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Anna 4 – Mi affeziono alla schiavetta

By 20 Ottobre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Capitolo 6 ‘ Anna 4

Stavo tranquillamente seduto in poltrona, a leggere un libro con della musica in sottofondo quando sentii suonare alla posta. Quando andai ad aprire, mi trovai davanti Claudia e suo marito.

-‘Buona sera, a cosa devo l’onore ?’ feci, mentre aprivo la porta.

-‘Buona sera’ fecero entrambi, entrando dopo che li ebbi inviati. Li feci accomodare in soggiorno e si sedettero sul divano, fianco a fianco.

-‘Allora ?’ chiesi. Si guardarono, imbarazzati.

-‘Parla tu’ fece il marito, rivolto a Claudia.

-‘Vogliamo parlarti di nostra figlia’ esordì lei.

-‘Alt, se dobbiamo parlare di Anna, lei deve essere presente’ la interruppi, prendendo in mano il telefonino.

-‘Veramente, siamo venuti qui proprio perché lei non sentisse’ fece il marito.

-‘No, guardate, se volete parliamo di tutto, ma di lei lo faremo solo in sua presenza’ dissi, in tono deciso. Poi feci il numero di Anna. Lei rispose al primo squillo.

-‘Senti, qui ci sono i tuoi genitori, vorrebbero parlare di te’ esordii, dopo i saluti.

-‘Lo supponevo, signore’.

-‘Bene, allora vieni subito qui, ma vestiti bene, dato che piove’.

-‘Certo signore, arrivi subito’ e riattaccammo.

-‘Invece, mentre aspettiamo Anna, ditemi qualcosa di voi’ chiesi, sorridendo.

-‘Bé, veramente ‘ ‘ esordì il marito, rosso in viso. Anche Claudia era diventata rossa.

-‘Sai, dopo i fatti dell’altra settimana, ci siamo parlati a lungo’ fece Claudia.

-‘Sì, ragionando a mente fredda, ho capito che con mia moglie stavo sbagliando tutto’ fece lui, ‘Abbiamo parlato ed ho capito quello che era successo. Il nostro matrimonio stava diventando un’abitudine, eravamo diventati come trasparenti l’uno per l’altra’.

-‘Sì, dopo la passione che c’era fra noi nei primi anni di matrimonio e dopo la nascita di Anna, io, d’altra parte, ero diventata insofferente, lui mi voleva bene ma non aveva lo slancio amoroso, non mi faceva più regalini complimenti, e così, quando tu mi hai riempita di complimenti, mi sono sentita desiderata di nuovo e ci sono caduta come una scema alle tue lusinghe’ fece Claudia.

-‘Sì, mi rendo conto che, come per un uomo sul lavoro o in altri campi, una bella donna ha bisogno dei complimenti, di sentirsi lusingata. Dopo esserci chiariti, le ho perdonato di essersi fatta sedurre da lei, anche se mi brucia un sacco, ed abbiamo ripreso ad esprimere i nostri sentimenti. Io amo profondamente mia moglie e, grazie alla scossa di quello che &egrave successo, ho ripreso a farle complimenti, a coccolarla. Devo dire che l’assenza di Anna ci ha facilitato. Questo fine settimana abbiamo fatto l’amore come non lo facevamo da anni’ fece lui.

-‘Dai caro, non scendere in particolari intimi, al signore non interessa’ esclamò Claudia.

-‘M’interessa, m’interessa. In fin dei conti &egrave merito mio se avete ripreso lo slancio’ feci, io, ridacchiando.

Mentre continuammo a parlare, suonò il campanello. Era Anna, vestita con dei jeans ed una maglietta e con un giubbetto impermeabile con cappuccio. Se lo tolse e lo appese da sola, nonostante le avessi chiesto di darmelo.

-‘Lei non deve fare nulla signore, sono la sua schiava per servirla. Mi ripaga con il piacere che mi da’ mi disse, sottovoce.

-‘Bene, vieni di là, accomodiamoci’. Mi sedetti sulla mia poltrona. Anna fece per sedersi sull’altra ma la chiamai e la feci sedere sulle mie ginocchia, facendola appoggiare sul mio petto e tenendola abbracciata.

-‘Ecco, ora possiamo parlare di Anna’ dissi, ‘cosa volevate dirmi ?’

-‘Ci preoccupa il rapporto che si &egrave creato fra voi due. Anna &egrave sempre stata una ragazza intelligente, volitiva, con un carattere al limite del ribelle. Ma ora la vediamo spenta, appassita. E secondo noi, la tua influenza la sta rovinando’ esordì Claudia.

-‘Nulla di più sbagliato. Il rapporto fra me e Anna &egrave quello fra un master e la sua sottomessa. C’&egrave un sottile rapporto psicologico che ci unisce e ci fa stare nelle posizioni in cui siamo nella nostra relazione. Ma ciò non toglie nulla al resto della sua vita. Anna &egrave una splendida ragazza, potrebbe fare l’attrice o l’indossatrice. Ma per quello ci vuole un carattere forte. Lei, invece, &egrave profondamente timida, insicura. Quello che voi avete scambiato per aggressività o ribellione &egrave semplicemente lo scudo che usa per tenere tutti alla larga. Questo l’ho capito quando l’ho vista per la prima volta ed ho visto le sue reazioni a dei complimenti prima ed a degli ordini secchi poi’.

Anna assentiva in silenzio, mentre i suoi mi guardavano allibiti.

‘Per farvi un esempio’, continuai, ‘vi parlerò del rapporto fra i cani e fra cani e padroni. I cani tendono sempre a riunirsi in branchi dove, dopo alcuni confronti, che per la maggior parte non passano neppure attraverso lotte ma si risolvono spesso con delle semplici occhiate, al massimo dei ringhi, viene stabilito chi &egrave il capo del branco. Lo stesso avviene nel rapporto fra un cane ed il suo padrone. Se il padrone ha il carattere forte, il cane lo riconosce subito come capo branco. Io ho avuto tanti cani. I miei cani sono stati per la maggior parte dei molossoidi, cani con carattere forte. Ebbene, a me bastava un gesto del corpo, della mano oppure un urlo per metterli a posto. Volevano un sacco di bene al resto della famiglia, mia moglie, mio figlio, ma il capo era uno solo, ovvero io. Ciò non toglie che io sono sempre stato affezionato ai miei cani, ho voluto loro bene come dei figli, ho pianto quando &egrave successo l’inevitabile e sono morti’.

-‘Ma come, sei sposato ?’ chiese Claudia, allibita.

-‘Ero, sono vedovo e mio figlio abita lontano, in un altra città’ chiarii, prima di continuare, ‘quindi, come vi dicevo, il rapporto fra me e vostra figlia &egrave di tipo molto particolare. Lei &egrave contenta di essere la mia sottomessa, la mia schiavetta, come la chiamo. Quello che le dà maggior soddisfazione &egrave vedermi felice e soddisfatto. Quando l’hai vista piangere, cara Claudia, non era per la gelosia ma perché aveva paura che io distruggessi la sua famiglia. Ora, lei &egrave maggiorenne e potrebbe decidere autonomamente quello che vuole fare. D’altro canto dipende da voi per vivere, non &egrave in grado di mantenersi. Purtroppo, io neppure sono in grado di mantenerla. Vivo bene, ma con la mia pensione non sono in grado di provvedere a lei’.

-‘Noi siamo benestanti, siamo perfettamente in grado di provvedere a lei. Ma ci preoccupa il suo futuro. Non vorrei che questa relazione, che noi non approviamo, le rovinasse la vita. Ma non vorremmo nemmeno che lei sia infelice’ fece il marito di Claudia.

-‘A te la parola, piccola’ dissi a quel punto rivolto ad Anna.

-‘Ecco, vedete, il signor Giuseppe ha esposto le cose molto bene. Io con lui sto bene, la sua autorità mi fa sentire sicura. Come ha detto lui, &egrave il mio padrone ed io sono la sua cagnetta affezionata. E poi, io sono felice di stare fra le sue braccia, mi sento protetta e credo di amarlo. Per il mio futuro, credo che non dovreste preoccuparvi, ogni volta che vengo da lui, prima di tutto mi fa studiare, m’interroga, &egrave più severo dei miei professori’. I suoi cercarono d’interromperla ma li fermò con un gesto della mano e continuò ‘So di dipendere da voi ma so pure che mi volete bene e che non cercherete di rendermi infelice. Mi rendo conto pure che lui non può mantenermi. Ma vorrei tanto vivere qui, con lui, per farlo felice’.

Scese un gran silenzio. Si udivano soltanto i nostri respiri. I genitori si guardarono negli occhi. Infine, il padre iniziò a parlare.

-‘Mi mettete in una posizione difficile. Sono profondamente convinto che questa relazione non sia una buona cosa per Anna. Ma dovrà essere lei a rendersi conto del suo sbaglio. Tu cosa vuoi fare, Anna’.

-‘Vorrei vivere con lui’ fece l’interessata, decisa.

-‘D’accordo, ma sai dove stiamo. Siamo i tuoi genitori e saremo sempre a disposizione della nostra unica figlia. Ti apriremo un conto in banca, dove ti verseremo un assegno mensile per il tuo sostentamento e potrai fare quello che vorrai, anche se penso che sia uno sbaglio. Ma ognuno deve sbagliare per conto proprio’.

A quel punto Anna saltò su e corse ad abbracciare e baciare i suoi genitori, poi ritornò da me e mi gettò le braccia al collo, iniziando a baciarmi. Si vedeva che non stava in sé dalla felicità.

-‘Quando potrò trasferirmi ?’ chiese.

-‘Quando vorrai, piccolina della mamma’ disse Claudia.

-‘Quando vorrai, anche subito’ dissi io, ‘anche se, forse, &egrave meglio farlo con la calma il prossimo fine settimana. Nel frattempo, ti vuoi fermare da me questa notte ?’.

-‘Oh, sì, signore, sarei felice’ fece lei.

-‘Bene, allora finiamola con questo del ‘signore’ e dammi del tu, anche se dovrai essere sempre rispettosa. Ora vai con i tuoi, prendi quello che serve per stanotte e quello che ti servirà per andare a scuola domani. Hai finito di studiare per oggi ?’ dissi, mentre li accompagnavo alla porta.

-‘Sì, signore, se vuole posso portare i libri così lei potrà interrogarmi’

-‘Mi fido di te, ora vai’ le dissi, dandole una pacca sul sederino.

Dopo meno di mezz’ora, Anna era di nuovo davanti alla mia porta.

-‘Allora’ iniziai a dire, ‘le regole sono sempre le stesse, solo non dovrai più chiamarmi ‘signore’. Siamo d’accordo ?’

-‘Sì, signore’ rispose. Ed io mi misi a ridere.

-‘Che c’&egrave, signore, perché ride ?’

-‘Perché mi hai disobbedito. Ora vai a mettere via le tue cose e poi ritorna qui che ti devo punire’ dissi, sorridendo.

Tornò subito dopo, nuda, e si fermò davanti a me lo sguardo basso, tutta compunta. La feci sdraiare a pancia in giù sulle mie ginocchia e la sculacciai, anche se non troppo forte. Non volevo rovinare quella sua pelle simile ad una pesca. Dopo alcuni sculaccioni le sfiorai la passerina e mi avvidi che era umida. Era la seconda volta. Si vede che le piaceva proprio essere punita. Finito di sculacciarla, la feci mettere in piedi davanti a me.

-‘Cosa ti avevo detto ?’

-‘Che non devo darle più del ‘signore’. Ma allora come devo chiamarla ?’

-‘Intanto, inizierai a darmi del tu e poi, semplicemente per il mio nome oppure qualche altro nomignolo. Che ne dici di chiamarmi amore ?’

-‘Oh, sì, amore va benissimo. E poi la ‘ ti amo per davvero’

-‘Bene, ora, se hai finito di studiare, vai a preparare la cena’

-‘Sì, amore’ sussurrò, voltandosi per andare in cucina. Che brava la mia cagnolina, mi amava ed era pronta ad ubbidirmi ed a soddisfare ogni mio desiderio.

Quando la cena fu pronta, Anna venne a chiamarmi. Quando entrai in cucina, vidi che aveva apparecchiato per uno soltanto ma davanti aveva messo una poltroncina. Prima che provassi a dire qualcosa, mi fece sedere, portò le pietanze in tavola e poi si accoccolò sulle mie gambe. Davanti a noi c’erano alcuni piatti. Iniziò a prendere un boccone da un piatto ed a imboccarmi, il seguente lo mangiava lei. Cenammo così, le sulle mie ginocchi che mi imboccava. Era una cosa carina ed eccitante. Poi, quando finimmo, si alzò e mi condusse in sala, sulla mia poltrona e mi diede un digestivo mentre lei ritornava in cucina per pulire.

Non appena ebbe finito, venne di nuovo ed acciambellarsi sulle mie ginocchia, come una gattina che faceva le fusa.

-‘Ti &egrave piaciuto, amore, come ho preparato la cena ?’ chiese.

-‘Sì, molto, sei stata brava, ti merito un premio’ le dissi.

-‘L’unico premio che voglio &egrave di fare l’amore con te. Io voglio solo farti felice’.

-‘Non pensi che ti stancherai di cercare di rendermi felice ?’.

-‘Io sono la tua cagnolina e l’unica ambizione di una brava cagnolina e fare contento il suo padrone, amore. Se poi il padrone &egrave gentile ed affettuoso come te con la sua cagnolina, il piacere &egrave ancora maggiore’.

-‘Andiamo di là, ho voglia di te’ dissi, al che le si alzò di scatto ed andò in camera da letto. Io la seguii lentamente. Quando entrai, aveva scostato le lenzuola e stava ritta a fianco al letto. Appena le arrivai vicino, iniziò a spogliarmi, lasciandomi presto nudo.

-‘Bene’ dissi, stendendomi supino sul letto, ‘ora fammi godere’.

A quel mio ordine, montò subito sul letto, s’inginocchiò al mio fianco ed iniziò a baciarmi e leccarmi tutto il corpo, mentre pian piano iniziava a massaggiarmi con le sue piccole tettine. Si mise poi a cavalcioni su di me ed iniziò a strusciare la sua patatina su tutto il mio corpo. Quei suoi movimenti, decisamente sensuali, mi fecero eccitare. Nel frattempo, lei era un lago, la sua eccitazione era arrivata ad un livello notevole. Ansimava ma continuava e farmi quel delizioso massaggio su tutto il corpo.

Poi, quando fu certa di avermi eccitato per bene, si mise in posizione per un 69 e così, mentre le leccavo la patatina, mi bagnai per bene un dito nei suoi umori e glielo infilai nel culetto. Ebbe un sussulto ma non lasciò il mio pene che era ben dentro la sua bocca, avvolto dalle sue calde labbra. Iniziai a muovere la lingua su e giù lungo le labbra della sua passerina mentre con un dito entravo ed uscivo dal suo culetto e con un altro andavo dentro e fuori la patatina, stuzzicandole il clitoride. A quel punto lei ebbe un primo bellissimo orgasmo. Non appena si riprese, cambiò posizione, mettendosi sopra il mio inguine. Poi, con la manina mi scappellò la verga per bene e se la puntò sulla patatina, abbassandosi lentamente fino a che i nostri peli pubici si mischiarono.

Iniziò a muovere il bacino avanti ed indietro mentre si muoveva su e giù. Io con le mani le stuzzicavo i capezzoli. Cavalcandomi così, si muoveva lentamente come piace a me. In breve raggiunse un nuovo orgasmo. La feci mettere sempre a cavalcioni ma dandomi la schiena, Lei si inclinò un po’ in avanti. Iniziò ad avere orgasmi a ripetizione ma non si fermò. Iniziò a provare altre posizioni, mettendosi al traverso, poi di nuovo guardandomi ma mi fece alzare le gambe e si appoggiò contro le mie ginocchia, sempre andando su e giù. Alla fine dopo il suo ennesimo orgasmo e quando era proprio sfinita, venni anch’io.

Esausta, si lasciò cadere sul mio petto, dove la abbracciai, mentre il mio uccello, ormai inflaccidito, si sfilava dalla sua fighetta. Mi voltai su un fianco e rimanemmo abbracciati a fronteggiarci.

-‘Sei, stata bravissima, come sempre’ le dissi, baciandola teneramente, mentre le accarezzavo la schiena.

-‘Grazie, padrone mio, ti amo e sono felice che tu sia contento di me’ rispose, facendo le fusa.

-‘Ora dormiamo, piccolina, che domani devi andare a scuola’.

-‘No, prima dobbiamo lavarci, per non sporcare il letto’.

-‘Sempre attenta a tutto, eh?’.

-‘Voglio occuparmi di te e fare di tutto affinché tu stia bene, amore, e non si sta bene se si &egrave sporchi in un letto sporco’ disse, alzandosi ed andando a preparare il bidet.

Ci lavammo e poi ritornammo a dormire. Al mattino seguente ci alzammo presto e lei andò a scuola.

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