Skip to main content
Racconti Erotici EteroRacconti sull'Autoerotismo

151 – Anthology Alessia – L’iniziazione

By 12 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Mi chiamo Alessia, ho quarant’anni e fino ad ora ho movimentato la mia vita non facendomi mai mancare niente. Fin da piccolina, attorno ai sette, otto anni, tutti mi dicevano che sarei diventata una modella o magari una velina, comunque un personaggio da copertina e da trasmissioni tv. Spesso, ancora oggi, mi siedo e appoggio sul tavolo della cucina di casa mia, una grande scatola di metallo, che una volta conteneva dei buonissimi biscotti e che oggi invece, contiene le migliaia di fotografie che il mio papà innamorato di me, mi faceva in continuazione. Le ho divise per anni e quando mi vedo bambina, penso che chi mi diceva quelle cose un po’ avesse ragione. Senza falsa modestia, devo dire che ero una donna in miniatura. Poi sono cresciuta e determinate caratteristiche sono anch’esse cresciute in modo armonico e proporzionato assieme a me. Verso i dodici anni, ero corteggiatissima da un sacco di uomini anche parecchio più grandi di me. Il corpo faceva la sua strada ma la mente, giustamente dico io, era invece quella di una bambina e quindi non davo alcun peso ai discorsi maschili. Verso i quindici, sedici ebbi i primi approcci con l’altro sesso, ma sempre limitati ad adolescenziali baci e a timidi sfioramenti. Le cose cambiarono dal momento in cui compii i miei diciotto anni. Non so se il fatto di essere divenuta maggiorenne fu la molla che mi diede la spinta ad osare di più e ad accettare la corte di qualche bel maschietto, ma sicuramente la consapevolezza di essere libera di decidere come portare avanti la mia vita senza ingerenze genitoriali, agì nel mio cervello come un naturale propellente e fece così in modo che io oggi mi mettessi qui a scrivere di me e della mia intensa vita sessuale. Dai diciotto ad oggi, non mi sono mai fermata a guardarmi indietro, ho sempre cercato di salire un nuovo scalino che mi conducesse alla sommità di quell’altissimo grattacielo che è stata la mia vita fino ai giorni nostri. Forse ho avuto la fortuna di conoscere uomini che a modo loro mi hanno insegnato a soddisfare i miei e i loro desideri.
La maggiore età, non fu di per se una crescita immediata, ma essendo io assolutamente a digiuno di tutte le più elementari nozioni riferite al sesso, il primo mio istruttore dovette iniziare veramente dall’insegnarmi le lettere dell’alfabeto. Oggi ho conoscenze tali da pensare che potrei divenire io stessa insegnate e che potrei ottenere la cattedra presso un’ipotetica importante università del piacere. Vi ho parlato del mio corpo in modo alquanto superficiale e adesso vorrei invece scendere un po’ di più nei particolari. Che dire, sono alta un metro e settantacinque, capelli lunghi bruni, che fanno da cornice al viso con caratteristiche somatiche prettamente mediterranee. Bocca spessa e sensuale, occhi scuri, e nasino piccolino ma ben proporzionato. Ho un bel seno, porto la quarta misura di reggipetto e ne vado credo giustamente fiera. Il ventre è piatto, tenuto in queste condizioni da ore ed ore di addominali in palestra. Il pube con il monte di Venere sporgente, che io tengo in ordine, ma senza depilarlo totalmente. La parte intima di me oggi è un pochino più slabbrata, non potrei chiamarla fighetta, credo che la dovrei considerare piuttosto una figona pelosa. Ho delle belle gambe lunghe e affusolate e la cellulite per il momento non ha ancora fatto la sua comparsa a deturparmi la pelle. Sono altresì soddisfatta a pieno della forma del mio sedere, da sempre bello sporgente e tondo che attira spesso gli sguardi concupiscenti degli uomini.
Ecco, credo di avervi detto tutto del mio corpo e adesso inizierei a raccontarvi i miei primi vent’anni di vita vera.

Diciotto anni e circa una settimana, fui invitata a cena da uno sbarbatello diciannovenne conosciuto fuori della scuola. Lui si chiamava Luca ed era spesso lì davanti con la sua moto scintillante, un bel ragazzo, sicuramente da come si vestiva era un classico figlio di papà. Quel giorno lui prese coraggio e mi disse tutto d’un fiato che lui tutti i giorni era li fuori solo per vedere me. Parlammo qualche minuto, poi mi propose di accompagnarmi a casa ed io accettai di buon grado. Mentre lui zigzagava fra la moltitudine di automobili nel traffico della città, io mi stringevo a lui e constatavo che il suo fisico era molto tonico e con tutti i muscoli al loro posto. Così per un certo periodo di tempo, lui mi venne quotidianamente a prendere e mi accompagnò a casa. Nel mentre ci eravamo baciati e lui si era dichiarato pazzamente innamorato di me. Era sabato e lui dopo avermi trasportata a casa per l’ennesima volta mi chiese se avrei cenato con lui in un ristorantino che conosceva. Non gli risposi subito di si, parlai prima con i miei per un consiglio e loro dopo mille domande mi dissero che se pensavo che fosse un bravo ragazzo potevo accettare l’invito. Per la mia prima volta con un ragazzo al ristorante mi vestii casual con i miei immancabili jeans e una maglietta scollata a V piuttosto aderente. Mi venne a prendere e arrivammo davanti ad un elegantissimo ristorante con specialità pesce. L’ambiente interno era molto romantico, tavoli rotondi apparecchiati di tutto punto, posate d’argento e serie di bicchieri in cristallo, fiori freschi e candele accese. Alle pareti quadri con cornici dorate spiccavano sul colore rosso porpora dei muri. Un menù molto ricco con pesce fresco e crostacei a volontà. Vi era poi una enorme vasca dove all’interno, con le chele legate, si trovavano moltissime aragoste. Il servizio inappuntabile fece si che dopo pochi minuti ci fossero serviti degli antipasti di pesce crudo accompagnati con delle salsine veramente molto buone. In quella atmosfera molto pacata e serena parlammo di lui e di me scambiandoci le nostre confidenze e le nostre seppur giovani esperienze di vita vissuta. Sulla nostra destra seduti ad un altro tavolo, una coppia sulla quarantina, lei vestita in lungo con un abito elegantissimo di colore nero con le paillettes che incorniciavano il perimetro della profonda scollatura a barchetta. Pensai che solo per pochi millimetri i capezzoli rimanessero miracolosamente coperti. Lui, vestito con un abito grigio chiaro, una camicia azzurra e la cravatta grigia con dei pallini blue chiaro.
Un bellissimo uomo, capelli grigi, occhi azzurri come il mare, fisico prestante e le mani lunghe e affusolate che accarezzavano distrattamente la tovaglia del tavolo. Lui, parlava con lei e spesso fissava sfacciatamente i suoi occhi dentro ai miei, quegli sguardi mi facevano illanguidire e mi distraevano dai discorsi che il ragazzo davanti a me mi stava facendo. A fine cena, parlammo ancora a lungo e l’uomo brizzolato intanto continuava a puntarmi con una certa insistenza. Poi vidi la donna con la scollatura vertiginosa alzarsi e allontanarsi per andare a ‘incipriarsi il naso’ .
Nel contempo, anche il mio giovanotto decise che necessitava di andare in bagno, si scusò con me e se ne andò. Da quel momento le cose assunsero una impressionante velocità.
Lui, il brizzolato, tirò fuori dalla tasca interna della giacca, un blocchetto di post it di colore giallo, scrisse qualcosa sopra e poi si alzò e mi passò di fianco appiccicando furtivamente il bigliettino sulla tovaglia del mio tavolo. Lo presi al volo e mi guardai intorno per vedere se qualcuno aveva assistito alla scena, ognuno si stava facendo i fatti propri, lo infilai repentinamente nel taschino esterno della borsetta e chiusi la zip. La serata, tra sguardi complici tra me e il bel maturo, terminò e dopo che il mio bel tomo ebbe pagato il conto, risalimmo in moto e andammo lungo il fiume, seduti su una panchina ad amoreggiare come due piccioncini sulla grondaia del tetto. Mi riaccompagnò a casa e davanti alla porta di casa mia lo baciai appassionatamente e quindi lo salutai, con la promessa che avrei pensato seriamente alla sua proposta di offrirmi, sopra ad un letto, qualcosa di suo in cambio che io gli offrissi qualcosa di mio. Per farla breve e concisa, voleva scoparmi, beh pensai, con i soldi che ha speso per quella cena, magari la mia verginità se la merita pure. Appena in casa mi spogliai e in mutandine, distesa sul letto, aprii la cerniera della borsetta e lessi il foglietto: Daniele 347”” . Presi d’istinto in mano il cellulare e iniziai a comporre il numero, poi mi fermai una frazione di secondo prima di premere invio. Meglio di no, chiusi la chiamata e memorizzai in rubrica il suo nome e il suo numero.
Per un paio di giorni faticai a non chiamarlo poi al terzo giorno, in un caldo pomeriggio assolato, decisi di compiere il primo passo. Mi disse dove andare per incontrarlo, io presi l’autobus e alle sedici ero al capolinea. Un Audi SW si fermò vicina al marciapiedi, la portiera lato passeggero si aprì e lui si sporse invitandomi a salire. Mi sedetti e il mio vestitino rosso si accorciò ulteriormente sulle mie cosce. Il suo sguardo me le accarezzò facendomi fremere, poi il suo sorriso a mille denti mi folgorò. Gli dissi solamente ciao e lui mi strinse l amano dicendomi”

‘Piacere, il mio nome già lo sai’.’

‘Eemmhhh, si, si, sei Daniele’..’

‘Tu invece come ti chiami? ‘

‘Ah, già scusa, io sono Alessia’..’

‘Wow, che nome fantastico, è un nome che mi è sempre piaciuto”

‘Anche Daniele è un nome molto carino’.’

‘Tu sei molto bella, ancora più del tuo già meraviglioso nome’.’

‘Grazie, anche tu sei un bell’uomo’..’

‘Un po’ vecchiotto per te mi sa’.. ‘

‘Per essere sincera, a me piacciono gli uomini maturi e poi tu non sei vecchio!!!’

‘Beh, sai quarant’anni cominciano ad essere troppi, tu quanti ne hai invece?’

‘Sono ancora piccola’.’

‘Non mi dire che sei minorenne, se no ci salutiamo qui’..’

‘No, sono maggiorenne, da pochissimo, ma ormai maggiorenne’..’

‘Wow diciotto anni e sei già così’ come dire’ sei già così donna e che donna!!!’

‘Anche tu quarant’anni e sei già così uomo!!!’

Daniele si mise a ridere di gusto scoprendo quel magnifico e conturbante sorriso; intanto la macchina camminava e mi accorsi che eravamo in pratica fuori città. Dopo circa un chilometro decelerò e si infilò in un parcheggio antistante una villetta di nuovissima costruzione. Mi fece scendere e mi disse che eravamo arrivati. Non capivo se era sua intenzione portarmi così spudoratamente a casa sua, come se io fossi stata pronta e disponibile a concedermi a lui. Poi compresi tutto appena lui parlò”..

‘Questa è la casa della mia socia in affari, sai, la donna che hai visto al ristorante assieme a me’.’

‘Ah, si, ho capito’..’

‘Per non farti rimanere qui da sola in macchina, se vuoi venire con me, io devo solo esaminare velocemente una pratica e poi tu ed io andiamo in un bellissimo posto..’

‘Va bene, se non disturbo’..’

‘Sei molto timida vero???’

‘Si, un po”’

Salii con lui e mi fece accomodare su un divano in un salottino moderno. Rimasi a sfogliare riviste pochi minuti e poi lui tornò”

‘Andiamo???’

‘Si ok’..’

Condusse con estrema abilità l’auto salendo verso la collina, poi una volta arrivati in cima, parcheggiò e camminammo a piedi fra le aiuole di un parco secolare. Giungemmo ad una balconata che si affacciava sulla città. Incantevole vista, con sullo sfondo le catene di montagne innevate solo nei cucuzzoli più alti. Lui si appoggiò con il sedere al muretto e mi attirò contro di lui fra le sue gambe divaricate. Che sensazione, sentire il mio corpo aderire al suo; Daniele mi accarezzò i capelli spostandomi alcune ciocche che mi coprivano il viso, le sue dita lunghe e affusolate mi accarezzarono le labbra della bocca, percorsero il mio nasino e girarono attorno agli occhi. Sentivo la sua virilità rigida e dura contro il mio ventre, il desiderio mi prese fortemente ed ebbi la netta sensazione che se lui avesse chiesto io non sarei stata in grado di negargli nulla. Le sue labbra dolcemente ma imperiosamente si posarono sulle mie che, senza forzature si dischiusero, la sua lingua spessa si scontrò con la mia più piccola e morbida. Sguazzammo a lungo mescolandoci la saliva, un calore incredibile, non portato sicuramente dal sole, partendo dal ventre invase il mio corpo, percepii le sue mani sul mio seno e non feci nulla per allontanarle. Poi lui si staccò e con stile mi disse”.

‘E’ meglio che ci fermiamo qui Alessia, non è il posto migliore, anche se io ti desidero come non ho mai desiderato nessun altra donna in vita mia, è meglio che ti riporto a casa, ma sappi che ti voglio rivedere assolutamente’..’

Ansimante, eccitata, turbata e frustrata dovetti far buon viso a cattivo gioco e mentii sfrontatamente”.

‘Si, hai ragione, meglio che ci prendiamo un po’ di tempo”’

‘Ok, vedo che nonostante al tua giovanissima età, ragioni già da donna matura’..’

In effetti, non c’era una infinitesimale porzione del mio corpo e della mia mente, che condividesse ciò che avevo appena detto, ma, per non fare la figura della assatanata ninfomane, lo ringraziai per le sue parole con uno smagliante sorriso . Risalimmo in macchina e durante il percorso scrissi il mio numero di cellulare su un post it, dei quali lui era sempre provvisto, poi mi condusse nei pressi di casa mia, lo salutai con un bacio frettoloso, scesi e mi avviai a piedi per percorrere gli ultimi duecento metri che mi mancavano per raggiungere la mia abitazione. Io, per carattere, sono sempre stata una che non riesce a tenere un piede in due scarpe e così, prima con una lunga telefonata e poi con un faticoso appuntamento lasciai Luca. Lui fu comunque dolcissimo e mi disse che se avessi cambiato idea, lui sarebbe stato lì ad aspettarmi.
Trascorsero un paio di giorni e al terzo, all’uscita di scuola, mentre salivo in moto con Luca, sentii il trillo del mio cellulare. Diedi un’occhiata e vedendo che era Daniele, chiusi immediatamente la chiamata e mi feci trasportare fino a casa mia. Un bacio, mentre le sue mano esploravano arditamente il mio corpo e gli sfuggi via dicendogli che avevo fretta di andare a pranzo. Appena in casa, chiamai immediatamente Daniele, la sua bella voce roca e mascolina arrivò come una melodia dentro al padiglione del mio orecchio”.

‘Ciao dolcissima Alessia’..’

‘Ciao, mio rude Daniele”’

‘So anche essere dolcissimo, dipende sai, a volte un po’ meno e altre molto di più’..’

‘Ho percepito solo dolcezza in te”.’

‘Ci conosciamo da poco, ma non sempre sono così dolce, te lo dico perché voglio che tu ne sia informata”’

‘E’ una minaccia?’

‘Diciamo un avvertimento’..’

‘Perché mi hai chiamata??’

‘Sono in ufficio e come ultimamente mi succede spesso, pensavo a te’.’

‘Anch’io ti ho pensato parecchio in questi giorni passati’.’

‘Io alle cinque sono a casa, se mi vuoi raggiungere lì, beviamo un drink e ci conosciamo meglio”’

‘Posso fidarmi? O sei l’orco cattivo??’

‘Mah, non saprei risponderti, potrei anche essere come mister Jekill e il dottor Hyde!!!’

‘Correrò il rischio, dimmi dove e io verrò”’

Daniele mi dettò l’indirizzo che io mi scrissi su un foglietto di un taccuino a quadretti.

‘Alle diciassette allora’..’

‘Si va bene a dopo, ciao mio bel tenebroso!!

‘Ciao mia tenera fanciulla”.’

Mi agghindai di tutto punto, con un perizoma rosa trasparentissimo, e il reggiseno coordinato, buttai per una volta i jeans nell’armadio e tirai fuori quella gonnellina rossa a piegoline tanto sbarazzina che mi ero comprata tempo prima e che non avevo mai messo.
Nel cassetto del comò trovai una camicetta bianca, che ben si sposava con la gonna e mi infilai il tutto guardandomi attentamente allo specchio. Abbottonai la camicetta fino all’ultimo bottoncino, poi ne sbottonai prima uno e poi un altro. Mi si intravedeva il canale fra le tette e anche una piccola porzione dei miei voluminosi globi. Presi delle scarpe da ginnastica le infilai nei piedi, mi guardai ancora allo specchio ma mi accorsi che non erano adatte per presentarmi davanti ad un uomo della classe di Daniele. Con un calcio le buttai sotto il letto, presi le scarpe rosse con il tacco e le indossai. Mi pettinai e mi truccai in modo molto leggero, quindi ancora una volta mi posizionai davanti allo specchio. Così poteva andare, ero sufficientemente figa!!! Chiamai un taxi, che attesi più del dovuto e mi feci accompagnare a destinazione.
Sedici e cinquantacinque, presi l’ascensore e seguendo le istruzioni di Daniele, salii all’ultimo piano. Le porte automatiche si aprirono e di fronte a me trovai un’unica porta, suonai il campanello e dopo un attimo, da dietro il battente, comparve un magnifico mazzo di rose rosse!!! Nascosto dietro ai fiori il suo bellissimo viso da macho maturo.
Con il cuore in tumulto, felice ed estremamente gratificata da quel corteggiamento d’altri tempi, presi il mazzo di rose e me lo strinsi al petto. ”’

‘Vieni avanti Alessia, che fortunate quelle rose, stanno dove io vorrei poter poggiare il mio viso per addormentarmi”.’

‘Reminescenze di quando ancora succhiavi il latte dal petto della tua mamma????’

‘No, recenti ricordi di quando la mia mano destra per qualche attimo vi si è posata sopra, sono passati tre giorni e ancora non mi sono lavato la mano!!!’

Che uomo, sapeva parlare al mio cuore e sapeva essere dolce e audace allo stesso tempo.
Mi guardai attorno, un enorme salone living, sulla destra ad angolo un gigantesco televisore, in terra un tappeto persiano che mi parve essere originale, un divano e due poltrone in pelle nera rivolti naturalmente verso l’apparecchio televisivo. Le pareti erano decorate in stucco veneziano, con predominante il colore rosa antico e le sfumature bianco sporco. Qua e là sui muri alcuni quadri con delle cornici dorate. Lungo la parete di sinistra vi era un mobile basso, sul quale, in un angolo, spiccava il marchio ‘Le Fablier’ Il muro in fondo alla sala non esisteva, al suo posto vi era un’ampia vetrata velata da tendoni a balze di colore canapa chiaro. Sul tappeto, al centro, un tavolino basso in legno di noce scura con in mezzo un cristallo azzurrato. Sopra a questo vetro due calici di cristallo, colmi fin quasi al bordo di un liquido giallino con le bollicine. In un angolo del tavolino, un secchiello d’argento con una bottiglia di ‘Dom Perignon’ il collo della quale era avvolto con una tovaglietta di colore bianco.

‘Alessia, tieni, brindiamo al nostro primo incontro solitario”’

Presi il calice che mi offriva e pensai che nelle sue intenzioni ci fosse quella di ubriacarmi, ma non ci volli pensare e incrociammo i calici come avevo visto fare nei film e bevemmo il fresco nettare francese.

‘Cin, cin”’

‘Cin, cin”’

Lui posò il bicchiere ed io feci altrettanto, mi soffermai un attimo a controllare come era vestito; pantaloni grigio scuro, camicia a righine bianche e azzurre con il collo aperto, un paio di mocassini di camoscio. Era proprio un bell’uomo!!! Lui mi guardò e mi invitò a visitare la casa. Lo seguii , a parte il salone che avevo appena visto, un corridoio molto largo portava alla camera da letto, arredata con gusto e perfettamente in ordine, in fondo a questa stanza si indovinava che dietro a due porte scorrevoli color panna si trovava uno spogliatoio e una cabina armadio. Il mobilio della camera era rappresentato per prima cosa dal letto, che era stranamente posto al centro, era un antico letto a barca originale, che doveva essere costato un capitale, a sinistra un armadio a due stagioni nello stesso colore e stile delle porte dello spogliatoio. Anche qui una parete completa era occupata da una gigantesca finestra che dava all’ambiente una luce quasi surreale. Lui, con un telecomando fece scendere le persiane esterne e accese contemporaneamente delle appliques in gesso bianco, piazzate nei quattro angoli della stanza. Esse, con la loro luce tenue e calda direzionata contro il soffitto, creavano un ambiente molto accogliente e romantico. Visitai poi lo studio dove mi colpì particolarmente una enorme scrivania ad angolo, in legno massiccio, dietro alla quale vi era una poltrona girevole in pelle marrone testa di moro. Anche qui quadri alle pareti e tappeti in terra, una libreria stracolma di libri e un acquario con dentro parecchi pesci tropicali multicolori. Mi aprì poi la porta del bagno; chiamarlo bagno era un eufemismo, si trattava invece di una grossa camera, con i muri perimetrali interamente rivestiti di mini piastrelle azzurre e bianche , il soffitto bianco e il pavimento di un azzurro un po’ più scuro delle piastrelle. Al centro, a filo pavimento, vi era una vasca idromassaggio a forma di ‘esse’ e nell’angolo a destra la cabina doccia chiusa da spessi cristalli trasparenti. Un mobile moderno color avorio, con due lavabi corredati da rubinetterie dorate e un solo specchio grandissimo completavano l’arredamento. Per ultima visitai la cucina, era composta da pensili moderni laminati color prugna, un isola centrale con il top in marmo vero, sopra al quale si trovava la cappa con la canna fumaria che scompariva dentro al soffitto. Un tavolo con un mazzo di fiori di campo al centro, sei sedie e una madia dello stesso stile e colore dei mobili completavano l’insieme”.

‘Wow, che bella casa, complimenti, si vede che te la passi bene!!!’

‘Devo rendere merito a mio padre che ha creato un’azienda e che ha poi deciso di viversi la sua vecchiaia in completa tranquillità e dare a me le redini della sua Società. ‘

‘Anche mio padre che fa l’operaio metalmeccanico, un giorno lascerà a me le redini”.’

Rise di gusto il bel Daniele, si sedette sul divano della sala e poi, battendo la mano sul cuscino di fianco a lui, mi fece capire che voleva che io mi sedessi al suo fianco. Eravamo vicinissimi, mi mise un braccio sulle spalle e mi attirò a se, ci baciammo con passione, io feci scivolare le mie dita sotto la sua camicia, gli sbottonai un paio di bottoni e poi gli accarezzai il torace, lui”.

‘Toccami! ‘

‘Lo sto facendo’..’

Mi prese una mano e la portò senza nessun imbarazzo sopra al suo pene. Strinsi le dita attorno alla sua possente erezione, il mio piccolo cuore accelerò i battiti, lui si slacciò la cintura dei pantaloni e aprì la patta. Il suo membro sortì fuori libero da costrizioni. Non indossava la biancheria intima”

‘Dani, mi ecciti da morire’.’

‘Anche tu mi fai impazzire’.’

Quelle dita affusolate che tanto mi piacevano, furono abilissime a sbottonare i bottoni della mia camicetta, poi, mentre io mi contorcevo per sfilarla dalle maniche, lui si dedicò alla gonna, sganciò i gancetti e subito me la sfilò da sotto e inginocchiato sul tappeto davanti a me si fermò ad ammirarmi.

‘Alessia, sei bellissima”.’

‘Daniele, io volevo solo dirti che sono vergine”’

‘Tu non hai mai fatto”..???’

‘No Dani sarebbe la mia prima volta”’

‘Perché la prima volta proprio con me???’

‘Non lo so Dani, ecco, tu penserai che sono una stupida, ma credo di essere pazzamente innamorata di te”’

Sollevandomi come un fuscello, mi prese in braccio e mi portò in camera da letto, quindi mi lasciò cadere da ben venti centimetri di altezza sul morbido materasso. In un amen si liberò delle scarpe, dei calzoni e della camicia, poi mi fu subito sopra, mi slacciò il reggiseno e me lo tolse, quindi il mio ridottissimo perizoma scese lungo le mie gambe e finì sul pavimento. Ero per la prima volta nuda davanti ad un uomo, beh, davanti non è il termine esatto, direi piuttosto che ero nuda sotto ad un uomo. La sua bocca avida sui miei seni, che meravigliosa sensazione sentire le sue labbra a ventosa succhiarmi i capezzoli. Essi parevano protendersi per offrirsi meglio al suo energico succhiamento. Sentii la sua imponente erezione scivolare fra l’incavo delle mie cosce chiuse, un suo ginocchio si introdusse con forza fra di esse e me le fece aprire, percepii prepotente il suo cazzo contro la mia inesperta fighetta””

‘Alessia, io ti amo””

Quelle poche parole mi inebriarono, aprii di più le gambe, la sua cappella premeva strusciando sul mio clitoride, avevo l’impressione che la mia vagina si fosse gonfiata, la sentivo turgida e soprattutto molto bagnata.

‘Alessia, veramente vuoi che sia io a toglierti la verginità?’

‘Sii, Dani, si, anch’io ti amooo”..’

Il suo corpo era formato da muscoli che parevano scolpiti nel marmo, era sudato e la sua pelle era lucida e profumava di maschio’ Il suo pene ormai impaziente di entrare in me, mi massaggiava la figa penetrando fra le sue labbra. Lo sentii chiaramente affacciarsi al mio ingresso principale, entrò ancora un po’, lo strinsi forte a me e lui spinse ancora, una fitta dolorosissima e poi ancora dolore, le mie unghie penetrarono nella pelle della sua schiena. Dani, si fermò immobile, ma non arretrò nemmeno di un centimetro, attese qualche attimo, mi accarezzò a lungo i capelli, poi lo sentii avanzare dentro alla mia piccola ferita. Devo dire che per molti minuti, il dolore superò il piacere, poi iniziai a partecipare. Il mio primo uomo fu comunque dolcissimo, delicatissimo e soprattutto resistente. Mi pompò a lungo, lentamente ma anche senza sosta, fin quando si accorse che il peggio era passato, accelerò il va e vieni e da quel momento cominciai ad impazzire. In preda al più sfrenato piacere, respiravo a fatica ed ero percorsa da tremiti incontrollabili. L’orgasmo giunse di sorpresa e mi fece sollevare il bacino per meglio offrirmi alla più totale e completa penetrazione. Lui mi strinse ancora e continuò a muoversi sensualmente dentro di me. Durante la mia poca vita fatta di estenuanti e poco appaganti masturbazioni, il fatto di venire con un cazzo dentro fu di per se sconvolgente, ma lo fu ancora di più, quando pochi minuti dopo, mi accorsi che un altro orgasmo era alle porte, io ondeggiai il bacino e ancora una volta lo sollevai perché lo potessi sentire più a fondo possibile, percepii limpidamente la mia figa contrarsi ritmicamente e inspirando l’aria sopraffatta dal piacere, accompagnai la sensazionale venuta con un gutturale gemito prolungato. Lui si muoveva dentro la mia calda e umidissima fessura con movimenti sempre più rapidi, mi baciava sulla bocca appassionatamente e poi quasi in silenzio religioso, estrasse il suo cazzo ricurvo verso l’alto e sparò dei lunghi fiotti biancastri che si appiccicarono persino sui miei capelli e sul mio viso. Ansimò ancora mentre le ultime stille di sperma gli colavano giù dal meato posandosi lentamente sul mio ventre. Rimase pesantemente abbandonato sopra di me, quindi si sollevò e mi si mise di fianco. Dopo qualche minuto, che utilizzò per recuperare le energie spese in quell’amplesso meraviglioso, mi baciò sul naso e sulla bocca, poi anche sulla fronte e sui capelli, gli accarezzai il viso, sentendo sotto le mie dita la sua pelle irsuta e stupendamente maschile e poi tra una frase sdolcinata e l’altra andammo in bagno, ci lavammo e quindi ci rivestimmo. Galante come sempre mi propose di accompagnarmi a casa in macchina ma io preferii prendermi l’autobus. Lungo il percorso, nella mia mente, metabolizzai l’accaduto e mentre seduta, guardavo scorrere la città fuori dal finestrino, l’intero fantastico film di quel pomeriggio d’amore e di sesso sfrenato, si proiettò nitido nel mio cervello inebriato d’amore.
Questa fu la mia prima volta e io mi sentii profondamente soddisfatta e fortunata per aver incontrato la persona giusta e non il solito ragazzino con il quale quasi certamente non sarebbe stato così bello e romantico. L’amore tra me e Daniele durò comunque più di un anno, durante il quale, il mio maestro mi insegnò tutto ciò che c’era da sapere sul sesso. Naturalmente non furono lezioni di tipo teorico, ma solamente di tipo pratico. L’unica cosa che io mi rifiutai di fare fu prendermelo nel sedere e alla luce dei fatti futuri, forse, fu un grave errore, specie se penso alle dimensioni neppure troppo ingombranti del suo cazzo. Va beh, andiamo per ordine. Dicevo, l’amore ‘eterno’ durò circa un anno e mezzo, poi, la donna dalla quale si era a suo tempo separato e che gli aveva dato due figli, ritornò per cercare di riprendersi ciò che lei riteneva essere di sua proprietà. Per parecchio tempo lui mi condivise con lei, combattuto se scegliere la nuova via e se riprendere quella vecchia. Fui io, a fargli scegliere quella vecchia, più che altro per una questione di altruismo. Pensai che fosse meglio che lui si occupasse a tempo pieno dei suoi due figli adolescenti, che sicuramente, sentivano la necessità di avere in lui un punto di riferimento importante. Chi più di un padre poteva esserlo? Così lo lasciai e gli tolsi tutti i dubbi sulla difficile e improponibile scelta.

Buon sesso a tutti da parte di Ombrachecammina

e-mail: alexlaura2620@libero.it

Leave a Reply