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Racconti Erotici Etero

Amedeo naso a patata

By 21 Gennaio 2009Dicembre 16th, 2019No Comments

Io ho un amico, Amedeo, un caro amico nonostante l’età. E’ più vecchio (o come dice lui, “diversamente giovane”) di me di una ventina di anni, ma dopotutto non li dimostra i suoi 50. Ha una barba non folta, gli occhietti furbi dietro un paio di lenti tonde ed un naso a patata. Ha però una bella bocca, spalle larghe ed un bel paio di gambe (ne va fiero come Bukowsky). Ha sempre la risposta pronta e quando ho un problema mi rivolgo a lui. Di solito me lo risolve, ed ascolta tutto quello che gli dico: se ho qualcosa che non va, io piango e lui mi asciuga le lacrime con un bacetto. Gli voglio bene, e lui è innamorato di me da tanti anni, fin da quando ero una teenager. Me l’ha detto, lo so, ma ci rido su.
E’ estate: sabato scorso l’avevo chiamato perché in casa avevo dei problemi con il condizionatore. Chi meglio di lui per fare due chiacchiere e mettere a posto la macchina mal funzionante? Nonostante il caldo di questi giorni, in casa stavo con i jeans attillati, da cui spuntavano degli slip rossi merlettati, molto seducenti. Una canottierina grigia un po’ scollata e corta fino all’ombelico, indossata su di un reggiseno bianco che mi accentuava il balconcino. Non potevo mostrarmi con canottiera e mutandine, come di solito vesto in casa. Non volevo stimolarlo visivamente. E’ il mio migliore amico, che diavolo!!!
Lui arriva, lo faccio entrare e lo saluto con un bacino. Ha calzoni corti multitasche e canotta nera che mette in mostra braccia non eccessivamente muscolose. Mi sorride e si mette subito al lavoro. Ha capito subito il problema e va in camera da letto dove è appeso il macchinario, sale sulla scala ed inizia a smontare qualcosa… non è che io capisca molto quello che fa, ma mi fido…
“Amanda vieni un attimo a darmi una mano!” mi chiede. “Aiutami a tenere fermo questo sportellino mentre attacco i fili…”. Scende e mi fa salire sulla scala. Lo percepisco senza vederlo che mi sta fissando il sedere mentre salgo, o meglio fissa la mia carne intorno agli slip rossi. Ok, ci sono abituata. “tieni aperto lì e fammi un po’ di spazio che salgo. Mi raccomando non lo lasciare o si rompe tutto”. Obbedisco ed alzo ambedue le braccia per adempiere al compito e mantenere lo sportello, intimorita per l’incombenza: non voglio che si rompa il mio prezioso splitter. Amedeo sale dopo di me e sento il suo corpo caldo dietro il mio che mi sfiora con gentilezza. Si ferma un paio di gradini sotto quello sul quale sono io. Io sono immobilizzata in questa posizione non troppo comoda.
Amedeo respira sul mio collo “Dio mio Amanda, hai un profumo fantastico!” e mette il suo naso a patata proprio sotto l’ascella sinistra. “Sto impazzendo per il tuo profumo” e mi bacia i pochi peli scuri ormai bagnati dal sudore. “Piccolina lasciami fare”. “Fermati dai mi fai il solletico, non fare il porco” gli dico, ma lui getta il cacciavite in terra e comincia a leccare tutto il sudore mentre le mani passano sotto la canottiera, si infilano sotto il reggiseno, alzandolo e con le mani a coppa, mi stringe i seni.
Non posso muovermi, ho paura che se lascio lo sportello, possa cadere e noi con esso. “Dai, lasciami fare non mollare lo sportello…”. Va bene è un amico, solo un amico, ma quando mi stringe lentamente e sapientemente i capezzoli non riesco a non provare piacere. Lui sembra impazzito veramente per il mio odore, Passa da un’ascella all’altra, mi bacia, lecca tutt’intorno, risale sul collo e bacia ancora. Sudo di più mentre lo sento muoversi, in questa posizione strana, chiudo gli occhi mentre lui con la destra mi carezza la pancia. “Amanda, te l’ho detto mille volte, ti amo da sempre, mi fai impazzire… lasciati amare ti prego…”. Non so cosa rispondergli e dico piano “fermati stupido, su, non fare così” ma non lo dico con convinzione. Cosa è l’amicizia? Non è solo dire cazzate, ridere e mangiare una pizza insieme. E’ qualcosa che va oltre, e anche se mi sentivo un po’ violentata, sapevo che mi amava e che non voleva farmi del male. Ma non era il solito amico di sempre. Le mie gambe sbattevano su di un piolo, le mie braccia erano forzatamente in alto. Non stavo bene. “Fermati ti prego, sto scomoda, mi fai male!” gli dico alzando il volume. Lui si fermò subito. “Scusami” mi disse con un filo di voce. Sentivo dietro di me che era eccitato, ed era una novità capire che anche lui e la sua sessualità ora erano così presenti, così violenti ma indifesi. Scese dalla scala. Io richiusi lo sportello e ricomponendomi, ridiscesi i gradini. Poi mi girai e lo guardai in viso: il suo sguardo era basso. Sembrava frastornato, mortificato, un po’ paonazzo. Ma anche visibilmente eccitato. “mi hai fatto male” gli dico; ma non sopporto vederlo soffrire, so che non è cattivo, so che gli voglio bene. Mi siedo sul letto. “Sdraiati qui e rilassati”. E’ obbediente come al solito. “Ti capisco dopotutto… una bella ragazza come me ti può far perdere la testa, ma devi rimanere calmo” cerco di sdrammatizzare “no, non puoi capire” risponde lui con gli occhi lucidi. “ne sei sicuro?” mi chino su di lui e gli do’ un bacio sulle labbra, delicatamente, poi un altro ad un angolo della bocca “proprio sicuro sicuro?” sussurro in un orecchio. Gli prendo le mani con le mie e gliele porto sopra la testa, stirandole e strofinandomi sul suo viso. “Sono morto, sono in paradiso” scherza. E’ caldo e comodo quando mi metto a cavalcioni su di lui, rilassatissimo. Ha un buon odore, diverso dai ragazzi che ho avuto. Sicuramente più da uomo. Lo sento sotto di me, pronto. Mi rialzo mettendomi in piedi. “aspetta” gli dico. Mi tolgo i jeans. Lui mi osserva fisso, inebetito. Mi tolgo il reggiseno sfilandolo da sotto la canottiera madida di sudore. So che a lui piace. “Dici che ti piace il mio profumo? Allora aspetta ancora per il paradiso…” Sono sudatissima. l’aria è calda, il condizionatore è sempre rotto. Mi tiro su gli slip umidissimi affinché siano più attillati, Salgo sul letto e mi siedo sulla sua faccia. Pizzica un po’. Lo sento respirare profondamente… Ho paura gli venga un infarto!
Ero ferma, seduta sul suo viso, o meglio mi muovevo un poco, gli occhi chiusi per sentire meglio quello che Amedeo mi stava facendo con la bocca e, più a fondo, con la lingua. Solo un minimo di solletico con la barba, tutt’intorno ed all’interno delle cosce. Il naso a patata era comodo ed insinuante, la sua mano destra mi teneva spostato un lembo di quel sottile merletto rosso che mi ricopriva, per stare direttamente a contatto con la pelle ed i miei umori. La mano sinistra stringeva un gluteo e lasciava e stringeva ed accarezzava. Mugolava dicendo a bassa voce ‘Amanda amore mio che buon sapore hai, che buon odore, come sei soffice con questi peletti ricciolini. Sei la più bella del mondo”. ‘E tu sei un gran porco!’, ma ormai mi ero scaldata anche troppo. Le sensazioni salivano alla testa a fiotti, il piacere montava dal basso ventre fino alle meningi e sentivo farmi rossa in viso, pulsarmi il sangue ed aumentare i battiti.
‘Aspetta ancora, fammi mettere meglio’ gli dico sollevandomi. Mi sfilo le mutandine e mi risiedo come prima, dandogli la schiena. Mi curvo in avanti lentamente, offrendo meglio quel che possiedo. Mi ritrovo di fronte i suoi calzoni corti che comincio a toccare. Mi appoggio con la sinistra al letto e con la destra infilo sotto la cintura, con una lieta sorpresa. ‘Ma’ non hai gli slip!’ dico; ‘Tesoro mio fa caldo” risponde con parole distorte e quasi incomprensibili mentre continuava a muovere la lingua e fare strani versi.
La mano incontra subito carne dura calda e morbida, che impugno lentamente accarezzando. Era completamente liscio e depilato sotto il pube, il porco” Ma come’, gli faccio scorbutica ‘dopo tanti discorsi sui cespuglietti, tu tradisci la causa?’ e lui sempre bofonchiando ‘Così sembra più lungo, e poi ho tosato solo le parti importanti!’. Ma si chisseneimporta. Sbottono velocemente la patta e tiro giù i calzoncini oltre le ginocchia. Mi abbasso e mi do da fare anch’io. Non è grande ma un poco tozzo, piacevole a giocarci con la pelle, scoprendo la punta rosa viscida. La tocco con un dito per distribuire quelle gocce di liquido appiccicaticcio ed assaggio con la punta della lingua. Buono, salatino, si può fare’ Rilasso la lingua ed apro la bocca. Con le mani carezzo tutto e prendo sotto, sollevando quella borsetta piena e tonda, liscia e delicata. Mi piace la sensazione di avere la bocca piena, mi piace chiudere gli occhi e passare in rassegna tutte le sensazioni, e muovermi e sentirmi stretta a mani e braccia forti, e toccare i muscoli delle gambe che sembrano scuotersi da strane vibrazioni e movimenti elettrici. E sto bene quando muovo il viso strofinandolo dappertutto su quello che tengo tra le mani piene, e baciare e succhiare e leccare. Ma ora basta, non devo continuare. So come va a finire se non riesco a rallentare. Il gioco è bello quando dura molto!
Amedeo è un poeta. Mi aveva sempre detto ‘Amanda, il giorno che faremo l’amore, sarò capace di rimanere dentro di te e declamarti una poesia che inventerò sul momento’. Ed io rispondevo ‘toglitelo dalla mente, sei solo un amico e nulla di più!’. Eppure stava dicendo qualcosa, a bocca piena, lo sentivo da lontano, cincischiava e sospirava e deglutiva. Mi fermo, sollevo la testa e stringo forte con una mano, ma non troppo, il suo amichetto, come lui lo chiamava. Con forza mi trascino via dalla sua bocca, non senza un po’ di rimpianto. Lascio una scia umida sul suo petto villoso, come una lumaca, e scendo dal letto. Lo guardo negli occhi e con uno sguardo severo gli dico ‘Ti ricordi quando mi dicesti che mi avresti declamato una poesia quando lo avremmo fatto? Bene ora ci siamo, caro porco di un poeta!’. E guardandolo sempre fisso negli occhi, risalgo sopra di lui, poggiando le ginocchia sul letto, glielo prendo di nuovo con il palmo della mano destra e comincio a muoverlo strofinandolo sul cespuglietto, poi dopo averci giocato ancora intorno e sopra e sotto, per un paio di interminabili minuti, poggio la punta nella direzione giusta e piano piano scendo, delicatamente, aiutandomi con le gambe, sollevandomi e scendendo, in movimenti di cui sono assoluta padrona. Sprofonda agevolmente, entra tutto e lo sento, si, lo sento. E mi piace. Muovo le anche in tutte le direzioni mentre resto appoggiata con le mani sui suoi pettorali. Lui mi stringe la vita, poi risale carezzandomi i seni e stringendoli, poi si mette seduto e me li bacia e succhia, poi sale fino a baciare il collo e sento le sue mani sulla mia nuca e la stringe. Si muove anche lui, lento, con esperienza. Sa farlo e lo sento sempre più, caldo, importante, ingombrante. Con le dita scende per la schiena e tocca più giù e gioca con il buchino, e mi tira per gioco i peletti. ‘Lo ri-spingo giù ‘Rilassati che al resto ci penso io. Ora dimmi la poesia!’ Lo tengo fermo di nuovo per i pettorali. Lo tengo per i capezzoli e lo fisso con occhi di sfida.
‘Amanda, languida creatura calda di mille soli tropicali, essere acquatico pesce ed alga che mi togli la vita; spira di serpente nel quale soffoco d’amore, cavallo e cavaliere che ondeggiano al suono di melodie ammalianti.’ Mi muovo su e giù piano piano pianissimo ‘Fiore dei giardini profumato di notti d’oriente; Bocca di zucchero caldo di frutta e piante rare; boccone salato di pane di semi scomparsi’ oscillo a destra e sinistra ancheggiando lentissimamente sento che il mio orgasmo si avvicina; sta salendo, eccolo”Orbita di pianeti che vivono delle stagioni calde di galassie lontane ‘ Ruoto il bacino più velocemente ‘Io sono il vulcano che’ erutta fiamme e’..lava ‘ e amore’perché’. Sei ‘tutta” lo sento venire subito dopo aver io vibrato per il piacere. E sento quella sensazione che ho provato tante volte e mi fa sentire amata ”sei tutta la mia vita! Si, si’ . Mi fermo e scendo con il viso verso il suo. Lo bacio piano sulla bocca. Lui mi bacia.
Rimaniamo così per qualche minuto mentre lui mi ripete ‘ti amo’, non so quante volte. Respiriamo insieme per un po’. Mi sento colare via liquidi vitali. Mi piace’ Mi rialzo mentre lo lascio riposare. So che a lui piace addormentarsi, dopo. Me l’aveva detto tante volte. Lo guardo e ci ripenso: non mi sembra vero di averlo fatto, ma non me ne pento. Mi inginocchio e con tre dita sollevo il suo piccolo piccolo amichetto e lo bacio, poi apro la bocca come per ingoiarlo tutto. Sa di acido e di salato. Muovo la lingua per qualche secondo, poi mi fermo. Sembra non ci sia alcun effetto. Peccato!
Vado in cucina a preparare qualcosa da mangiare e poi stanotte chissà: per il momento sta dormendo. Fa sempre caldo, anche se l’aria fresca della sera rallegra questa sera di luglio. E quando si risveglierà gli chiederò di riparare il condizionatore, ed andare insieme in vacanza. Lui conosce un po’ di greco’ Andremo in Grecia.

per commenti scrivete ad amanda_cespuglietto@libero.it

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