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Racconti Erotici Etero

Barbara: un desiderio carnale

By 28 Gennaio 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

La telefonata che non ti aspetti è quella di Barbara’ l’amica di mia cognata che dopo il capodanno non ho più visto ne sentito. Barbara, la splendida Barbara con cui ho avuto una serie di rapporti che mi eccita il solo ripensarli. Quella Barbara che mi fa sangue da morire’Mi è parsa al telefono tesa seppure sotto il solito velo di spigliatezza nel chiedermi se avessi mai voluto accettare un invito a cena con lei schernendosi e banalizzando la cosa. Barbara mi chiedeva se avessi voluto accettare di incontrarla senza Laura la mia ex cognatona tutto culo. Mi rivolse, inoltre, la preghiera, nel caso non avessi accettato, di non dire nulla di questa richiesta a Laura, poiché non sapeva come Laura la avrebbe potuta prendere, e non voleva rischiare di compromettere un’amicizia pluriennale. Sorrisi di queste paure. Del resto tutti gli incontri che avevo avuto con lei erano stati emotivamente densi e fisicamente molto pieni, carichi. Ad un certo punto della conversazione ero turgido e mi resi conto che il mio pene parlava per me. Sorridevo ad ogni sua parola e pregustavo l’incontro. La voce di Barbara era ora rilassata e suadente, roca al punto giusto per scandire alcune frasi di fuoco che accesero la mia immaginazione. Ci intrattenemmo a scambiarci convenevoli un po’ spinti e mi eccitai ancora di più. Mi faceva piacere l’interesse esplicito di Barbara e ancora più mi eccitava questo momento di fortuna sessuale in cui tenevo relazioni stabili con due donne differenti, ma a mio modo di vedere arrapanti e bellissime, ed ora presumevo che a Cinzia e Laura si poteva aggiungere Barbara. Barbara non amava i preamboli e quando capì la mia estrema disponibilità mi disse: ‘Che ne dici se facciamo subito?’ e io che mi divertivo di questa situazione dissi: ‘ma come subito siamo nel primo pomeriggio che cena sarebbe’?’ Barbara rimase un attimo interdetta ma poi la sua presenza di spirito ebbe la meglio e sorridendo rispose: ‘Si possono fare tante cose prima di una cena’e possono essere piacevoli momenti facendo intendere qualche cosa di molto esplicito nella sua voce.’ L’occasione era ghiotta, in cuor mio non volevo perdere questa occasione e Barbara era una magnifica donna. Ne avevo bisogno, ma preferivo che ciò avvenisse secondo il suo desiderio, i suoi tempi non mi azzardavo ad imporle niente. Chiusi il telefono promettendole che l’avrei raggiunta a casa sua. Il mio desiderio nei suoi confronti era reale e soprattutto indipendente dalla presenza o meno di Laura. Barbara mi eccitava da morire. Avrei dovuto incontrare un mio collega ma sapevo di avere una cosa da fare ben più importante per me, per cui lo chiamai e trovata la prima scusa che mi venne in mente me ne liberai, precipitandomi a casa di Barbara. Era in trepida attesa, sul balcone, mi vide e mi aprì il portone. In breve tempo raggiunsi la porta dell’appartamento che mi aveva lasciato socchiusa e poi fu un fantastico abbraccio, e io mi persi, dopo aver chiuso la porta. Lei si era fatta trovare pronta per l’uso. Immediata è stata l’aspirazione a pieni polmoni dello splendido profumo di magnolia che traspirava da ogni poro della sua pelle e che mi fece impazzire. Mi avvertì subito che il tempo che ci potevamo dedicare era ampio. I suoi figli erano da sua madre e avrebbero dormito dalla nonna, non vi sarebbero stati problemi quindi. Eravamo seduti io sul divano e lei su una poltrona, ma subito tutto cambiò e io me la ritrovai avvinghiata a me che limonavamo senza tregua. Diceva che con me aveva scoperto, finalmente di poter godere pienamente. Riscoprivo il suo corpo voluttuoso, in particolare le sue tettone imponenti, voluminosissime, e li con lei che me le offriva grosse e sode capii che erano il suo punto di forza straordinario. Anzi mentre iniziavo freneticamente a spogliarla non riuscivo a immaginare come avrei potuto fare senza succhiare quel seno debordante. La mia lingua aveva subito preso possesso della sua bocca. Il copione fu scritto: io dominavo e lei subiva, del resto era anche lei che voleva così. Fui io a decidere cosa fare. La volevo e lei mi voleva. Volevo farle subito qualche cosa che ci avrebbe soddisfatto entrambi. L’ho messa delicatamente di fronte al tavolo nell’ingresso, appoggiandola con le mani, in modo da potersi reggere, le ho abbassato il reggiseno in modo da avere le sue esplosive poppe in mio possesso e le ho calato il perizoma, mi sono posto dietro di lei, alle sue spalle, inserendo le mie dita nella sua vagina, anzi tuffando le mie dita, poiché la sua fica si è dimostrata subito un pozzo. Mi aspettava da troppo tempo. Era piena di umori. Con delicatezza le ho onorato le grandi labbra, mentre le baciavo il collo e i lobi delle orecchie e la sentivo venire. La mia azione nella vagina l’aveva portata a serrare le cosce, ma io le stavo sgrillettando la clitoride con estrema energia, con vigore, titillandolo tra l’indice e il pollice. Ansimava, godeva e soprattutto la sentivo gemere, ogni tanto, poi, volgeva lo sguardo all’indietro, verso di me, e grata mi sorrideva. I suoi occhi erano soddisfatti. Mi ha chiesto di introdurre il mio bastone nella fica e io l’ho fatto con molta eccitazione. Mi ha detto che mi desiderava, ma in realtà sapevo che desiderava il mio cazzo. Le infilai il pene sino alle palle in maniera risoluta. Lei parlava, mi diceva che la facevo sentire donna assecondava con il movimento del bacino i miei colpi che erano sempre più possenti, la facevo saltare tanto la sbattevo forte, aveva imparato a godere e a farmi godere e spesso sbatteva la testa al muro per l’energia che le infierivo dentro. Giocava con le sue poppazze, le ammassava, le impastava, le soppesava e poi le faceva ciondolare, aspettando le mie reazioni che non tardavano ad evidenziarsi, ho iniziato a sbatterla sempre più forte per il gusto di vedere saltare le sue tettone, mentre lei prudentemente si tratteneva nuovamente al tavolo, questa volta con sempre maggior forza. Era diventata rossa in viso, come del resto ero rosso io per lo sforzo e la tensione. La spingevo e soprattutto le spremevo quelle tette da infarto, dominandole quel senone fantastico, maestoso, impressionante. Ho pompato ad un ritmo molto alto, e lei ha cercato di riuscire a tenermi testa fino a quando ha potuto, poi l’ho squagliata, è divenuta liquida, lasciva e ha iniziato ad implorarmi di arrivare. Lei era già arrivata innumerevoli volte, e non riusciva più a tenermi testa. Io, tuttavia per quanto l’abbia sbattuta e continuavo a sbatterla non ero ancora pronto a siringarla con la mia sborra. Ero solo eccitato in maniera bestiale. L’adrenalina mi aveva reso furibondo mentre lei col passare del tempo era sempre più in mia balia. Ero colto dalla frenesia, l’ho liberata, le ho tolto il pene dalla vagina, l’ho rivolta di nuovo verso di me, ho visto il suo seno debordante ed era ancora più grande e mastodontico. Sapevo di non essere adatto alle sveltine e sebbene Barbara mi implorasse di orgasmare continuai a goderla e a farla fiottare. Mi buttai sul suo seno, la trascinai di forza nell’altra stanza sul divano, con lei che provava a fermarmi. Era fradicia, zuppa, gocciolante di umori, di orgasmo suo e io iniziai a leccarla tutta, senza lasciarle scampo, senza farla pensare. Lei teneva con le sue mani giù la mia testa, godeva e gemeva fino a perdere la testa, in balia delle sensazioni che la mia lingua e le mie labbra impartirono alla sua clitoride. L’altro lo fecero le mie dita nella sua vagina..,in modo arrapante ossessivo violento con lei che finalmente urlava sconquassata dal godimento. Il mio cazzo era turgido, troppo grosso e lei lo sapeva, conosceva le mie caratteristiche fisiche e proprio perché mi conosceva, si sistemò in modo che potessi godere anche io dove sapeva che sarei esploso subito. Si preparò le poppe, scese in una posizione ottima tanto per me quanto per lei e il mio cazzo si insinuò nella valle piena di mia saliva fra le due montagne di carne, a farcire il suo petto. Mi fece impazzire con una spagnola favolosa. Il suo seno era così grande che il mio pene scomparve fra le poppe e bastarono sei o sette sue energiche sbattute, mentre tratteneva il tutto con le mani e io che infilavo ancora mentre ebbi solo il tempo di avvertirla che arrivavo anche io forte, imperioso, pieno. Barbara lasciò i suoi seni, e io ho così potuto dilagare, allagare tutto. Il primo schizzo le aveva riempito volto collo e seno. Barbara era soddisfatta e vedeva nei miei occhi tutta il mio desiderio, tutta la mia riconoscenza e anche lei si sentì molto sollevata carezzandomi e chiedendomi se pensassi a Laura. No, non pensavo a Laura e non pensavo a Cinzia, pensavo a godermi Barbara. Potevamo essere soddisfatti. Io, comunque ero appena arrivato per la prima volta e molto di più mi aspettavo mentre lei cercava di bloccare i miei ardori o quanto meno fingeva di volerli mitigare. La condussi con me questa volta in camera da letto spogliandola e ricominciando a lavorarla partendo dai seni. Quei seni che sapevo di dover maneggiare con molta cura perché in grado di farmi arrivare subito. Dopo aver leccato succhiato, munto e ciurrato, soprattutto pastrugnato le sue poppazze ero sceso a rigenerare il suo desiderio nella fica succhiandole nuovamente la clitoride. Aveva ricominciato a gemere nuovamente e io potei così dedicarmi alla zona perianale con forza risoluta. La insalivai molto bene, leccandola alla grande e lavorando con le dita tutto compreso il suo secondo canale. La cosa che io ho sempre desiderato è impormi a donne temperamentose come Barbara o come Cinzia, perché ho scoperto che questo era l’unico modo per poterle dominare. Farsi sottomettere da questo tipo di donne, far fare loro quello che vogliono equivale troppo spesso se non sempre a subire il loro sesso, la loro carica emotiva e a non a gioirne. I loro sono caratteri forti e sono coscienti delle loro potenzialità sessuali. Sono esuberanti e quindi portate a far subire il loro carattere tendenzialmente forte e aggressivo. Cosicché in maniera risoluta la impostai a pecora e senza parole la infilai con fermezza e decisione nel culo. Mentre me la inculavo con la mano le lavoravo la clitoride, con lei che gemeva e ansimava incitandomi a venire sempre più forte e io aumentai la mia potenza nello stantuffarla pensando solo che volevo spaccarle quel solco profondo che divideva le due natichone dure, massicce, infilando nel suo buco quanta più panna potessi mentre le titillavo i capezzoli duri delle tettone ciondolanti. Barbara era pronta per esplodere in nuovi orgasmi. Chiuse gli occhi e si arrese. La lavorai alla clitoride, quindi le infilai due dita in fica con lei che si dimenava soddisfatta. Il suo bacino era un vortice e io cavalcavo quel buco senza nessuna difficoltà. I muscoli dello sfintere erano elastici e scoparle il culo era sensazionale. Lei stringeva e allargava come un mantice il buco e io la godevo tutta’sia quando si allargava l’ano sia quando si restringeva. La inculai per molto tempo e quando vidi che Barbara iniziava a dare segni di cedimento la impostai a culo alto e la riempii in tutto il suo intestino nonostante le sue urla. Lo tirai fuori dopo qualche minuto e a questo punto fu lei che si precipitò infilandoselo in bocca iniziando a baciarlo e succhiarlo senza tregua e io nonostante la voglia di resistere ho dovuto ammettere che le sensazioni provate furono molto intense e mi ritrovai a riempirle la bocca facendo sgorgare il mio liquido. Rimanemmo abbracciati. Il letto con materasso ad acqua dovetti ammettere che era una grandissima trovata erotica per me e Barbara non mi bastava mai. Ben presto iniziai a cercarle ogni luogo intimo del suo corpo mentre la donna rideva e si lasciava fare. Mi piaceva palparle il culo e lo stesso desiderio sentivo per quel seno mastodontico, forte come quello di Cinzia ma se possibile più grande. Nella lunga pausa mi chiese di Laura, la mia ex’ cognata, mi chiese se l’amassi e io non seppi cosa rispondere in effetti Laura con il suo sontuoso deretano mi arrapava. Ricominciai a leccarle il collo e la parte interna delle orecchie si era posta di culo quasi come avesse capito che la mia scelta era di ripartire nel secondo canale, ma sono io che comando. Scendo giù le apro le cosce con delicatezza le cosce e faccio iniziare la danza della mia lingua attorno alla sua fica, e poi dentro e poi fuori, la penetro ‘lingua vi penetra mentre lei si squaglia in preda alle sue emozioni provocate da me, sospirando e gemendo. Sono gemiti sempre più frequenti che diventano grida e urli di eccitazione che segnano il suo godimento. La mia bocca fu preda di tutti i suoi umori, dei suoi liquidi e intanto lecco e succhio nettare di Barbara. La sua fica è un brodo di effluvi e Barbara seppe godersi tutto aveva ancora una volta perso la testa e questo anche per la capacità delle mie dita di inserirsi in ogni dove, con delicatezza ma con assoluta sicurezza. Le dita si imponevano dove volli io. La mia lingua giocò con il suo fiorellino anale e l’orifizio si aprì a far passare prima un dito, poi due e quindi tre. La stimolai in maniera continua e senza darle riposo diventando irresistibile leccavo la fica e l’ano quindi mi diedi a pastrugnarle la fica con entrambe le mani. La carne era carne, e il desiderio era una sensazione indefinibile ma Barbara mi sentiva tutto. Senza perdere tempo prese di sua iniziativa il mio cazzo teso duro e grosso e senza aspettare consenso da parte mia se lo calò nella bocca partendo con un bocchino esaltante che mi mise in debito di ossigeno per quanto era intenso. Dovetti fare del mio meglio per resistere a quell’attacco e anzi cercavo di trovare tutti i modi possibili per rallentare il suo ritmo indiavolato ma sembrava incredibile, presa da una foia pazzesca più io tentavo di rallentarla più Barbara spingeva scatenata. Ebbi l’impressione concreta che il gioco era nelle sue abilità e per quanto provassi con tutta la mia abilità a riprendere il controllo di me stesso nulla potessi fare. Provai a toglierle il pene dalla bocca ma era una ventosa non potei fare nulla’ lei era padrona e mi condusse all’orgasmo senza remissione mentre il mio pene come un idrante impazzito spargeva il seme sul suo senone. Non contenta mi spinse a succhiare e a leccare tutto condividendo il mio seme con baci appassionanti. Io ero provato ma lei aveva preso vigore. Mi prese per mano e mi portò in bagno e li facemmo una magnifica doccia con un fantastico profumo all’essenza di magnolia, mentre io per sua volonta le onorai per l’ennesima volta la vagina e la clitoride succhiandola intensamente. Era ora di cena e Barbara ridendo mi fece notare che era riuscita a farmi godere di questa fase prima della cena. Ci vestimmo e Barbara mi apparve favolosa. Aveva messo un tailleur grigio con corpetto color amaranto che si intonava perfettamente con i suoi vivi capelli rossi corti e la generosità del suo corpo traspariva da una sontuosa scollatura e dalla gonna che fasciava i suoi glutei a mandorla. Ero arrapato e lei non fece nulla per soddisfarmi, anzi sembrava sorridere e compiacersi di vedermi così. Arrivammo a Trastevere nel solito locale dove eravamo andati più volte anche con Laura. Lei doveva essere cliente abitudinaria, tutti la conoscevano e sedemmo in un tavolo appartato per due. Rimasi tutta la serata magnetizzato da quel corpo e non facevo altro che avere in mente che mi faceva sangue e che la volevo’. L’avevo avuta più volte ma non mi bastava e lei lesse il mio desiderio nei miei occhi e più lo leggeva più si muoveva in modo suadente e arrapante. Fu una cena fantastica innaffiata da vino rosso e quando le sembrò il momento mi fece segno con il viso che ci stava. Le intrufolai il piedino tra le cosce e fu magnificamente eccitante, rimanemmo così degli attimi che mi parsero fantastici ma dovevo sfogarmi. Lei intanto si era alzata era conciliante, ancheggiando arrivò alle scalette per scendere nel bagno si fermò, si rivolse a me e fu come dirmi: dai che fai? Non vieni?….sorrise complice e si infilò nel sotterraneo. Io aspettai qualche secondo e poi mi tuffai al suo inseguimento. Lei era nel bagno per andicappati. Chiudemmo la porta a chiave e lei si denudò alla meglio della parte di sopra. Preparandosi a masturbarmi e sbocchinarmi. Io volevo di più ma lei si impose prese tutto in mano e mi sollecitò ad essere svelto a godere di quegli attimi non potevamo bivaccare in quel bagno. Fu molto diretta e rapida facendomi arrivare con un orgasmo durissimo e intenso quasi come che io fossi paralizzato. Non potei fare nulla che lei non volle mi mise alle strette e quando arrivò il mio liquido ad inondarla in bocca nello specchio vidi il suo sorriso beffardo e lei mi disse che se fuori controllo arrivavo svelto anche io. Provai a impormi ma lei ripulitasi era già rivestita e pronta a risalire su. Le dissi che cosìnon andava e lei con un sorriso mi fece capire ce era solo un piccolo omaggio a me e che non avrebbe voluto vedermi arrapato come ero per tutta la sera quindi mi aveva fatto il bocchino. Aveva aperto la porta ma io le dissi che non bastava ma lei noncurante chiuse la porta e andò via. Andai su tutte le furie ero arrabbiato con lei in maniera folle. Mi rivestii e salii anche io su. Quando arrivai al tavolo lei era seduta e discuteva con un cameriere. La mia voglia di lei era aumentata a dismisura e non sapevo come trattenere voglia e rabbia che si comprimevano dentro me in una miscela esplosiva. Non dissi una parola mentre notavo che Barbara era sempre più gioviale, sorrideva e questo, se possibile mi faceva innervosire di più. La cena per me divenne un supplizio avevo un bastone in mezzo alle gambe e non sapevo acquietarmi. Non avevo pace, lei prese il dolce e il caffè e aveva ancora una sorta di aria perfida che le si leggeva in volto. Finalmente pagammo e quando uscimmo dal locale lei seria mi disse che mi ero immusonito e che non ne comprendeva la ragione. Io le dissi che aspettavo di arrivare a casa per raccontargliele tutte quelle ragioni con un evidente doppio senso e fu a quel punto che lei bloccò la macchina e mi disse che non era Laura, che ora era stanca mi avrebbe accompagnato a casa e poi, casomai se ne sarebbe parlato in altro momento. A lei non le piaceva il mio modo di fare autoritario. Ero fuori di me. A forza le imposi le mie dita sotto la gonna strappai il perizoma e le infilai l’intera mano nella vagina con decisione pastrugnai energicamente dicendole parti ora e dirigiti dove preferisci casa tua o casa mia. Non dissi altro lavoravo a piena mano e lei ansimava mi accorsi che eravamo arrivati sotto casa sua, non ci volle molto delle due era la più vicina. Non le tolsi mai la mano dalla fica neanche quando giungemmo di fronte al portone. Barbara era eccitata e avrebbe voluto una pausa, non riusciva neanche a inserire la chiave del portone nella serratura e lo feci io con l’altra mano. Salimmo in ascensore e aprii la porta di casa chiudendola dietro di noi e dicendole che ora eravamo soli io e lei. La spinsi verso il tavolo e scesi a impadronirmi con il viso della fica iniziai a lapparla, succhiarla, farle i ditalini più arditi senza grande rispetto e soprattutto senza alcun limite. La portai di peso sul letto e li le infilai alternativamente tutte le mie dita nell’ano e poi anche due alla volta compresi i pollici.. mentre Barbara oramai non parlava più. Non aveva molto da dire. Ricominciavo a sovrastarla e lei gemeva e guaiva laida. Era la situazione in cui la preferivo. Ansimava ansiosamente. Ripresi a dare vita alle mie avances orali sulla fica e sulla clito e lì Babara sembrò impazzire in una danza convulsa e le mie dita giovcavano dentro il suo culo. La leccavo senza ritegno. La mia lingua a punta era dentro la sua fica e intanto penetravo manualmente il suo ano. Era un bagno di umori che le fiottavano sul mio viso senza controllo, lei non riusciva a trattenere più nulla e orgasmava ansimando. Neanche lei parlava più o sorrideva era inebetita dalle sensazioni, dalle emozioni dagli orgasmi. Ora subiva quello che doveva subire e io spietatamente le dissi che lei si non era come Laura ma era molto più porca. Le uniche cose che Barbara riuscì ad articolare fra gemiti ansimi e affanno furono delle parole per dirmi di non fermarmi e io perfidamente mi fermai’ mettendola in una situazione di disperazione. Mi alzai e la vidi fare da sola. Si masturbava con le dita in fica in maniera grintosa, violenta rabbiosa ma chiedendomi a gran voce di ritornare e io ritornai infilando questa volta il cazzo subito in fica mentre una mia mano era padrona del suo secondo canale. Spinsi nell’uno e nell’altro modo e per avere migliore aderenza le alzai una gamba entrando con la nerchia nel modo più profondo. Volevo farla impazzire e per questo la mia foga nell’nfilarla fu massima con lei che urlava. Passò un bel poco di tempo finché riuscissi ada arrivare ma quando sborrai fui incontenibile. Dentro le scaricai tutta la mia frustrazione e la mia rabbia per quell’inatteso scatto di superbia che Barbara aveva avuto. La subissai e lei godette in maniera evidente. Mi abbraccio stretto e mi baciò in continuazione mentre mi svuotavo. Scese lei a prendersi in bocca quello che restava e mentre io ero tramortito dalle emozioni lei ripartì preparandomi una magnifica sorpresa. Iniziò a succhiare e manipolare il mio attrezzo finché non lo riportò ad un livello buono di turgore quindi si stese infilò la mia nerchia dentro le sue tette e richiuse il tutto come in un sandwich facendomi partire per una galoppata indescrivibile con il mio pene che infilava le sue tette anche in questo caso non ci volle molto e arrivai nel piacere massimo urlando il suo nome Barbara per tante, troppe volte. Fummo esausti entrambi. Riposammo credo qualche ora. Io dormii e credo lo stesso fece lei per poi ricominciare fino a mattino inoltrato insieme a lei andammo al bar a fare colazione e poi io sono ritornato a casa mia mentre lei è andata a lavoro. Ci vogliamo ne siamo certi entrambi.

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