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Racconti Erotici Etero

Anime dannate 4 Scoprirsi

By 15 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

La guardo, &egrave trafelata, tiene gli occhi chiusi e la bocca si contorce deformata
dal piacere, ogni tanto, quando spingo più forte sul pube, stringe le gambe
bloccandomi la mano.
Decido di togliere la mano;
– Per ora basta, torna verso le cinque che finiamo questo discorso.
Apre gli occhi, mi guarda incredula;
– Non puoi farmi questo, sei un bastardo! Io non mi sono mica fermata prima…
La guardo, vedo nei suoi occhi un misti di languore e odio;
– Prendi i plichi che ti avevo preparato ieri e fai i soliti giri, poi, vai a
casa, cambiati e fatti trovare qui per le cinque.
Non risponde, sbuffa e dice qualcosa a bassa voce, prende nervosamente i
plichi e fa per uscire;
– E – mi raccomando la puntualità: &egrave un pregio che apprezzo molto.
Esce sbattendo la porta.
‘ Questa piccola ribelle mi farà morire’ penso e ‘devo stare attento a non
bruciarmi le ali’.
Mi sistemo e riprendo le forze, mi faccio un caff&egrave ristoratore e calmo la mia
mente che ormai vive solo per quella indemoniata ragazzina’ Pensa che casino se
viene a saperlo mia figlia’ e giù altri pensieri e poi altri pensieri ancora
aspettando le cinque.
Vado a casa a rinfrescarmi, mi cambio e faccio per tornare in ufficio, uscendo
incontro mia figlia Luisa, la saluto veloce e la guardo uscire, per la prima
volta, mi rendo conto che anche lei, &egrave tutta firmata nei vestiti e negli
oggetti, mi vengono i brividi al pensiero di come potrebbe avere rimediato i
soldi, poi vigliaccamente, preferisco non approfondire questo angolo del mio
ragionamento.
Torno in ufficio e mi butto sul lavoro.
Il tempo non passa mai, Patrizia, in questi pochi giorni, &egrave diventata
l’ombelico del mondo, i minuti passano lenti e mi ritrovo a pensare mille volte
a come sono esploso nella sua calda bocca e come lei, consenziente, abbia
seguito le mie istruzioni.
Finalmente le cinque.
Con precisione esagerata, allo scoccare del secondo, bussa.
Entra guardando l’orologio;
– Sono stata fuori ad aspettare le cinque esatte, va bene ‘Padrone’?
Dice quella parola in modo ironico, ma, sentirla uscire dalle sue labbra, ha
un che di erotico;
– Questo, &egrave il minimo che mi aspetto da te, il minimo.
Ci scambiamo uno sguardo in cagnesco misto prova di forza, poi, comincio a
guardare come si &egrave vestita.
Per la prima volta, ha messo un vestito lungo nero con uno spacco esagerato ai
lati, il vestito, &egrave in netto contrasto con le scarpe da tennis, naturalmente
firmate ‘Superga’: noto subito i capezzoli tesi sotto la stoffa, si vede
chiaramente che non indossa il reggiseno, sulle labbra, ha messo un rossetto
rosso troppo sfacciato e anche il trucco, &egrave troppo pesante.
Nella posizione fisica che tiene in questo momento, lo spacco, &egrave leggermente
aperto, vedo una calza scura velata intrigante, avrò modo di giudicarla tra
poco.
Sposto la poltrona come fatto in mattinata, sono di nuovo molto eccitato,
quella ragazza, ha un potere erotico su di me, incredibile.
Con un dito le indico di nuovo, di fare il giro del tavolo, mi guarda con le
braccia incrociate, sbuffa, poi, s’incammina verso di me.
Di nuovo dieci centimetri, di nuovo prendo la sua mano e la porto sulla mia
erezione, lei sente, tocca, palpa, spinge, poi, mi guarda negli occhi, la luce
&egrave cambiata, intravvedo sensualità;
– Ma non dovevo essere io quella che godeva oggi?
Non le rispondo, metto una mano sotto la gonna approfittando dello spacco e
salgo proprio mentre lei scende.
Rimango basito nel sentire la pelle nuda vicino al pube, Patrizia, ha messo
delle autoreggenti, chissà per che, non me l’aspettavo, non immaginavo avesse
certi indumenti alla sua età, mi rendo conto, mentre vengo liberato dalla mia
prigione nei boxer, che la ragazza, &egrave molto più sveglia di me.
Arrivo al contatto con il suo angolo di piacere proprio nello stesso istante
che lei affonda appropriandosi del mio sesso e non posso fare altro che emanare
un gemito di piacere, quando comincia a danzare per me con la sua calda bocca.
Lo slip, &egrave infinitesimale, proprio il minimo indispensabile per dire che lo
porta, accarezzo gli estremi stando concentrato a quello che sta facendo;
– Rallenta piccola, stai mettendoci troppa foga, pensa a un gelato, gustatelo
con calma.
Lei, si &egrave messa nella stessa posizione della mattina, a quelle parole affonda
le unghie sulle mie cosce e sbuffa piano, ma rallenta, le labbra stringono come
ventose e tutto &egrave paradisiaco.
Al contatto con la sua intimità, la trovo estremamente bagnata, questa volta
non m’accontento di toccare, spingo le dita sulla misera stoffa del probabile
perizoma e cerco il suo piacere, lo slip s’incunea facilmente approfittando del
fiume in piena, ma, entrando, capisco subito di solcare un territorio poco
esplorato; il primo contatto interno provoca in lei dei piccoli gemiti che si
spengono sul mio sesso, si blocca un attimo quando spingo un poco più deciso,
ne approfitto per parlare;
– Non fermarti, la tua bravura sta nel riuscire a gestire questo momento, se
ti fermi, mi fermo anch’io, Tutto chiaro?-
E dicendolo, spingo deciso.
Un gemito strozzato, alza gli occhi a guardarmi, mentre, con il bacino si
appoggia completamente al mio dito, la sua mano destra scende sotto le mie
parti intime e accarezza la pelle, la lingua prende a vorticare e la testa
segue un percorso inebriante.
La clitoride, &egrave sotto il mio attacco, gonfia e dura, Patrizia sta perdendo il
ritmo, ha scatti spasmodici e io sono molto vicino al mio traguardo, le blocco
la testa, lei mi guarda stupita, mi ritraggo con le dita e la lascio vuota e mi
sposto con il bacino uscendo da lei.
Mi guarda basita, non sa che fare, io non parlo, parlano i miei occhi per me,
con il sesso svettante che esce impudicamente dai calzoni ancora allacciati, mi
alzo e la prendo per la mano facendola tornare in piedi, la invito a seguirmi,
faccio un metro e libero dai fogli sparsi il tavolo, poi, prendendola in
braccio, la deposito dolcemente sopra allargandole deciso le cosce e tirando su
il vestito fino ai fianchi, quello che vedo, &egrave quello che avevo immaginato,
autoreggenti, una parte di pelle scoperta e un perizoma nero fradicio e
spostato a coprire il niente di un pube glabro.
Lei cerca di attirarmi a se pensando che io voglia penetrarla, ma, io la
fermo;
– Calma e rilassati, abbiamo tempo di fare tutto, poggia le mani sul bordo del
tavolo e aggrappati, ne avrai bisogno quando sarà il momento.
Lei tentenna;
– Fidati di me…
e lei esegue, smette di cercare la penetrazione e si lascia andare a corpo
morto sul tavolo con le mani sui bordi.
Le accarezzo le cosce e salgo piano con le dita verso il monte di venere, la
lingua segue lo stesso percorso dando lappate e piccoli morsi nella carne
tenera, arrivo al bordo dell’autoreggente, le prendo in bocca e tiro, mentre
con le dita mi approprio di nuovo del suo pertugio stretto, la sento gemere di
piacere;
– Porta le gambe sopra le mie spalle, le ordino con dolcezza, lei esegue.
Salgo ancora, tolgo le dita bagnate e gioco con le grandi labbra schiuse e in
attesa: apprezzo il fiore e assaggio per la prima volta il suo sapore, le
mani sono salite sui seni e sono andate oltre a cercare le spalline del vestito
per farlo scendere, poi, abbassandolo, vanno a cercare i capezzoli irti e
stringono leggermente provocando uno scatto spasmodico del suo corpo seguito da
un urletto.
La lingua s’impossessa del bocciolo e comincia a salire all’inizio del
ruscello, cerca di fermare il fiume in piena ingurgitando quanto possibile,
poi, vista la mal parata, m’indirizzo sulla clitoride in cerca di nuovi
stimoli, quando stringo e succhio il piccolo pezzo di carne, un fremito
prolungato e un tentativo di stringere con le cosce la testa per bloccare il
momento di forte eccitazione
– Dio che bello…Dio….Oh mio Dio…
Stringo leggermente la clitoride con i denti facendola sussultare e poi
succhio forte, cambio spesso ritmo e forza, per alcuni minuti gioco con il suo
corpo nevrile, quando riconosco i primi sintomi del piacere sposto la mano
destra, mi fermo un attimo e scendo a bagnare le dita nel suo miele, poi
risalgo e vado a cercare la sua bocca carnosa, le appoggio e infine le faccio
entrare, mi alzo un attimo, ci guardiamo;
– E adesso succhiale come se fosse il mio sesso, voglio immaginare che vuoi
sentirmi venire tra le tue labbra, mentre, ti sento esplodere…
Non dico altro, spingo le dita e quando comincio a sentire la sua bocca che
stringe e succhia, mi ributto a finire quello che ho cominciato.
L’attacco alla clitoride riparte piano e continua in un crescendo Rossiniano,
la lingua cerca e trova, il ritmo si fa frenetico, la sento gemere sulle mie
dita e contrarre le cosce il più possibile nel tentativo di bloccare il
tormento, ma, ormai, abbiamo superato il limite di resistenza, la sento
aumentare il ritmo sulle dita e succhiare sempre più forte, infine, sento urla
strozzate accompagnate da fremiti incoerenti.
Seguo per quanto possibile il suo ritmo, quando stremata lascia libera la
bocca dalle dita, farfuglia piano;
– Cazzo, sei stato incredibile, non credevo fosse possibile avere un orgasmo
così intenso…
Cerca di rialzarsi, ma, io la blocco deciso rimettendola stesa sul tavolo e
riportando la lingua su di lei, sono eccitato e duro, ma non voglio avere
fretta, voglio godermi ogni attimo di questa ‘ puledra in calore’
Torno a leccare tra le sue cosce, a cercare la clitoride a farla urlare per
diversi minuti, parole su parole;
– Basta, fermati ti prego, non ne posso più, basta…Ti supplico, davvero….
basta…
Cerca di sfuggire a quel suplizio estremo di piacere, ma io, ho troppa
esperienza, sapevo che sarebbe arrivato questo momento e le braccia tengono
saldamente ferma la mia ‘ Preda’
Attacco e stringo la carne e continuo anche quando lei mi tira i capelli per
fermarmi, infine, la sento tremare di nuovo in modo illogico;
– Fermati maledetto bastardo…ma il tono, &egrave diverso, &egrave un incitamento al
contrario, lo conosco bene quell’ordine rovesciato, così, affondo per le ultime
lappate mentre lei si scuote come un ossessa e urla il suo SI… prolungato e
spossato. Poi silenzio, il silenzio del dopo sesso.
Respiri lunghi, cuori impazziti, sensazioni esasperate.
Lei si tira su e mi guarda, mi vede con il sesso teso, rosso violaceo dallo
spasmo del desiderio, mi accarezza i capelli e mi attira e sa per baciarmi;
– Ti voglio.
Sospiro;
– Mi avrai…

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