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An…i universitari

By 6 Maggio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Dopo la storia all’ultimo anno delle superiori con il mio professore preferito, ho passato un periodo un po’ apatico. Questo, assieme al fatto che di punto in bianco avevo smesso di provarci con qualsiasi essere femminile, come da buon ragazzo ben ormonato, i miei amici iniziarono a pensare che fosse gay. Non che fossero nemmeno tanto lontani dalla realtà, ma all’epoca era un bel problema, mentre ora mi sembra ci sia più libertà (oppure mi sembra così semplicemente perché sono più grande). Fatto sta che decisi di riscoprire il mio lato etero, e mi feci la ragazza. In tutti i sensi, poiché un mese dopo averla trovata persi la verginità “giusta”, ovvero quella del cazzo. Il primo anno d’università lo passai quindi da etero, senza tanti ripensamenti, di certo infilare il cazzo mi piaceva molto, e divenni attivo, e lo preferisco tuttora. Vedere però la mia ragazza che godeva sotto i miei colpi, mi faceva tornare in mente quando anch’io godevo sotto i colpi del mio professore. L’imprinting ormai lo avevo, ed ogni tanto, l’idea di un bel cazzo mi tornava in mente. Senza volere e a lungo andare, piano piano catalizzai i miei pensieri omosessuali su un mio amico dell’università. Lo conoscevo fin dalla prima superiore, ma solo a metà del secondo anno d’università cominciai a pensare a lui e al suo sesso. Ed era un bell’arnese.
Era il classico ragazzone strafottente, e mi scocciava tanto pensare a lui a quel modo. Ma non riuscivo a farne a meno. Fisico imponente da rugbysta (io non sono piccolo, ma lui era più grosso di me), e quando giocavamo a calcetto non potevo fare a meno di guardargli il cazzo, soprattutto prima di fare la doccia insieme. Già a riposo era molto largo e lungo, in erezione doveva essere una bella bestia. Se lo fissavo troppo mi si rizzava il mio per l’eccitazione, quindi quando facevamo la doccia correvo sempre tra i primi, perché lui era sempre tra gli ultimi (si perdeva in chiacchere), e se mi fossi trovato a far la doccia con lui, sarebbe stato difficile nascondere l’erezione e l’eccitazione che provavo. Dovete sapere inoltre che era un tipo che non ti dava molta sicurezza né riservatezza, ci raccontava tutto quello che faceva con la sua ragazza (molto fortunata), se fosse stato più riservato forse avrei allungato una mano… una volta o l’altra…
Inoltre era anche benestante, e quindi per lui l’università era solo un passatempo, faceva quel che gli pareva. Era proprio un cazzone, in tutti i sensi.
Mi ricordo il giorno in cui non riuscii a resistere alle mie pulsioni. Era un giorno di marzo del secondo anno, e io ero con i miei amici più stretti nella coffe room del dipartimento “aule”. Avevamo già pranzato, ed attendevamo l’inizio del laboratorio pomeridiano. Seduti sul tavolo, io e gli altri cinque amici, ci stavamo giusto chiedendo se il cazzone sarebbe venuto o se avesse saltato il laboratorio come le ore di lezione della mattina. Ed eccolo arrivare, e ovviamente noi subito a prenderlo in giro. Ma non si scompose, si sedette al tavolo e disse: “ragazzi, non potete capire, finalmente dopo un anno mi sono inculato la mì donna! Ahahahahah. Stamattina mi dovevo riposare! Ahahahah”.
Da prima sbiancai, credo, ma poi divenni rosso in viso. Primo perché lui lo aveva praticamente urlato, ma eravamo in un luogo pubblico, e tutti i presenti avevano sentito. Secondo perché provavo invidia di lei. Terzo perché mi stavo eccitando con così poco. Per fortuna avevo il giubbotto appoggiato sulle gambe, e non si vedeva che stavo avendo un pricipio d’erezione.
“Cavolo che fatica! Era ora! Ma finalmente le ho fatto il culo! E come urlava! Sangue a fiumi! Ahahahahah”.
Era proprio uno stronzo, eppure il mio cazzo era sempre più duro. Se non fosse stato che provarci con lui sarebbe equivalso a dichiararsi gay a tutta l’università, ci avrei già provato. Ci raccontò tutto, in termini molto volgari e grezzi, che se lasciavano molto a desiderare da un punto di vista formale, dal punto di vista dell’eccitazione erano più che efficaci.
“L’ho presa e le ho detto: ora basta, ti faccio il culo! … L’ho messa a pecora… gliel’ho sbattuto dentro a forza… me ne fregavo dei suoi lamenti… che goduria…”.
E io avevo il cazzo sempre più duro.
“Ovvia, &egrave l’ora d’andare” disse un altro mio amico al termine del racconto. In effetti era tardi, ma non potevo alzarmi, si sarebbero accorti tutti della mia erezione. Pensai ad una scusa per assentarmi, dopo essermi segato nei bagni delle superiori, adesso toccava a quelli dell’università. Dovevo liberarmi, o sarei saltato addosso al mio amico pregandolo d’incularmi. Se solo fosse stato più riservato…
“Ragazzi, mi son scordato in biblioteca gli appunti di stamani. Vado a prenderli” dissi sperando che la bugia funzionasse.
“Non &egrave che ti fai una sega?” mi disse proprio lui con il suo solito tono strafottente.
“Sì, pensando al culo della tua donna” fu la prima cosa etero che mi venne in mente. Una risposta un po’ troppo a tono, di cui mi pentii, ma ormai era uscita. Sostenni un po’ il suo sguardo, e comunque aveva ragione lui.
“Vabb&egrave noi andiamo” disse un altro mio amico. E così s’avviarono. Io mi alzai per ultimo e feci finta di dirigermi al piano di sopra dove c’era la biblioteca. In realtà corsi nella direzione opposta, poiché sapevo che c’era un bagno in genere deserto, soprattutto a quell’ora. Entrai nell’antibagno, e vidi che come m’immaginavo i due cessi erano vuoti. Entrai in quello di destra ed iniziai a segarmi, avevo un po’ perso l’erezione, ma la recuperai subito. Poi sentii aprirsi la porta dell’antibagno, ma non mi preoccupai, l’altro bagno era libero. Ed invece sentii bussare alla porta.
“Occupato” dissi un po’ timidamente.
“Lo so. Ho ascoltato anch’io il racconto del tuo amico, e mi sono eccitato. E’ proprio uno stronzo, ma mi ha fatto venire voglia di cazzo: sono gay. Mi va bene anche il tuo, ho notato come ti sei eccitato. Ti faccio un pompino, vuoi?” mi disse una voce sconosciuta.
Non ero mai stato attivo con un ragazzo, e comunque il mio cazzo era duro e a disposizione. Così aprii la porta e lo feci entrare. Era più piccolo di me e mingherlino, non era proprio il mio tipo di uomo, ma per un pompino ricevuto pensai che poteva andar bene. Mi rimisi a sedere, mentre lui si inginocchiava davanti a me ed iniziò a lavorarmi il cazzo. Non che fosse spiacevole, ma non era il mio amico cazzone, e il mio cazzo sembrava non gradire più di tanto. Non si voleva accontentare. Tirò fuori il suo, speravo che avesse un bel pezzo, e invece era piuttosto piccolo. Stavo perdendo l’erezione tra la delusione crescente.
Chiusi allora gli occhi, ed iniziai a pensare allo stronzo del mio amico. E al suo bell’arnese. Pensai che la bocca era la mia, e il cazzo dentro quello del mio amico. Nella mia mente ero io che lo succhiavo, nel corpo era a me che lo succhiavano. Il cazzo mi tornò subito duro. Non volli trattenermi, e venni dopo pochi minuti, primo perché mi aspettavano, e secondo perché comunque la situazione non mi soddisfaceva pienamente.
Dato che mi piaceva bere il succo del mio professore (leggete i racconti precedenti), e che nella mia mente ero io che facevo il pompino, non avvertii il ragazzo, e gli donai il mio nettare. Parve gradire il mio regalo.
“Devo andare…” furono le uniche parole che riuscii a dirgli. Nemmeno un grazie mi uscì.
“Lo so” rispose lui.
Mi alzai, mi rivestii ed uscii. Sulla porta mi girai indietro, e lo vidi a sedere dove stavo io, stava continuando a menarselo, come aveva già iniziato durante il pompino. Non mi chiese aiuto, e io non glielo ofrii. Mi ricordò me, quando le prime volte pompavo l’uccello del mio professore e poi correvo in bagno a soddisfarmi. Provai un po’ di pena per lui… Ma era lui che se l’era cercata… E l’aveva trovata: la mia sborra che gli scendeva dentro la gola.
I giorni seguenti con FI furono un po’ complessi, il pensiero di ciò che avevo fatto con PA, ma soprattutto di quello che volevo fare con AT, mi distraevano molto dalla mia eterosessualità. Sentivo il bisogno di cercare quella complicità che solo tra maschi si può ottenere. Il problema era però che per PA non provavo nulla di che, e con AT non era sicuro espormi, tanto valeva dichiararsi gay.
Quando ci si scontrava per i corridoi con PA, vedevo che cercava un segnale da me, ma io non gli concedevo alcunché. Se proprio dovevo riavere esperienze con un maschio, perferivo nonostante tutto che fosse AT, anche se questo significava assumere il ruolo di passivo… beh, un po’ il cazzo mi mancava, e si sa, quando se n’ha voglia… si finisce col prenderlo, prima o poi.
Quando però stavo quasi per espormi, AT faceva sempre qualcosa che mi faceva innervosire. Mi dava sui nervi, il suo comportamento da stronzo era insopportabile, se non fosse stato per il suo cazzo appettitoso non avrebbe avuto possibilità con me. Quando non ero con lui mi mancava, quando ero con lui mi innervosiva.
Questa confusione si rifletteva anche col mio rapporto con FI, mi pesava stare con lei, era quasi un anno che stavamo assieme, eppure non ci stavo più bene come prima. Anche per fare sesso era un problema, per eccitarmi dovevo pensare al gran cazzo di AT, altrimenti non c’era modo. Mi convinsi che per tornare etero in un certo senso dovevo prima ritornare gay, nella speranza che la soddisfazione di questo mio lato femminile da porcella potesse lasciarmi stare e continuare a vivere la mia vita cosiddetta normale.
Dopo un paio di settimane passate così, arrivammo alla consueta partita di calcetto settimanale. Giocavamo l’ultima partita della serata, e come al solito appena finita la partita mi fiondai sulla doccia per evitare di rischiare di farla con AT. Come già scritto nella prima parte, se mi fossi trovato nudo con lui nella stessa stanza sarebbe stato per me impossibile nascondere la mia eccitazione per lui. Quando uscii notai che lui era più indietro del solito, ancora non s’era spogliato, e sembrava che perdesse più tempo del solito. Ma non ci feci caso più di tanto, anche perché non potevo fissarlo troppo. Mi rivestii, e assieme ad altri miei amici andai al bar interno della società sportiva. Era di prassi che a quell’ora, dato che tutti prima di giocare avevamo cenato leggero e un po’ troppo presto, di prendere qualcosa al bar. Ovviamente non era obbligatorio, ma mi fermavo volentieri coi miei amici. Finito lo spuntino ci avviammo alle macchine, ma mi accorsi di non avere le chiavi della macchina!
“Ah, già, &egrave vero! Te le ha prese AT! Dice che ti voleva fare uno scherzo… Probabilmente lo trovi ancora alle docce, c’ha detto che ti aspettava lì!” disse uno dei miei amici.
A quelle parole, più che arrabbiarmi in realtà mi si informicolì il cazzo, lo aveva fatto per tenermi un agguato. Ma la cosa più che spaventarmi, mi eccitava. Era stato lui a creare l’occasione, ma mi sembrava troppo strano che avesse architettato un piano così sottile, probabilmente lo avevo sottovalutato.
“Il solito stronzo!” dissi io salvando l’apparenze, e corsi alle docce. Era chiaro però per me che dovevo tenere la parte dell’etero incazzato per lo scherzo, e non quella del voglioso di giocare col suo cazzo… una bella sfida…
Ci mise subito del suo per rendermi il compito più arduo. Mi aspettava a sedere a gambe larghe, coi soli slip addosso, da cui già si capiva dal gonfiore che era già eccitato. Mi aumentò la salivazione. Era tanto fico quanto stronzo.
“Ma che ti salta in mente di farmi sto scherzo!” gli urlai puntandogli il dito addosso.
“Un uccellino mi ha detto che ti piace il mio uccello. Volevo verificare. Ti sei eccitato col mio racconto dell’inculata, &egrave evidente che ti piace il mio cazzo. Inoltre mi devo vendicare della battuta che hai fatto sul culo della mia ragazza” rispose AT.
“Stronzate” risposi io.
“No, &egrave tutto vero. L’altro giorno sono stato fermato da un ragazzino, lo conosci, si chiama PA. Mi ha detto che anche lui s’era eccitato col mio cazzo, e si &egrave dovuto accontentare del tuo. Non ci credevo, e allora gli ho chiesto se faceva una pompa anche a me. Cazzo, che bocca che ha. Me l’ha fatto davvero” rincarò lui.
PA mi aveva tradito con AT, nel senso che gli aveva raccontato tutto. Quel pompino ricevuto mi era costato caro… oppure mi aveva aiutato…
“Non mi sono eccitato per il tuo cazzo… se ti ha raccontato bene, dovresti sapere che &egrave lui che ha succhiato il mio, non il contrario” mi sembrò una buona difesa.
“Allora questo non lo vuoi?” disse lui tastandosi il cazzo. Non me l’aspettavo, e fui catturato dal suo movimento. Vedevo che s’induriva, ma non riuscivo a proferire parola. Anzi, peggio ancora, muovevo le labbra ma non usciva alcun suono. Probabilmente fraintese i miei movimenti come un invito… ad usare la mia bocca. Beh, non che la cosa mi dispiacesse, ma dovevo tenere la parte dell’etero, o l’indomani tutti avrebbero saputo che fossi gay.
Si alzò quando il cazzo fu bello duro, e si tolse anche le mutande. Era la prima volta che lo vedevo in erezione, e cavolo se non era davvero uno spettacolo. Sui 22 cm, e bello largo. Ci credo che avesse sventrato la sua ragazza. Mi misi io a sedere allora su una delle panchine degli spogliatoi. Non saprei nemmeno perché, volevo assecondarlo, ma dovevo trovare il modo di uscirne pulito.
“Dai che lo vuoi” disse AT avvicinandosi.
“No!” risposi io e allungai le mani per allontanarlo.
Nonostante io non sia un mingherlino, lui era comunque più grosso e forte di me, e mi bloccò le mani schiacciandole sul muro dietro di me. Mi cominciò a strusciare il cazzo sulla bocca e sul viso. Ovviamente era pulito, aveva appena fatto la doccia, ma odorava comunque di maschio. Lo strusciamento mi piaceva e mi eccitava, ma non dovevo darlo a vedere. Poi fu lui a darmi la possibilità di assecondarlo: “Se me lo succhi, non lo dirò a nessuno. Se mi dici di no, dirò invece che ti sei offerto di farmelo, che sei una bella checca. E’ vero che &egrave la mia parola contro la tua, ma ti ricordi di come l’anno scorso pensassimo tutti che tu fossi gay? E anche gli altri sanno che ti sei eccitato col mio racconto… quindi volevi il mio cazzo, e me l’hai succhiato. Che figura anche con FI, vaglielo poi a spiegare che &egrave tutto uno scherzo. A te la scelta”.
A questo punto… tanto voleva rischiare. Se proprio tutti dovevano sapere che gliel’avevo succhiato, tanto valevo farla davvero. E poi… lo volevo eccome.
Aprii la bocca e l’accolsi dentro. Cominciò a scoparla come se fosse una fica. Mi soffocava dalle spinte che mi dava e dalle sue misure imponenti, ma non avevo alternative. Poi mi liberai le mani, lui me lo concesse, e presi il controllo della situazione e del suo cazzo. Lo masturbavo mentre glielo leccavo e lo baciavo. Erano due anni che non ne coccolavo uno, ma fu come andare in bicicletta. Quando c’&egrave la voglia, c’&egrave anche la giusta applicazione. Non gli diedi tregua, il suo cazzo era sempre in contatto con la mia lingua… finché non mi sborrò dentro la mia giusta ricompensa. Buona e tanta. Se ci ripenso ancora… che voglia…
“Lo sapevo che ti piaceva. E sembri molto esperto, chissà quanti pompini hai fatto. Meglio della mia ragazza e di PA. La prossima volta però voglio provare se il tuo culo &egrave vergine, e lo voglio rompere. Non aspetterò certo un anno come con lei” disse AT.
“No, non te lo do” risposi io, ma il mio buchetto vibrava già voglioso…

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