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Racconti Erotici Etero

Alice – 5°

By 4 Novembre 2008Dicembre 16th, 2019No Comments

Quella giornata passò senza nessun appunto di rilievo, se non una breve chiamata di Romeo per annunciarmi che la sera saremmo usciti a cena, un suo amico aveva aperto da poco un ristorante e l’aveva invitato, senza dargli nessuna possibilità di rifiutarsi.
Quando scese Tamara era già andata via, lasciandomi da sola a scegliere il vestito per l’occasione.
Davanti alla mia indecisione fu Romeo a prendere un lungo vestito in seta blu, molto semplice a dire il vero, lasciandomi scegliere solo l’intimo.
‘Confido in te, sono certo che saprai metterti qualcosa di molto eccitante.’
Così mi mise ancora di più in crisi, alla fine presi un completino in raso rosso composto da push-up e slip molto sgambato, indossai calze e scarpe e lo raggiunsi all’ingresso.
Lui però non fece un passo, sembrava quasi che aspettasse una mia mossa, così mi feci avanti io.
‘C’&egrave qualcosa che non va ?’
‘Voglio vedere cosa hai sotto.’
‘Perch&egrave ?’
‘Perch&egrave no ?’
Così inizia ad alzarmi il vestito fino a mettere in mostra le mutandine.
‘Vuoi vedere anche il reggiseno ?’
Il mio tono era fra l’ilare e lo scocciato, ma bastò un suo sorriso per togliermi l’arrabbiatura da dosso.
‘No,non serve, solo volevo farti un regalino.’
Dalla tasca tirò fuori due piccole palline metalliche, di cui non sapevo neanche l’esistenza ne il loro scopo.
‘Ma cosa sono ?’
‘Sono palline cinesi, ora le metterò nel tuo bel fiore e dopo usciremo per andare a cena.’
‘Con quelle dentro ?’
‘Si e ti garantisco che non ti lamenterai.’
Con una mano spostò di quel tanto che basta lo slippino, poi con l’altra fece entrare le palline nella mia passera che subito reagì con un fremito al contatto con quei corpi freddi.
‘Stai tranquilla, si riscalderanno in fretta, ora andiamo, non vorrei fare troppo tardi.’
Tranquillizzata da lui presi il suo braccio, ma subito fui scossa da un fremito irresistibile, sembrava che le palline avessero preso una vita propria.
‘Romeo, non riesco a muovermi !’
‘Lo so bene, vedi quelle sfere ne hanno una più piccola al loro interno che si muove ad ogni tuo passo, quindi stimolando i tuoi sensi oltre ogni maniera possibile.’
‘Ma io non posso venire con te in questo stato !’
‘Si che puoi, prendilo come un piccolo esame, ora andiamo e non fare la bambina.’
Arrivare alla macchina fu una vera tortura, ma almeno una volta seduta cercai di muovermi il meno possibile. Durante il viaggio lui mi parlo di alcuni affari che aveva in corso, ma io ero troppo impegnata a prepararmi mentalmente per l’arrivo al ristorante per prestargli una degna attenzione.
Alla fine arrivammo a destinazione, per fortuna il tragitto fino al tavolo fu breve e, appoggiata a lui, riuscì a sembrare quasi normale.
Una volta accomodata sulla sedia con l’aiuto del cameriere, diedi un’occhiata in giro, erano tutti estremamente eleganti, sembrava quasi che ci fosse una gara fra le signore a chi sfoggiava l’abito più di fascino.
Mi sentì quasi in imbarazzo col mio vestito semplice e lineare, ma subito Romeo mi venne in soccorso.
‘Alice tu non hai bisogno di abiti come quelli, sei bella tu, il resto &egrave inutile.’
‘Si ma…’
‘E poi credi che qualcuno di loro stia godendo come stai facendo tu ?’
‘Questo di certo no.’ gli risposi sorridendo.
‘Se vuoi ordino io per entrambi.’
‘Certo, voglio che mi sorprenda anche in questo.’
Lui fece le ordinazioni al cameriere, poi si soffermò a parlottare col sommelier per poi dedicarsi solo a me.
Poco prima che arrivasse l’antipasto, mentre sorseggiavamo l’aperitivo, si rivolse a me con tono deciso ma gentile.
‘Alice ora apri bene le gambe.’
‘Perch&egrave ?’
‘Tu fallo e basta.’
Fui quasi intimorita dalla sua voce, ma non volevo farglielo capire, così senza dare troppo nell’occhio, alzai un po’ il vestito per aprire meglio le gambe.
‘Fatto sei contento ?’
Lui non mi rispose, ma sentì subito il suo piede sul mio sesso che premeva dolcemente.
Mi trattenni a stento dal gemere mentre il cameriere ci lasciava i piatti ordinati sul tavolo con un ‘Buon appetito’ più di rito che di convinzione.
Come si allontanò mi rivolsi subito al mio uomo pregandolo di smettere.
‘Come puoi pretendere che mangi se mi fai questo !’
Lui non mi diede nessuna importanza, come se non stesse facendo nulla di strano.
‘Queste ostriche sono superbe, vengono da un paesino vicino Marsiglia, sono davvero fresche non trovi anche tu ?’
L’unica cosa che volevo dirgli &egrave ‘bastardo’, ma mi limitai ad un sorriso iniziando la mia guerra privata con quei frutti di mare mai mangiati in vita mia.
Ma Romeo se all’inizio si limitava a farmi sentire il suo piede contro il mio sesso, col tempo iniziò a premercelo contro, mandandomi presto fin troppo su di giri. Il tutto mentre faceva finta di discutere di cucina e vini, da dove provenissero o come si preparavano.
Poi dopo che furono portati i secondi, la sua tattica cambiò di nuovo, ormai ero un lago e quasi avevo paura a pensare di come fosse ridotto il vestito, quando inizia a sentire il suo alluce dentro di me.
Anche se non poteva entrarci il solo fatto di toccare le palline era una tortura incredibile, quelle due piccole sfere non stavano mai ferme, ed io non sapevo come farlo smettere, finché a bassa voce non gli dissi chiaramente di smettere.
‘Romeo ora piantala o mi alzo e me ne vado.’
‘Tu non andrai da nessuna parte piccola mia, ma se vuoi porre fino a tutto ciò c’&egrave un sistema molto semplice.’
‘E cio&egrave ?’
‘Prendi la borsetta e vai in bagno, dentro Tamara ha messo un piccolo giochino, basta che tu me lo riporti ricoperto dei tuoi umori, se vuoi, per farlo puoi toglierti le palline, ma quando torni devono essere di nuovo dentro.’
‘In poche parole vuoi che mi masturbi nel bagno !’
‘Se vuoi metterla così…’
Non sapevo che fare, ma bastò una sua spinta col piede un po’ più forte del solito per farmi alzare e prendere la borsetta. Chiesi ad un cameriere dov’era la toilette per le signore e m’incamminai senza degnarlo di uno sguardo. Una volta dentro mi preoccupai d’aver chiusa per bene la porta, poi alzai il vestito, abbassai le mutandine e mi sedetti sul water.
L’abito era stranamente asciutto, ma lo stesso non si poteva dire per le mie parti intime, anche le gambe erano umide, bagnate da tutto quel piacere che mi colava dalla passera.
Mi sfilai le palline con una certa difficoltà, più che altro stavo venendo mentre tirai fuori la seconda, poi aprì la borsetta e stramaledii Tamara. La stronza aveva messo, non un semplice dildo, ma uno di quelli fatti a ‘coniglietto’ che stimolano anche il clitoride, e ne aveva scelto uno non certo piccolo.
Ma in fondo non volevo altro che dare un po’ di pace alla mia fica, quindi senza tanto pensarci sopra infilai il dildo e l’accesi subito al massimo. Mi morsi le labbra per non urlare, l’orgasmo mi rapì immediatamente sconvolgendo ogni fibra del mio corpo, lasciandomi poi senza fiato ad ascoltare il ronzio del vibratore.
Solo che quel rapido orgasmo non mi bastava, così continuai a masturbarmi con però più calma, facendo lavorare anche la parte che mi stimolava il clito. Dopo un po’ alzai le gambe e le punti sul muro, con un dito andai a toccarmi il buchetto che sembrava non aspettare altro. La scoperta del sesso anale aveva profondamente sconvolto la mia vita sessuale, sembrava quasi che da quel giorno in cui avevo perso anche quella mia verginità, non ne potessi più fare a meno.
Il dito si coprì ben presto del mio piacere e scivolò dentro senza alcuno sforzo, mi stavo masturbando con una foga innaturale fica e culo, facendo solo attenzione a non fare troppo rumore.
Questa volta l’apice del piacere arrivò in maniera meno distruttiva, ma di certo molto più appagante, facendomi godere ogni attimo di quell’orgasmo.
Quando sfilai il dildo era completamente ricoperto del mio piacere e, per un attimo, ebbi la voglia di leccarlo, ma lo ricoprì con la carta igienica prima di rimetterlo nella borsetta. Con un po’ di fatica mi rimisi le palline da dove erano brevemente uscite e mi diedi una sistemata, poi uscì e tornai al tavolo.
‘Già fatto ! Pensavo non uscissi più.’
‘Romeo non fare l’idiota, Dio solo sa come mi sentivo.’
‘Lo so anch’io, con una voglia incredibile addosso.’
‘Bravo, ora dimmi come farai a controllare il giochino ?’
‘Ma io mi fido di te…’
‘Bastardo’ lo pensai di nuovo solo che adesso mi uscì un vero sorriso che lui ricambiò immediatamente.
Finimmo di cenare e mi presi una doppia razione di dolce, poi lui pagò ed abbracciati uscimmo fuori.
Come al solito lui m’aprì la portiera per farmi accomodare in macchina, dopodiché prese posto alla guida e partimmo sgommando.
Appena fummo fuori dal parcheggio lui mi derise per essermi masturbata così a lungo, ed io gli confessai d’averlo fatto per due volte, non paga del primo orgasmo.
‘Ma brava la mia bambina, vedo che stai crescendo bene, ora alzati il vestito e mostrami il tuo sesso.’
‘Ma Romeo qualcuno potrebbe vedermi !’
‘E chi ?’
In effetti aveva ragione, eravamo in macchina soli e presto avremmo preso l’autostrada, non c’era neanche il pericolo che mi vedesse un casellante in quanto aveva il Telepass.
‘Vuoi vedermi la fica ? Ecco che t’accontento !’
Guardandolo con aria di sfida alzai quel poco che bastava il sedere per tirarmi su il vestito e spostai la parte bassa delle mutandine scoprendo la mia intimità..
‘Ma guarda un po’, per me sei ancora bella bagnata….’
Aveva di nuovo ragione, le palline non avevano smesso d’eccitarmi ed ero di nuovo un lago !
‘Però ora non ti basta toccarti, e neanche che lo faccia io.’ mi disse mentre iniziava a toccarmi in mezzo alle gambe ‘Ora tu hai bisogno di cazzo.’
Come dargli torto !
Le mutandine erano fradice e, in pratica, trasparenti, il mio respiro era tutto tranne che regolare e la voce non certo ferma. Ma tentai di salvare la faccia negando l’evidenza.
‘Questo lo dici tu, e non pensare di saltarmi addosso come arriviamo a casa !’
‘Vedremo…’
Il viaggio fu un lento, lungo incubo. Le sue dita s’intrufolavano ovunque, ed io ero costretta a tenere le gambe aperte per favorirgli il suo muoversi. Alla fine crollai senza neanche chiedere l’onore delle armi.
‘Romeo basta ! Ferma questa cazzo di macchina e scopami !’
‘Non ci penso neanche signorina, e non &egrave detto che ti soddisfi quando arriveremo a casa, anzi penso proprio che proverai un nuovo gioco, la cintura di castità.’ mi rispose con un sorriso amaro e sarcastico.
Mi sentivo male non solo perch&egrave ero in uno stato d’eccitazione mai provato, ma anche per la sua minaccia, come poteva impedirmi di godere dopo avermi ridotta in questo stato.
Non mi resi neanche conto che eravamo arrivati a casa, il cancello si aprì da solo come al solito, ma lui bloccò ogni mia possibile iniziativa.
‘Non scendere finché non ti apro e mettiti a posto il vestito prima che arrivi da te.’
Non cercai neanche di rispondergli, ma mi sistemai mutandine e abito e attesi che mi aprisse la portiera.
Ma una volta scesa divenne una belva.
Mi spinse contro il cofano della macchina e tirò giù con violenza la zip del vestito che cadde a terra.
Poi mi prese con una mano le mutandine e le strappò come se fossero fatte di carta lasciandomi col solo reggiseno e le calze. Lo sentì aprirsi i pantaloni ed in un attimo era dentro di me.
Entrando spostò le palline che m’aprirono all’inverosimile,io urlai subito il mio dolore.
‘Ahi mi fai male…non così, ti prego.’
‘Taci che non aspettavi altro.’
‘No…non così, non mi piace ahh.’
‘Non fare la santarellina con me, non ci provare neanche.’
Lui mi sbatteva senza sosta e ben presto iniziai a provare un piacere nuovo, violento ma intenso, scoprendo una nuova via appagamento sessuale.
‘Mm…si, così…ora mi piace.’
Lui si tirò indietro uscendo da me, come se non mi volesse più.
‘Ma che fai ? Non ora ti prego.’
‘Come prima non volevi e ora si ? Devi deciderti !’
‘Si Romeo lo voglio, voglio che tu mi fotta fino a sentire il tuo seme scorrermi dentro.’
‘Non mi hai ancora convinto.’
Capì che voleva la mia completa capitolazione, voleva che m’umiliassi davanti a lui ed al suo cazzo, e così feci.
‘Sbatti la tua troia e godi di lei, sfondami come vuoi, dammi il tuo cazzone davanti e dietro, ma ti prego fammi godere o impazzisco.’
‘Ora ci siamo.’
Mi prese per i fianchi e mi penetrò di nuovo ficcandomelo fino in fondo, sentì le sue palle sbattermi contro e fui presa da violenti tremori.
Romeo riusciva a tenere dentro solo la cappella facendo uscire quasi tutta la sua mazza per poi ributtarla dentro con colpi secchi e decisi. Ogni tanto, quando mi era dentro, si fermava per ricordarmi chi ero e cosa volevo.
‘Allora chi sei ?’
‘La tua puttana…la tua troiaaa.’
‘E cosa vuoi da me ?’
‘Il tuo gran cazzo, voglio solo il tuo cazzone.’
‘E perché lo vuoi ?’
‘Perch&egrave mi piace, mm , mi fa goderee.’
‘Si così mi piaci, ora ti spacco tutta.’
Non finì la frase che tirò fuori il suo attrezzo e lo puntò contro il mio buchino, io non persi tempo e mi aprì le chiappe con entrambe le mani per rendergli più agevole la penetrazione.
‘Vedo che sai cosa fare, tanto meglio vuol dire che hai capito la lezione.’
Non ebbi il tempo di rispondere che iniziò a sodomizzarmi con furia animale, anche se ero ancora piuttosto stretta, bagnato com’era dei miei umori entrò senza tanti sforzi, fino a che non sentì i coglioni sulla mia fica.
‘Ti piace prenderlo nel culo, vero Alice ?’
‘Si &egrave magnifico, il tuo cazzo mi manda in estasi ovunque lo metti.’
Lo scorrere di quel pezzo di carne nel retto faceva muovere anche le palline nella vagina, in un concerto di stimoli che non mi facevano capire più nulla, solo volevo che non finisse mai.
‘Ora ti faccio una bella iniezione di sborra calda e poi la lecchi tutta.
‘Sii, riempimi di te.’
Non ci mise molto a venire mentre io ormai non contavo neanche più gli orgasmi che avevo avuti.
Si fermò solo dopo avermi riempita tutta del suo caldo seme che sentivo in ogni parte del mio corpo, come se si fosse propagato nei muscoli, fino ad arrivare alla testa.
Restammo a lungo immobili, sconvolti dalla violenza di quel rapporto così animalesco rispetto a tutti quelli avuti in precedenza. Poi lui fece un passo indietro e mise un dito nel mio buchino ormai slabbrato, gli fece fare alcuni giri per raccogliere quanto più sperma possibile. Quel dito arrivò presto fra le mie labbra, e lo succhiai avidamente come un bene prezioso.
‘Ne vuoi ancora ?’
‘Si amore.’
Romeo ripeté più volte l’operazione finché non fui del tutto pulita, ma non sazia m’abbassai su di lui per bere direttamente dalla fonte, che in breve risultò più linda di me.
‘Ora andiamo su, devo ancora controllare il dildo, non vorrei avessi fatto la furba.’
‘Certo che sei proprio diffidente !’
Ci mettemmo a ridere per poi prendere le nostre cose ed andare in camera da letto dove continuammo ad amarci fino a che ne avemmo la forza.

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