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195 – Sabrina ed il fratello bastardo – Terza sottomissione e stupro anale

By 30 Dicembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Sabrina è sottomessa a Cesare. Questo mi ripetevo nella mente e mi arrovellavo il cervello per comprendere i motivi e le ragioni che mi trattenevano vicino a quel mostro di mio fratello. Cesare mi faceva provare le esperienze più umilianti e deprimenti eppure io non mi decidevo mai ad allontanarmi da lui. Non capivo se il mio era masochismo puro, oppure era amore verso di lui. Ci ero abituata al fatto che lui mi comandasse. Lo faceva da sempre e io esaudivo sempre i suoi desideri. Non potevo però nascondere a me stessa che ogni volta che mi sottoponevo alle sue torture, fisiche e morali, io ne traevo piacere. Mai mi era successo di lasciarmi dominare da lui e di non arrivare poi al dopo, con la vagina allagata.

Cesare, un giorno, mi diede appuntamento davanti ad un ristorante a mezzanotte in punto. Puntuale giunsi li davanti e non vidi nessuno. Il locale era ancora aperto e tutt’un tratto vidi uscire una donna, alta, prestante, matura e di aspetto autoritario. Come me anche lei aveva i capelli scuri , ma il suo viso era duro, spigoloso, e le sue le labbra erano parecchio pronunciate; indossava un vestito ampiamente scollato e io vidi due grosse mammelle che davano l’impressione, nonostante la stazza, d’essere ben sode. Si girò e rientrò nel ristorante e io, come farebbe un uomo, le guardai il bel culo che era statuario e molto prominente.
Alle mie spalle apparve in quel momento mio fratello Cesare, mi prese per un braccio e mi sospinse all’interno.

‘Ciao Marisa, questa è Sabrina, mia sorella, in pratica la mia schiava!!!’

‘Ciao, non ci sono più clienti, aspettavo voi, ora chiudo il locale..’

La sala era ancora completamente illuminata, non grandissima ma ben arredata, in fondo sulla sinistra, si intravedeva, dietro ad una tenda, la cucina. Sulla parte destra vi era un piccolo disimpegno ed i bagni per gli uomini e per le donne. Nella parete di fronte una porta a soffietto di colore scuro lievemente aperta. Dallo spiraglio si indovinava una stanza con un divano ed un tavolo in centro.

Quando Marisa tornò dall’aver chiuso il locale subito mi osservò e mi apostrofò’.

“Cazzo che bella faccia da troia che hai ! Da quello che mi ha detto Cesare ne devono essere passati tanti di cazzi attraverso quelle belle labbra !”

Mentre loro due ridevano sguaiatamente io mi sentii a disagio . Poi mio fratello mi guardò e mi disse’

‘Siediti faccia da troia!!! Ah,ah,ah,ah”’

Risero ancora volgarmente i due complici e compresi in quel momento d’essere caduta anche quella volta in una di quelle situazioni che odiavo ma che al tempo stesso, in fondo amavo alla follia.

Marisa offrì da bere e mi versò del Whisky, la vidi aggiungere una pillolina e mescolare il tutto con un cucchiaino. Sospettai che fosse droga ed allora mi rifiutai di bere dicendole d’essere astemia.
Cesare si inalberò immediatamente e mi ordinò perentoriamente di bere’.

‘Non puoi rifiutarti di bere quello che ti offre Marisa. Bevi zoccola, fai come ti dico se non ti gonfio di botte’.’

‘Sto male se bevo lo sai’..’

Mi arrivò sul viso un man rovescio che mi fece girare il capo dalla parte opposta. Le lacrime mi scesero copiose lungo le gote, la guancia mi bruciava e mi sentii una merda.

‘Bevi e stai zitta’.’

Bevvi malvolentieri il liquore, forse drogato, che mi scese giù bruciandomi lo stomaco. Vidi Marisa allungarsi dalla sua poltroncina e carezzare la patta dei pantaloni di mio fratello.

“Mmmm… mi sembra che la troietta non ti abbia ancora svuotato i coglioni!!!

La vidi poi spostarsi e sedersi in braccio a lui, si baciarono appassionatamente, poi le loro mani si spostarono a palpare e carezzare tutto ciò che potevano. Mio fratello le palpò le tette, poi le afferrò con entrambe le mani le chiappe del culo. Lei, con il viso arrossato e gli occhi velati dalla passione si alzò e tenendolo per mano lo invitò a seguirla. Feci per alzarmi, poi cambiai idea e restai lì in attesa di ordini che puntualmente arrivarono’..

‘Stai lì puttana!!!!’

Restai sola e dopo soli pochi minuti mi prese una gran voglia di fare la pipì, sentii intanto i loro mugolii che presto divennero grida’..

‘Siii, sbattimelo dentroooo, tuttooo, tuttoooo’..’

‘Ti sbatto dentro anche le palle maialaaaa!!!!’

Mentre succedeva questo, sentii che il bisogno era diventato ormai impellente. Mi alzai e mi avvicinai ai bagni, tentai di aprire la porta ma era chiusa a chiave, abbassai la maniglia della porta dei maschi ma anche quella era serrata. Tornai a sedermi, non ce la facevo più e nemmeno potevo rischiare di disturbarli. Si sarebbero incazzati a morte e se la sarebbero presa sicuramente con me. Sperai che finissero presto; sentii la voce di lei gridare il suo orgasmo con l’aggiunta di mille porcate volgari’..

‘Fammi godere, ficcami il cazzo nel culooo’. sbattimiii’ sono troiaaaaa, troiaaaaa, siiiiii troiaaaaaaaa’. godoooo. bastardoooo’. bastardoooo che cazzoneeee’ che cazzoneeeeee’ godooooo’.. vengooo, vengooooo””

Rabbrividii pensando al cazzone di mio fratello che entrava dentro al mio vergine culetto.
Sperai tra me e me che lui non progettasse mai di possedermi analmente. Sarebbe stato terribile ed estremamente doloroso far penetrare quel grosso manganello nel mio strettissimo buchetto.

Il mio basso ventre diventò dolorante, la vescica doveva essere gonfia e pienissima.
Non ce la facevo veramente più a trattenere lo stimolo, sentii intanto lei dire a lui’..

‘Sborraaaa, sborraaaa”’

‘Aspettaaaa, aspettaaaa, calmatiii, calmatiii, voglio che godi ancora per meeeee’. voglio farti ancora godereee’.’

‘Dai ficcamelo dentro di nuovooo, daiiiii, daiii che mi fai venireeee’..’

Gli ansimi e le parole si susseguirono e a me parvero non terminare mai. Dovevo pisciare, assolutamente dovevo farla. Cercai dapprima un contenitore, qualcosa dove potermi liberare, poi, non trovando nulla, mi arresi e lasciai che il mio caldo fluido uscisse e mi bagnasse le mutandine. Colò poi lungo le gambe e formò a terra una pozza tutt’attorno ai miei piedi. Sentii l’ultimo loro turpiloquio ed udii pure il ruggito di Cesare che veniva come un animale. Lei lo incitava e ancora godeva come una puttana in calore. Poi attimi di silenzio mentre io fremevo in cerca di qualcosa per pulire ed asciugare il pavimento. Li vidi poi uscire mentre ancora io me ne stavo in piedi con le scarpe a bagno dentro al mio piscio.
Marisa era discinta, senza mutande, con il vestito sollevato, lui era completamente nudo, il lunghissimo cazzone ancora mezzo duro e dal quale penzolava un denso laccio di sperma che non si decidava a cadere. Lei si accorse per prima di quanto successomi e mi appioppò subito un ceffone sulla guancia, ancora arrossata e bruciante dallo schiaffo ammollatomi da mio fratello.

“Cazzo, ma non sai nemmeno reggere il piscio; cagna da quattro soldi!!”

Si guardarono tra di loro e risero ancora rozzamente, poi Cesare”

‘Ha fatto effetto il diuretico eh????

Marisa scoppiò a ridere ancora più sguaiatamente, poi la vidi prendere da dietro il banco del bar una bacchetta di legno, sottile, con gli spigoli vivi e, senza alcun preavviso, mi colpì le tette. L’altra mano le servì per stracciarmi la maglietta e per denudarmi del tutto le mammelle.

‘Belle tettone!! E che bei capezzoloni ha la maiala!!!’

Disse questo, si mise al mio fianco e con la bacchetta mi colpì con un sol colpo entrambi i capezzoli

“Noooo” aaaghhhh. ti pregooo’ mi fai maleeee’. aaaaghhhh”

Piansi a dirotto e singhiozzai tentando di prendere fiato, Cesare rise e lei si incazzò e mi dice’

‘Spogliati nuda, adesso avrai la giusta punizione!!!’

Mi spogliai e una volta nuda rimasi a testa china, piangente e dolorante. Sotto le piante dei piedi sentivo il freddo pavimento e l’umidità della chiazza gialla del mio piscio.

‘Tua sorella è proprio una cialtrona, mi ha sporcato il pavimento del ristorante con la sua schifosa piscia!!!!’

Tra le lacrime la vidi sedersi ad un tavolo e la sentii ordinarmi’.

‘Troia maiala, vai a prendere su quello scaffale un boccale da birra.’

Ne presi uno piccolo e lei”

‘Schifosa baldracca, non quello piccolo, quello grande, si quello lì, con il manico, fai veloce porcacciona!!!!’

Cesare divertito seguiva la scena in silenzio. Lei prese il boccale che le porgevo e si alzò in piedi, divaricò poi le gambe e si ficcò il grosso calice in mezzo alle cosce. ”

‘Ahhh’ che bella pisciataaaa”.’

Il boccale si riempì poco meno della metà, poi lei lo porse al mio disgraziato fratello che a sua volta si alzò in piedi ed appoggiò il cazzo sul bordo del bicchiere. Forte e deciso il suo zampillo di pipì, vidi il livello salire fin quando pensai che sarebbe debordato, invece, di colpo il getto d’urina cessò, un paio di brevi getti ravvicinati e poi se lo scrollò alcune volte eliminando le ultime gocce di urina, quindi restituì il grosso bicchiere a Marisa. Lei con disprezzo si rivolse a me e”.

“Schiava di merda, abbiamo fatto questo bel cocktail per te. Ora tu lo bevi tutto senza fiatare e anzi dopo ci ringrazi per l’ottima bevanda che ti abbiamo preparato.”

‘No, non me la sento di berlo tutto, non lo voglio bere, il gioco finisce qui”’

La tenaglia di mio fratello mi afferrò i capelli e me li tirò fortissimamente”

‘Bevi cagna!!! La devi bere, tutta, tuttaaa!!!! Capitooooo??????’

Era più forte di me ed allontanai con una mano il boccale dalla mia bocca. Poi credetti di svenire quando la bastarda di Marisa mi colpì nuovamente i capezzoli con il righello di legno.
Una, due, tre volte. Pensai che i miei capezzoli si staccassero e che sarei rimasta deturpata per tutta la vita ed allora, piegata dall’intenso dolore ‘..

‘La bevo.. la bevo’ basta’.. basta, la bevoooo”’

“Bevi tutto se no giuro che ti farò divertire con il mio righello!!!!’

Mi portai il boccale alle labbra e bevvi a piccoli sorsi”

‘Manda giù!!! Non così!!! Ingurgita tutto, forza bevi latrina pubblica!!!!!’

Finii di bere il litro di calda birra e subito appresso udii bussare alla serranda del ristorante.
Pensai ad un cliente ritardatario e sperai vivamente di salvarmi da altre brutte prevaricazioni proprio grazie a lui. Vidi invece entrare una ragazza sola, compresi che Marisa e Cesare la conoscevano bene dal fatto che la chiamavano per nome e la abbracciavano affettuosamente. Si chiamava Claire, poteva avere attorno ai diciotto, forse diciannove anni, era bionda, con i capelli corti, viso nordico, magrissima, alta, con delle belle tette piene, sproporzionate in confronto al fisico sottile. I capezzoli puntavano erti sotto una t-shirt bianca in modo inequivocabile. Mentre chiedeva dove mettere il giubbottino che teneva in mano le guardai il culo. Esso era fantastico, per la forma e per la sporgente rotondità.
Dalle poche parole che la ragazza aveva pronunciato compresi che doveva essere straniera e dalla ‘erre’ moscia credetti di comprendere che era di origini francesi.
Mi guardò e realizzò in quel momento che ero nuda, sfiorò con un dito le mie tette striate di cordoncini in rilievo rosso bluastri. Mi guardò poi i piedi e si accorse che stavo dentro ad una pozzetta di gialla pipì.
Mi venne vicinissima e mi chiese’.

‘Come ti chiami???’

‘Mi chiamo.. Sabrina”

‘Te la sei fatta sotto???’

‘Si, anche, ma è stato il boccale e’..’

‘Ti sei bevuta un boccale di piscio???’

‘Me lo hanno fatto bere’.’

‘Anche io voglio che bevi il mio piscio’.’

‘No basta, basta, non ce la faccio più!!!’

Ancora prima che il righello mi arrivasse sulle tette, sentii il suo sibilo ed in una frazione di secondo mi preparai ad ammortizzare il dolore. Lo sentii infatti fortissimo e ancora una volta i miei occhi si chiusero e la testa iniziò a girarmi. Mi appoggiai a Claire e tentai di rimanere in piedi. Due strisce, una per seno, mi sanguinavano e le gocce cadevano sul pavimento mescolandosi alla pipì.

‘Sabrina, vieni con me, inginocchiati qui davanti a questa sedia’.’

Fu la prima volta da quando ero entrata in quel locale che venivo chiamata per nome.
Claire si sfilò prima le mutandine, poi si sedette sulla sedia, aprì le gambe tirandosi su il vestito fin oltre la vita’..

‘Leccami la figa, troietta’..’

Abbassai il capo fra le sue cosce e mi apprestai a leccargliela”

‘Brava, brava, che troia che sei!!!! Leccami la figaaaa, leccamelaaaa’..’

Sentii le inconfondibili dure e rozze mani di mio fratello abbrancarmi per i fianchi e sollevarmi il culo mettendomi a quattro zampe”..

‘Te lo ficco dentro baldraccaaa!!!!’

Nonostante le punizioni dolorose e quanto avevo subito fino a quel momento, mi accorsi d’essere bagnata fradicia, il gigantesco cazzo di Cesare mi sprofondò dentro scivolando con estrema facilità.

‘Aaahhhhhhhhh’ aaaahhhhhh’.’

‘Gode la troiaaa, gode come una vacca, sei una maiala, porca e succhia cazzi”’

‘Leccami la figaaaa.. .leccaaa’ leccaaa’.. ti schizzo in bocca, ti schizzo in boccaaa’..’

Per la prima volta in vita mia compresi il significato di ‘eiaculazione femminile’. Dalla figa di Claire uscirono sei o sette getti di liquido colloso, assolutamente incolore, ma dolciastro ed agro allo stesso tempo. Mi inondò la bocca e mentre Cesare mi stantuffava la figa portai la mano destra fra le cosce e mi sditalinai venendo come una vera vacca da monta.
Cesare sfilò il suo cazzo dalla mia figa e lo appoggiò al centro del mio deretano. Claire si alzò dalla sedia ed il suo posto fu preso dalla porca di Marisa. ”

‘Lecca maialaaa”..’

‘Noooo, Cesare, noooo, nel culo noooo, nel culo nooooo””

Marisa mi colpì con il righello sulla schiena e sentii un forte bruciore propagarsi fra le mie scapole.

‘Ti sfondo il culooo’ porca maialaaaaaa’. .

Marisa mi teneva il viso sollevato tirandomi per i capelli e mi dava dei piccoli colpetti sui capezzoli con la punta del frustino di legno. Sentii dei colpi sulle chiappe ed il dolore salì al cervello. Il bastardo mi stava picchiando con la spazzola di ferro. Mi batteva forte e le punte si conficcavano nella pelle delle mie natiche. I capelli tirati, i capezzoli ormai più che doloranti e le chiappe che mi si stavano arroventando, non mi fecero più comprendere nulla. Urlai con tutto il fiato che possedevo”

‘Bastaaaa’ bastaaaa’. faccio quello che voleteeee’ bastaaa, basta vi pregoooooo”’

‘Leccami la figa alloraaa!!!!!!’

La sua figa era bruttina alquanto. Le labbra pendenti e larghe, di colore scuro e l’interno era rosso fuoco, aveva un clitoride che pareva un piccolo cazzo, esso spuntava fuori scappucciato e lei mi spingeva il capo per farmelo succhiare. Sapeva di piscio ma la leccai, presi fiato e tentai di non morire quando il cazzone di mio fratello mi spaccò lo sfintere sfondandomelo del tutto. A bocca chiusa con le labbra premute su quell’orifizio puzzolente continuai a leccare e soffrii a non finire quando il grosso tronco di Cesare si fece strada dentro al mio povero e dilatato foro anale. Percepii chiaramente che me lo stava brutalmente lacerando, il gran figlio di puttana mi usava come se fossi solo un buco dove infilare la sua mazza e soddisfare le sue porche voglie.
La baldracca venne e si bagnò tantissimo mentre le contrazioni del cazzo di mio fratello mi dicevano che stava per sborrarmi nel culo. Zampilli bollenti mi inondarono l’intestino mentre le dita di Marisa mi stringevano forte i capezzoli.
Mi lasciarono libera per alcuni minuti poi Cesare mi ordinò di sdraiarmi a terra e con le due donne in piedi a cavallo del mio corpo e lui inginocchiato dietro di me con il cazzo vicinissimo alla mia bocca, iniziarono a pisciarmi addosso. Lui dirigeva il getto sulla mia bocca e loro invece mi lavavano l’intera pelle del mio povero e martoriato fisico.
Quando terminarono mi lasciarono distesa a terra e Cesare, il mio fratello bastardo mi ordinò’..

‘Stai ferma lì, fatti un ditalino, vogliamo vederti godere troia di merda!!!!’

Immersa nel loro piscio mi sditalinai mentre la puttana mi colpiva con il frustino l’interno delle cosce. Venni comunque e confermai a loro che in effetti troia lo ero veramente’.

‘Brava zoccolona, bravaaaa’ fai la pipì porcacciona!!!!’

Non mi sforzai nemmeno troppo, forse il diuretico ancora faceva effetto e allargandomi con le dita la figa pisciai con lunghi e potenti zampilli bagnando ancor di più il pavimento circostante.

Questa fu la mia terza sottomissione.

By ombrachecammina
e-mail: alexlaura2620@libero.it

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