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Autogestione tra gemelli

By 18 Settembre 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Keven, uscì dalla porta dell’aula dove con i suoi compagni stava giocando a Uno, durante quella giornata di autogestione scolastica.
La si organizzava sempre e lui aveva sempre partecipato, soprattutto quest’anno che era l’ ultimo.
Appena uscito, si ficcò la mano in tasca e toccò l’oggetto al suo interno.
Sorrise compiaciuto e si girò per andare verso le scale, quando dalla 5^F uscì Monia, la sua gemella: -” Ehi” le disse; lei gli sorrise e gli chiese cosa stesse facendo;
-” Nulla, giochiamo a Uno. Stavo pensando di andare nella soffitta…” le disse in tono beffardo -” vuoi venire?”.
Monia sgranò gli occhi e sorrise felice ” Hai un joint?”. -” Esattamente…” rispose Keven socchiudendo gli occhi soddisfatto e allungando gli angoli della bocca.
I due, si diressero velocemente verso la scalinata in marmo al centro della scuola, grazie alla quale avrebbero raggiunto l’ala antica a cui nessuno più accedeva perch&egrave
non troppo sicura. In un lato erano presenti dei bagni anch’essi in disuso, privi dei sanitari: decisero di sistemarsi lì. Keven, tirò fuori lo spinello
e lo accese -“chi arriccia appiccia!”- sentenziò e Monia rise. Dopo qualche tiro gliela passò. -” ci voleva, kev! ci voleva proprio! Giù ci stiamo ammazzando dalla noia
con i soliti discorsi…”- Keven rise -” E di cosa vorresti parlare?- chiese
-” Ma che ne so, di tutto ma non di Angela che non sa fare una sega al fidanzato, dai!”- e rise coprendosi la bocca mentre ripensava alla scena
-” Vedi come sei? Io parlerei volentieri della questione con la povera Angela!”-rispose lui
Monia si finse turbata ma ridendo colpì il fratello nelle parti basse: -” Kev…ma ce l’hai duro?”-
Gli chiese mentre gli passava la canna; Kev ammutolì e poi scoppiò a ridere -” caaaavoli, non me n’ero accorto! Che ridere, stavo pensando ad Angela!”
risero insieme, poi Monia, per gioco lo ritoccò -“Ma sai che sembra che ce l’abbia grande?”
-” Dici?” Le rispose, tirandoselo fuori
-“Ma dai, kev…” disse lei, mentre però glielo guardava.
-” Capirai, siamo fratelli, ci siamo sempre visti!”-
Lei rise e presa da un attimo di intraprendenza glielo tastò. Fu roba di poco, ma la situazione si fece più seria: Keven era eccitato e la mano di Monia
gli piaceva parecchio. La guardò per capire le sue intenzioni: anche lei aveva intuito che si era passati dal gioco a qualcosa di più
serio e ciò lo avvertivano dal semplice sguardo, proprio come capitava sempre, tra loro, a causa dell’essere gemelli. Keven la prese e la voltò verso il muro
, appiccicato a lei, in modo da farle sentire quanto ce lo avesse duro, su per la schiena, e da stare vicino al suo orecchio: un attimo dopo avvicinò le dita alle sue
mutandine e scostandole velocemente, ne mise due dentro, trovandola a sua volta eccitata, sicuramente quanto lui. ” Sei fradicia”- Le disse piano all’ orecchio,
guardando il soffitto, poi, voltandole la testa verso il suo sguardo le disse ancora ” Adesso te lo sbatto dentro”-
Con molta agilità, così come aveva inserito le dita, fece scivolare il cazzo nella sua fessura, bagnatissima, con un colpo solo.
Monia era elettrizzata: sentiva il fuoco nelle vene e la figa fremere. Quando Keven le aveva detto che gliel’avrebbe sbattuto dentro, aveva percepito tutto il
suo corpo in armonia, pronto a godere e a ricevere. E ora lo sentiva: la stava sbattendo da dietro, tendendole i fianchi in modo che seguisse l’
andamento del suo affare, era come se la trattasse da oggetto, cosa che la faceva impazzire. Aveva una forza incredibile, se non si fosse trattenuta, sarebbe venuta immediatamente…e a lei piaceva rimandare il piacere, giocare con esso.
Tolse la mano del fratello dal suo fianco e se la mise sul seno: lui capì al volo e incominciò a stringerglielo:sentì la mano stropicciarglielo e pizzicate il capezzolo; così non andava, si stava eccitando ancora di più
e di lì a poco sarebbe esplosa…
-“Fermo! Basta, così mi fai venire!”- urlò all’ultimo e Keven, che stava scopando con quella che poteva vedere come la sua alter ego e seppe subito come
fare. “Vieni, sdraiati sopra di me e lavora di bocca, mentre io ti ficco un paio di dita dentro…”
Monia non aveva mai scopato con uno che sapeva quasi leggerle nel pensiero: ” sarà difficile” pensò, morsicandosi il labbro ” riuscire a trattenere a lungo l’orgasmo, maledizione…”
Così si sdraiò e si concentrò su quello strumento di piacere che fino a poco prima le stava facendo provare il paradiso: lo infilò in gola, e utilizzò la lingua per avvolgere
il cazzo dall’alto verso il basso e cominciò a muovere ritmicamente la testa.
Keven, intanto, congiunse il pollice con il mignolo e infilò le restanti dita nella figa della sorella, provocandole
un grido di piacere non appena entrarono. E spinse, spinse quasi come se sentisse piacere attraverso di esse, inebriato dalla bocca che risucchiava e leccava il suo cazzo. Stava per venire. E non doveva ancora, non in quel modo.
A Monia piaceva succhiarlo ma con lui era diverso, era fantastico, come se si trattasse del suo stesso corpo…sapeva cosa inebriasse il fratello perch&egrave era lo stesso che piaceva a lei: mentre accarezzava con la lingua il membro e solleticava i testicoli,
decise di inserire l’indice nell’ano; prima lo massaggiò e quando lo sentì rilassato, pronto a ricevere, inserì il dito nella fessura. Sentì il cazzo vibrare dal piacere.
Immediatamente sentì anche il suo buco allargarsi ed era sicura che non si trattasse di un solo dito. Anche suo fratello, sapeva esattamente come darle piacere. Era come ubriaca: aveva tutti gli orifizi pieni, bocca, figa e culo in un colpo solo. Esplose in un orgasmo come non ricordava
fosse mai successo, dovette smettere di far godere Keven per mettersi una mano sulla bocca e impedirsi di urlare, mentre godeva con quella forte intensità.
Ma lui non era ancora venuto e non intendeva smettere: continuò a sfondare la sorella, con entrabe le mani, poi, la rivoltò, tuffò la testa nella bionda peluria bagnata e mentre beveva le procuò un secondo orgasmo clitorideo. Dopodich&egrave, ancora duro e con le palle gonfie,
la penetrò, e la sbatt&egrave fino a raggiungere il momento culminante: uscì fuori, avvicinò la testa della sorella a s&egrave e mentre finiva di lavorarselo le avvicinò il glade alle labbra, in attesa che lei le aprisse. Venne rivoltando la nuca verso il soffitto e chiudendo gli occhi,
mentre un liquido biancastro rifluiva tra le guance e la gola di Monia.
Ci volle qualche minuto perch&egrave si riprendessero. Erano esausti. La prima ad alzarsi fu Monia, che cercò di darsi una sistemata e lanciò i vestiti del fratello addosso a lui: -“vestiti, veloce”-.
Lui la guardò e in un attimo eseguì l’ordine, poco dopo scesero le scale e raggiunsero le rispettive classi.

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