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Racconti Erotici Etero

14 – Forica: Al risveglio

By 20 Novembre 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Il risveglio è stato bello. Forica si levò dal letto e nuda andò in bagno per prepararsi.

Le sue gambe sempre asciutte e snelle. I glutei sollevati e non sporgenti erano solo loro a dare uno spettacolo che ogni uomo vorrebbe vedere al risveglio mattutino.

Io avvolto nelle lenzuola sentivo crescere la voglia di prenderla ma la c’era la voglia di levarsi dal letto. Era un letto all’antica; alto, di colore bianco panna, decorato con disegni di fiori e rampicanti. Era un letto costruito ai primi del ‘900. era totalmente diverso dagli attuali letti bassi con il materasso quasi a terra e senza spalliera o pediera. Nella camera c’era anche un armadio con un’anta a specchio.

Sentivo l’acqua scorrere in bagno e anche i suoi movimenti.

Immaginavo la lavatura della sua figa, del clitoride, del buchetto del culo. Immaginavo il suo piacere nel toccarsi le mammelle e nell’ammirarsi allo specchio.

Ritornò in camera e sembrava una dea.

La sua immagine di donna piacevolmente nuda mi dette una sferzata tale che mi risvegliai completamente.

La luce che entrava dalla finestra la rendeva molto bella.

Si vedeva che non aveva un pelo da nessuna parte, i suoi capezzoli svettavano già duri, i suoi piedi erano molto aggraziati e le unghie dei piedi, molto curate, erano tinte con un color rosso di tonalità molto intonata con il colore della pelle. Le mani con le dita lunghe finivano con unghie assai curate e verniciate con lo stesso colore di quelle dei piedi ma avevano l’estremità tagliata a spatola e bianca lucida.

Quando mi passava le unghie sulle spalle mi eccitavo moltissimo, era per me un’esplosione di sensazioni.

Forica si avvicinò al letto.

“ Sveglia dormiglione!”

Dicendo questo mi levò il lenzuolo lasciandomi nudo. Vide subito la mia erezione.

“Ti sei svegliato bene, stamane!”

“Si, proprio bene. Quando vedo te e lo spettacolo che offri come non posso arraparmi? Sai bene che così mi ecciti e ti prenderei qui sede stante”

“Se io dovessi darti la mia figa che cosa le faresti?”

“Questa è una domanda difficile! Direi che la allargherei per trovare il tuo cucciolino che chissà se sta ancora riposando, poi bacerei le tue labbra esterne ed infine farei un’esplorazione all’interno per vedere se ci sono gli orsi che dormono”

Baciandomi e sedendosi sul letto di fronte a me ed allargando le gambe mostrandomi la figa Forica disse “Vediamo se sei capace di fare ciò che hai detto!”

“Di mattina avrei qualche difficoltà perché avrei il personale fuori per altri lavori ma penso che da solo potrei svolgere la mansione” risposi sarcasticamente.

“Allora si avvicini e mi dia un’occhiata e provi se la mia figa funziona a dovere. Sa ho degli impegni improrogabili e mi occorre in piena efficienza”

“Certo signora. Le controllerò la figa e posso dirle che tra poco l’avrà collaudata e pronta all’uso”

Mi avvicinai, la baciai profondamente, cinsi le sue spalle con le mie braccia e feci si che mi salisse sulle gambe.

Appoggiò le sue grandi labbra sul mio pene, prese le sue mammelle con le mani e strizzandole evidenziò i suoi capezzoli. Li fregò sui miei.

Io, intanto, la baciavo e le passavo la lingua sul collo e nelle orecchie andando anche ad infilarla nella sua bocca che era già aperta dall’eccitazione.

Si sollevò per sentire il mio sesso duro ed eretto sul suo buchetto posteriore.

Allargai le sue natiche ma lei con rapidità si incurvò leggermente e si calò infilando il mio cazzo nella sua figa.

La sentivo fino all’utero. Era bagnatissima. 

“Ti voglio. Ho troppa voglia di te. Amami come non hai mai fatto. Angelo, amore mio, sfondami. Voglio essere la tua donna sempre. Voglio essere sempre la tua mante preferita. Chiamami in profondità.

Con le dita allargai il suo buchetto e ne infilai una.

“Si continua con il tuo dito. Che bello. Mi stai facendo godere tanto. Oh! Presa davanti e di dietro. Siiiiiii, eccomiiiiiiiii, sto venendo, ahhhhhhhhhaaaahhhhhh”

Sia agitò, si contorse, urlò il suo piacere e rimanendo con il mio sesso dentro di lei si appoggiò alla pediera del letto.

“Sono distrutta ma felice. Che bello iniziare la giornata così!” e continuò “Ti amo, Angelo mio, perché ti voglio così bene? Sono troppo fortunata” e proseguì “Tu non vieni? Non mi hai riempita di sborra”

“Vorrei ma tu ti sei rilassata e mi hai bloccato dentro di te”

“Oh, mio caro piccolo, eccomi di nuovo per te. Ecco la tua puttanella personale. Dai chiamami ancora, lo sai che mi piace sempre. Chiavami come faresti con una puttana, dai!”

Le sue parole furono una sferzata al mio eccitamento. Mi misi in ginocchio e lei sempre appoggiata alla pepiera del letto ed iniziai a muovermi dentro di lei.

Ero eccitatissimo e dopo pochi colpi al suo interno, le venni dentro in profondità. In cuor mio speravo di averla messa incinta così avrei forzato la situazione per poterla sposare  o perlomeno vivere con lei.

Ci levammo da letto e dopo una salutare doccia ci vestimmo ed andammo ognuno al suo lavoro con l’intesa di rivederci alla sera.

Durante la giornata ricevetti una telefonata da Graziella che mi voleva vedere per parlarmi.

Durante la pausa pranzo sentii Forica e le dissi che la sera non sarei stato disponibile. 

“Ci sentiamo stanotte al telefono”

La sera uscii con Graziella che da gran bella figa si mise in tiro con un vestito rosso molto scollato, lungo poco sotto il ginocchio e con le spalle coperte da una sciarpa trasparente.

Scarpe moderatamente alte, niente calze. Capelli scuri raccolti dietro la testa. Niente gioielli ma solo una collanina di perle coltivate al collo.

Il suo corpo molto asciutto e sodo a causa dell’attività fisica svolta nella sua palestra la rendeva snella

Era molto sexy.

Andammo in auto verso il mare parlando del più e del meno, dei fatti di cronaca.

Ci fermammo a cenare in un ristorante caratteristico.

“Io di solito non bevo vino ma stasera voglio fare un’eccezione. Vorrei assaggiare del buon vino bianco”

Il vino bianco solitamente rende più euforici del rosso.

Ero contento così perché poi avrei avuto vita facile nel scoparla. Sapevo che si sarebbe aperta meglio.

Alla fine della cena andammo nella solita casa al mare dove talvolta ci andavo anche con Forica.

Fece uno spogliarello degno di una professionista. Era arrapatissima ed io quanto lei.

L’intimo che aveva era solo uno slip blu molto ridotto con preziosissimi ricami e con un piccolo triangolo di seta davanti alla fighetta bordato da filo dorato. Al centro del triangolo un ricamo di un ragno dorato.

Nel muoversi mi accorsi che il triangolo era leggermente macchiato; ciò stava a dire che lei stava già colando succhi dalla figa.

La sollevai da terra, la portai su di me che ero inginocchiato sul letto, le strinsi le mammelle dure come il marmo e le succhiai i capezzoli mettendole contemporaneamente un dito dietro tra le natiche per accarezzare il buchetto posteriore.

Si sciolse in un attimo. Iniziò ad ansimare.

“Angelo prendimi, voglio essere chiavata, non ce la faccio più. Infilami il tuo cazzo nella figa. Sfondami!”

Più esplicito di così non si può, ma volevo farla eccitare ancora di più in modo da legarla a me più intimamente.

Mi sdraiai e, mettendomi lei inginocchiata sopra di me, le leccai il clito e le figa allungando il percorso della leccata fino alla piccola rosa posteriore.

Lei si tormentava le mammelle ed i capezzoli. Scendeva con la mano sinistra fino alla figa per raccogliere i succhi e leccarsi le dita per gustare il sapore.

Ansimava e si agitava. Diceva parole di poco senso e sconnesse ma indirizzate all’atto sessuale che stavamo svolgendo.

“Mi sento troia. Dai! Chiava la tua puttana! Siiii, leccami, siii proprio liiihhh. È li che mi piace di piùùhhhh. Ohhh, siiii!! Dimmi che sono la tua troia, dai dimmelo!! Ti sembro puttana? La mia figa è aperta per te. Com’è bello darti la mia sbroda!”

La mia libidine era al massimo. Non resistevo più. La spostai fino a farla posizionare sul mio cazzo che Graziella prontamente si infilò nella figa calandosi sopra.

Iniziò a muoversi con maestria e agilità. 

“Guardami, mi piace che mi veda godere. Guarda come mi muovo. Sono sopra di te, tu dentro di me. Siamo accoppiati, siamo uno solo. Il tuo cazzo è mio e mi sta sfondando. Lo sento fino all’utero.

Io non tardai a venire e le sborrai nella figa

Lei con un tremito a tutto il corpo, ansimando profondamente, mettendo tutte le sue energie nel salire e scendere sul mio cazzo, dimenando le gambe e ponendo i piedi in linea con la gamba, venne con un urlo terribile spingendosi indietro fino a posizionare la figa sulla mia bocca in cui scaricò i suoi liquidi.

La scarica fu lunga e bagnò me e le lenzuola e fu molto abbondante.

Ci stendemmo sul letto a baciarci.

“Oh tesoro bello. Che bel maschio che sei! Ti è piaciuto lo spruzzo che ti ho fatto?”

“Si, saporito. Perché me lo chiedi?”

“Ti ho fatto assaggiare la mia sbroda ma anche la mia pipì. Ti fa bene berla, contiene i miei ormoni che a te servono per poter far funzionare questo palo magnifico che hai tra le gambe e che a me piace da morire. Quando me lo farai provare dietro?”

“Presto, tesoro mio”

“Oggi no, perché non ho fatto il clistere e sporcheremo tutto. Ma la prossima volta vorrei che, oltre a chiavarmi nella figa, mi inculassi”

“Ogni promessa è debito!” risposi.

Ci rilassammo e alle 4 del mattino dopo tante chiacchiere di progetti da fare insieme ritornammo a casa.

Orami mi attendeva una vita da gigolò.

Avevo una donna che non si decideva sul futuro ed un’altra che mi voleva a tutti costi rendendosi sessualmente puttana.

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