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Racconti Erotici Etero

Arriva l’estate

By 16 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Nonostante fosse ancora aprile, le giornate stavano diventando calde ed io le mie amiche pensavamo già a quando saremmo potute andare al mare. Certo, bisognava cominciare per tempo ad abituare la pelle all’aria aperta, ai raggi del sole ed evitare di mostrare il corpo troppo bianco e ingrigito dall’inverno. Una mia amica ci offrì il suo terrazzo per cominciare ad esporre la pelle. Un terrazzo al settimo piano era abbastanza nascosto agli occhi indiscreti dei vicini e, se non si poteva prendere il sole nude per non incorrere nella disapprovazione di sua madre, certamente ci si poteva sistemare su adeguati lettini con un costumino ridotto.

 

Desideravo un costume nuovo un po’ carino ed anche un po’ ridotto e giravo per negozi alla sua ricerca. Entrai in un negozio che sapevo non essere il top della moda, ma abbastanza fornito sebbene con prezzi un po’ alti per il mio portafoglio. Entrai e mi sentii salutare: “Ciao Shy! Benvenuta nel mio modesto negozio”

 

“Cazzo – pensai – chi cavolo è questo?” Passando rapidamente dalla luce al buio, avevo avuto un attimo di black out, ma piano piano gli occhi si abituarono alla luce interna e riconobbi Bruno, un uomo sulla cinquantina, amico del bar frequentato dal mio ragazzo Tom, con il quale qualche settimana prima avevamo bevuto una birra insieme. Un tipo alto e longilineo, con una eleganza naturale e una buona capacità di raccontare storie. Una persona simpatica e brillante ideale per una serata in un bar mentre fuori piove. Di lui non sapevo altro.

 

“Ciao Bruno, non sapevo lavorassi qui!”

 

“È il negozio della mia famiglia. Lo gestisco ormai da vent’anni. Anche io non ti avevo mai vista qui. Se mai fossi venuta ti avrei riconosciuto quando Tom ci ha presentati!”

 

“Bè, c’è sempre una prima volta! Magari, se mi tratterai bene, diventerò una cliente assidua”

 

“Vero! In cosa posso servirti?”

 

“Sto cercando un costume nuovo per la prossima stagione. Non voglio fare la monaca! Anzi vorrei il reggiseno che mi permettesse di prendere il sole senza dover continuamente tirare o sciogliere le bretelle.”

 

“Ah! È ricominciata la stagione del mare. In effetti con queste belle giornate…….! Fai bene ad attrezzarti per tempo così potrai scegliere le cose più belle. La roba per il mare, costumi, pareo, borse, è già quasi tutta arrivata, ma non le ho ancora portate in negozio, aspetto ancora un po’. La gente mi chiede ancora twin set leggeri, camiciole e gonne di gabardine. Per gli acquisiti per il mare è presto”

 

“Ah, che peccato – risposi un po’ delusa. Avrebbe potuto essere una buona occasione: novità appena arrivate, amico di Tom …… magari ci scappava un buono sconto – chissà quando potrò ritornare. Oggi avevo la giornata libera, ma per un po’ dovrò scordarmela! Non hai proprio nulla da farmi vedere?”

 

Bruno ci pensò un po’ su e poi rispose: “Eh, no! Direi proprio di no! Qui non ho proprio nulla……. a meno che …….”

 

“A meno che?”

 

“A meno che, tu non abbia voglia di venire giù, nello scantinato, nel magazzino. Dovremo aprire qualche pacco, ma potrai provare tutte le primizie…….”

 

Accettai con entusiasmo e scendemmo giù per una stretta scala a chiocciola. Il magazzino era un locale molto ampio, ben illuminato, con i tipici scaffali da magazzino addossati alla parete. Al centro alcuni tavoloni sartoriali e soprattutto pacchi, pacchi e scatoloni ovunque. Cominciammo a cercare i pacchi giusti, quelli che contenevano costumi da bagno, scartando gonne, abitini, magliette….. e quando trovammo il primo scatolone dei costumi, la aprimmo insieme. Io avevo l’impressione di aver cercato e trovato un tesoro ed aprivo quel pacco come se fosse uno scrigno sotterrato dagli ammutinati di una nave pirata. Saltarono fuori, decine di costumi piegati ed imbustati. Cominciai ad aprire le buste con gli occhi di chi si trovi di fronte ad una cascata di diamanti.

 

“Che meraviglia ….. posso provarli?”

 

“Certo! Tutti quelli che vuoi……”

 

“Ehm…. Si, grazie Bruno, ma dove posso cambiarmi?”

 

“Ah, già! Perdonami, ma il camerino è su…….. mi spiace ……. oppure, se vuoi, puoi metterti dietro quegli scatoloni, avrai tutta la privacy che ti serve!”

 

Un uomo gentile e delizioso. “Andrà benissimo dietro gli scatoloni” dissi e mi diressi verso il camerino improvvisato.

 

Tolsi la maglietta, la gonna, il reggiseno e le mutandine. Indossai il primo costume. “Cazzo! – pensai – manca uno specchio. Senza specchio non potrò vedere come mi sta!”.

 

“Dove trovo uno specchio ?” chiesi gridando

 

“Bè, se hai il costume indosso, puoi venir qui che c’è uno specchio bello grande”

 

Mi sentii sollevata e mi avviai in tutta fretta verso lo specchio, senza accorgermi che avevo dimenticato di togliere le autoreggenti.

 

“Uhhmm! Deve essere l’ultima moda, andare in spiaggia con il costume e le autoreggenti”

 

Arrossii un po’ ma non volli fare la figura della sprovveduta. Ero un uomo gentile e rispettoso. “Non ti sentirai mica in imbarazzo, Bruno, per una ragazzina in autoreggenti!”

 

“Siamo uomini di mondo e queste cose le capiamo al volo!”

 

Mi guardai e mi riguardai, davanti, dietro. Poi per non fare la maleducata, chiesi “Cosa ne pensi?”

 

“Mi sembra un bell’effetto. Sai è la prima volta che li vedo anche io. Ma su di te, è difficile che qualcosa possa andare male. Non ti fare scrupolo, provane un altro perché con il colore, in genere, cambia anche il modello. Tu hai delle belle gambe, avresti bisogno di un modello più sgambato……..”

 

“Si hai ragione……..”

 

Ne provai un altro e poi un altro ancora e sempre Bruno azzeccava il giudizio che combaciava con il mio! Al quinto, dopo avermi consigliato un colore più scuro, venne nel camerino e mi trovò ……… nuda con le sole calze autoreggenti.

 

Confesso. Bruno mi trovò piuttosto spiazzata, incapace di coprirmi (odio dimostrare agli altri il mio imbarazzo) ma timorosa di sembrare invitante. Bruno, invece, sembrava perfettamente a suo agio e questo mi aiutò a fingere una normalità che non sentivo, senza peraltro togliermi dalla confusione più totale. Parlava dei costumi che avevo provato, di come mi stavano addosso, di cosa andava bene e di quel che non andava. Ed io non capivo niente!

 

Scattò l’allarme, quando con a mano piena afferrò il mio seno sinistro dicendo: “Tu non hai bisogno di un reggiseno, ma di un copri seno. Queste tette sono belle dure e stanno su da sole, casomai sono le tette che reggono il costume!”

 

Anche allora, presa dal forte imbarazzo, incapace di capire se stesse effettivamente dandomi dei consigli, o piuttosto allungando le mani, rimasi in silenzio e lo lasciai fare. Stringeva il seno tra le dita, poi lo rilasciava, come se stesse impastando la farina. Poi tenendolo stretto in mano, con il pollice cominciò a sfiorare il capezzolo. Io ho i capezzoli maledettamente sensibili! Cazzo!

 

“Ecco, così! Vedi? I tuoi capezzoli escono fuori e tu hai bisogno di un costume dalla stoffa leggera, in modo che quando si inturgidiscono buchino la tela!” – e nel dire questo afferrò con l’altra mano l’altra tetta e cominciò ad impastare anche quella.

 

Io, io ero ammutolita, e il massaggio alle tette e lo sfregamento dei capezzoli, in pochi secondi cominciarono a produrre un sottile piacere, la palpebra scese un po’ più giù e la bocca si dischiuse nella tipica posa di chi sta godendo. Lui si accorse del mio stato e pur avendo finito di parlare continuò a massaggiare le tette. Sul suo viso apparve un sorriso di soddisfazione. Io non riuscii a trattenere un gemito di piacere. Fino a quel momento Bruno aveva parlato veloce e a voce alta. Abbassò il tono, divenne più dolce e quasi bisbigliava. Senza smettere di pasticciare con le mani disse: “Ohhh, la piccola, cosa sta succedendo nel cuoricino della piccola? E nel basso ventre, cosa accade? Su, da brava, lasciati andare Shy, molla gli ormeggi, si fa un bel volo insieme”

 

Ero nuda, in piedi davanti a lui, incapace di parlare, dalla mia bocca semichiusa uscivano solo gemiti di piacere e Bruno ne approfittò. Mi fece indietreggiare un paio di passi e mi fece appoggiare con il sedere su una scrivania sulla quale avevo appoggiato i miei vestiti. Continuava a massaggiare i seni e capezzoli sempre più duri. Aveva la guancia appoggiata sulla mia guancia e la bocca vicina al mio orecchio. Sussurrava parole e con la punta della lingua mi umettava l’interno dell’orecchio. Rapidamente con la mano destra lasciò il mio seno e la portò sull’inguine, mi fece divaricare le gambe e trovò la mia passerina in un vero e proprio lago di umori vischiosi e profumati.

 

Guadagnai un po’ di dignità e cercai di oppormi, non alla mano che stava dando sollievo alla mia passerina in calore, ma con un fil di voce sussurrai nell’orecchio di Bruno: “No, no, Bruno, ti prego, lasciami stare!”

 

“No, non posso lasciarti così. Hai cominciato un volo e ti accompagno fino a quando toccherai di nuovo terra.”

 

Intanto Bruno aveva guadagnato l’ingresso nella mia passerina anche con un secondo dito e la stava sapientemente sollecitando.

 

“Ti prego, ti prego! Sono la donna di Tom, la donna del tuo amico. Ti stai approfittando della donna di un amico. Non pensi a Tom?” dissi con un fil di voce mentre il mio respiro diventava sempre più affannoso e i gemiti sempre più prolungati scappavano dalla mia bocca.

 

“No Shy, non sto approfittando della donna dell’amico, sto aiutando la donna dell’amico. Suvvia, Shy, lasciati andare completamente, regalami il tuo orgasmo. Tom non la saprà mai, lo faccio solo per il tuo bene ”

 

“Oddio, oddio, no, lasciami, ti prego lasciami” dissi con voce ancor più flebile, mentre le gambe si piegavano e tremavano.

 

E fu a quel punto che Bruno, per bloccare ogni mia richiesta di ciò che nemmeno io volevo (era evidente), appoggiò le sue morbide labbra sulle mie e mi baciò. Risposi al bacio e quella fu come la resa definitiva, allargai completamente le gambe e mi abbandonai alla goduria. Sentivo i miei umori scivolare lungo le gambe, mentre brividi di piacere salivano dalla micina e pervadevano tutto il mio corpo fino a terminare sui capezzoli che ormai erano diventati di acciaio. L’orgasmo arrivò inaspettato e improvviso, come uno tsunami. Cominciarono le gambe a tremare più forte e poi il tremore mi pervase tutto il corpo, gridavo il mio orgasmo scongiurando Bruno di non fermarsi. Fiumi di umore colavano lungo le gambe ed il corpo fu scosso da potenti orgasmi.

 

Bruno mi teneva la testa fra le braccia e mi sussurrava dolcissime parole. Le sue parole erano di miele e a me sembrava di vivere una favola se raffrontata con quello zotico di Tom. Io ero stordita dal potente orgasmo, e da quanto era avvenuto. Dopo pochi minuti ripresi possesso dei miei pensieri e del mio corpo. Alzai lo sguardo e incontrai i suoi occhi dolcissimi che mi guardavano. “Scusami – disse – eri così bella e così bisognosa di amore che non ho potuto fermarmi!”

 

“No, scusami tu. Ma ora non dovrei stare cosi, pensa se entrasse qualche cliente o tua moglie! Sei da solo? Non vorrei che qualcuno mi vedesse così. Anzi vado subito a vestirmi”

 

“Tranquilla! Sono solo! Le ragazze sono tutte in permesso, perdonami se ti ho spaventato. Non volevo. “

 

“Vado a cambiarmi e torno a casa”

 

Mi sollevai dal tavolo, con le gambe ancora molli, con la passera ancora vogliosa, per andare a rivestirmi, ma lui mi bloccò e mi sussurrò:

 

“Aspetta! Anche io vorrei godere un po’ delle tue belle mani” e mentre lo diceva, Bruno prese la mia mano e la portò alla bocca e la baciò, baciò le dita e disse: “Stellina, hai una mano così bella, così gentile, così delicata. È stupenda! Hai lunghe dita per amare. “ Poi, portò la mia mano sulla patta dei pantaloni e la strofinò vigorosamente. Sentivo il suo sesso rigido e duro. Si sbottonò la patta, spuntò fuori un bel cazzo pulito, tutto depilato e mi disse all’orecchio: “Allunga la mano, stellina, prendi il mio cazzo ed accarezzalo.” Il suo tono di voce era perentorio, non ammetteva rifiuti.

 

Lo presi, mi sembrò enorme, certamente durissimo. Povero caro! Aveva pensato al mio piacere ed io avevo trascurato il suo. Afferrai il membro nella mano e lentamente cominciai a segarlo. Mi sorrise. Gli sorrisi. Lentamente segavo e lentamente vedevo i suoi occhi chiudersi assaporando il piacere ed il suo volto andare in estasi. Ma improvvisamente aprì gli occhi e mi guardò interrogativo: “Ma che fai?”

 

“Ti sego un po’, ma se non ti piace ……. ”

 

Mi sentivo strana, mi sembrava di essere stata rifiutata. Poi mi strinse a se e senza riuscire a dirgli di no, mi fece stendere sulla scrivania e si avvicinò portando il suo cazzo eretto all’altezza della mia bocca. Proprio non avevo scelta. Sentii il suo cazzo caldo riempirmi la bocca.

 

Mi strinse la testa fra le mani, appoggiò la sua mano sul collo e con fare deciso cominciò a spingere la testa verso il cazzo. Non mi feci pregare. Chiusi gli occhi e me lo infilò in bocca. “Ti piace?”

 

Annuii, senza far uscire il cazzo dalla bocca. Era grande abbastanza da dovermi sforzare per farlo entrare. Poi lo estrassi e con la lingua gli leccai il glande, poi di nuovo dentro, tutto. La punta mi toccava la gola, lo estrassi mentre succhiavo. Lo tirò fuori, mi guardò negli occhi e lo infilò ancora, lo estrasse e lo rimise dentro la bocca con un po’ di violenza che quasi vomitavo. Leccai il glande, lo succhiai.

 

A quel punto Bruno cominciò a gemere. Me lo infilavo dentro, in fondo, finchè potevo e poi lo estraevo succhiando. Poi lui prese il sopravvento e fu lui a guidare il movimento. Con forza e con foga entrava ed usciva. Era il padrone. Prese a scoparmi la bocca ed io ebbi la sensazione che entrassero dentro anche i coglioni. Cominciai a toccarmi mentre sentivo il suo respiro sempre più affannoso.

 

Aumentò il ritmo, mi scopava la bocca con il cazzo, ed io stavo senza ferma, senza muovermi. La sensazione mi piaceva molto, ero eccitatissima. Un quasi sconosciuto mi stava scopando la bocca ed io godevo di brutto.

 

Dopo pochi minuti mi inondò la bocca di sperma caldo e profumato. Sentii il suo respiro affannato calmarsi mentre anche il suo movimento scemava. Ero al colmo della felicità. Un uomo così dolce e così premuroso mi aveva appena inondato la bocca di sperma e provai un po’ di dispiacere quando estrasse il pene. Mantenni la bocca ben aperta per mostrargli il suo sperma raccolto in bocca. Un rivolo di sperma scivolò fuori  lungo il mento  e colò sulle calze. Ingoiai tutto e gli sorrisi felice.

 

Rimasi completamente nuda e scelsi il costume con cura perché ne avevo tutto il tempo. Ne scelsi uno che, come diceva lui, era un copriseno e non un reggiseno e rischiava di essere bucato dai miei capezzoli. Mi piaceva molto. Me ne fece dono e, mentre stavo uscendo, disse: “Sei splendida. Quello lo hai scelto tu, ma prendi anche questo: l’ho scelto io per te. Torna a trovarmi, Shy.” e mi regalò un altro costume ed un casto bacio.

 

Appena fuori dal negozio, suonò il telefono. Era Tom, ma non risposi. Non volevo rovinare il sapore di sperma profumato che avevo ancora in bocca, né il ricordo di quel semi sconosciuto che aveva saputo prendermi.

Tom ed io eravamo stati invitati alla festa di primavera. Un classico cittadino dove bisogna fare bella figura ad ogni costo. Avevo bisogno di qualcosina da mettere per non fare brutte figure. Mia madre diceva che non ce n’era bisogno che con il mio persona lino avrei fatto comunque bella figura.  Ma mia madre non conosce quelle streghe delle mie amiche, sempre pronte a calunniare appena possono.

Vagavo per le strade della città in cerca di qualche idea che fosse suggestiva e ……. a buon mercato. Mi ritrovai nella zona del negozio di Bruno e fu così che decisi di andare da lui per risolvere il mio problema. Mi dissi: “Avrà di certo qualcosa di carino e poi…… potrebbe farmi anche uno sconticino. In fondo sono stata carina con lui qualche settimana fa ed ha apprezzato……… E se poi mi chiede il bis? Evvabè, gli darò il bis ……… dipende dallo sconto! E poi, tutto sommato, non mi era dispiaciuto fargli un pompino, aveva un bel randello e, a differenza di Tom che era piuttosto stitico, lui mi aveva scaricato almeno un litro di sperma….. e che goduria!”

Mi diressi, quindi, vero il negozio di Bruno.  Come già era successo la volta precedente, mi salutò mentre entravo e prima che potessi vederlo. Mi baciò sulla guancia, quasi a sottolineare che ora eravamo un po’ più intimi,  ed io risposi al bacio felice del fatto che lui l’avesse fatto.  “Partiamo con il piede giusto” pensai.

Espressi a Bruno le mie necessità e lui annuì immediatamente. “Però, ciò che fa al caso tuo è ancora negli scatoloni, giù. Se per te va bene, scendiamo giù e te li mostro.”

“Benissimo – pensai – avrò mano libera per indurlo a farmi uno sconto significativo”

Fu molto gentile e, come aveva fatto la volta precedente, chiuse la porta del negozio (era quasi l’ora di chiusura) e scendemmo per la scala a chiocciola. Una volta giù, ci dirigemmo immediatamente verso la zona degli abiti. Alcuni scatoloni erano già aperti, ma la maggioranza era chiusa. Aprì qualche scatolone e cominciò a tirar fuori qualche bel pezzo interessante. Stavo quasi per avviarmi verso lo spogliatoio improvvisato, quando suonò il mio telefono. Era Tom. Risposo e fui costretta a trattarlo un po’ male per chiudere in fretta la conversazione. Mi sembrò che Bruno ne fosse rimasto contrariato. Non potevo rischiare che si tirasse indietro e, sul momento, decisi di cambiarmi lì stesso, senza andare nello spogliatoio, in modo da sollecitare il suo ricordo.

“Oramai siamo amici – dissi – se non ti dà noia, mi cambio qui”

“Scherzi? Sei la padrona. Puoi cambiarti dove vuoi”

Senza aspettare troppo, cominciai a spogliarmi e rimasi in mutandine e reggipetto neri, autoreggenti dello steso colore, ma istoriate magistralmente, e decolletè tacco dodici. Mi sentivo a mio agio. Sceglievo il modello, il colore, la taglia cercando di coinvolgere Bruno per fargli sentire il profumo della mia pelle nella speranza di stimolargli un qualche desiderio. Quel giorno, però, lo vedevo piuttosto freddino e più lo vedevo freddo più lo stimolavo fingendo disinteresse.  Ma non ci fu nulla da fare, rimaneva un pezzo di ghiaccio. Avevo paura di perdere lo sconto e pensai tra me: “Forse ha sentito il dovere di parlarne con Tom e sono venuti alle mani, Tom lo avrà cazziato ed io ora perdo lo sconticino. Cazzo!” Più aumentava la paura e più concedevo, arrivai perfino a togliermi il reggiseno e chiedergliene uno un po’ più audace. Ma non suscitai alcuna reazione.

Dopo aver provato tremila vestiti, mi decisi per un vestito molto bello che mi valorizzava i fianchi ed il sedere, mentre lasciava intatto il volume del mio seno importante. Discreto e semplice, sembrava far scivolare gli sguardi su di me. Insomma era l’abito giusto.  Guardai il prezzo. C’era da svenire! Non avrei mai avuto quei soldi da spendere e, in più, non ero riuscita a stimolargli nessun desiderio. Cazzo!

“Come mi sta” gli chiesi civettuola.

“Ti sta molto bene. Ti valorizza il personale. Io, però, l’accorcerei un po’, perché mi sembra che non metta in risalto le tue gambe affusolate.  – così dicendo si avvicinò a me e prese il bordo della gonna e, appoggiando le mani sulle gambe, piegò il bordo vero l’interno – ecco, così! L’accorcerei almeno di un paio di centimetri in modo che lasci scoperta almeno metà coscia. Guardati allo specchio”

“Ah, si! Bello! Interessante! Così con poca spesa farei una gran figurone. Già immagino gli sguardi degli uomini puntati sulle mie gambe. Le altre ragazze, moriranno di invidia. E qualcuno potrebbe anche ave un mancamento – dissi ridacchiando – Così però rischio che si vedano le mutande. Dovrei trovare delle mutande dello stesso colore.”

“Ma no, mia cara. Questi sono abitini che non puoi indossano come se tu una fossi una suora di clausura! Con questi abiti, le mutande non si mettono.”

“Cosa vuoi dire?”

“Voglio dire che la moda di questa estate è proprio così. Semplicemente le mutande non si portano. La gonna è abbastanza lunga da coprire il sesso, senza castigare il piacere di guardare. Le gonne avevano questa funzione. Esattamente come gli scozzesi che, dicono, sotto la gonna non portano mutante. In fondo è sempre stato così. Le gonne servono per evitare le mutande.”

“Bruno, lo sai, sono un po’ pudica, non so se riuscirei ad uscire senza mutande.”

“Bè, qual è il problema? Prendi una abitino che ti arrivi sotto il ginocchio!”

“No, mai! Vediamo un po’ come starei senza mutande…..”

 “Aspetta. Ti aiuto “ e così dicendo, senza darmi il tempo di reagire, lasciò cadere l’orlo della gonna ed infilò le mano sotto il vestito per prendere le mutande. Afferrò il laterale delle mutande e cominciò a tirarle dolcemente verso il basso, fino a che si fermò perché le gambe stringevano le mutande a contatto con la passerina.

“Divarica un po’ le gambe, Shy!”

Io, ubbidiente, le divaricai solo quel poco che serviva a liberare le mutande. 

“Ora, siediti sulla sedia, così te le sfilo dalle gambe”

Obbedii, ma prima di sedermi disse ancora: “Solleva il vestito sopra il sedere, altrimenti sedendoti su finisci per sgualcirlo”

Obbedii e sollevai il vestito fino alla vita, ma lui, invece me lo sfilò completamente, tolse il reggiseno e baciò delicatamente i miei capezzoli provocandomi un brivido di piacere.

Con una lentezza esasperante riprese a sfilare le mutandine e quando arrivò al ginocchio le lasciò cadere alle caviglie. Con le mani afferrò le caviglie e mi fece alzare le gambe portandole quasi verticali e facendomi ruotare il corpo così raccolto in modo che appoggiai la schiena sullo schienale e scoprii la micina stretta tra le gambe. A quel punto sfilò le mutandine tirando verso l’alto e le portò al naso per sentirne il profumo, lasciandomi con le gambe levate. Fece una smorfia del viso come se avesse sentito il profumo di dodici rose e mentre continuava ad annusare le rose,mi accarezzava le natiche guardandomi fisso negli occhi, forse per vedere come reagivo a quelle carezze ed al fatto che passava in suo grosso dito tra di esse. Io, lo confesso, ero così sorpresa da rimanere impietrita. Non capivo dove volesse arrivare. Poi, lasciandomi in quella scomoda posizione, divaricò ancora le gambe, aprì la micina e cominciò con la lingua un lavoro fantastico.

La micina si inumidì quasi istantaneamente e Bruno con la lingua portava i miei umori nella sua bocca, spazzolando il clitoride. Non riuscii a frenare qualche gemito di goduria. E, mentre lui continuava a leccare, tentando, di tanto in tanto, di infilare la lingua dentro, io presi tra le mani la sua testa accarezzandola. Non riuscivo a muovermi, sentivo che aumentavano i battiti del cuore ed il respiro mi diventava via via più affannato. Gemevo di piacere mentre continuavo a scivolare sullo schienale della sedia e dovevo tenermi con entrambe le mani. Avrei voluto prendergli il suo grosso randello in mano, ma ero del tutto impedita dalla posizione e dal piacere di quella lingua. Era piacevolissimo e in pochi minuti cominciai ad ansimare come una locomotiva e, poco dopo, raggiunsi un orgasmo stupendo. Temendo che mollasse le cure alla micina, tirai la testa di Bruno verso di me, obbligandolo a continuare e, proprio in quel momento, Tom chiamò di nuovo.

“No, cazzo! Non ora! Stronzissimo” pensai.

Bruno credendo che dovessi rispondere fermò e si distaccò da me. Io, che non avevo nessuna intenzione di rispondere al quel rompicoglioni di Tom, continuai amabilmente ad accarezzargli la testa. Mi stavo preparando a regalargli il miglior pompino della mia vita. Invece, Bruno mi fece alzare in piedi, si mise dietro di me e rivolto verso lo specchio disse:

“Guarda, guarda Shy quanto sei bella. I tuoi orgasmi sono una musica meravigliosa per le mie otrecchie. Voglio sentirla ancora” E prima che io riuscissi a prendergli il randello in mano, mi fece piegare a quattro zampe sul tappeto, mentre con una mano mi tiravi capelli in modo che io potessi continuare a guardarmi nello specchio. “Voglio che tu veda il tuo bel viso nel momento dell’orgasmo”

“Cazzo, ci siamo! – dissi tra me e me – Non gli basta più il pompino, vuole la scoparmi la figa”

Infilò la mano tra le gambe e ritornò a stimolarmi il clitoride, mentre di tanto in tanto una o due dita entravano nella micina.

“Mio Dio! Sei stupendo! Mi sento completamente tua “ dissi esagerando un po’.

Ma successe qualcosa di nuovo.  Infatti intanto che continuava a stimolare la micina con una mano, con l’altra prese i miei capelli cominciò a tirare mentre con la lingua cominciò a leccarmi il buco del culo!

“No – dissi timidamente – Non voglio!”

Ma lui non ebbe a sentirlo e, invece, lasciò i capelli e mi mise la mano sotto il mento, in modo che non potessi piegare la testa. Con l’altra mano prendeva l’abbondante produzione di umori della mia micina e spruzzava il buco e con la lingua spargeva. Di tanto in tanto sentivo la lingua che tentava di entrare nel buco.

Mi piaceva. Bruno con la lingua era un vero maestro. Tuttavia dissi ancora: “No. Nel culo, no. Non voglio”

“È solo lingua, Shy, non temere “ disse.

Con la mano lasciò il mio mento e mise il braccio attorno alla vita, mentre contemporaneamente provò ad infilare il dito, intriso dei miei umori, nel buco.

“Quella non è la lingua “ dissi

“Non è nemmeno il mio cazzo – rispose – Vedrai, è piacevole. Non c’è niente di male, è un modo di sentirsi più amici.”

Non sapevo che fare e lui ne approfittava. Con la mano sinistra mi masturbava e con la destra esplorava il mio buco del culo. Cominciai ad ansimare di piacere. La micina produceva umori in quantità esagerata che colava lungo le gambe e sulle calze.

“Vedi? Te l’ho detto che ti sarebbe piaciuto. Fatti toccare bene. Divarica un po’ le gambe.”

Obbedii , ma dissi “Si, ma nel culo non voglio. Non l’ho mai fatto”

“C’è sempre una prima volta. Lo faccio per il tuo bene!”

“No, non voglio” dissi con forza mentre sentivo che cominciavo a pensare che sarebbe stato bello farmi sve4ginare il culo proprio da lui, così dolce e così premuroso, così attento alle mie necessità.

Mi eccitava accarezzandomi il clitoride, strofinando la micina, sollecitando il clitoride ed entrando dentro e lambendo il mio punto G, masturbandomi dolcemente e lentamente. Mi piaceva moto e ripresi ad ansimare,il respiro diventava corto mentre sentivo il cuore battere forte e si preparava un nuovo orgasmo.

Non so come, era riuscito a scoprirsi, ad abbassare i pantaloni e le mutande ed ora sentivo il suo cazzo di marmo che toccava sulle mie cosce.

Improvvisamente  lasciò la presa della micina e si spostò dietro di me e, aprendomi bene le cosce, me lo infilò tra le cosce.

“Ti ho detto di no! Toglilo. Non voglio. Sono vergine” Mi resi conto che la mia resistenza era piuttosto flebile e si limitava alle parole. Quanti avevano provato a sverginarmi il culo, tutti ne avevano ricevuto dei calci nello stomaco o, peggio, nei coglioni. Anche Tom.  

“Non senti? Sto tra le tue cosce. Ti sto chiavando le cosce. Non preoccuparti!”

Cominciò furiosamente a scoparmi tra le cosce. Sentivo il suo cazzo duro che si muoveva e che, spingendolo, mi toccava sotto le natiche. Mi piaceva pensare che stesse godendo tra le mie cosce, mi eccitava. Aveva un cazzo grosso ed io strinsi le gambe per aiutarlo, per farlo venire più in fretta e salvare il culo.

“Ti piace sentire il mio cazzo tra le tue cosce? Vorresti provare qualcosa di più soddisfacente? Vuoi sentirlo di più?”  Mi chiese.

Era vero. Sentivo una forte eccitazione crescere in me ed avevo la sensazione che il mio buchino reclamasse la sua parte.

Bruno continuò a parlarmi con po’ di fatica dovuto all’affanno: “In fondo tutte le donne lo fanno. Tutte continuano a prenderlo nel culo, perché è molto piacevole, perché è un orgasmo che ti pervade tutta, che si impadronisce del tuo corpo e ti scuote”. 

Sentivo diminuire la mia capacità di resistere al suo richiamo. Non volevo cedere e speravo che venisse scopandomi le cosce o che mi scopasse la micina che pure aspettava la sua parte. Bruno, invece, aveva ripreso a masturbarmi, mi scopava tra le cosce, ma non veniva. “Ti piace sentirlo così, vero? Se vuoi sentirlo veramente, lo devi sentire dentro di te, nel tuo corpo. Sentirlo vicino al tuo culetto, che ti tocca, che ti attira, che ti lusinga. Rispondimi.”

“Si, si mi piace. Ma non lo voglio nel culo. Non voglio. Ti prego, no! Scopami la micina, riempimi la micina di sperma” risposi mentre ansimavo sempre più velocemente. Era una situazione davvero strana. Per un verso volevo che Bruno non venisse mai per non smettere di godere io stessa. Dall’alto desideravo che venisse tra le mie cosce in modo da porre fine al pericolo di perdere la verginità del culo.

Mi eccitava da morire sentire toccarmi l’ano con il glande di tanto in tanto. Aveva il cazzo durissimo che compresso tra le cosce talvolta ne veniva fuori per spingersi a sfiorarmi l’ano con il glande. Non provavo paura o  repulsione, ma ero eccitata. E lui se ne accorse.

“Vedi, Shy, è il richiamo della foresta. Il tuo culo ora reclama la sua parte. Ed è giusto così”

Era vero, ma risposi: “No, non è vero. Non toccarmelo. Non voglio”

“Sei stata brava a farmi scopare tra le cosce – mi disse – Mi piace molto come cerchi di collaborare per farmi venire. “

Così dicendo, Bruno mi spinse fino a farmi stendere sul tappeto, sotto di lui.   

“Ti piace tanto sentire il cazzo tra le cosce? Vuoi sentirlo di più ? – mi chiese -Se proprio desideri sentirlo veramente, lo devi sentire dentro di te, nel tuo corpo.”

“Bruno…..no, ti prego, nel culo non lo voglio……”          

“Hai paura, lo so, lo desideri. Vorresti farlo, ma hai paura. Cos’è che ti fa paura? Io lo faccio per il tuo bene!”

Sentivo il mio culo che lo desiderava! Ma di nuovo risposi. “Bruno, no, non voglio che mi inculi, non l’ho mai fatto.”     

“Ora, però, vorresti farlo. Non vergognarti.”     

Era vero, lo desideravo. Ero stesa sul tappeto. Bruno mi divaricò le gambe e si mise sopra di me. Ora ero nella posizione giusta per la penetrazione. Ne avevo il desiderio, ma avevo paura di farlo e provai ancora a resistere.

“Bruno, no. Non voglio. Ti prego.” Piagnucolai 

Ma fu inutile. Ero come un animale in trappola. Lui sopra di me mi bloccava. Lo desideravo, ma ne avevo paura.

“Shy, ora basta fare i bambini! È per il tuo bene. Devi superare la paura ed io ti aiuterò. Ti farò volare con un orgasmo maestoso. Credimi, abbi fiducia in me”

Di Bruno mi fidavo.

“Bruno, vorrei accontentarti, ma non voglio che me lo metti nel culo. Mi farai male”    

“No, no, ti assicuro che il bene sarà molto di più del male. Non fare la bambina, non preoccuparti. Non ti farò male! Forse un po’ all’inizio, ma poi verrà il piacere”

Bruno allungò la mano e prese del gel. Sentii il fresco del gel tra le natiche. Poi passò il suo glande come a spalmare il gel delicatamente sul buco. Sentii un brivido. Desideravo prenderlo nel culo da Bruno, ma temevo il dolore e ne avevo paura. Poi, mentre io piagnucolavo, lui appoggiò il glande sul buco e cominciò a premere, forte, sempre più forte.    

“Nooooo! Bruno, ti prego, no, no. Ah…ah…… mi fai maleee, fermati, mi fa maleeee. Hai un cazzo troppo grande. Ti prego, non farmelo, mi fa male. Scopami le cosce!”     

Ma oramai non potevo più fermarlo. Diede un forte colpo di reni. Sobbalzai dal dolore, gridai ed entrò.            

“Così no, no, no, me lo rompi. Ti prego, no. Ahia. Bruno, non essere crudele. Mi fai maleeee, non può entrare, è troppo grosso.”

“Te lo farò entrare tutto! Godrai come non hai mai goduto e sarai felice di averlo fatto, adesso devi prenderlo. Vedrai, sarà meraviglioso, sarai una donna completa. Proverai un piacere mai provato prima.”

Non potevo muovermi, mi bloccava le gambe. Diede un altro colpo violento, sentii dolore e lo spinse ancora più dentro.

“Ahhhh! No, no, no, no, ti prego. Mi fa maleeee. Bruno, fermati. Nooooo ……. non spingereee, fa maleeeee. Non voglio che mi rompi il culo, non farmelo. “

Lui diede un altro violento colpo di reni e poi un altro ancora. Allora mi sentii lacerare, il bruciore infuocato di una ferita. Lacrime salate sgorgavano e rigavano il mio viso. Era un dolore insopportabile.

“Stai calma, non stringere il culo! Rilassati, rilassati!”

Mi stava sverginando, stava forzando il mio sfintere fino a lacerarlo. Continuava senza sosta, spingeva e colpiva senza fermarsi, senza pietà e sentivo il suo cazzo che forzava il mio sfintere, lo tendeva fino a lacerarlo, lo allargava per entrare di forza nel mio culo, colpo dopo colpo, con violenza. Ero stordita dal dolore, sentii il suo cazzo toccarmi nelle viscere. Lo stava facendo entrare tutto, voleva mettermelo tutto dentro e continuava a sbattermi con accanimento, nonostante i miei lamenti.

“Ti prego, ti prego, ti prego, ……….. fermati, fai piaaaano, fai piano,……… piano. “

Ma quel dolore, poco per volta, si attenuò, come se il mio culo avesse accettato la penetrazione. Sentivo che cominciava a piacermi e, soprattutto mi era piaciuto da morire che lui mi avesse costretto a farmi inculare. Mi piaceva, mi dava dolore ma mi piaceva e mi piaceva sentire lui che godeva del mio corpo, mi piaceva sentire la grandezza del suo cazzo dentro di me.               

“Adesso voglio venire dentro. Ti farò sentire il getto caldo del mio sperma nelle tue viscere. Lo vuoi? Lo so che lo stai aspettando.”

“Mi fa male, mi brucia. Ah, ….ahia, ah…. fai presto, vieni presto, non resisto….. ahaaaaaaaaa …..si,si, fammi quello che vuoi, vienimi dentro. Non mi importa più se me lo hai rotto, chiavami come vuoi, ma fai più piano, mi brucia. Te l’ho fatto mettere tutto, come volevi tu, ma fa piano.  – Mi faceva soffrire ma mi piaceva; volevo sentirlo mentre veniva dentro di me. – Si, si, Bruno, si. Vieni, vienimi nel culo. Fammelo sentire. Tutto. Spingimelo tutto dentro mentre vieni. Mi piace il tuo sperma, fammelo sentire…..”

Quando venne diede dei colpi ancora più forti, mi faceva soffrire, li sentivo nella pancia, ma mi sentivo una donna vera. Lo sentivo ansimare con la stessa frequenza degli schizzi di sperma infuocati che mi dirigeva nelle viscere. Dopo il terzo o quarto spruzzo, il ritmo delle spinte e del suo respiro andò smorzandosi fino a fermarsi del tutto e si accasciò sul mio corpo che ancora tremava per il suo proprio orgasmo, violento, fortissimo, mi aveva sconquassato le viscere. Avevo provato l’orgasmo multiplo. Mai provato nulla di così coinvolgente.

Bruno lo tirò fuori lentamente facendomi sentire ancora bruciore; e poi sentii il suo sperma ancora caldo che colava dal mio ano, una sensazione incredibile, bella, sentirlo colare sulle cosce, sulle autoreggenti. Era bella la soddisfazione di averlo fatto venire, di averlo fatto godere nel mio corpo fino all’orgasmo, fino a versare il suo sperma dentro di me. Ero stata il suo strumento, ero stata usata, inculata e stuprata per far godere lui. Il suo sperma, ora, colava copioso tra le cosce e cominciava ad asciugarsi sulla mia carne, sulle calze. Desiderai di lasciarlo lì, alimentato da quello liquido che ancora colava dall’ano facendomi provare un leggero bruciore misto a una profonda soddisfazione.

Mi toccai l’ano, la mano era arrossata dal sangue. Lui vide e sorrise.      

“T ho sverginato. – disse – Adesso il tuo culo è rotto. Hai sentito il piacere di essere chiavata, ti ha affascinato, vero? Lo vorrai ancora, d’ora in poi tu vorrai farlo ancora. Lo sognerai, ricorderai le tue sensazioni e vorrai ancora essere chiavata.”

“No. Non voglio più farlo – dissi – fa male.”         

“Mai più?” chiese           

“No, mai più. …solo….solo se me lo chiedi tu e solo se mi prometti di non farmi male. “

“E Tom ? non credi che dovrebbe anche lui?”

“No. Tom no. Non è sensibile come te, cercherebbe solo il suo piacere, mentre tu volevi anche il mio piacere. Voglio farmelo fare solo da te.”

“Bene. È giusto. In fondo, dare il culo è un atto di grande stima e di grande fiducia. Tom non lo merita e sarebbe capace di irriderti e di pensare di essere migliore di te. Non lo fare. Non dargli quest’arma di sottomissione”

Gli presi il cazzo fra le mani. Era ancora grande ma non più rigido. Era bello tenerlo tra le mani. Cercai di ripulirlo con la lingua. Era un momento di una dolcezza straordinaria. Mi sentivo completamente sua. Non solo perché mi aveva posseduta, ma anche perché sentivo che aveva un sentimento di protezione nei miei confronti. Suonò di nuovo il telefono.

“È Tom. Rispondigli. Tradire il proprio ragazzo va bene ma non bisogna oltraggiarlo. Rispondigli e sii carina. Tu non sai quante ragazze fidanzate o donne sposate tradiscono il proprio partner. Tutte quelle belle come te.  Anche l’uomo migliore alla lunga stanca. Tutte tengono il segreto! È il modo migliore per condurre un rapporto di unione senza pugnalare l’altro e senza ferire se stessi.”

“Quante sono passate dalle tue braccia? Quante hanno trovato sfogo alle loro necessità negate” chiesi

“Tante! Ma i loro nomi non li rivelerò nemmeno davanti ad un plotone d’esecuzione!”

Risposi a Tom. “Scusami, avevo il telefono silenzioso. ……. Si, ho comprato il vestito per la festa. …………. Ora vado a casa……… va bene, ci sentiamo per stasera”

Mi rialzai con fatica, un po’ dolorante. Non tamponai il buco e lasciai che lo sperma continuasse ad uscire goccia dopo goccia e colare lungo le cosce e sulle calze. Era una sensazione bellissima che mi ricordava di essere stata posseduta da un vero uomo. Mi rivestii in silenzio guardando verso di Bruno e sorridendogli. Mentre mi rivestivo, Bruno piegò il vestito che avevo scelto e lo infilò in una busta. Poi prese una bellissima borsa di pelle che si abbinava perfettamente  al vestito e disse: “Questo vestito è un regalo per te. E ti regalo anche questa borsa perché oggi mi hai donato la tua anima e perché non puoi andare in giro con un vestito così bello senza una borsa adeguata. È un anticipo del regalo di quando tornerai a trovarmi.”

“E se non tornassi mai più?” chiesi

“Vorrà dire che su di te mi sono sbagliato”

 

No, non aveva sbagliato. Sarei tornata.

 

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