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Racconti Erotici Etero

4. UN PIACEVOLE CONTRATTEMPO

By 14 Agosto 2010Dicembre 16th, 2019No Comments

Giornata trafelata quella di oggi, quanti impegni…Non posso pensarci. Tra l’altro non ho riposato nemeno bene, scossa da un sogno stranissimo, di cui non ricordo i particolari, che mi ha lasciato una spiacevole sensazione addosso. Comunque mi faccio forza e mi alzo dal letto. Mi vesto, faccio una veloce colazione, rifaccio il letto, mi trucco ed esco di casa. Arrivo in ufficio, dove mi aspetta un pacco di pratiche da sistemare. Una telefonata, è il capo che mi chiama a rapporto nel suo ufficio. Mi alzo e sbuffando busso alla porta della sua stanza.
“Buon giorno!” esordisco con voce incolore.
“Buon giorno, Lara!” ribatte lui con un tono stranamente caloroso. Mi chiedo che cosa vorrà da me, questo vecchio porco. Sì, ho sempre pensato che fosse un vecchio porco, con quello sguardo da pervertito, pancia prominente, calvo. Ogni volta che mi dice qualcosa, lo fa con un disgustoso tono lascivo, e quando entro nel suo ufficio, mi guarda dalla testa ai piedi, e mi spoglia con quello sguardo viscido e volgare. Lo detesto, ma è il mio capo e devo abbozzare e portargli rispetto. Certo, non capisco come faccia la moglie a stargli accanto.
“Ho una proposta per te!” mi dice, strappandomi ai miei pensieri.
“Dovresti partire oggi stesso, e raggiungere Roma, per incontrare un cliente molto importante con cui concludere un affare prezioso. Ci andrei io, ma ho promesso a mia moglie di accompagnarla ad Ischia per il fine settimana e non posso deluderla. Quindi ho pensato di mandare la migliore delle mie collaboratrici, ossia tu Lara. Ti ho prenotato il viaggio sull’intercity per Roma di oggi pomeriggio alle 14.00!” E con un sorriso ambiguo, mi porge il biglietto del viaggio. Lo prendo stizzita fra le mani e la tensione sale; vecchio porco, lui se ne va ad Ischia al mare e a me tocca sorbirmi un viaggio in treno fino a Roma alla vigilia di ferragosto, penso fra di me.
“Ma veramente domenica è ferragosto e pensavo…” provo a dire in tono quasi supplichevole per ammorbdirlo.
“Non ammetto rifiuti. Ho in mente un aumento di stipendio a partire dal prossimo mese, il tuo fidanzato capirà!” e mi guarda con uno sguardo che non ammette repliche.
“Va bene, allora vado a preparare la borsa per partire!”. Stizzita, lo saluto ed esco dall’ufficio furiosa con lui, ma soprattutto con me stessa per non averlo mandato al diavolo.
Spengo il computer, prendo la borsetta e scendo al parcheggio per salire in auto e dirigermi a casa. Il tempo di sistemare un po’ la casa, innaffiare le piante e preparare una borsa con l’occorrente per stare fuori città tre giorni. Squilla il cellulare. E’ Mirko, il mio ragazzo.
“Ciao, allora sei pronta per questa sera?”. Lo interrompo ancora prima che possa finire di parlare.
“Mi dispiace, il capo mi manda in trasferta a Roma per concludere un affare. Parto alle due col treno.” . Il mio tono di voce è rassegnato, pensando con rammarico al programma a cui avrei dovuto rinunciare per questo fastidioso disguido.
“No, non ci posso credere!!”. Il suo disappunto mi infastidisce ulteriormente.
“Non rincarare la dose, non ho potuto dirgli di no!” e tagliando corto, lo saluto e riattacco. Mi rendo conto che quella giornata iniziata male, sta proseguendo sempre peggio. Forse una doccia riuscirà a farmi sbollire un po’ la rabbia. Per arrivare in stazione, decido di prendere un taxi, poichè non mi piace lasciare l’auto incustodita per lungo tempo. Penso che posso mettere la corsa in conto al capo, come spesa di rappresentanza. Arrivo in stazione, un’occhiata veloce al tabellone delle partenze e scendo rapidamente le scale del sottopassaggio, precipitandomi al binario giusto, dato che sono in ritardo. Accidenti, correre su un paio di tacchi alti, non è per nulla facile. Arrivo un po’ trafelata al binario, proprio mentre il treno fa il suo ingresso in stazione con un fischio stridulo, annunciato dalla voce metallica ed incolore dell’altoparlante. Salgo sul predellino e mi dirigo verso i due vagoni di prima classe, notando con piacere di avere un posto tranquillo accanto al finestrino. Finalmente posso sedermi, tirando un sospiro di sollievo. Dopo una decina di minuti, il treno inizia pigramante la sua corsa, ed io, ormai rassegnata all’idea di trovarmi in quella situazione, decido di prenderne il meglio. Accendo l’ipod, mi metto comoda e mi perdo nei miei pensieri, osservando affascinata il panorama che scorre veloce davanti ai miei occhi. Ma forse a causa della nottata agitata o dello stress accumulato, mi addormento. Dopo un lasso di tempo che non saprei quantificare, mi risveglio, ancora con gli auricolari nelle orecchie e l’ipod acceso in mano. Apro gli occhi, realizzando in breve di trovarmi su quel treno. Davanti a me sta seduto un elegante uomo sulla quarantina, capelli mori leggermente brizzolati sulle tempie, lineamenti del viso marcati, spalle larghe, nel complesso un bell’uomo.
“Buonasera”, mi saluta cordialmente lui, facendomi trasalire.
“Buonasera”, rispondo io, più per educazione, che con la reale intenzione di intavolare una conversazione. Probabilmente lui non è del mio stesso avviso e si presenta, tendendomi la sua mano abbronzata.
“Piacere, sono Francesco!”
“Piacere, Lara!”, rispondo io con tono distaccato, stringendo la sua mano nella mia e rimanendo colpita dalla sua stretta decisa e rassicurante.
“Dove si sta recando, se non sono indiscreto?” , mi domanda cortesemente l’uomo. Tutto sommato comincio a non sentimi dispiaciuta di poter fare quattro chiacchiere, per ammazzare il tempo. Inoltre scopro che Francesco ha un tono di voce caldo ed avvolgente e due occhi scuri davvero niente male.
“Sto andando a Roma, devo concludere un affare per conto dell’ufficio in cui lavoro”.
“Ma è la vigilia di Ferragosto!” esclama lui sorpreso.
“Lo so, avrebbe dovuto andare il mio capo, ma gli è capitato un imprevisto ed ha scelto di mandare me.”
“Spero che almeno saprà ricompensarla adeguatamente per l’incombenza.”
“Probabilmente mi offrirà un piccolo aumento.”
“Sicuramente il cliente che dovrà vedere, gradirà questo cambio di programma e sarà lieto di incontrare una belle ragazza come lei, Lara.” Un complimento. Non so mai come rispondere ai complimenti degli uomini, forse perchè spesso sembrano così ambigui, sembrano detti sempre con un secondo fine; ma questo mi sembra un complimento sincero ed arrossendo lievemente, rispondo: “Grazie, davvero gentile!”.
Il viaggio prosegue, le stazioni ed i paesi scorrono veloci davanti ai miei occhi; fra una chiacchiera e l’altra, scopro che Francesco abita nei pressi di Roma, ma è spesso a Milano per lavoro, è sposato ed ha un bimbo di cinque anni. Io gli dico di essere fidanzata con un ragazzo che fa l’imbianchino e con cui penso di andare a convivere entro l’anno.
“Anche per questo motivo ho accettato di andare a Roma: con un aumento di stipendio, l’incombenza di un mutuo per l’acquisto di una casa sarà meno incisiva sul nostro menage familiare. Abbiamo già visitato una zona residenziale appena fuori Milano, c’è tanto verde e sembra un quartiere adatto ai bambini”.
“Quanti figli vorresti avere?” Eravamo passati a darci del “tu”, senza nemmeno rendercene conto.
“Un paio, se tutto va bene.”
“Hai un fidanzato molto fortunato; sei una ragazza veramente in gamba, posata, pronta a fare sacrifici per mettere su famiglia.”
“Mi lusinghi, così…”
“No, penso che al giorno d’oggi non ci siano tante ragazze come te.”
Il suo sguardo si posa su di me, un lampo di ammirazione è quel che riesco a leggervi.
“Ordiniamo qualcosa da bere, Lara, che ne dici?”
“Volentieri, ma niente di alcolico, non lo reggo…”
“Suvvia, come si fa a brindare a questo incontro, senza bere qualcosa di alcolico?”. Il suo tono scherzoso e soprattutto il suo profondo sguardo puntato nel mio mi convincono che un sorso non potrà nuocermi.
Il cameriere ci serve due flute, con uno spumantino frizzante.
“Brindiamo a questo piacevole incontro e soprattutto ad una bella ragazza con la testa sulle spalle!” , dicendo così alza il calice e lo fa cozzare contro il mio. Beviamo e tutte quelle bollicine mi solleticano il naso. Francesco è proprio simpatico e davvero un uomo affascinante. Passano pochi minuti e comincio a sentire l’effetto di quello spumante, la testa che mi gira leggermente e le gambe pesanti.
“Sei rossa in viso, Lara. Stai bene?”
“Sì, ma lo spumantino sta facendo effetto ed io non ci sono proprio abituata.”
“Rilassati…parlami ancora un po’ di te, mi piace ascoltarti…”
Continuiamo a parlare per un po’, le confidenze si fanno sempre più intime, così come l’atmosfera. Mi sento lo sguardo di Francesco addosso, quegli occhi penetranti mi spogliano, ma la cosa non mi infastidisce assolutamente. Forse è l’alcool che fa cadere le mie inibizioni, forse sono lui ed il suo tono così piacevoli e tranquillizzanti, ma mi sento cullare dalla sua voce, mentre avverto crescere il desiderio delle sue mani che accarezzano il mio corpo.
“Francesco, sono proprio fuori…”, pronuncio queste parole in tono lascivo ed ammiccante.
“Mi piace il modo in cui pronunci il mio nome…”. La sua voce suadente ha un effetto afrodisiaco su di me. Lui si alza e mi siede accanto. I nostri visi sono a pochi centimetri di distanza e le sue labbra carnose sono una calamita per le mie. Ci uniamo in un bacio cauto, timido.
“Oddio, che sta succedendo?” domando con tono un po’ allarmato.
“Nulla”, risponde lui sicuro, “ti stai prendendo ciò che entrambi desideriamo…”
Così dicendo, Francesco mi abbraccia e mi bacia in maniera focosa; io rispondo con passione al suo bacio e le nostre lingue si intrecciano a lungo, morbide. Un bacio da rabbrividire, un bacio eccitante. Mi stacco un po’ stordita.
“Non posso, Francesco, mi dispiace. Ho un fidanzato, tu hai una moglie ed un bambino piccolo, io non voglio…”
“Lara, non preoccuparti, questo è un momento solo nostro, non verrà a saperlo nessuno.”
“Ma io non mi comporto così, non sono una puttanella che appena può…”. Non riesco nemmeno a terminare la frase, che Francesco mi caccia la lingua in bocca, palpandomi il seno con la mano e facendo cadere ogni mia difesa.
“Sento che lo vuoi anche tu…Il tuo corpo non mente, Lara, lasciati andare, siamo solo noi due…”.
Come vorrei riuscire a dire di sì, quell’uomo mi eccita, ed ha ragione, il mio corpo non riesce a mentire, sento la mia fica che si allaga al pensiero di lasciarmi andare. Francesco riprende a baciarmi ed io lo lascio fare, lascio che mi mordicchi le labbra, lascio che scenda a leccarmi il collo, lascio che le sue dita sbottonino la mia camicetta e lascio che le sue mani tastino il mio seno, giocando con i miei capezzoli. Sento che ogni barriera sta crollando, il mio desiderio aumenta, e non ho più nemmeno la forza di parlare.
“Vieni con me!” mi invita col suo fantastico sorriso. Io mi ricompongo un po’ e lo seguo. Francesco si dirige verso uno scompartimento del vagone vicino, mi lascia il posto per entrare e si chiude la porta scorrevole alle spalle, tirando la tenda e creando la privacy necessaria. Ora so di non avere scampo, da lui, dal mio desiderio e dalla nostra voglia.
“Siamo soli, Lara, abbiamo chiuso tutto fuori da questo scompartimento…”
“Già…” riesco a dire solo questo, il cervello non mi dà che impulsi di piacere per quella situazione eccitante.
Francesco mi si avvicina, mi prende il viso fra le mani e ricomincia a baciarmi, a leccarmi e a toccarmi il seno. Ho voglia di lui, di sentire anch’io com’è fatta la sua virilità. Continuando a baciarmi, mi spinge a sdraiarmi sul sedile dello scompartimento.
“Lascia fare a me, Lara, ci penso io a metterti a tuo agio…” , i suoi occhi sono trasformati, ci vedo dentro il fuoco, la sua voce è roca ed eccitata. Mi slaccia la camicetta, mi toglie il reggiseno e fa scivolare la mia gonna su fino ai fianchi.
“Sei stupenda…” mi dice, mordendo l’elastico del reggicalze. Ricomincia a tempestarmi di baci, mi lecca i capezzoli, mi bacia e scende giù fino all’ombelico, infilandoci la lingua. La cosa mi stuzzica particolarmente e gemo di piacere. Lui scende ancora e con la lingua segue il contorno del mio perizoma; io mi sento avvampare, gli prendo la testa fra le mani e cerco di spingerlo a leccare la mia fica bollente. Francesco afferra l’elastico delle mie mutandine con i denti, tirandole giù quel tanto da scoprire la mia passera. Poi torna a leccare, a stuzzicare, ed io comincio veramente a non poterne più dalla voglia.
“Leccami la fica, ti pregooo!!!” gemo io eccitata fino allo stremo, “Ti prego, me la sento scottare, non ce la faccio piùùù!!!” .
Francesco sale a baciarmi, io lo ricambio con passione, poi scende nuovamente e finlmente affonda la lingua nella mia fica, cominciando a muoverla velocemente. Il piacere che mi procura è immenso, io ho sempre più voglia che plachi il mio fuoco, ho voglia di venire.
“Sìììì!!!” esclama lui nell’eccitazione, “come piace a me, fradicia, gonfia, lasciva, calda…Sììììììì, hai una fica pazzesca, Lara!!!”
Ricomincia a leccare con maggiore ardore, mentre con le dita mi pizzica i capezzoli.
“Sìììììì, che bello , mi stai scopando con la lingua in modo fantasticooo, cosìììì!!!”
“Ora voglio scoparti con il mio cazzo!” sussurra lui, staccandosi da me. Si alza in piedi, si toglie la camicia, si slaccia i pantaloni e si cala su di me, penetrandomi con il suo cazzo turgido e caldo. Si muove dentro di me, mentre io assecondo il suo ritmo muovendo il bacino.
“Sìììììììì, sei fantastica, sììì cosììì, che voglia avevo di sentirti, sìììì “. Il suo tono di voce è sempre più caldo ed eccitante.
“Francescooooo, fammi venireeeee, sìììì!!!”. Il suo ritmo aumenta, io gli affondo le unghie nella schiena, mi avvinghio a lui con le gambe, sento il suo dopobarba misto all’odore di sesso, voglio possedere il più possibile di lui e cerco di aderire al suo corpo con ogni centimetro della mia pelle. Ci possediamo con furore, il suo ritmo mi manda fuori di testa, ormai non ragiono più, ho perso il controllo e non esistiamo che noi e il nostro piacere. Francesco continua a martellarmi con le sue frenetiche spinte, facendomi avvicinare sempre di più all’apice del mio piacere.
“Cosììììì, cosììììììììì, dai Francescooo, sìììììììììì, spingi ancoraaaa!!!”
“Sì tutto dentrooo, ce l’hai tutto dentrooo, godi, godiiii, voglio che me lo avvolgi tutto col tuo caloreeeeeee, sìììììììììì!!!”
Non ce la faccio veramente più, Francesco spinge, io mi dibatto furiosamente per prendermelo tutto, e mentre sento le mie contrazioni che partono, il suo cazzo si fa ancora più duro; in un secondo capisco che anche lui sta per venire.
“Sììììììììììì, vengoooooooooo, vengooooo, dai sborrami dentroooooooo, dai Francescooo!!!”
Sento un’esplosione dentro, i nostri orgasmi si mescolano, le mie contrazioni sono tutt’uno con i suoi copiosi schizzi. Un’apoteosi. Il ritmo rallenta, la nostra voglia si placa, i nostri cuori rallentano i battiti. Francesco mi rimane dentro, mi abbraccia e mi bacia.
“Sei stupenda…” Io lo guardo, lo accarezzo, non parlo, non c’è molto da dire, ogni parola sarebbe superflua. Lascio che a parlare siano i miei occhi luccicanti. Dentro di me penso che mi piacerebbe avere l’occasione di rivederci, ma non gli dico nulla, perchè capisco che non posso fare parte della sua vita.
Dopo alcuni minuti di tenerezza, ci stacchiamo e ci sistemiamo. Francesco tira la tenda, apre la porta, e sbircia lungo il corridoio del vagone. Per non dare troppo nell’occhio usciamo separati e ritorniamo ai nostri posti. Abbiamo passato la stazione di Fiano Romano, non manca molto alla stazione di Roma Termini. Francesco ed io parliamo ancora, rimanendo sul vago, non affrontiamo il discorso di un eventuale incontro e tanto meno riusciamo a pronunciarci su quello che è appena successo fra di noi. Ecco, le prime case di Roma, la stazione Tiburtina, manca pochissimo a destinazione. L’idea di salutare Francesco non mi piace, ma lui prosegue il suo viaggio verso casa, torna dalla sua famiglia. Eccoci alla stazione Termini. Un saluto veloce, Francesco mi sfiora la guancia con un bacio ed io sento ancora il profumo del suo dopobarba misto all’odore del mio sesso. Scendo dal treno, Francesco si affaccia al finestrino e mi saluta, mandandomi un bacio con la mano. Il treno riparte ed io rimango lì, stordita, un misto di malinconia e di felicità. Ed ora mi pento di non avergli lasciato il mio numero. Mi dirigo all’uscita della stazione e salgo su un taxi, in direzione dell’albergo in cui il capo mi ha prenotato una stanza. Stanca per l’avventura, salgo in camera e dalla mia valigia prendo l’occorrente per una doccia. Ma nella borsa trovo un biglietto piegato in due; lo apro e leggo: “Sei bellissima. Vorrei poterti conoscere, ma non so se me ne darai mai l’occasione. Francesco, 334 ……..”. Stupefatta, mi chiedo quando Francesco abbia avuto il tempo di infilare questo biglietto nella mia valigia, ma dal tono incerto dello scritto, mi rendo conto che probabilmente l’ha fatto mentre dormivo. Aveva già immaginato tutto o forse no, non importa. Sono solo felice che abbia avuto l’idea di lasciarmi il suo numero di cellulare e mi dico che a volte il destino va aiutato…

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