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“Viviana, sai una cosa? Un dubbio m’assilla angosciandomi di continuo da tempo, tempestandomi la psiche e tormentandomi sovente la mente, si tratta in definitiva modestamente e semplicemente di quel ragionamento che avevamo iniziato l’altro ieri” – mentre Nadia rincara la dose, vistosamente preoccupata e chiassosamente nervosa, rivolgendosi in ultimo alla sua fedele e affezionata amica d’infanzia Nadia.

“Io penso che la vagina non è fatta per procurare piacere, non capire male, perlomeno, se non altro, non di per sé. Come ben saprai, l’orgasmo femminile e alcune convinzioni errate e dei convincimenti scorretti, su che cos’è il sesso per le donne italiane, con la propria radicata sessualità e in special modo con l’orgasmo, sono argomenti e trattazioni che si sentono e si leggono indiscriminatamente e alla rinfusa qua e là in ogni luogo, indistintamente in ogni angolo si mugugna su queste idee. Credimi, materie come la masturbazione, gl’insegnamenti e i temi sull’orgasmo, le dottrine e le ideologie sul sesso orale, i suggerimenti e le discipline sulla penetrazione, le culture sul sesso anale e sulle fantasie sessuali, non fanno altro che sopraffare le individuali insicurezze e talune indecisioni di noi donne, persino sbaragliandoci. Se ne parla dovunque, a dismisura e con sregolatezza, non trovi? Queste argomentazioni e queste discussioni, sono rivolte ahimè principalmente alle donne, ma possono ritornare adatte anche agli uomini: se le donne per prime hanno dubbi e insicurezze sulla propria sessualità, è più che naturale e lecito che anche gli uomini le abbiano” – commentava Viviana tirando dritto nel suo discorso, illustrando e interpretando il suo dialogo senza peli sulla lingua.

“A mio avviso, però, la penetrazione vaginale che spiega, in primo luogo, che non deve per forza essere considerata la pratica sessuale per eccellenza, anche per le donne eterosessuali. Se quando pensiamo al sesso, ci viene subito in mente la penetrazione vaginale, è perché dal punto di vista squisitamente sociale e raffinatamente culturale, è considerata e valutata la pratica sessuale per eccellenza, almeno dalle persone eterosessuali. Questa convinzione, cara Nadia, ha radici molto profonde, perché basta riflettere sul fatto che, fisiologicamente parlando, è la modalità più sicura per procreare. Se quindi consideriamo (come è stato fatto fino a tempi recentissimi) il sesso unicamente come strumento per avere figli, ecco che il ragionamento non fa una piega” – aggiungeva più che persuasa Viviana, evidenziando e rimarcando determinata il suo personale e schietto concetto.

“E vero Viviana, in parte hai ragione, non lo nego, eppure qualcosa non mi torna, non so come spiegartelo, non riesco a fare miei questi concetti e queste nozioni che tu commenti, non riesco ad abbracciarli né a comprenderli in pieno” – ribatteva incuriosita, trepidante e irrequieta nel mentre Nadia, chiaramente ammaliata e conquistata dai discorsi coerenti, penetranti e lineari della sua fidata e leale amica Viviana.

“Come ben saprai Nadia, da tempo ormai, prima dell’invenzione della pillola, tenuto conto che entrambe abbiamo superato i sessant’anni d’età, alle donne veniva insegnato, pressoché educato e perfino indicato di sviluppare un ruolo passivo nella sessualità di coppia. Improbabilmente e faticosamente le donne prendevano l’iniziativa, difficilmente erano consapevoli di quello che procurava loro piacere, raramente gestivano e coordinavano l’atto: la loro sessualità era al servizio di quella maschile e non c’era spazio per la soddisfazione prettamente individuale. Con l’avvento della pillola, le donne hanno potuto cominciare ad apprezzare la sessualità con meno preoccupazioni e minori affanni, a esplorare il proprio piacere e a dedicargli infine il necessario e indispensabile spazio. La situazione è certamente migliorata, senza dubbio nel corso del tempo. Se tu ci pensi bene cara Nadia, la penetrazione vaginale, consiste nell’inserire qualcosa all’interno della vagina: può essere l’organo maschile, una o più dita, oppure vibratori e aggeggi elaborati e progettati per lo scopo. Tu non devi angustiarti né crucciarti più del dovuto, perché il pene non penetra mai completamente la vagina in tutta la sua lunghezza, per motivi strettamente fisici: il canale vaginale, infatti, non è perpendicolare al corpo femminile e il pene in erezione, non è tangenziale al corpo” – concludeva in modo allettante, logico, risoluto e alquanto convincente Viviana.

“Non so che cosa dirti Viviana, sembrerò strampalata e stramba ai tuoi occhi, però la vagina non è fatta per procurare piacere, perché a me, è normale che non mi sia mai capitato di provare un orgasmo soltanto con la penetrazione vaginale, perché ti dirò, nonostante l’uomo che mi possiede sia colui che adoro e che mi calza sessualmente, non riesco in conclusione a raggiungere l’orgasmo con la penetrazione vaginale. Forse sarò io così, che dire. Ti confesso che fra noi due c’è la fantasia, i preliminari, l’amore, il desiderio, ma niente, malgrado ciò non succede quello che bramo” – spiegava quasi affranta, amareggiata, leggermente demoralizzata e scontenta Nadia.

“Suppongo che per molte donne questa è una notizia addirittura sorprendente, considerate tutte le informazioni contraddittorie o false che ricevono nel corso della vita riguardo ai loro genitali, eppure le cose stanno così Nadia: fatta eccezione per la zona bassa, che sembra essere molto sensibile, ma con cui si riesce a interagire unicamente allorquando si è molto eccitate, la vagina, di per sé, non è fatta per procurare piacere. Non aspettarti quindi di raggiungere l’orgasmo solamente con la penetrazione. Non mi stancherò in nessun caso di ribadirtelo e di confermartelo, perché è indispensabile che ci sia anche una stimolazione diretta o indiretta del clitoride, in aggiunta a un buon livello d’eccitazione. Poi ogni donna è diversa, su questo devo darti ragione. Pensa, che oggigiorno, sebbene io sia insieme a Bruno, avendo acquisito una certa esperienza stando da sette anni con lo stesso partner, sento dolore durante la penetrazione, almeno all’inizio del rapporto. Ogni tanto, in verità, penso di non essere abbastanza eccitata e d’aver bisogno di più preliminari, ma non so se il motivo è realmente quello” – sottolineava sfavillante Viviana, spiegando il suo semplice e al tempo stesso strutturato concetto.

“Viviana cara, se penso, che pure la mente è una zona altamente erogena e dev’essere necessariamente coinvolta, che bisognerebbe stimolarla con le fantasie, perché solamente in questa maniera la penetrazione vaginale sarà piacevole, mi viene da mollare tutto, d’abbandonare ogni cosa. Se invece, trascuro il resto del corpo, se non coinvolgo il clitoride, se non sono presente e adeguatamente sobillata e infervorata per così dire di testa e ho fretta d’arrivare alla penetrazione, potrei incontrare qualche ostacolo. Mi rendo conto che la penetrazione in quel momento è impossibile, in quanto posso patire e sperimentare a tratti dolore” – rimarcava manifestamente addolorata e sconsolata Nadia, riconoscendo appieno i suoi limiti e le sue connaturate indecisioni.

“Cara Nadia, delle volte, credimi, succede pure a me di non desiderare la penetrazione vera e propria. Ti dirò che spesso è più proficuo ed efficace affrontare l’argomento e parlarsi tranquillamente, cercando sempre di non ferirsi, ma sforzandosi di conoscersi meglio e di capire che cosa pensa e in special modo che cosa prova l’altro. La penetrazione potrebbe, anche a buon diritto, non essere la cosa di cui avete voglia in quel momento, e questo non significa che non desideri più il tuo compagno, ma che magari preferisci fare altro: se tu sei diretta, chiara e precisa sui tuoi desideri, entrambi potrete godervi meglio l’esperienza ed eviterete in tal modo di trasmettere messaggi dissonanti e non veritieri” – aggiungeva ardita e risoluta Viviana, sgomberando la mente della combattuta e tormentata Nadia.

“Sai Viviana, ti confesso che io prediligo una posizione che mi facilita l’orgasmo, vale a dire quella che mi dà la possibilità di muovermi come desidero e d’essere in un certo frangente, la protagonista indiscussa del rapporto. Ti confido e ti svelo, che più mi muovo, maggiormente raggiungo il piacere che ho appreso con il tempo, oscillando la cavità pelvica avanti e indietro durante il rapporto vaginale, facilitandomi e agevolandomi di fatto l’orgasmo. Per dirla tutto, io adoro la postura quando io sono sopra di lui. Se io sono di sopra, gestisco meglio tutto, la profondità, il movimento e il ritmo. Mi piace pure la postura di lato, “quella a cucchiaio per la precisione”, perché durante la penetrazione lui mi tocca i capezzoli e il clitoride.

“Molto bene, qua ti do io una dritta Nadia. C’è un altro tipo di movimento, meno evidente, che puoi senz’altro testare durante il rapporto vaginale, io lo faccio, provalo. Si tratta delle contrazioni della muscolatura che circonda la vagina. Tu non devi fare altro che contrarle ritmicamente alla velocità che preferisci, durante la penetrazione naturalmente, in tal modo aumenti la tua sensibilità e il tuo personale coinvolgimento. Questo tipo di contrazione, produce infatti una sorta di massaggio stimolante per entrambi. Non è necessario che tu diventi “una nominata acrobata della vagina”, ma non dimenticare, che la partecipazione attiva durante la penetrazione, migliora notevolmente le tue personali e intime sensazioni” – ribadiva adesso Viviana raggiante, incitata e fomentata più che mai dal discorso che aveva intrapreso.

“Alcune volte mi rammarico Viviana, io talvolta ho dei malintesi e dei lievi dissapori con il mio attuale compagno. Presto voglio risolvere al meglio la faccenda (beninteso senza far star male nessuno), per il semplice e lineare fatto che la penetrazione non mi piace così tanto come prima, in quanto desidererei riceverla con minore frequenza” – sottolineava angustiata e leggermente desolata Nadia.

“Secondo me Nadia, bada bene che non sono un’esperta, dovresti cambiare la prospettiva sul rapporto vaginale, devi aggiustare la visuale delle cose. Prova a uscire dallo schema del pensiero, secondo la quale la penetrazione vaginale è il punto d’arrivo e tutte le altre pratiche sono soltanto preliminari, ossia gesti preparatori. Un incontro sessuale è fatto da diversi tipi di stimolazioni e d’interazioni, tutte ugualmente valevoli, vigorose e rilevanti; provate dunque ad arrivare alla penetrazione vaginale, quando avete già esplorato altri modi per toccarvi e stare insieme in modo piacevole, arrivateci magari dopo aver avuto un orgasmo, grazie per esempio ad altri tipi di stimolazioni. Ti auguro tante belle cose, fammi sapere l’esito” – rimarcava Viviana, salutandola e dirigendosi verso la sua autovettura.

“Che cosa ci faccio qui? – si domandò adesso Nadia”. Sembro sveglia all’improvviso da un lungo sonno o da una specie dipnosi? In quella circostanza guardai sul citofono il suo cognome, squadrai in alto quel palazzo elegante, però nessun movimento dietro le finestre. Lui mavrà di certo visto arrivare pensai io, chissà. Indugiavo mentre i minuti passavano esageratamente in fretta, tentennavo pensando che solamente qualche ora prima imprecavo e maledicevo lo scorrere lento e pacato del tempo.

Al momento però ero lì, davanti a quel portone con il mio abbigliamento studiato per giorni, scegliendo con cura l’intimo che sapevo piacergli, le calze, le scarpe con il tacco alto, la gonna stretta e lunga sotto il ginocchio, il golfino accollato però attillato, che metteva in risalto mostrando le curve rilevanti del mio seno con un trucco leggero, tuttavia accurato. Io ero lì davanti a quel portone in una strada sconosciuta di Palermo, arrivata con il treno che parte da Messina, ero lì dopo aver conteso e sfidato i miei dubbi, dopo le bugie raccontate in famiglia per giustificare motivando appieno quella stravagante giornata da trascorrere fuori per lavoro, cinque ore di treno effettuate senza quasi respirare e altre cinque da fare questa sera per il rientro.

Che cosa ci facevo lì? Tutto questo per vivere realmente e per nutrirmi di quegli amplessi finora soltanto raccontati per telefono o tramite una frustrante, mortificante e penalizzante sfilza di messaggi sul cellulare con un uomo mai visto, ma soltanto conosciuto, anzi, scoperto nella chat. Chi era questuomo, che ha saputo conquistare raggiungendo e toccando le corde giuste e precise del mio animo, che ha saputo fin da subito con bravura che cosa io volessi o avessi bisogno, che mi parlava con quella voce chiara, lenta e profonda, cadenzando e scandendo le parole, questuomo che rievocava giochi erotici, riuscendo a farmi sentire come se li stessi realmente vivendo? Questuomo che mi scriveva del suo amorevole desiderio di prendersi cura di me per qualche ora, della sua voglia di coinvolgermi e di trascinarmi in quei giochi, descrivendomi precisamente che cosa mavrebbe fatto, questuomo il cui soltanto pensarlo mi causava una dolorosa e tormentosa eccitazione? Quante volte mi sono masturbata pensando a lui, quante volte ho pensato e riflettuto che fosse lui e non mio marito a toccarmi, ad accarezzarmi, a baciarmi e a leccarmi.

La curiosità di dare un volto all’uomo che mha teoricamente scopato decine di volte, all’uomo che sfiorava la mia pelle massaggiandomi con dita esperte, che succhiava i miei capezzoli con bravura e maestria, che apriva le mie gambe infilando la sua lingua calda fra le mie grandi labbra leccandomi con delicatezza e laboriosità, all’uomo che mha fatto gridare di desiderio implorandolo di riempirmi con il suo sesso, invocandolo di scoparmi, facendo appello di sollecitare il mio clitoride duro, affinché potessi essere scossa da un orgasmo eccezionale, liberatorio e sconvolgente. La curiosità e la stranezza di darmi all’uomo, che con le sue parole guidava la mia mano per regalarmi quel piacere che avrei voluto fosse lui a procurarmi. Lesclusività e la particolarità dunque di poter avere realmente il suo sesso dentro di me, la sua lingua per poter esplorare il mio corpo mha fatto forse perdere la chiarezza e la lucidità necessaria per individuare il pericolo?

I miei sensi erano così intorpiditi e offuscati dal doloroso e rattristante desiderio che lui riusciva a farmi provare costantemente, da non riuscire a percepire la differenza né la disparità fra il bene e il male, perché in quell’istante io ero lì davanti a quel portone, perché sapevo che lui mattendeva e tutti quei chilometri altrimenti realizzati a che cosa sarebbero serviti? Sul treno, infatti, avevo avuto molto tempo per pensare a quanto ceravamo promessi, perché sul treno continuava a mandarmi messaggi desortazione, quasi dincoraggiamento, come se percepisse i dubbi e la riluttanza che mha accompagnato, fin dal momento in cui lui pronunciò quell’inevitabile domanda:

“Nadia, quando verrai da me?”.

Dubbi, indecisioni, irresolutezze nel frattempo s’accavallavano mescolandosi velocemente, e se io non fossi stata come lui saspettava? E se lui non mi fosse piaciuto? Lui mi confidò che non era importante né saliente il nostro aspetto fisico, perché eravamo affascinati e attratti da ben altro, qualcosa che andava oltre a come si appare comunemente. Molto probabilmente aveva ragione, però io avevo ugualmente paura e timore di contrariarlo, di deluderlo ulteriormente, in tal modo ancora dubbi, incertezze e indecisioni che galoppavano inclementi e inflessibili. E se invece tutto fosse stato ben architettato, persino con la collaborazione e con l’aiuto macchinoso di qualcuno? Io gli avevo prontamente scritto durante uno dei nostri primi innocui scambi di messaggi, che ero sposata e che avevo due figli: il soggetto giusto avrà pensato lui, magari è un gran conoscitore dellanimo femminile e leggendo fra le righe di quanto con ingenuità e noncuranza avevo scritto, avrà anche capito che cosa realmente mi mancasse e che cosa cercassi di preciso. Può darsi una volta in casa sua, lui avrebbe scattato di nascosto delle foto, avrebbe registrato un video e dopo il sublime appagamento dei miei sensi e dei desideri, che lui aveva perfettamente indovinato, sarebbe scattata in ultimo la trappola. Che sciocca e che ingenua, forse era un bellimbusto che trovava e circuiva in tal modo le sue ignare e sprovvedute clienti: alla fine mavrebbe chiesto del denaro per la sua prestazione, poiché già lo vedevo, aggressivo, beffardo e bellicoso.

“Levatelo dalla mente, hai per caso ritenuto che io eseguissi totalmente questimpresa a titolo di favore, senza spesa?” – mavrebbe appassionatamente lui esposto, commentando in modo ardito e risoluto la questione.

Oddio, che cosa stavo dicendo? Stavo forse sragionando o stavo ponderando in maniera opportuna la faccenda? Sì, il nocciolo, quel cruccio era proprio quello: lo svago progettato avrà per me dei risvolti favorevoli? Io avevo tutto da perdere, i figli, il marito, gli affetti, la considerazione, l’onore e la stima. In quel frangente mi riconobbi piuttosto costernata, sgomenta, terrorizzata e da sola, in balia e in potere dun individuo sconosciuto senza scrupoli, mentre restavo con la mia valigetta in mano appoggiata al muro evocando tutto questo, mentre il mio cellulare continuava a squillare: ebbene sì, era proprio lui. Se mavesse visto, pensavo, sarebbe sceso per prendermi, però effettivamente non immagina che io sia già qui, sennonché ancora quella lungimirante e profetica domanda, mi martella tormentandomi l’intelletto:

“Che cosa combino esattamente qui?”.

Questa è l’angoscia, il panico e la tribolazione di poter scialacquare dissipando ciò che ho di più bello e di più grande nel cosmo, i miei figli, che mi fecero correre via da quel luogo incantato e stregato, dapprincipio con passo lento, poi via via aumentando l’andatura fino a che girai l’angolo, in quanto mi sentii celermente e pienamente al sicuro.

In quel preciso istante spensi il cellulare, feci un profondo respiro e mallontanai alla svelta, utilizzai un taxi diretto alla stazione ferroviaria e mi dissi che la competizione in ballo era assai esorbitante e grandissima, per osare con la faccia tosta rischiando oltremodo.

{Idraulico anno 1999}

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