indossato un accappatoio, uscimmo e arrivammo in salotto. Il mucchio di vestiti di Mariella e quello dei miei, erano stati ammucchiati tutti su una poltrona, Mattia stava seduto sull’altra, il viso era rosso paonazzo e con fare indifferente guardava la televisione.
Dapprima cercammo di scusarci per non aver chiuso la porta del bagno e gli spiegammo che le cose non erano come sembravano essere. Le dicemmo che eravamo amiche e che non volevamo che lui pensasse che noi’.. Lui ci lasciò parlare e poi con tutta calma ci disse chiaramente che noi eravamo due donne bisessuali e che non era cretino!! Aveva visto tutto benissimo e sempre per il fatto di non essere scemo, ci aveva viste accarezzarci in posti che di solito due amiche non si accarezzano. Mariella a questo punto fece una cosa assolutamente inaspettata. Si aprì l’accappatoio e lo lasciò cadere in terra, poi guardò Mattia, che vedendola aveva strabuzzato gli occhi e gli chiese se gli sembrava abbastanza bella. Lui farfugliò di si e la mia amica zoccola gli si avvicinò, gli chiese ancora se una donna come lei lui l’aveva mai toccata e di fronte alla risposta negativa del mio giovane pargoletto, si chinò verso di lui, gli prese la mano destra e se la portò sulla tetta sinistra. Lui, inaspettatamente ritirò la mano, mi venne il forte dubbio che lui fosse omosessuale, ma Mariella, non si arrese e schiudendo un po’ le cosce gli riprese la mano e gliela mise fra le gambe, lui questa volta ce la lasciò e vidi che si muoveva timidamente, lo faceva mentre mi guardava negli occhi, aspettava un cenno di approvazione, si vergognava forse di fare queste cose di fronte alla mamma. Gli sorrisi complice e lui distolse lo sguardo su di me e si interessò a Mariella. Lo vidi alzarsi, poi, il mio ometto, si calò i pantaloncini e quindi le mutande scesero a terra, le scalciò lontano e la sua enorme bestia dura come il marmo si frappose tra lui e la mia amica. Lei, ancora con la mano sulla bocca spalancata in segno di profondo stupore, si genuflesse di fronte al suo Dio.
Volse lo sguardo su di me, sul suo viso era dipinta l’incredulità, sorrideva e allo stesso tempo non credeva ai suoi occhi. Glielo prese in mano, io che sono la sua mamma, ero altrettanto stupefatta, anche stavolta lo misurai ad occhio, almeno venticinque ventisei centimetri di cazzo largo e duro, era veramente enorme, visto, oltretutto, su un ragazzo di soli diciotto anni, per di più magrissimo.
La capace e vorace bocca di Mariella, ne inghiottì una buona parte ma cinque o sei centimetri ne rimasero fuori. Lui le teneva la testa da dietro la nuca e glielo spingeva più a fondo possibile. Pensai che con una simile bestia non avrebbe mai trovato nessuna donna capace di prenderglielo tutto in bocca. Mattia, sollecitato dalla grande esperienza di quella troia di Mariella, durò pochi minuti, poi sentii i suoi gemiti gutturali e le sborrò in bocca. Non ebbi l’onore di vedere una goccia di sperma uscire dalla bocca della mia amica, lo inghiottì tutto fino a succhiargli avidamente anche l’ultima stilla di sborra. Si alzò e mi venne vicina, guardava me e guardava il cazzo ora penzolante di Mattia, nonostante aver appena finito di gustarselo in bocca Mariella non era del tutto soddisfatta. Io raccolsi i miei vestiti e i suoi e prendendola per mano la condussi in camera mia. Ci rivestimmo in silenzio, poi ci guardammo e improvvisamente scoppiammo a ridere. Fu un’ilarità contagiosa, perché Mattia ci sentì e venne a vedere cosa stese succedendo. Lui entrò e noi, mezze vestite e mezze no, piegate in due dal ridere, lo guardammo sorprese, poi sul viso del mio giovane figliolo apparve dapprima un mezzo sorriso e poi anche lui si mise a ridere come un matto. Entrambe lo abbracciammo e lui ancora in mutande si fece accogliere tra le nostre braccia. Lo baciai sulla guancia e lo accarezzai a lungo, coccolandolo teneramente, poi le mie coccole si trasformarono ben presto in carezze più lascive e la sua bocca fu sulla mia, inizialmente un bacio a stampo, poi la sua lingua forzò le mie labbra infilandosi in mezzo e poi la sentii saettare contro la mia e lo baciai appassionatamente. Mariella mi toccava il seno mentre io baciavo Mattia, lui mi mise una mano fra le cosce e io come una sporca pervertita le aprii spudoratamente. Ero bagnata fradicia, le sue dita mi scivolarono dentro e iniziò a sditalinarmi delicatamente, sentii un qualcosa di umido solcarmi il canale in mezzo alle chiappe e poi un lappare più intenso sul buco del culo. Era Mariella che mi leccava il buchetto, mentre Mattia insisteva tenacemente a masturbarmi la figa. Gli presi la grossa mazza in mano, che magnifica impressione, tenerle quel palo in mano era una sensazione di piacere intenso, lo guidai fra le mie gambe e lui tolse la mano e lasciò che il suo pene scorresse fra le mie cosce. Sentii la mia amica che improvvisamente aveva smesso di leccarmi il culo e con la mano tastai all’indietro. La mazza di Mattia scivolava sulla mia figa e arrivava fin dietro dove la bocca di Mariella lo tempestava di linguate sulla cappella. E no pensai, ora lo voglio dentro, tutto sto ben di Dio lo voglio dentro e così trascinai letteralmente mio figlio sul letto dove mi sdraiai a cosce spalancate, lui si mise subito sopra e tenendosi il bazooka in mano me lo appoggiò all’inizio del mio antro cavernoso e me lo spinse dentro. Percepii una marea di nuovissime e piacevolissime sensazioni, sentii dolore quando lui cercò di sprofondarmelo tutto dentro. Cozzò contro il mio utero credo e ritirai indietro il ventre, gli dissi di fare piano e lui si accontentò di ficcarmelo dentro solo la metà. Come una adolescente alle sue prime armi, venni dopo massimo cinque minuti e ancora una volta fu uno scoppio continuo di fuochi artificiali, sentii i suoi zampilli colpirmi dentro e mi arresi abbandonandomi sul letto semisvenuta. Terminammo lì le nostre performance e dopo una buona mezzora Mariella se ne andò e ci lasciò soli, il mio giovane amante ed io. Passarono alcuni minuti e la porta di casa si aprì ed entrò Giancarlo. Verso le venti cenammo e dopo io mi ritirai esausta in camera mia. Avevo scopato con mio figlio, che gran mazza che mi ero presa, ero contenta e soddisfatta. Si era stato incesto ma cavoli che goduria!!! Più tardi il mio cellulare si mise a trillare e io guardai il display e vidi il nome di Mariella. Risposi e iniziammo a parlare, discutendo amichevolmente e dissertando su quanto era successo, verso mezzanotte mentre parlavamo ancora di sesso lei mi disse che si stava facendo un ditalino e io le confessai che anche la mia mano destra si stava occupando della mia insaziabile figa. Arrivammo entrambe all’orgasmo e dopo ci augurammo la buonanotte ripromettendoci di approfondire la situazione con Mattia. Lei prima di salutarmi mi disse ancora: Ma tu di figli non ne hai due? Si le risposi ne ho due, perché? Sai anche io ne ho due e sarebbe bello se…….””.

Buon sesso a tutti da parte di Ombrachecammina

Fatevi coraggio, per un autore è piacevole e gratificante, conoscere il parere di chi legge i suoi racconti quindi scrivetemi a: alexlaura2620@libero.it

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