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Da parecchio tempo rilevo e inseguo con interesse il tuo aperto e il tuo spontaneo caloroso interessamento, ma al tempo stesso da circa un anno, è diventato alquanto respingente e rimandante. L’inedito comportamento che tu mi manifesti, analizzandolo e rimarcandolo dentro me stesso, è in verità molto martellante e rifiutante, eppure tu lo accetti tuo malgrado abbracciandolo e sobbarcandolo. No so di preciso che cosa ti sia realmente capitato, eppure cerco di sbrogliare questa matassa, dal momento che cerco di snodarla per ottenere da te più cognizioni, acquisire più notizie e indicazioni possibili, per riuscire in definitiva a snodare e in definitiva nel risolvere questo travagliato e importuno problema, che ti molesta vessandoti e angustiandoti di continuo.

Il calo del tuo desiderio a letto è eloquente, espressivo, silenzioso ma significativo, per il fatto che si vede eccome. Io mi sono preso a cuore il tuo problema, sto tentando d’aiutarti per risolvere questo tuo inconsueto infiacchimento e questa tua taciturna stanchezza erotica. Sto tentando d’affaccendarmi sforzandomi al meglio per fronteggiare questa tua carenza, agognando d’identificare le ragionevoli e plausibili cause, dal momento che da oltre quattro mesi ti comporti in tal modo.

Due mesi orsono m’avevi candidamente annunciato che pigliavi occasionalmente delle pasticche per il mal di testa, capsule per la nausea e in ultimo persino bustine per la rinite, per alleviare in definitiva i tuoi ripetuti malesseri. Una tua amica dottoressa, t’aveva sennonché avvertito, che alla lunga questi tipi di farmaci assunti per un lungo periodo, potevano provocarti un disturbo a livello di coppia, ovvero all’incapacità di raggiungere l’apice del piacere nonostante la stimolazione sessuale. Il tuo caso comprendeva sia quello masturbatorio quanto quello del coito vero e proprio. In aggiunta a ciò, c’era stato perfino il capitolo della cura dimagrante che volevi intraprendere da qualche tempo, perché con l’arrivo della bella stagione e con la contemporanea voglia d’esibirti avresti desiderato avere una forma il più possibile slanciata e asciutta, portandoti appresso nel mentre di trascurare inevitabilmente i dovuti apporti sia d’energie che di vitamine. Naturalmente, io ti menzionavo, che se le calorie diminuivano, pure la vigoria e di conseguenza la libido crollava a sua volta, perciò sarebbe stato meglio avere avuto qualche centimetro in più addosso, tentando magari di smaltirlo in seguito per vie alternative che all’abituale astinenza nutritiva. Tu però non volevi sentire ragione, t’intestardivi, t’ostinavi e in tal modo il malessere e l’indisposizione aumentava.

Una sera, avevi acciuffato il giusto stato d’animo e con coraggio m’avevi raccontato che eri da poco uscita da una storia, che t’aveva messa al tappetto, vicenda senza dubbio da non trascurare, perché stavi vivendo un periodo particolare di nervosismo, d’un logorante affaticamento emotivo e d’una danneggiante spossatezza nostalgica. Il tuo precedente ragazzo t’aveva mollato sparendo con un’altra donna, eri assai abbattuta, ti sentivi depressa e sconfortata, eri molto attaccabile ed esposta, perché adesso il desiderio sessuale, fortemente collegato alla sfera emotiva non era minimamente percepito. Adesso, dopo tutto quello che m’avevi spifferato, essendo tu stessa una persona introversa e taciturna negli affetti intimi, non c’era più motivo d’indagare né di sondare niente, per spogliare il tuo arcano disagio e la tua perenne taciuta sofferenza. Adesso il quadro era chiaro come il sole, io però ti stavo vicino in ugual modo perché io tenevo a te, mi piaceva la tua persona.

Quel giorno, invero, decidemmo tutto. Dopo stagioni di conoscenza reciproca, di stima, d’affetto vicendevole, stabilimmo di regalarci quell’amore che ci eravamo sempre negati, che ci aveva respinto. Ambedue, in effetti, non avevamo la cognizione fin dove ci saremmo spinti, ciò nonostante ambivamo di vezzeggiarci alla fine come un uomo e una donna, dopo che per numerosi anni, a motivo della differenza d’età, io ero stata la sua amorevole bambina.

In realtà non rammento quando lui ha suonato alla porta della mia abitazione, le formalità che abbiamo espresso, i vocaboli di circostanza che ci siamo ripetuti, perché avevamo ambedue una smania esagerata di percepire i nostri corpi vicini. In conclusione le sue mani soavi m’attraversano la schiena, lui mi bacia sulla bocca con veemenza, dopo prosegue sul collo, solleva su il pullover leggero e mi bacia i capezzoli, io sono accalorata più che mai, è giunta l’ora di sperimentare ogni cosa. Lui non proferisce niente, mi sospinge con lentezza verso il tavolo, mi fa sedere e m’annuncia di non parlare. Io avverto le sue mani sulle chiappe, senza fretta mi leva le mutandine, mentre le vedo sfuggire sulle calze autoreggenti che m’aveva chiesto d’indossare. Con le mani m’allarga le cosce, in non sono abituata, però m’adeguo ed eseguo, sono molto trepidante.

Le sue mani m’allargano le grandi labbra della fica, le distendono verso l’esterno, mentre le sue iridi occhi accarezzano il mio clitoride. Mi riferisce che sono favolosa e avvenente, che devo lasciarmi andare e bagnarmi. Io percepisco in maniera distinta la sua lingua fra le labbra e ho un fremito, adesso picchietta rapidamente sul clitoride, così celermente che gli spasmi diventano quasi dolorosi. Io mi bagno tantissimo, lui raccoglie le mie abbondanti secrezioni, successivamente senza farmi venire mi brandisce, mi fa accomodare invitandomi d’accoglierlo nella mia bocca: io compio tutto senza pensare, seguo solamente le sue istruzioni, spero che no sborri all’istante.

Ancora una volta è lui con la sua bocca su di me: vuole farmi venire, gradisce che io goda, poiché è quasi brusco. Dopo capto nettamente un dito che a rilento s’introduce e allora vengo, godo e strillo il mio poderoso e nerboruto orgasmo.

Lui s’accosta su di me, sta per spingere, dopo io lo guardo per un lungo istante e, come sempre succede fra noi, comprende, intuisce tutto: non è il caso. Io gli agguanto il cazzo fra le mani, perché voglio farlo godere in maniera diversa guardandolo in viso: mi piace osservarlo quando gode in modo così maschio e naturale, io adoro questo gesto, sicché lo faccio sborrare sulle mie tette e in parte sulla mia faccia, perché lui gemendo in modo appassionato ed entusiasta mi riversa addosso in modo lussurioso la sua spessa e lattescente sostanza, gongolando e chiamandomi per nome.

Da quel giorno, lui è diventato il mio uomo. Io gli ho donato il mio amore incondizionato, gli ho offerto il mio integrale affetto, lui m’ha sempre adorata, considerata, rispettata e stimata, ha saputo accudire meticolosamente i miei tempi e ha pazientemente atteso i miei desideri.

{Idraulico anno 1999} 

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