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Racconti Erotici Etero

Bella e l’amico del Senegal

By 10 Giugno 2005Dicembre 16th, 2019No Comments

Bella è fidanzata, una ragazza molto travolgente ed espansiva. Sulle dita della mano destra ha tatuato delle lettere, c’è scritto: babe. Un giorno sarebbe andata a trovarla un suo vecchio amico delle scuole. Era un ragazzo del Senegal adottato da una famiglia della sua città. Una volta tra di loro c’era stato un flirt, gli aveva fatto un pompino che era durato addirittura cinque minuti. E il suo uccello entrava a fatica nella sua bocca. Quando andò a trovarla si abbracciarono, non si vedevano da parecchi anni. Bella le disse di entrare, gli avrebbe preparato un caffè. Si avviarono in cucina e iniziarono a parlare del loro presente, del loro lavoro. Bella aveva una gonna molto corta, probabilmente l’aveva messa proprio per l’occasione. Perchè sapeva che quell’omone nero non avrebbe fatto altro che guardarle le cosce, e di desiderare le sue natiche. Baril le chiese se poteva fare una doccia velocemente, perchè era appena tornato dal lavoro, ed era molto sudato. Bella gli rispose che poteva fare come se fosse a casa sua. Iniziò a spogliarsi proprio lì, dinanzi a lei, e quando si tolse le mutande uscì fuori quel grande arnese in stato di apparente riposo. Bella spalancò gli occhi.
– Wow, che bell’attrezzo! Magari il mio fidanzato ne avesse uno così tra le cosce.
Baril rise, e si avviò verso la doccia. Bella intanto aveva preparato il caffè e l’aveva versato nelle tazzine, e si mise ad aspettare seduta in cucina. Quando Baril uscì completamente nudo, si stava asciugando i capelli con un telo. Si mise a sedere sul divano della camera da pranzo, e Bella lo chiamò, gli disse che il caffè era pronto.
– Portalo di qua, che mi sto asciugando i capelli.
Cercò di prendere il barattolo dello zucchero che stava in alto sul pensile e alzandosi la gonna corta sarebbe salita ancora. Cercò di prenderlo nel più breve tempo possibile, ma in quei pochi secondi lo spettacolo fu completo, e Baril vide le belle forme del suo culo. Portò le due tazzine nella sala da pranzo e le poggiò sul tavolino di vetro di fronte al divano. Poi si sedette sul bracciolo del divano e si sentì tremendamente imbarazzata per il fatto che Baril fosse nudo. E non faceva altro che guardare il suo enorme uccello.
– Siediti qui, accanto a me – le chiese Baril.
Bella si mise al suo fianco, e il contatto delle sue cosce con le cosce di Baril la eccitò tremendamente. Si alzò per prendere le tazzine del caffè, per farlo doveva per forza restare per qualche attimo a 90 gradi, ma fece le cose con calma versando in ognuna un cucchiaino di zucchero. Quando si risedette Baril la stava guardando fissa negli occhi. Il pene gli si era indurito, diventando un attrezzo di dimensioni spaventose. Diventò tutta rossa, non sapeva se per la vergogna o per l’eccitazione, comunque non resse lo sguardo e abbassò il suo poggiandolo sui suoi piedi.
– Ti ricordi quando lo prendesti in bocca – le domandò indicando il suo grande uccello.
– Certo che mi ricordo, Baril – Bella era imbarazzata.
– Ti andrebbe di riprenderlo?
– Baril, ma cosa dici? Io sono fidanzata! E se dovesse tornare?
– Se torna si spara una sega mentre mi guarda scoparti – portò una mano dietro la nuca di Bella e la spinse verso il suo grosso arnese.
– Ma cosa fai, Baril? Mi fai male! – Bella cercò di far diventare quel gioco più interessante, facendolo sembrare una violenza. Si chinò docilmente quando la mano posatasi sulla sua testa la spinse verso il basso. L’uccello entrava con difficoltà nella piccola bocca di Bella, l’odore e il sapore di quel grande cazzo le era molto mancato. Si ritrovò a cavalcioni su di lui mentre da dietro con le mani le stava bagnando il buchino con dell’olio trovato chissà dove. Capì subito le sue intenzioni ma non aveva la forza di ribellarsi, anzi voleva essere presa anche lì. Il contatto con il suo corpo era bellissimo, quella trave era enorme. Si inginocchiò ai suoi piedi e lo masturbò per qualche attimo e si rese conto che la mano non riusciva a chiudere il diametro di quell’uccello. Lo baciò belicatamente, dei baci a timbro sulla punta e poi sull’asta.
– Ce l’hai proprio duro amore ‘ disse con occhi particolarmente dolci. Poi la fece ritornare a cavalcioni e fece scivolare altro olio sul suo culetto. Puntò la punta del suo pene in direzione del suo buchetto, e Bella spalancò gli occhi spaventata dalle sue intenzioni.
– No, Baril… lì mi fai male. Ti prego.
Lo sentì farsi strada, il dolore iniziale dapprima forte poco a poco si placò.
Aveva gli occhi chiusi quando sentì premere nel buchino del culetto. Socchiuse gli occhi e lo accolse. Stava impalata sopra un nero.
– Trombami come una puttana amore ‘ urlò ansimando. ‘ Che bel cazzone duro che hai. – Sentì improvviso il piacere che la stava per sommergere e finalmente arrivò. Lo sentì venire dentro di lei, si sentì riempire del suo sperma e di nuovo l’orgasmo la squassò.

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