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Racconti Erotici Etero

154 – Anthology Alessia – Alessia e l’egiziano Khafra

By 15 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Può anche non sembrar vero, ma nei precedenti mesi di Ottobre, Novembre e parzialmente anche Dicembre, mi ero adoperata a studiare per sostenere un importante esame a Gennaio. L’indirizzo che avevo scelto era ingegneria informatica e quindi, per meglio approfondire il corso di laurea di lingua italiana, avevo studiato moltissimo per riuscire a presentarmi all’esame con un bagaglio approfondito della materia.
Secondo il mio piano di studi, avevo fissato la data dell’esame il giorno ventuno del mese di Gennaio.
Mi presentai, come già le volte precedenti, con la tremarella nelle gambe e invece il professore, e suoi assistenti, tutti maschi, mi fecero quattro domande in tutto, alle quali io risposi correttamente e così mi dissero che si vedeva che avevo studiato a fondo la materia e che me ne potevo tornare pure a casa. Ero felice, una materia orale per la quale non avrei più dovuto sostenere esami!!
Decisi così di prendermi un periodo di pausa per rilassarmi più che il fisico la mente.
Andai in una agenzia di viaggi per cercare una destinazione, possibilmente al mare e in un paese caldo, dove trascorrere una settimana di vacanza completamente tranquillizzante.
Giunsi davanti all’agenzia della Settemari Club e prima di entrare, lessi un grande cartello affisso: Diventa animatore per noi. Subito sotto in piccolo: Dopo un breve stage presso la nostra sede, sarai inviato in una delle località turistiche più belle del mondo.
Seguiva un lungo elenco di incantevoli località. Entrai e chiesi informazioni. Mi fecero compilare un modulo (form) e mi dissero che mi avrebbero risposto a breve. Non prenotai il viaggio e ritornai a casa. Il giorno seguente, una voce maschile che dichiarò essere il responsabile della Settemari Club per gli animatori, mi disse che la mia domanda era stata accettata e che mi sarei dovuta far trovare a Milano per lo stage di una settimana. Alla data e ora prestabilita mi feci trovare nella sede prefissata e così assieme a molti altri iniziai questo corso da animatore turistico. Al termine di questi sette giorni venni ‘promossa’ e rimandata a casa. Dovevo restare in attesa di una eventuale chiamata. Due giorni dopo, il mio cellulare squillò e una voce femminile mi disse che sarei dovuta partire il ventitre febbraio per Sharm el Sheik dove mi sarei dovuta aggregare al gruppo già esistente, presso l’Hotel Resort Shores Aloha. Mi diede l’indirizzo esatto, il numero e l’orario del volo e mi disse che mi sarei imbarcata presso l’aeroporto della Malpensa a Milano. Il tutto era naturalmente pagato e il periodo in cui sarei dovuta rimanere lì era di sei mesi.
Non sapevo se piangere o ridere, sei mesi lontana dalla mia famiglia, dalla mia amica Lisetta, dalla mia casa e anche dalle mie abitudini. Ragionai a lungo se mi conveniva eventualmente annullare tutto, poi decisi che avrei affrontato la nuova avventura come una ragazza ‘con le palle’ come me doveva affrontare. L’aereo decollò alle sei del mattino, fu un volo tranquillo, qualche snack e un caffè che invece faceva schifo. Atterrammo a Sharm quattro ore dopo e appena all’interno dell’aeroporto, trovai ad attendermi una ragazza carinissima in divisa della Settemari Club, essa si presentò come Alessia e gentilmente mi assistette per l’espletamento delle noiosissime lungaggini burocratiche. Infine, salii su un autobus che risaliva all’epoca dei Faraoni e giunsi finalmente all’interno dell’hotel. Fui registrata alla reception e un facchino si incaricò di portare i miei numerosi bagagli presso la camera a me destinata. Era una bellissima camera, posizionata, sopra alla hall dalla quale si ammirava i giardini e le piscine, mentre il mare lo si vedeva piuttosto lontano. Vidi che c’erano due letti e chiesi chi era la ragazza che avrebbe dovuto condividere con me quella stanza. Mi risposero che ancora non lo sapevano ma che si trattava di una femmina di sicuro e che sarebbe arrivata l’indomani prima di mezzogiorno. Sistemai i mie i bagagli e scesi nuovamente nella hall. Da lì a poco, salimmo al primo piano e in una grande sala ci fu il mio primo briefing durante il quale venni presentata a tutti gli altri animatori, dieci in tutto, di cui quattro erano maschi e sei femmine. Il capo animazione, era una bella donna, sui trentacinque, piuttosto autoritaria e distaccata. Tutti gli altri invece erano al contrario, molto simpatici ed estroversi. Fui presa in consegna da una biondina troppo bella, che mi faceva venire l’acquolina in bocca. Capelli biondi lunghi con i boccoli, occhi azzurri, visino da fata turchina e un corpicino tutto curve da far impazzire un prete gay novantenne!!!
Che meravigliosa creatura, con una vocina fantasticamente femminile, mi disse d’avere diciotto anni e quasi sei mesi, mi disse anche di chiamarsi Diletta e d’essere italiana, precisamente Toscana di Firenze. La sua bellezza incredibile, la sua vocina con chiare inflessioni toscane, il suo nome, mi fecero subitamente innamorare di lei. Per un paio d’ore mi mostrò il villaggio e mi spiegò che su trattava di un resort frequentato nella maggior parte dei casi da turisti italiani. Persino il cuoco, Ambrogio, era italiano mentre invece il personale tutto, era costituito da uomini egiziani. In una zona dell’hotel, vi erano le camere dei pochi ospiti russi e dei pochissimi di altre nazionalità. Mi parlò dell’acqua gym, delle piscine per i bambini, mi mostrò gli spazi adibiti al beach volley, alle bocce, alle freccette, al tennis e ad altre varie specialità. Ritornammo all’interno del resort e lei mi condusse presso i negozi al piano di sopra, presentandomi ai vari titolari delle attività commerciali. Passammo poi nella palestra e al centro di bellezza e massaggi.
In questo centro un ragazzo egiziano bellissimo, occhi profondi e capelli scurissimi. Lui, indossava una ‘galabya’ ovvero una tunica lunga bianca immacolata, le sue mani erano lucide di crema e sul lettino dei massaggi una donna sui quaranta con indosso solo un minuscolo perizoma che le lasciava il sedere praticamente scoperto. Il corpo abbronzantissimo della donna era anch’esso interamente lucido di crema. Non diedi la mano al ragazzo che comunque si presentò dicendomi di chiamarsi Khafra.
Uscimmo da lì e girammo attorno passando davanti ai vari negozietti, ci trovammo così nel bar dell’hotel. In questo locale si poteva consumare senza mai pagare. Presi un caffè e lo giudicai peggio di quello che avevo bevuto in aereo. Diletta mi disse che era meglio pendere il caffè pagandolo magari due euro, al bar della Lavazza che c’era sotto, di fronte al ristorante.
Erano le tredici quando, assieme a Diletta ci aggregammo agli altri animatori. Era in pratica un ristorante self service con una scelta pressoché illimitata di portate. Ti potevi servire di tutto ciò che desideravi senza alcuna limitazione, la stessa identica cosa per le bibite e i vari beveraggi non alcolici. La sera, mentre stavo in camera mia a riposarmi un po’, sentii bussare alla porta della stanza. Aprii e fuori vidi Diletta, mi chiese il permesso di entrare e poi mi domandò se per me andava bene che al posto della nuova arrivata, veniva lei in camera con me. Lei mi disse che la collega che con lei condivideva la camera russava e che aveva chiesto il permesso alla capo animazione per il trasferimento.
Visto che la responsabile era d’accordo si era permessa di venire da me a chiedere.
Vidi che fuori della porta c’era un facchino con alcune valige. Era evidente che si aspettava una risposta positiva e in effetti così fu, le confermai il mio consenso abbracciandola con affetto, lei ricambiò e poi fece cenno al ragazzo di portare dentro i suoi bagagli.
Dopo una decina di giorni di fatiche immani, finalmente mi fu assegnato un giorno di riposo ed io lo sfruttai prendendo il sole e non facendo assolutamente nulla. Verso le sedici, il sole iniziò rapidamente a tramontare e dopo mezzora il buio prese gradatamente il sopravvento.
Decisi di andare in camera a farmi una doccia e poi, se avessi trovato posto, magari sarei andata a farmi fare un bel massaggio dall’amico Khafra. Feci la doccia e mi rivestii, quindi scesi al primo piano e bussai alla porta del centro benessere. Lui, il bello, mi aprì l’uscio e mi sorrise con un sorriso smagliante. Chiesi se aveva un posto per un massaggio e lui mi disse che fino alle diciotto era libero. Mi disse di spogliarmi e di rimanere con solo le mutandine.
Misi a nudo il mio corpo e con orgoglio gli mostrai le mie belle tette. Lui, con gli occhi, mi accarezzò da capo a piedi e poi mi fece sdraiare prona sul lettino. Le sue mani morbidissime mi arrotolarono l’elastico delle mutandine e mi infilarono i lati fra le chiappe. Lo percepii poi sfiorare la mia pelle arsa dal sole spalmandomi una specie di gel che mi dava un senso di freschezza indicibile. Entrambe le mani nell’incavo dei miei fianchi, esse risalirono e mi sfiorarono la parte esterna delle tette. Era trascorso quasi un mese, dall’ultima volta che un uomo mi aveva toccata e il desiderio, nel frattempo, si era di molto accumulato. Ancora le sue mani delicate a lambire il mio seno e ancora in me la risposta umida che mi si andava propagando fra le gambe. Ora lui scivolava verso il basso, passando sulle mie natiche e proseguendo lentamente sulle cosce, sentii i pollici che mi accarezzavano il sensibilissimo interno coscia, poi le mani scorrevano più giù sui polpacci e quindi sulle piante dei piedi. Una musica araba di sottofondo si propagò nell’aria e rese l’atmosfera più sensuale e coinvolgente. Percepii le sue mani premere con più forza e continuare inesorabilmente a salire verso i miei punti più sensibili. I pollici fra le mie gambe, più all’interno di quanto non fossero passate prima, passarono sulle mutandine prima, contro la mia figa bagnata e poi vellicarono il mio buchetto posteriore. Proseguì e prese praticamente in mano i globi del mio culetto, solcando il canale centrale ancora con i pollici. Quelle mani così delicate e al tempo stesso così forti ed energiche mi facevano impazzire. Risalì ancora lungo la colonna vertebrale ed io sentii chiaramente un gran benessere pervadermi l’intero corpo. Massaggiò poi a lungo sulla cervicale, quindi con minor pressione mi accarezzò il collo fin dietro le orecchie. I pollici si soffermarono dietro l’incavo delle orecchie e formando dei piccoli cerchi li massaggiò con molta delicatezza. In perfetta lingua italiana, mi disse di girarmi, io lo feci, lui si dedicò alle mie mutandine arrotolando l’elastico fino a pochi centimetri dalla mia allagata fighetta, poi si spalmò sulle mani il gel rinfrescante e me lo sparse su tutta la parte anteriore del mio corpo. Si spostò poi in fondò al lettino e iniziò a massaggiare magistralmente i piedi. Ogni tocco e ogni scivolamento provocava in me l’aumento della mia umidità e l’indurimento, ora ben visibile, dei miei tumescenti capezzoli. Lasciò i piedi, si posizionò alla mia destra e proseguì senza soffermarsi troppo, sul pèrone, superò le mie puntute ginocchia e con i soliti pollici, come se facesse un movimento alla moviola, massaggiò l’interno coscia e sempre con quelle dita unite premette in modo sensibile sulla fessura bagnata che si evidenziava fin troppo chiaramente sulle mie mutandine. Non riuscii a trattenere un gemito, lui lo percepì e continuò come se nulla fosse il suo percorso. Dal pube si spostò a massaggiarmi il ventre e poi incontrò le mie costole sporgenti, quindi giunse sulle mie colline desiderose di affetto. Un altro gemito un poco più prolungato accolse i palmi delle sue mani sui miei capezzoli. Formò dei cerchi su di essi ed io risposi allungando la mano destra e con il dorso gli sfiorai intenzionalmente la ‘galabya’, fu una grande soddisfazione percepire la sua erezione premere contro la mia mano. Lo guardai negli occhi, aveva lo sguardo offuscato e intorpidito dalla passione, gli accarezzai l’irsuto viso, le sue dita mi attanagliarono per un brevissimo istante, fortemente i capezzoli. Gemetti spudoratamente, lui si allontanò da me giusto il tempo di chiudere a chiave la porta, lo vidi sfilarsi la tunica bianca e diedi a me stessa una risposta ad una domanda che molte volte mi ero posta: Gli arabi, sotto la tunica, portano le mutande?? No, non le portano, anzi, per essere sincera, posso solo dire che il mio amico Khafra non le portava. Un bronzo di Riace, ma molto, molto più dotato, questo era il mio bellissimo massaggiatore. Glielo guardai ammagliata, ce l’aveva circonciso, impennato e ricurvo verso il ventre, la pelle del fusto era scura, semilucida e la cappella marrone chiaro.
Lo scroto era raggrinzito e conteneva due belle palle sulla quale superficie non si intravedeva nemmeno un pelo; completamente depilato era anche il pube. Più su la tartaruga degli addominali e ancora più in alto i pettorali perfettamente scolpiti e naturalmente lisci e lucidi. Sollevandomi dal lettino come se fossi un fuscello, mi prese in braccio e mi portò in un’altra camera. Lì c’era un letto bassissimo e attorno ad esso delle poltroncine informi, foderate di pelle di vacca, di quelle che quando ti ci siedi sopra rischi sempre di capottarti dall’altra parte. In terra altri sottilissimi tappeti della stessa pelle delle poltrone e ai fianchi due comodini fatti con delle canne di bambù e completamente intrecciati con il vimini. Dietro, appeso alla parete, un enorme arazzo che rappresentava un’aquila davanti ad una fonte d’acqua sorgiva, sullo sfondo il deserto. Ai fianchi di questo arazzo dei papiri con raffigurate alcune divinità egizie. Sulla parete di destra un grande specchio con una cornice anch’essa in bambù.
Mi depositò sul letto e mi si sdraiò sopra, si tenne sollevato appoggiandosi sui gomiti e mi baciò sulla bocca, le sue labbra morbide mi fecero impazzire ancora di più. Non parlò mai, nemmeno quando, il suo glande forzò la mia apertura e sprofondò fino a toccarmi il punto ‘G’ . La forma del suo cazzo era perfetta per arrivare a premere e a strusciarsi contro quel punto che si trovava nella parte alta in fondo alla mia vagina. Solo Mandalà, con quell’immenso cannone che possedeva, era riuscito a toccare quel mio sensibilissimo punto.
Khafra intanto andava e veniva dentro di me, lui scopava con lo stesso ritmo lento e regolare che usava quando massaggiava un corpo ed io godevo senza mai arrivare all’orgasmo. Lui si sapeva controllare e riusciva a comprendere quale era il momento di non affondare troppo per riuscire a non farmi arrivare all’orgasmo. Era come essere in pieno deserto, assetata e sul punto di stramazzare al suolo, poi vedere finalmente una fonte d’acqua, avvicinarsi e metterci la bocca per dissetarsi, poi, accorgersi che l’acqua non è più lì, ma si è spostata più avanti e allora con l’estremo desiderio di bere, avvicinarsi ancora alla fonte, ma nuovamente l’acqua si allontanava e”.
Gli presi il viso fra le mani e lui mi baciò, poi pronunciò la seconda parola dopo più di un ora, fu sempre la stessa di prima: Girati’ Sull’orlo dell’esaurimento nervoso, mi voltai distendendomi prona, lui con estrema facilità mi prese dai fianchi e mi sollevò il sedere, prese un cuscino e lo piegò a metà, poi me lo infilò sotto il ventre. Mi fece appoggiare per bene e mi posizionò il culo a suo piacimento. Dal comodino afferrò un barattolino in vetro, lo aprì e con il dito medio raccolse dal suo interno una piccola quantità di crema azzurrognola; me la spalmò per bene dentro e fuori dal mio sfintere, si pulì le dita sul lenzuolo e poi mi accarezzò le natiche, quindi il suo membro fu contro il mio buchetto posteriore, lo sentii entrare dilatandomi l’ano e facendosi strada all’interno del mio intestino. Era proprio bravo anche ad inculare, non sentii per nulla dolore, fu solo piacere intenso e questa volta finalmente riuscii a dissetarmi a quella fonte di goduria immensa. Fu un orgasmo senza precedenti. Forse fu anche per il grande desiderio che si era accumulato dentro di me, nel mio corpo, ma in special modo nella mia mente, che venni urlando al mondo intero il mio piacere.
Lui, per evitare che tutto l’hotel venisse a conoscenza che ero venuta, con una mano mi tappò la bocca e poi affondò prepotentemente in me e mi allagò il culo con una quantità industriale di sborra bollente. Mi girai e lui mi salutò con un bacio sulla bocca dicendomi solamente: Ciao a presto!

Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina
e-mail: alexlaura2620@libero.it

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