Skip to main content

‘Stamattina proprio non ne ho voglia’ penso mentre chiudo la macchina al parcheggio della stazione.
‘Ma che palle!’ esclamo sbadigliando. Svegliarsi alle 5 di mattina per andare a fare un cazzutissimo laboratorio all’università non è mai piacevole.
Rimpiango per un attimo gli anni passati alla triennale, quando avevo l’appartamento con le mie colleghe, a due passi dalla Facoltà.
Mi accendo una sigaretta e mi avvio verso i binari.
L’aria è freddissima e umida, ma c’è un certo fascino in questo semibuio paesaggio invernale. è dicembre e ci sono già gli addobbi natalizi sui balconi e per strada… tutte quelle lucine! Le guardo con tenerezza…
La nebbia però non demorde, anche se devo dire che, tutto sommato, stamattina un po’ mi piace.

Il treno delle 06.30 è in arrivo. Una ventata gelida mi assale! Ah, orrore!
Salgo in fretta, per fortuna che oggi c’è poca gente.
Arrivo a metà vagone… ci sono pochi posti liberi. Mi affretto a prendere il primo che trovo e a testa bassa inizio a sistemare il cappotto e la borsa.

‘Siria buongiorno’
Mi blocco e letteralmente congelo.
Avevo riconosciuto quella voce, così profonda e gelida: mi aveva terrorizzato per tutto il 3 anno e il 1 anno fuoricorso alla triennale.
Mi giro, visibilmente imbarazzata e rossa in volto.
‘B..bu..buooongiorno prof!’ balbetto velocemente.
Sorride. Ha dei denti perfetti.
Così in mezzo alla gente sembra più umano… meno diabolico, meno ‘mister gelo’.
Si, era il suo soprannome: mister-gelo o prof. Ice.
Perchè?
Ma perchè era glaciale, freddo, insensibile, impassibile! Era terribile sostenere il suo esame. Si narra poi che al suo passaggio percepivi freddo, anche se era luglio!
Nella mia mente ho l’immagine di lui che percorre il corridoio con grandi falcate, ti fissa con uno sguardo glaciale e al suo passaggio la percezione del freddo. Brrrr…
Sorrido a mia volta, ridendo dentro di me per questo buffo incontro.

Prendo fuori il libro di metodologia, l’intento era quello di studiare qualcosa durante il viaggio… se non fosse per una leggera sensazione che si era risvegliata da poco…

‘Ah, metodologia! Vedo che sta continuando nella Magistrale quindi, brava.’
Rimango a bocca aperta, col libro aperto davanti al petto.
‘Un complimento! Mi ha fatto un complimento!’ penso tra me e me.
Mi affretto a rispondere qualcosa di sensato, per non sembrare ancora più stupida di così: ‘Si, ho iniziato l’anno scorso e sono davvero contenta di tale scelta’.

Sorride. Di nuovo.
Ohmioddio… Ecco che mi succede ancora.
è un leggero senso di vuoto nel basso ventre, poi caldo… mooolto caldo!
Questo tizio così glaciale sta accendendo un fuoco dentro di me! Ma com’è possibile?
Che siano tutti i discorsi tra studentesse fatti alle sue lezioni?
Alcune gli morivano letteralmente dietro.
Sì, lo ammetto: non è male.
30 anni. Occhi color ghiaccio, alto, mani affusolate, a giudicare dai pantaloni abbiamo tutte sempre sostenuto che là sotto probabilmente è ben messo, anche troppo!
Poi è magro, con un bel sedere; veste sempre bene, camicia bianca, spesso un po’ sbottonata e jeans. Occhialini con la montatura nera, proprio un classico da prof.
Peccato per una cosa: era pelato.
A me piacciono i capelloni!
Pensando a questo gli ho chiesto se per caso stesse andando in Dipartimento anche lui.
‘Si, ho il Consiglio di Facoltà più tardi. Lei ha lezione?’
‘Laboratorio’

Gli guardo le mani. è una cosa che guardo spesso negli uomini, mi piace proprio.
Le sue sono belle: affusolate, un poco nodose…

Me le immagino mentre accarezzano la mia pelle bianca, mentre stringono i capezzoli e scendono poi a cercare il fulcro del piacere. Sono in piedi di fronte a lui, nel suo ufficio. Lui è seduto sulla poltrona e con fare esperto inizia a giocare col mio sesso.
Trastulla un po’ il clitoride, mi ordina di non emettere suoni. Sorrido maliziosa.
La cosa mi eccita molto, così mi bagno subito! Lui infila due dita e inizia con movimenti molto lenti, questa tortura piacevole.
Mi sta stimolando per bene e in profondità… Avvicina il viso al mio sesso e me lo bacia. Un bacio casto, prima che la lingua si insinui vogliosa di recar piacere.
Un flash in bianco e nero.

‘Ohmioddio, ma cosa sto facendo?’ penso ‘sto fantasticando su un mio prof, e tra l’altro è seduto di fronte a me?’
Mi mordo il labbro, di istinto. Lui lo nota.
Mi sento come in trappola…. e se fosse particolarmente abile a leggere il comportamento non verbale? Cavoli, dovrei fare più attenzione.
Guardo fuori dal finestrino per distrarmi un attimo.
Il paesaggio non è granchè, però….
Chiudo gli occhi un attimo, ed ecco… Di nuovo!

Ora sono distesa sulla scrivania, mentre lui muove veloce due dita dentro di me.
Ansimo di piacere. Per zittirmi mi infila il pollice in bocca. Lo succhio, immaginando cosa accadrà dopo. Lui mi succhia i capezzoli turgidi. Poi si stacca di colpo.
Mi alza una gamba e mi bacia lentamente la caviglia.. Con l’altra mano invece sfrega il suo bel cazzo sul mio sesso e… Cavoli! è davvero enorme!

Ho ancora gli occhi chiusi… Aggrotto la fronte, come per scacciare questo pensiero.
Quando li riapro ho i suoi occhi fissi su di me.
‘Sembra turbata’ mi dice sorridendo ‘Qualcosa non va?’
‘Oh no , prof’ mi affretto a rispondere ‘Mi è venuto in mente che ho dimenticato un libro a casa’ e mentre lo dico, involontariamente mi tocco l’orecchio.
Lui nota anche questo! Cavoli!
Sorride di nuovo. Ogni volta che sorride mi si accende una fiamma. è proprio bello.
Chissà… magari mi legge pure nel pensiero!
In questo caso sarei fottuta…
Magari sul serio! Hahahahhaha!

Mi ravvivo i capelli. Penso alla prossima mossa.
‘Sa prof’ inizio a dire, catturando nuovamente la sua attenzione ‘Non la facevo così… umano!’ mi porto subito le mani alla bocca, come se non volessi far uscire altre parole oltre a quelle già dette, che mi parevano pure troppe!
Lui scoppia in una risata cristallina.
‘Me lo dicono in tanti, sa? Si stupiscono della mia umanità’
‘Hehehehe….’ rido anch’io.

Sono rimasta affascinata dal suo sorriso. Così bello, così vero. Così…
Ehi, il mio occhio cade sul suo pacco… Cerco di non farmi scoprire e porto un po’ in avanti il libro. Mi sistemo una ciocca di capelli dietro l’orecchio mentre rimiro tale abbondanza. Posso solo immaginare quello che c’è sotto…
ed ecco che torna l’ennesimo flash.

La luce che entra dalle finestre rende tutto più luminoso. Questo tutto è in scala di grigi, ma lo rende molto più sexy. Lui è appoggiato alla scrivania e io sono in ginocchio di fronte a lui. Ha una mano sul fianco e con l’altra mi accarezza il volto.
Mi chiede di tirare fuori la lingua. Obbedisco guardandolo dritto negli occhi.
Il suo cazzo è veramente enorme! Ancor di più di quanto mi aspettassi!!
Appoggia la punta sulla mia lingua e mi da qualche colpetto. Sorrido e inizio a leccare attorno al suo glande, con movimenti circolari. Il prof reclina la testa all’indietro, allora io continuo succhiando per bene la sua cappella…. cerco di spingermi sempre più a fondo. Voglio aiutarmi con le mani, ma lui mi impedisce di farlo.
‘No bambina, niente mani, lo so che sei brava’. Mi dice con voce profonda.
Obbedisco. E inizio a leccare l’asta da cima a fondo, molto lentamente. Ho una voglia tremenda di sentirlo dentro, ma devo continuare ad assecondarlo.
Lo prendo di nuovo in bocca, quando…

‘ – DLIN DLON! Siamo in arrivo alla Stazione Centrale! – gracchia l’altoparlante del treno. Sbuffo un attimo alzando gli occhi al cielo.
‘Hanno interrotto il mio sogno’ penso tra me.

‘Sa, non sono soltanto un semplice umano ‘ mi dice all’improvviso il prof ‘ Ma sono un umano con molte qualità’ e si sistema la cintura. Non posso fare a meno di arrossire.
‘Una di queste qualità è l’osservazione’ dice poi offrendomi un sorriso assai intrigante.
Di tutta risposta, mi mordo il labbro.
‘Ecco, per l’appunto… avrà studiato anche lei quello che significa, vero?’
Arrossisco nuovamente… non aggiungo nulla.
Come volevasi dimostrare, è un abile osservatore e mi ha sgamato in pieno!
Uh, che vergogna!!
Chino il capo, mentre fingo di perdermi nella trama di quel noiosissimo libro di testo.

‘Che ne dice se ci prendiamo un caffè? Ho del tempo prima del Consiglio di Facoltà’ mi chiede mentre si abbottona la giacca.
‘volentieri’ rispondo senza esitare.
Ripongo il libro nella borsa, stando attenta a chinarmi il più possibile, per mostrare la mia generosa scollatura.
Alzo la testa e noto che…. Sì, mi sta fissando le tette!
Gli angoli della sua bocca si muovono quasi impercettibili verso l’alto. Indice di apprezzamento, tentato mascheramento fallito.
Sorrido.

Ci alziamo entrambi per raggiungere l’uscita. C’è una marea di gente, poiché il treno termina qui la corsa.
Non so se qualcuno avesse spinto da dietro, o se l’avesse fatto apposta… sta di fatto che mi sono ritrovata il suo pacco incollato al mio di dietro, seguita da un ‘Mi perdoni’.
L’erezione è facilmente intuibile. Arrossisco.
Doveva essere proprio come me lo immaginavo, stando da quel che ho sentito là dietro!
‘Si figuri ‘ ho risposto subito, divertita ‘ è un piacere’.
Mi giro per vedere la sua reazione. Ha il sopracciglio alzato, ma è visibilmente divertito.

Fuori dalla stazione mi offre il caffè, uno di quelli da portarsi a passeggio, come nei film americani. Ci dirigiamo assieme verso la Facoltà.
Il caffè scotta ancora molto, quindi ci fermiamo a fare due chiacchiere nel giardino interno della facoltà.
‘Perchè non viene a finire il caffè nel mio ufficio? Fra quanto inizia il suo laboratorio’, mi chiede tutto a un tratto.
Io ripenso ai miei flash in bianco e nero, e mi bagno, di istinto.
‘Inizia fra tre quarti d’ora’
‘Dovrebbe bastarci’ sussurra, accompagnandomi con una mano dietro la schiena verso l’ingresso.
Le porte del Dipartimento si chiudono dietro di noi.
Saliamo in ascensore. Mi batte il cuore a mille.
Lui si avvicina e mi sistema una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Assecondo il gesto involontariamente, con un cenno del capo.
Ora è talmente vicino che posso quasi sentire la sua erezione premere contro i miei fianchi. Chiudo gli occhi.
Sento le sue labbra sulle mie.
Me le aspettavo glaciali, lo ammetto!
Trattengo il respiro, incredula. L’ascensore rallenta.
Lui si ricompone e mette la valigetta di fronte a se, per coprire la sua scomoda erezione.
Mi lascio scappare un risolino.
‘Seguimi’ mi ordina senza voltarsi.
Gli vado dietro come un cagnolino. Strano che non ci sia nessuno in giro!
Una volta difronte la porta dell’ufficio mi prende la mano, rivolge il palmo verso l’alto e vi mette le chiavi.
‘Apri l’ufficio’ mi ordina.
Mi volto e obbedisco.
Infilo la chiave nella toppa.
Sento un rumore di zip, seguito da un qualcosa di duro appoggiato al mio sedere.
‘Uh!’ sussulto sorpresa. Sgrano gli occhi.
‘Apri la porta’ mi sussurra lui all’orecchio.
Giro la chiave nella toppa.
Il suo ufficio è bello illuminato, proprio come i miei flash in bianco e nero.
Solo che stavolta è a colori….. e sta accadendo per davvero.
La porta dell’ufficio si chiude dietro di noi e in cuor mio spero solo… che sia insonorizzata!

Fine.

Leave a Reply