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Baci di rabbia

By 20 Ottobre 2011Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Entrai nella sua auto, furtivo. Lei era seduta davanti al volante, ancora sudata per la fine degli esercizi in palestra. Ma appena mi vide, la stanchezza si trasformò in ansia e preoccupazione. Girò la testa di scatto più volte verso i finestrini per essere sicura che nessuno mi avesse visto entrare nella sua auto, benché in quella zona della città lei non conoscesse nessuno. Anche il mio cuore batteva forte, ma solo perché finalmente la rividi sapendo benissimo cosa avrei fatto in quel momento: di scatto la baciai violentemente. La sentii trattenere il respiro, sorpresa. Io non pensavo a nulla, nemmeno alla possibilità che lei mi spingesse via o mi desse uno schiaffo. Pensai solo a baciarla, con forza, con la rabbia di anni in cui avevo sofferto per lei e per quelle labbra calde. Lei ricambiò presto dopo l’iniziale esitazione. Si abbandonò a me, alle sue sensazioni. Le presi il viso tra le mani e lo strinsi. Le accarezzai le guance, la fronte, il mento. Con i polpastrelli percorsi ogni parte del suo viso, la stavo disegnando in quel momento per la prima volta, ad occhi chiusi.

Il bacio divenne più appassionato, tanto che lei cominciò a gemere e a lamentarsi. “Qui no…” mi diceva, ma io andai avanti. Stavolta non poteva finire, non adesso, dopo tanti anni in cui sognavo che avvenisse ciò che ora stava avvenendo. E allora il desiderio represso cominciò a liberarsi, e percorsi la pelle del suo collo, prima con le dita poi con la bocca. Volevo morderla, e la morsi. Con passione, con cattiveria. Volevo farle male, punirla per tutto il dolore che per colpa sua mi aveva lacerato l’anima sino a ridurmi ad un uomo ossessionato.

Con un gesto deciso, le agguantai i piccoli seni con entrambe le mani. Li tenni coperti e poi cominciai a massaggiarli lentamente. Sentivo i piccoli capezzoli farsi più duri, e con il pollice e l’indice delle mie mani, li presi in maniera decisa, pronto a strizzarli. La loro durezza mi eccitò e le alzai la maglietta sudata per prenderli in bocca. Era tutto così perfetto. Ero estremamente eccitato. Il cazzo nei pantaloni sembrava non farcela più a stare recluso. Decisi che bisognava liberarmi e mi sbottonai, sempre succhiando avidamente i suoi seni caldi.

Liberato il cazzo, presi una sua mano e me lo feci toccare, le dissi di stringerlo, di farlo suo. Il contatto della pelle della sua mano col mio cazzo mi mandò in estasi. Sembrò che mi si fermava il cuore. Ero felice, eccitato ma sempre razionale. Riuscivo a godermi ogni attimo di quello che accadeva. Ringraziai gli dei per quello che mi stavano concedendo.

A quel punto la presi da dietro la nuca e la forzai a scendere con la bocca tra le mie gambe. Glielo feci ingoiare tutto, provocando in lei resistenze e rigurgiti. Non era preparata a quello. Che sarebbe successo se ci avessero trovati? A me non importava nulla. Anche il pensiero del suo ragazzo che ci scopriva non mi turbava, anzi mi riempiva di tensione positiva, mi dava coraggio.

Le facevo fare su e giù con la bocca. Non capivo se mugugnava di piacere o piangeva. Ma a me piaceva e non m’importava nulla.

Mentre eravamo in quella posizione, mi mossi per toccarle il culo. La palpai e riuscii a infilarle una mano dentro le mutande. Il suo culo era sudato, umido. Le entrai tra le natiche fino a titillarle il buco del culo. Lo sfregai per un po’, poi le entrai dentro con l’indice. Fu una sensazione piena di beatitudine. Sentivo che però avevo esagerato, perché il piacere ora era troppo forte e sarebbe stato difficile resistere ancora. Però mi avventurai ancora con le dita e le accarezzai la fica bagnata, allagata. Con un’unghia le pizzicai il clitoride e lei emise un urlo strozzato, a causa del mio cazzo nella sua bocca. Questo la spinse a stringere di più la bocca e a quel punto cedetti. Mi svuotai completamente nella sua bocca, tenendole la testa ben ferma con le mani. Urlai anche io, cercando di strozzare quelle grida di piacere.

Ero sconvolto, distrutto. Era tutto perfetto. Avrei pianto, se solo mi fosse rimasta un po’ di forza.

Ora era tutto finito. Sentivo lei respirare con fatica accanto a me. Stava quasi soffocando nell’essere costretta a farmi fare quel pompino. Tossiva e aveva un filo di sperma che le colava dalle labbra. Io stavo bene. Avevo placato i sensi e la rabbia. Ora potevo sparire dalla sua vita, da quella città, da me stesso.

Ero morto.

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