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Resti nel buio, immobile. Stai aspettando da tanto tempo ormai, ma non sapresti dire quanto. Sei bendata, la luce nella stanza è spenta e sebbene le corde che ti legano polsi e caviglie agli angoli del letto siano lente, in un momento di piccolo panico le hai tirate fin troppo, e ora ti dolgono. Fortunatamente è bastato tornare a concentrarti sul tuo respiro, farlo tornare ritmico e lento per rilassarti e smettere di farti del male. Senti il petto alzarsi e abbassarsi ad ogni respiro, provi a contare i secondi per capire quanto tempo passa. Ti è stato detto di restare così, immobile, ma non per quanto tempo. Quanto sarà passato?

 

Appena dieci minuti. Entro nella stanza, lasciando che una striscia di luce ti attraversi il corpo. Non la vedi, anche senza il buio completo la benda ti impedisce di cogliere alcunché. Percepisci i miei movimenti dal rumore, senti come giro intorno al letto per sedermi di fianco a te. La mia mano di passa sul viso, accarezzandoti dolcemente, scendendo poi sul tuo collo e passando sul tessuto, lungo tutti i vestiti. Ti ho fatto indossare un vecchio paio di pantaloncini da ginnastica che non usi più e una semplice canottiera di cotone bianco. La tensione dell’attesa ha avuto il suo effetto, alla prima carezza il tuo corpo comincia a tremare, quasi discostandosi per il piacere, indurendo i capezzoli che spuntano attraverso le pieghe della maglietta. La afferro per tenerla, facendola sfregare sul seno regalandoti un’eccitante sensazione, al limite del fastidio.

 

La mano vicino alla mia gamba, ancora intrappolata dalla corda, si tende appena per cercarmi. Mi sfiori il ginocchio, cercando di avvicinarti e avere un contatto. Non parli, aspetti sia io a dirti se e come farlo.

 

«Ti sei annoiata, qui da sola? Pensi ci abbia messo molto?»

 

Vorresti dirmi di sì, che mi hai odiato per averti fatta aspettare al buio da sola, per non averti presa con la forza da subito. Ma senti le mie dita sul tuo viso, accarezzarti le labbra dolcemente e istintivamente apri la bocca per lascarle entrare. Fai solo un lieve cenno con la testa, dici di no, e tiri fuori la lingua coperta di saliva per sporcarmi le dia, succhiandole e riavvolgendo la lingua intorno. Le passo sulle tue labbra, sporcandoti a tua volta e guardandoti mentre la raccogli, giocandoci e succhiandola in bocca. Mi chino su di te, infilandoti due dita fino in fondo alla gola per soffocarti. Non ti ribelli, tossisci senza reagire finchè non le tolgo, prendendoti la lingua e sfiorandola per farti capire di tenerla fuori. Ubbidisci, capendo cosa voglio da quei pochi gesti. Sorridi contenta mente mi avvicino alla tua bocca, sentendo il suono di uno sputo e la mia saliva riempirti la lingua. Ci giochi prima di inghiottirla, istintivamente chiudi le gambe per evitare che il bagnato ti coli dai pantaloncini, non avendoti fatto indossare le mutandine.

 

Sei legata, non puoi. Ti arrendi, sentendo piccole gocce scivolarti nel sedere sul tuo buchetto. Il contatto sparisce quando mi senti scavalcarti e sedermi su di te, abbassandomi per stendermi sul tuo corpo…senti il peso del mio, quasi a schiacciarti per toglierti il fiato. Senti il mio petto su tuo, il mio calore addosso e il mio respiro sulla tua guancia. Ti afferro il viso e lo dirigo verso di me, baciandoti a fondo e leccandoti le labbra. Mi mordi un labbro pe farmi arrabbiare, sperando in una mia reazione violenta. Sorridi quando mi stacco, stringendo i denti in attesa di uno schiaffo.

 

Invece la mia mano scende sul tuo collo, afferrandolo piano per tenerti ferma senza soffocarti. Il mio viso si avvicina al tuo orecchio, sussurrandoti nel buio.

 

«Adesso farai la brava, perché stiamo per fare qualcosa di molto pericoloso insieme…e se ti comporterai bene, se sarai ubbidiente riceverai una ricompensa. Se invece farai storie e tenterai di ribellarti anche una sola volta…» nel dire così, ti mordo piano un orecchio. Ti fermi, ascoltando il tuo corpo tremare mentre la mia mano scende dal collo sulla tua spalla, fino al fianco e risale sfiorandoti appena, fino all’ascella. Una scarica di elettricità di attraversa, gemi di dolore, disagio, eccitazione. Il tuo corpo scatta, cercando di inarcarsi restando schiacciato dal mio peso. Istintivamente tiri la corda cercando di chiudere il braccio sul fianco, cercando di far smettere quell’inferno che ti impedisce di riprendere fiato.

 

«Ti prego…Ti prego!.. Oddio, ti..» smetto, facendoti crollare nuovamente. Respiri affannosamente, mentre riapri la bocca per accogliere le mie dita. Almeno sei certa di dove siano, e questo ti tranquillizza.

 

«Hai capito come devi comportarti?» Non lo vedi, ma sei certa che stia sorridendo. Ami sapere di essere nelle mie mani, e odi saperlo.

 

«Resta immobile d’ora in poi e ascoltami bene» comincio, afferrando un oggetto dal comodino a fianco. Fa un rumore secco e tagliente, di ferro. Senti una lama fredda appoggiarsi sul collo, proprio sulla vena. «Questa è una forbice da tessuto, estremamente tagliente. La userò lungo tutto il tuo corpo, per spogliarti e per torturarti…e ti farò male, molto, ma saprai sopportarlo da brava non è vero?»

 

Sei spaventata, senti la lama muoversi ogni volta che deglutisci. Senti la testa riempirsi di pensieri, prima di svuotarsi completamente e abbandonarti a me con un semplice «Sì».

 

Tolgo le forbici dal tuo collo, trascinando via un brivido dal tuo corpo. Ti bacio, stavolta dolcemente, facendoti riacquistare il calore che il tuo corpo aveva perso per il momento di paura. Muovi appena i fianchi sotto di me, nuovamente eccitata e sentendo la mia erezione anche attraverso i jeans. Ogni suono, ogni movimento è esaltato dal buio e ogni secondo sembra durarne dieci. Mi senti tirare nuovamente la tua canotta, stendendola fino alla pancia per poi inforcare le forbici facendo dei suoni freddi, ferrosi. Senti il metallo appoggiarsi al tuo stomaco, premendo appena in punta come volesse trafiggerti: i tuoi muscoli si tendono, respingendolo e facendolo scivolare e lasciando il tessuto morso dalle lame. Lungo un fianco, proprio sopra le costole, senti le forbici avanzare lentamente, centimetro dopo centimetro, facendo un profondo taglio nella canotta e risalendo lungo il seno.

 

Non hai paura adesso, non pensi ti farà male. O meglio, non ti importa. Senti solo il bisogno di continuare, di sentire quelle forbici tagliarti completamente fino a scoprire il seno e lasciare che possa abusare di te a mio piacere. Vuoi solo rendermi felice, in qualunque modo. Non nascondi più le emozioni, quando senti la punta della forbice sul capezzolo. Si indurisce, cerchi di spostarlo ma la forbice si apre prendendolo in mezzo, senza stringere. Ti si secca la gola, sei terrorizzata dal fatto che potrebbe tagliarti e non te ne importerebbe. Ti piace, quella sensazione, ti piace sapere che sto giocando col tuo corpo portandoti al limite fisico di sopportazione. Ti sfugge un «Ti prego, sì..» come volessi essere complice della tortura. Quelle parole mi ammaliano, afferro il tuo seno tra i denti e ti succhio forte, facendoti gemere di piacere. Non mi fermo, continuando a tagliare fino ad arrivare alla spallina e aprendo la canotta a metà, tranciandola di netto. Il tuo seno si arrossa, facendoti quasi male mentre ti mordicchio prima di lasciarlo ricadere sul tuo petto, sputandoci sopra e leccando la mia saliva intorno al capezzolo duro e gonfio. Spalanchi le cosce, cercando di sentire il mio cazzo più forte su di te. Vorresti supplicarmi di scoparti e sai che mi piacerebbe, ma vuoi resistere ed ubbidire agli ordini il più possibile.

 

Almeno finchè la mente regge a tutto questo.

 

Con pochi tagli, strappo via quel che rimane della maglietta. Affondo la bocca sul tuo seno, succhiandolo come ho già fatto con l’altro. Impugno le forbici per farle scivolare sul tuo corpo, farti tremare quando passano fredde sui tuoi fianchi. Sei al limite, senti la testa scoppiarti per l’eccitazione. Tenti di divincolarti, ferendoti ancora ai polsi ormai segnati, ma il mio peso ti impedisce di muoverti. Vorresti vedermi, saltarmi addosso e stringermi mentre ti scopo.

 

Nulla di questo accade. Lascio il tuo seno per baciarti, sentendo la tua lingua entrare violenta nella mia bocca, succhiandomi forte per dirmi quanto desideri ti scopi, ti prenda con violenza e ti faccia godere facendoti male. Vuoi sentirti spaccare la fica, aprirtela completamente e sentire il mio cazzo fino allo stomaco, fino in gola e farmi godere fino a riempirti completamente.

 

Mi alzo in ginocchio, sopra di te. Dai rumori capisci che mi sto sfilando la maglietta per poi alzarmi in piedi, quando senti la zip abbassarsi speri stia per scoparti la bocca, lasciandoti sentire il sapore del mio cazzo e dandoti almeno la soddisfazione di succhiarmelo, prima di esplodere. Senti il mio corpo appoggiarsi al tuo viso, a cavalcioni su di te. Il mio petto sul tuo stomaco, lasciandomi modo di leccarti le cosce prima di usare nuovamente le forbici per spogliarti dell’ultimo pezzo.

 

Ti ordino di leccarmi le palle, senza fare altro. Senti il mio cazzo sbatterti sul viso, puntando sul tuo seno e sporcandoti di gocce di sperma i capezzoli mentre mi prendi in bocca le palle e le lecchi piano, dolcemente girandoci intorno con la lingua. Senti il mio sapore nella bocca, cercando di far arrivare la lingua almeno alla base del cazzo per leccarmi di più ma i tuoi tentativi si fermano, facendoti restare a bocca aperta a succhiarmi le palle quando senti le lame della forbice entrarti nei pantaloncini. Li tiro verso di me, facendo aderire il tessuto alla tua figa fino ad aprirla, lasciando esposte le labbra e facendo impregnare il poco tessuto dei tuoi umori. Lo lecco, inghiottendo i succhi che colano dalle labbra prima di passare sopra la punta della lama, facendoti male. Ti senti graffiare, senti il dolore della punta pungerti la carne viva della figa. Il dolore tifa gonfiare gli occhi sotto la benda, le lacrime cominciano a scendere e rigarti le guance. Resti immobile, succube del dolore e della tortura per il mio piacere. Infine, dopo quella che ti è sembrata un’eternità, senti il tessuto tagliato cedere e liberarti, senti le mie mani aprirti le labbra e la mia lingua entrare dentro di te, esplorandoti in ogni millimetro di pelle e succhiandoti il clitoride, già gonfio d’eccitazione da ore.

 

Respiro il profumo della tua eccitazione, esplorando senza riguardi i tuoi buchetti con le dita. Sento al fica allargarsi, con due, tre dita e stringersi intorno pregandomi di essere scopata, violentata senza riguardo. Ma mia lingua arriva al buchetto del tuo culo, più stretto e timido, assaggiandolo mentre continui a versare copiosa la tua eccitazione. Ormai la testa di pesa, gonfia di sangue e pensieri senza essere in grado di afferrarne uno, solo una bambola di istinto che prega per essere usata. Senti l’orgasmo avvicinarsi ogni volta che le mie dita ti esplorano, senza mai andare fino in fondo e regalarti alcun piacere se non una continua tentazione. Ti sciolgo i nodi alle caviglie per afferrarti meglio le gambe ma tolto l’ultimo cedi, cercando di divincolarti e facendo cadere le forbici in bilico sul tuo corpo, graffiandoti la coscia.

 

Mi rialzo dal tuo sesso, voltandomi e sdraiandomi nuovamente su di te, faccia a faccia.

 

Ti afferro per il collo. «Come ti avevo detto di comportarti? Come dovevi restare tu? Ferma. Infatti ti sei fatta male, lo senti?» e ti afferro violentemente la coscia sul taglio, sporcandomi. Ti sfilo la benda, così che tu possa vedermi.

 

«Non mi interessa» mi rispondi senza ostilità, quasi servizievole, con gli occhi rossi ma eccitata come non mai «puoi farmi quel che vuoi. Puoi uccidermi. Sono tua»

 

Non dico una parola. Tengo ferma la mano sul tuo collo, stringendo. Ti osservo soffocare, a bocca aperta senza dire una parola. Cerchi aria con la lingua, con gli occhi senza tentare di ribellarti, nemmeno quando mi allungo su di te per baciarti mentre ti libero i polsi dai nodi. L’unica cosa che fai è cercare di ricambiare il mio bacio mentre la vista ti si annebbia, abbracciandomi.

 

Lascio al presa, lasciandoti respirare. Ti si riempiono i polmoni d’aria e gli occhi di lacrime, poi mi stringi forte a te baciandomi intensamente. Ti stringo mentre entro dentro di te, scopandoti finalmente. Sei talmente bagnata che scivolo dentro con facilità, allargandoti e lasciando cingere le tue gambe intorno a me. Non smettiamo di baciarci, continuando a leccarci a vicenda. Sento le tue unghie affondare nella mia schiena quando spingo, la tua fica stringersi e dalla tua gola escono gemiti di piacere, sempre più bassi e profondi. Ti bacio ancora e ancora, stingendoti il seno tra le mani e godendo fino all’ultimo secondo, in cui mi senti afferrarti forte e stringerti, godendo. Il mio cazzo esplode, riempiendoti e dandoti l’ultima scarica di eccitazione, facendoti sentire pienamente mia e godendo a tua volta, portando le labbra al mio orecchio per farmi sentire il suono del tuo orgasmo.

 

Restiamo immobili, stesi uno sull’altra in quell’abbraccio.

 

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