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BIKERS’ FENDOM.

By 16 Marzo 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

BIKERS’ FENDOM.

Mi catturarono una mattina, in un sentiero nei boschi chissà dove. Avevo dormito in un capanno di fortuna ma la mattina quando mi ero rimesso in viaggio per procurarmi del cibo, era iniziato a piovere forte e mi ero inzuppato tutto. Così quando era cessata la pioggia mi ero messo ad asciugare i vestiti accendendo un piccolo fuoco. Avevano notato il fumo e si erano piombati su di me, dalla strada avevo sentito i motori, due moto, ma non avevo fatto in tempo a spegnere il fuoco, loro procedevano lenti, in ricognizione. Mi buttai nel bosco, ma troppo tardi, mi videro e sentii delle grida di caccia.
”’
L’epidemia aveva ucciso miliardi di persone. C’erano stati tre anni di caos totale: rivolte, stragi, violenze, saccheggi, ma poi l’epidemia non era cessata e le morti continuavano. Seguirono altri anni di confusione totale, il ritorno al medioevo. Nessuno stato, anarchia e caos, bande improvvisate, i soldi non valevano niente, tornava il baratto e soprattutto la violenza, la sopraffazione, la schiavitù e il Mondo che andava a pezzi. Niente industria, niente aerei, niente fabbriche. La Natura era tornata sovrana. Inverni rigidi ed estate torride, nel mezzo autunni piovosi e pesanti, primavere fresche. Per molto tempo ero sopravvissuto in una comune sui monti. Ma nel 2069 le riserve di cibo erano quasi finite, chi era sceso a valle a cercare cibo non era più tornato e una notte fummo attaccati da una banda di pirati. Riuscimmo a fuggire in 3, gli altri morti o non so. Scappammo a sud. C’erano piccoli centri dove si facevano scambi, ma le strade erano pericolose. Si narravano che bande di bikers spadroneggiavano e uccidevano, strupravano, vessavano coloro che andavano per strade senza auto o moto. Noi passavamo fra i boschi, ma la fame ci spingeva nei centri. Facevamo piccoli lavori per mangiare un giaciglio la notte. Ma i lavori erano pochi e dalle città ti scacciavano se non servivi a nulla. Una mattina, nascosti in una villa abbandonata fummo attaccati da altri pirati che ci portarono via tutto quello che avevamo, ma non ci uccisero, erano vecchi e malmessi seppur armati fino ai denti, pistole, mitra e coltelli. Ma senza scarpe, cibo, coperte e altro eravamo malmessi. Ci dividemmo ed io andai ancora più a sud. In una villetta che pareva abbandonata dormii qualche notte e trovai del cibo. Recuperai anche dei vestiti e persino una cassa con del vino. Non bevevo alcool da anni e i pochi sorsi mi ubriacarono subito, così non mi accorsi di quando entrarono in casa. Mi ritrovai legato a terra mani e piedi e due figure che mi stavano sopra.
Una era un uomo obeso e calvo, l’altra era una donna, non alta, ma con scarpe dalla zeppa molta alta, vestita di pelle rosa shocking, molto truccata.
‘Non fatemi del male, vi prego…non ho fatto nulla…io…’
la donna mi dette un colpo alla testa.
‘Zitto. Come non hai fatto niente? E il vino? E i vestiti? Sei un ladro!’ la sua voce era roca, profonda, non da donna. La guardai meglio. Aveva delle massicce sopracciglia disegnate, non naturali, una bocca larga, forse rifatta, rigida, colorata di rosa, la faccia era un cadente, forse aveva sulla cinquantina, capelli alle spalle giallo sporco e nero, occhi scuri, l’aspetto latino.
‘…non volevo…io…ripagherò…’ lei mi colpì ancora. Il grassone rise forte. La donna portava una gonna corta e le gambe erano tozze. ‘Zitto! Ti ho detto. Non devi parlare!’ mi colpì ancora più forte. L’uomo rise sguaiato. Annaspava, respirava male. Si sedette su un divano scassato.
‘Ho io una punizione esemplare per i ladri!’ disse lei. E le sue parole mi fecero tremare. La guardai ancora, lei mi colpì con un calcio. Aveva un bel seno a coppa sotto il vestito. Non scopavo dai tempi della comune. Pensai anche quello quando lei parlava. Ma avevo una fifa blù. Quei due potevano essere dei pazzi.
‘Una bella punizione come dico io…’ fece lei. La sua voce era bassa, da uomo. Il compare rise e tossì forte, sputando in un fazzoletto. Poi si versò del vino e lo passò alla donna dopo aver bevuto. Si misero a bere e parlare fra loro. Io a terra legato. Ogni tanto la donna mi colpiva in testa o al culo. Il pelato tossiva e anzimava, era eccitato. Stronzo. Lei beveva dal vino e mi diceva che ero un ladro, un figlio di puttana e altro. Certe volte mi colpiva in testa. Quando ebbero finito la bottiglia ne aprirono un altra e a metà lei mi venne addosso. ‘Togliamoci questi vestiti e vediamo come stai messo di culo!’ disse.
‘…no no…ehi cosa fai’.noooo no…’ feci ma inutilmente ero legato e non potevo né scalciare né provare a respingerla. Lei mi tolse i jeans e poi le mutande facendoli scivolare entrambi ai piedi dove ero legato. Ero in sua balia. Era ubriaca e puzzava di vino, ma era forte e decisa. Il pelato rideva sguaiato. Sperai che morisse davanti a noi. Ma non accadde. Lei iniziò a toccarmi il culo e a sculacciarmi.
‘Sei vergine?’
‘Eh? Cosa?’
‘Una domanda semplice, stronzetto: sei vergine?’ mi dette due schiaffi pesanti in faccia facendomi piangere dal dolore, poi mi prese il cazzo e lo strattonò forte facendomi urlare. Mi colpì ancora al culo e in faccia.
RISPONDI! Urlò con una voce roca da uomo.
”’……………….’.sììììììì’ dissi alla fine.
‘Ah visto? Che regalino ci ha fatto la sorte?’ disse lei al pelato che rise e tossi.
Mi sculacciò ancora, quindi mi mise a pancia sotto. Mi fece alzare il culo, cercai di divincolarmi, ma lei mi dette due schiaffi in piena guancia mentre mi teneva a terra e mi fece un male cane.
La sentii sputare nel mio buco del culo e poi un dito che mi trapanava.
Urlai.
Lei rise.
Il pelato tossi e rise.
Lei spinse più forte. Urlai di nuovo. Lei penetrò. Trafficò col buco del mio culo con quel dito ridendo come una pazza, ubriaca di vino scadente, mentre il compare soffocava di risate e catarri.
Io urlavo di smetterla e che mi faceva male.
‘Stattene fermo e zitto! Sei nostro prigioniero!’
cercai di alzarmi e mi presi due colpi allo stomaco che mi tolsero il respiro, aveva la mano pesante. ‘Ti ho detto di stare fermo e buono. Il tuo culo &egrave mio!’ e mi dette altri schiaffi e sputi in faccia. Le sue sopracciaglie disegnate e massicce erano cattive, sadiche, la sua espressione fissa mi intimoriva. Ero nel panico, urlai ancora. Lei allora mi tirò i capelli e mi fece alzare all’altezza del suo sesso. ‘Ti avevo detto di stare zitto! Cane!’ mi schiaffegiò più forte e poi si calò la gonna di pelle e le mutandine. Da esse emerse un cazzone di notevole dimensioni. La cappella rosa era grossa e gonfia, il bastone era del colore olivastro della donna, cio&egrave’..adesso capivo…della transex che mi stava di fronte. Mi sbatt&egrave il cazzo sulla faccia. Era massiccio, non lungo sebbene non ancora dritto, ma massiccio, un bel nocciolo di cazzo che mi colpiva la faccia, le guance la bocca.
‘Adesso starai zitto mentre mi prendo il tuo culo!’
urlai dalla paura. ‘…nooooo’.ti prego…’ ma non feci in tempo che lei mi ficcò le sue mutandine in bocca. Era mutande sporche sapevano di sesso, di merda, di donna, di cazzo e chissà altro mi venne da vomitare. Ma lei mi tirò i capelli, mi sistemò le sue mutandine bene in bocca, piangevo, senza fiato. Il pelato ci osservava divertito. Maledetto pervertito!
Lei mi ributtò a terra.
Mi ficcò un dito nel culo.
‘Ancora chiuso’.rilassati…apriti…sarà meglio per te! Tanto stanotte ti spaccherò il culo!’
io mi dibattevo ma avevo capito che non avevo speranze. I nodi alle mani e alle gambe erano stretti e fatti bene.
Si mise a incularmi con un dito e poi con due. Spingeva e profanava. Soffrivo, ma l’odore della sue mutandine in bocca mi stroncava in due. Lei mi sputava nel culo. Beveva. Era ubrica e recitava parole in spagnolo che non capivo. Il pelato rideva. Lei infilava i suoi diti. Beveva, sputava. Quindi prese a sbattermi la cappella sul buco del culo. Premette, ma era troppo stretto.
‘Merda! Ci vuole altro! Questa zoccolletta &egrave strettaaaa…’ urlò e si alzò girando nervosa per la vecchia casa. Frugò da qualche parte e alla fine trovò dell’olio parasole rimasto lì chissà quanti anni! ‘Ecco cosa ci vuole!’ disse e il pelato rise e tossì.
Mi ficcò dell’olio nel culo e poi iniziò a giocare con i diti come prima. Solo che adesso scivolavano meglio, il primo dito non mi dava fastidio, respiravo col naso, cercavo di rilassarmi per non soffrire troppo. Il secondo mi doleva ma meglio che prima. Lei sputava e versacva olio nle mio culo. Lo aprì abbastanza per infilare 4 dita sentii male e vedevo il pelato che si abbassava ansimando verso di noi. Lei prese a giocare con il mio ano. 4 dita ben piantate dentro. Soffrivo. Piangevo, ma lei sadica continuò. Ancora 4 dita e sputi e sculaccioni. Poi ficcò anche il pollice! Tutta la mano! Cazzo come era doloroso piangevo e volevo urlare ma avevo le mutandine merdose della trans in bocca.
Lei giocò a infilare e far uscire la sua mano dal mio culo. Godeva. Rideva e si divertiva a sculacciarmi con forza. Mano in culo e l’latra sulle mie natiche a farle diventare rosse. Poi spinse di nuovo la cappella contro il mio orifizio e questa volta non ebbe difficoltà a penetrarlo. Botta di reni. Bum, dentro. Caldo, massiccio. Duro. Lei gridò il pelato rise. Io cercai di urlare, mi cadevano lacrime e saliva dalla bocca. Lei si sistemò dentro e rise soddisfatta. Cazzo che dolore. Pulsava nel mio culo. Soffrivo, ma sentivo anche caldo. Era massiccio si stava facendo largo dentro di me e si sistemava. Quindi prese a spingere. Prima piano , ma poi con più vigore. Sentivo lo sgardo del pelato su di me, e lei che mi dominava. Mi spinse a terra con la schiena e salì sopra di me per scoparmi meglio. Mi penetrò con rabbia e prese a spaccarmi il culo. Era ubriaca e cattiva. Mi sventrò il culo. La sentivo sopra di me che colpiva. Il suo cazzo massiccio che mi inculava duro. Si sistemò meglio e mi scopò. Piangevo e respiravo male, ma lei non ebbe pietà continuò a incularmi selvaggia sbattendomi a terra, le mani legate, i piedi bloccati. Il dolore era fortissimo, ma dopo sentii anche piacere, ma ero troppo stanco, sudato, sbattuto, dolorante. Il culo in disarmo, scopato da quel trans sconosciuto e violento. Sentivo la sua forza e rabbia nello sbattermi, sentivo quel cazzone massiccio che mi penetrava, ma perdetti i sensi. Quando mi risvegliai il pelato non c’era più. Lei stava fissandomi divertita, ancora nuda. Mi dette da bere e una pasticca: ‘Sono vitamine…roba preziosa’.’ ingoiai e bevvi acqua per rifocillarmi. Sembrava più tranquilla adesso. Mi slegò le gambe e potei rilassarmi un attimo. ‘Ma non farti venire delle idee. Dopo, quando andrò a dormire ti legherò al letto come un cagnolino’
mi rilassai e ripresi fiato. Cercai persino di dormire. Avevo fame e il culo rotto, mi bruciava. Forse dormii qualche tempo perché lei mi svegliò con dei calci, mi trascinò in un altra stanza dove avevo dormito anche io e mi legò al letto con un collare. Avevo le gambe libere, ma le mani legate dietro la schiena e un collare fissato al letto. Lei si addormentò presto anche io lo feci dopo qualche minuto passato a piangere al buio. Ero fottuto. Forse questa pazza dopo avermi violentato mi avrebbe ucciso o venduto come servo o qualcosa del genere. La mattina arrivò presto con uccellini e tutto quanto. Lei si svegliò con gli occhi gonfi e il trucco sfatto. Alla luce del giorno dimostrava più di cinquantanni.rughe sotto gli occhi pesti, ai lati della bocca, al collo, ma la faccia forse rifatta, anzi di sicuro, la tenevano su, pareva incazzata. Invece mi sorrise. Io dissi ‘Buongiorno…hai dormito bene?’ ‘Zitto. Tu parli solo quando lo dico io. Comunque sì ho dormito alla grande..?!’ ed indicò il suo cazzo che era ritto fra le lenzuola sporche del letto cencioso. Era già grosso e massiccio. ‘.nooo noooo ancora, nooo, per favore’.’ feci ma lei si scarvantò su di me. Mi prese la testa e mi spinse a terra, quindi la sentii afferrarmi il culo e alzarlo. Sputò forte dentro il mio culo, quattro cinque volte. Spinse un dito urlai. ‘Zitto o ti ficco una mia scarpa in bocca!’ così mi morsi i labbri mentre lei lubrificava il mio culo con la saliva. Sputò e ficcò i suoi diti, poi mi spinse giù e mi penetrò col suo cazzo in culo.
Mi riprese come poche ore prima, bocconi le mani legate, il suo uccello massiccio in culo.
Abusò di me quella mattina.
Mi scopò e sbatt&egrave fino a quando non vene dentro il mio culo. Quindi si alzò mi portò acqua e vitamine e una banana da mangiare che divorai. Piangevo dal dolore, calde lacrime, il culo sfondato. Lei si vestì e quando ebbe finito si sistemarsi mi lasciò acqua in una ciotola, un’altra banana e un secchio per fare i miei bisogni, mi legò i piedi ancora mi tenne fissato al letto con la catena.
Se ne andò mollandomi uno schiaffo. ‘A dopo, troia!’ mi disse, le sue labbra rosa gonfie di rossetto rosa anche quello, la pelle massiccia, olivastra, il suo fiato pesante, il mio culo rotto.
Mi lasciò solo nella casa prigione. Per un’ora circa mi misi a pensare come scappare, le corde erano belle tese, oggetti per tagliare o altro non c’erano o almeno non vicino al letto al quale ero incatenato.
Mi rassegnai.
Rimasi inchiodato a quel posto per tutto il giorno. Mangiai la banana e pisciai nel secchio. Si fece buio e pensai che quella non sarebbe tornata. E se mi lasciava li? Ma quella casa faceva comodo a chiunque. Cercai di calmarmi e di riposare.
Lei tornò a notte fonda. Fece un gran casino e accese tutte le torce a pile che c’erano. Era ubriaca. Mi saltò addosso e mi mise a pancia in giù. Le implorai di fermarsi, ma inutile il mio culo sapeva già cosa sarebbe successo. Ero con culo rotto, ancora sporco del suo sperma secco di prima mattina. Lei rise. ‘Fai schifo!’ ‘…se potessi lavarmi…almeno..’ mi tirò uno schiaffò. ‘Silenzio!’ ordinò. Poi prese il secchi con il mio piscio e disse: ‘Lavati il culo con quello!’ ‘No, ma!’ feci ma lei mi tirò due schiaffi tremendi in faccia. Mi liberò le mani. Mi dolevano da quanto portavo quelle corde. Cercai di muoverle, roteandole, ma lei mi tirò ancora degli schiaffi in piena facci. ‘Spicciati ho voglia si scoparti!’ disse e mi sbatt&egrave le mani nel catino col mio piscio. Mi liberò anche le gambe per potermi pulire meglio. Ma ero sempre legato al letto. Mi passai la mia urina sulle natiche e sul culo per pulire lo sperma della mattina. Ma lei era irrequieta e mi colpì più volte, ordinandomi di sbrigarmi. ‘Non&egrave abbastanza…’ dissi io. Mi presi altri due ceffoni, uno lo parai con le mani libere, ma quella le tolse e mi colpì più forte. Non mangiavo da giorni ed ero stato abusato da una trans ben due volte in poche ore.
Lei allora si alzò dalla gonna fece uscire il suo cazzone massiccio e pisciò sul mio culo ordinadomi di lavarmi sotto il getto. Io non lo feci subito e mi beccai delle pedate nel corpo, così mi voltai per prendere il getto di urina della trans nel culo e usavo le mani per rimuovere le tracce dello sperma. Lei pisciò libera.
Quindi quando pensò che avessi finito, mi dette un panno pulito per asciugare il mio culo. Quando lo feci lei lo riprese in mano, me lo ficcò in bocca e mi sbatt&egrave a testa sotto e culo in aria. ‘Fermo o ti lego di nuovo! Una mossa sbagliata e di rotto il culo con un bastone e ti ammazzo!’ mi righiò contro un orecchio con il panno con la mia urina in bocca. Lei si sistemò dietro di me e mi inculò senza olio, senza nulla affondando subito la cappella rosa nel mio sedere. Iniziò a pompare subito, faceva malissimo
abusò di me tutta la notte, col suo cazzo e con le mani.
Mi lasciò poi dormire delle ore.
Se ne andò ancora la mattino, legato, ils ecchio, la banana e le vitamine con acqua e zucchero-
tornò solo la notte. Ubriaca, prima mi pisciò in faccia e nel culo, quindi mi ficcò il suo uccello massiccio nel culo sbattendomi con rabbia.
Mi scopò anche quella notte con la stessa rabbia e cattiveria.
Mi violentò a lungo lasciandomi distrutto a terra.
La mattina dopo andò via.
Passai il giorno temendo quando sarebbe tornata.
Lo fece a tarda notte ancora.
Non era ubriaca stavolta, ma ugualmente cattiva.
Mi piasciò ancora addosso e mi scopò a secco infilandomi il suo uccellone massiccio nel culo.
Venne copiosamente dentro di me e se ne andò.
Tornò il giorno dopo e quello dopo ancora.
Violentandomi ripetutamente. Feroce, crudele.
Mi lasciava sempre da magiare, da bere e le vitamine.
Un pomeriggio sentii qualcuno aggirarsi attorno alla casa. Temetti di morire, perché se fosse salito mi avrebbe trovato legato mani e collo ad un letto. Ma andò via.
Quella notte la stronza violentatrice non venne.
Ma lo fece la notte dopo. Ancora ubriaca mi prese con la forza inculadomi con rabbia.
Andandosene però fece l’errore di lasciare un coltello sul letto. Lo presi e mi liberai le mani, quindi con lentezza esasperante, ci impiegai tutto il giorno!riuscii a liberarmi anche dalla catena che mi teneva imprigioanto al letto e dopo aver preso tutto il cibo e i vestiti che trovai scappai via.
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Mi legai per qualche mese ad un gruppo di briganti che taglieggiava i commercianti che andavano nelle città dei mercati. Erano male in arnese, ma almeno potevo mangiare e riposare in un letto. C’era anche un medico(che mi dette una mano con culo martoriato dai giorni ripetuti di violenze subite)e delle donne. Scopai con una donna. Era una vecchia di cinquantanni che al campo la dava un po’ a tutti. Non era messa male nonostante le privazioni e le pene del dopo apocalisse, ma si lavava, si truccava, profumava di donna e aveva due belle tette e un culone da sposa invitante e morbido.
Ma una mattina il nostro campo venne attaccato da un gruppo di pirati in motocicletta armati fino ai denti, fecero una strage distrussero tutto e si rubarono cibo e oggetti di valore. Io e altri 4 eravamo in riconoglizione sulle strade e ci salvammo dalla mattanza. Io e il dottore ce ne andammo da soli in bici verso la città a cercare lavoro. Il medico fu accolto in una casa di ricchi possidenti di armi ed io rimasi di nuovo solo.

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Scappai per alcuni metri nella boscaglia con quelli dietro.
Caddi per terra per colpa di radici affioranti. Mi sentii afferrare per le gambe e scalciai. Colpii qualcuno e mi rialzai, ma l’altro mi aveva raggiunto. Mi puntò una pistola addosso e disse:
‘Fermati o sparo. Ti abbiamo preso!’ Era un biker con tuta militare, cinturone di proiettili addosso, scarponi militari di lusso per quei tempi e aveva una vera pistola, nuova di zecca. E la cosa incredibile &egrave che era una donna. Vedevo le tette a pera sotto la tuta, senza reggipetto con i capezzoli ritti. Le braccia erano atletiche ma corte, il volto era coperto dal casco, ma spuntavano ciocche di capelli biondi.
‘Ok, non uccidermi..’ feci.
Da dietro sentii arrivare un colpo alla schiena che mi mandò a terrà,
‘Stronzo bastardo mi hai preso un labbro…’ disse l’altra biker, mi tirò un calcione alle costole che mi tolse il fiato. Poi mi prese le braccia e mi sbatt&egrave a terra. Era una donna massiccia ma bassa, anche lei in tuta, ma senza casco, capelli ricci folti e pelle olivastra.
Mi legarono e mi trascinarono alle due motociclette.
‘Chiama Fraue, dille dove siamo.’ fece la bionda che si era tolta il casco, era una donna dalla pelle chiara, carina, ma dagli occhi di ghiaccio.
Arrivò un van di medie dimensioni. Ne scese Fraue.
‘Chi abbiamo qui? Un maschio sulla trentina vedo’.bianco…uno straccione…ma non messo così male vedo’.ci tornerà utile come schiavo..’
Raggelai.
Fraue era una donna alta un metro e novanta, faccia lunga, naso aquino, bocca larga e sensuale, senza dubbio, portava dei capelli lunghi molto rossi legati dietro, tuta militare e una maglietta blu che risaltava le sue forme, delle belle tette gonfie. Portava occhiali da sole neri ma se li tolse per fissare i suoi occhi scuri su di me.
‘Hai finito di vagabondare”.da oggi sarai a nostro servizio’.Andiamo ragazze abbiamo ancora tanta strada da fare.!’ mi dette uno strattone e mi condusse nel van. Mi legò le mani ad una barra di ferro, lei salì davanti e partimmo. Le due donne in moto davanti al van qualche kilometro. Si parlavano con walkytolkie in continuazione. Fraue non mi degnava di uno sguardo o mi rivolgeva parola.
A sera ci fermammo a mangiare in uno spazio chiuso. Nel van c’era di tutto: cibo, alcool, patatine fritte, frutta secca, acqua. Loro consumarono un pasto robusto parlando fra loro. Mi lasciarono i loro avanzi. Tonno in scatola e carne secca con fagioli cotti ancora caldi.
‘Grazie!’.ma voi cosa’chiesi alla bionda.
Mi tirò uno schiaffo fortissimo.
‘Zitto, non devi dire una parola. ‘ mi ordinò. Mi colpì ancora in faccia con violenza. E se ne andò dalle amiche.
Mangiai voracemente. Il tonno era buonissimo, lo raccattai direttamente dalla scatoletta leccando avidamente, non ne mangiavo da anni.
Passammo la notte nel van. Le due donne si accomodarono nel letto abbracciate. Fraue mi mise del nastro adesivo alla bocca e mi ordinò di dormire e non provare a fuggire. Fuggire? Ero legato mani e piedi ad una barra di ferro. Impossibile. Lei mi tirò un ceffone e si accomodò su un sedile con un fucile in mano. Mi risvegliai con una voglia matta di pisciare, ma non potevo parlare. Iniziai a muovermi e fare casino fino a quando Fraue non si svegliò. Mi tirò una manata e tolse il nastro adesivo facendomi un male cane con un colpo secco.
‘Cazzo fai?’
‘Devo pisciare! Non ce la faccio più, la prego!’
Mi liberò i piedi e mi trascinò fuori dal van.
Ad un albero mi disse di pisciare. La guardai. Lei mi tirò un colpo in testa e poi mi ficcò una mano nei pantaloni. Prese il mio cazzo in mano e lo spinse in fuori.
Mi tirò i capelli e mi ringhiò sulla faccia.
‘Se te lo fai rizzare te lo stacco col coltello e ti lascio a morire qui!’ aveva una voce calda ferma dura.
Ero terrorizzato.
‘…no…no…non lo farei mai’.giuro’.’
pisciai con la paura che mi gelava i polsi.
Tornammo nel van e facemmo colazione, cio&egrave loro bevvero caff&egrave, mangiarono marmellate e formaggio, a me lasciarono avanzi da un piatto, ma tutto era squisito. Fraue mi dette la sua tazza con rimasugli di latte e caff&egrave. Prima ci sputò dentro un paio di volte, le altre risero, quindi me la dette: BEVI
nonostante lo sputo della donna il sapore del latte e del caff&egrave erano ottimi. Non bevevo latte da anni.
Ringraziai e mi beccai un ceffone dalla bassina. ‘Bravo, da ora potrai dire solo GRAZIE e SìSIGNORA! Intesi?’ e mi dette un altro ceffone.
Annui e Fraue mi colpì.
Allora capii e dissi: SìSIGNORA.
”’
viaggiammo per un paio di giorni. Stavo legato nel van. Loro cercavano cibo, coperte, vestiti, benzina, alcool. Il van era pieno e le bikers si alternavano alla guida. La notte cercavamo riparo nei garage abbandonati. La sera mi slegavano, potevo pulirmi e sgranchirmi le gambe. Ma mi misero subito sotto. Dovevo servirle il cibo e riempire i bicchieri. Avevo le mani libere e le gambe, ma una pesante catena al collo. Loro ordinavano, mi deridevano, mi maltrattavano con schiaffi e sputi in faccia, ma non stavo male. Mangiavo, bevevo e potevo lavarmi con l’acqua del van. Erano piene di cibo, dolci e tonno in scatola, non mangiavo(sempre i loro avanzi ovviamente)così tanto e bene da secoli. Il caff&egrave solubile era squisito, certo a turno le donne ci sputavano dentro, ma era buono ugualmente.
Fraue era la capa, si vedeva, ma le donne erano toste e sveglie, stavano assieme, la notte ogni tanto, prima di dormire si toccavano fra loro.
”’
una mattina giungemmo ad un lago. Scendemmo tutti quanti. Le donne si abbracciarono fra loro e si baciarono in bocca.
‘Ce l’abbiamo fatta anche stavolta! YEEEEE!!!!!!!!!’ gridavano.
‘E abbiamo rimediato anche un nuovo servo per l’inverno!’ disse Fraue prendedomi per le palle e trascinandomi in mezzo a loro. Mi riempirono di schiaffi e scapaccioni. Manate nel culo e Fraue mi tastò il culo e lo spizzicò a lungo.
‘Sapete cosa mi &egrave venuta voglia di fare?’ chiese maliziosa.
‘ohhhhhhh’.sìììììììììììì’ fece la bassa e mi dette un paio di tastate al culo fortissime.
‘Ma prima, il rito! Va rispettato ‘ fece la bionda iniziandosi a spogliare ‘ il bagno nel lago!’ urlò e le altre gridarono yeeeeeeeeeeee. Mi dettero dei ceffoni e Fraue mi strizzò ancora il culo. Forte. ‘A dopoooooo’ disse, mi legò nel van e andarono a tuffarsi nel lago.
”’
dopo il bagno nel lago, nude, accesero un fuoco e mangiarono e bevvero birra.
La bionda mi portò i loro avanzi del cibo e del caff&egrave. Sputò nella tazza e sorrise:
‘Adesso tocca a te! Prepara il tuo culo, Fraue ha qualcosa per te!’
‘nooo.ooo iooo…’ mi tirò uno schiaffo pesante.
‘Zitto.!’
‘Sì Signora…’ dissi prima che mi colpisse in faccia.
Mi portano vicino al fuoco. Sistemarono una panca al centro e mi ordinarono di prepararmi. La bionda mi dette della vasellina.
‘Per il tuo culo, sei vergine o ti hanno già sfondato il culo?’
‘io, no…cio&egrave..’
‘Cio&egrave cosa?’ fece la bassa colpendomi.
‘…io’.un anno fa’.ecco…’
la bionda mi tirò una scoppola: PARLA!
‘…ecco…un anno fa’..sono stato violentato per varie notti da un trans’.’
scoppiarono a ridere. Vollero che raccontassi tutto. Lo feci, dissi di come ero prigioniero in quella casa, di come la tipa veniva la notte ubriaca e mi sfondava il culo.
‘Cazzo’…e…questa &egrave bella”..
‘…incredibile! Ma meglio per te! Così oggi sentirai meno male. Mettiti la vasellina e distenditi sulla panca.
Mi ficcai la vasellina nel culo e attesi. Fraue si stava vestendo nel van. Uscì fuori con lunghi stivali neri, salopette nera e nuda sotto. I capelli raccolti, truccata, rossetto e il resto, la bocca di fuoco, portava dei guanti e nel mezzo alle sue gambe, un grosso cazzo di plastica grigio.
Raggiunse il fuoco e la panca dove stavo io. Impaurito. Infatti quel cazzo posticcio era veramente grosso e lungo, molto, fottutamente lungo!
Fraue mi prese per i capelli e mi ficcò i suoi occhi addosso.
Tremavo.
‘Adesso ti scopo col mio strap-on!’
‘Ehi bella! Non sai una cosa…’ fece la bassa. E le raccontarono di me e delle violenze subite col trans un anno prima.
Fraue allora mi fece stendere sulla panca e mi tastò il buco del culo. Ci infilò un dito. Ahiiii!!! gridai, ma mi presi uno sculaccione fortissimo. Lei ci ficcò anche l’altro dito e spinse. Urlai di dolore e mi presi scapaccioni e botte sul culo dalle tre donne.
‘…sì c’&egrave passato un bel cazzo qua dentro, ma adesso sta a posto, niente danni anali o slabbrature, niente sangue.
Presi altri scapaccioni.
‘Bene, posizionatelo!’ ordinò Fraue e le due donne mi bloccarono le spalle, la bionda mi teneva basso e mi fece alzare il culo, la bassa mi si mise davanti alla faccia e tenendomi un braccio alzato, mi ficcò il suo sesso, sotto la salopette, in bocca.
Intanto Fraue si preparava, spingeva le dita dentro il mio culo e mi sbatteva il cazzo di plastica sul culo.
Quindi spinse la cappella nel foro.
Urlai e la bassa mi rifiò un paio di schiaffi che mi fecero piangere. La bionda mi tirò il braccio facendomi male. Fraue era lì. Sull’orlo del mio culo. Quel cazzone era proprio enorem. Sentii spingere ancora la cappella. Piangevo leccando la salopette della bassa. Fraue spinse ed entrò. Urlai, presi altri schiaffi. Fortissimi. Poi Fraue si sistemò meglio sopra di me e spinse forte, dentro. Cazzzooooooooooooooooooooooo un male cane. Presi altri schiaffi e la bionda mi dilatò il culo e Fraue spinse ancora più a fondo.
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
uno strappo, la bionda che mi apriva il culo, Fraue che mi ficcò quel coso nel culo. Un male, lei era forte, grossa, atletica e mi dominava. Mi dominavano. La bassa si abbassò la salopette e mi offrì la sua figa pelosa da baciare.
‘Prendi schifoso! Baciami la figa!’
‘SìSignora!’ dissi mentre Fraue estraeva il cazzone e poi spingeva più forte.
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
lei spinse. La figa della bassa era pelosa e folta.
Fraue mi penetrò a fondo, la sentii spingersi, era largo e faceva un male cane.
Ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
la bassa mi teneva la faccia contro il suo sesso
leccavo
annaspavo
fraue mi inculava con forza.
Mi prese i fianchi e mi spinse contro la panca, la bionda mollò il mio culo e andò dall’amica a baciarla sulla bocca e toccarle le tette.
Dietro la padrona mi violentava.
La sua presa era esperta e tenagliosa.
Mi pressava sui fianchi e mi inculava.
Fuori e dentro.
Con rabbia e con esperienza.
Sentivo ondate di caldo bruciarmi il culo, ma quel coso con la vasellina scivolava dentro senza ferirmi, ma era grosso.
E lungo.
Lei spingeva forte.
Dentro e fuori.
Leccavo e cercavo di respirare col naso per prendere aria.
Lei dientro mi trapanava.
Lo strap-on antrava e usciva. Grosso. Lungo.
Fraue rideva e prendeva ritmo, mi cavalcava da dietro, nel culo. Deep hard. Dentro e furoi.
L abionda mi tolse la faccia dalla figa della fidanzata e si mise a leccarla lei. Fraue allora aumentò i ritmi della cavalcata nel mio culo
ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh
ahhhhhhh mi fa maleeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
lei mi teneva i fianchi e spingeva il suo coso su ben dentro di me.
Urlavo di dolore, ma il calore di prima si era spostato al corpo e respirando meglio mi stava anche iniziando a piacere.
Era vero.
Non era come un anno prima, quel trans bastardo che mi sfondava il culo ubriaco comprendomi di botte e insulti. Qui Fraue era brava sapava scopare bene, spingeva il suo attrezzo dentro di me e libero di respirare e mentre non prendevo botte, mi godetti anche quel cazzone nel mio culo.
Ma non troppo, mentre i miei ahhhhh erano diventati ohhh di piacere, Fraue uscì da mio culo.
TROIA BASTARDA STAI GODENDO!!!! FIGLIO DI PUTTTTTTANAAAA urlò e le due donne smisero di baciarsi e vennero a coprirmi di botte e sputi. Fraue mi mise il suo cazzo in bocca e mi disse di pulire il cazzone mentre le altre due mi picchiavano. In testa.
Fu dura ma dopo sputi, scapaccioni, leccate e schiaffi si calmarono.
Mi ordinarono di pulire al meglio e di spicciarmi che c’era ancora più di un’ora di salita.
Con i walkytalkie chiamarono delle compari.
Dopo 45 minuti schesero due bikers e una jeep. Dentro tre donne e un uomo, le bikers erano donne. Si salutarono calorosamente, baci, abbracci e tutto. Quindi ordinarono a me e all’latro uomo di scaricare parte del van nella jeep e poi nelle grosse sacche delle motociclette. Ci volle quasi un’ora. Mi presi botte e sputi perché ero lento, l’altro uomo non fiatava, lavorava e basta, era vestito con una tuta gialla e pantaloncini corti con tasche, alle scarpe ottimi scarponcini da montagna con calzettoni di cotone vero. Lo invidiavo.
Quando la merce depredata in giro da Fraue e compagne fu redistribuita fra i vari mezzi iniziammo la salita.
Fu un inferno, la strada era solo a tratti asfaltata, il van procedeva lentissimo e così la jeep. Ci volle più di un ora ad arrivare ad un grosso campo esposto al sole, recinsioni alte, staccionate, torrette di guardia. Una grossa porta. Il campo non era grand ema neanche piccolo, varie capanne, rimesse per attrezzi, tende, ecc. tutte donne in tuta militare e pochi uomini che eseguivano ordini e correvano a fianco delle donne. Ci ordinarono di scaricare. Vennero altre 4 uomini per fortuna e finimmo presto.
Fraue mi prese e mi condusse in un grosso giardino dietro un edificio di legno. Mi fece percorrere il giardino e arrivammo ad una struttura nuova in legno e acciaio, bassa tutta a specchi, fuori dalla struttura erano appesi 3 uomini per le gambe e per le braccia. Erano visibilmente spossati, sudavano e piangevano. Due erano a testa in alto, quello al centro invece a testa in giù e dell’erba urticante era ficcata nel suo culo. Davanti a loro passeggiavano delle donne in stivali di pelle e corpetti sexy, con fruste in mano. Fraue le salutò con baci e carezze.
‘Un nuovo?’ chiese una delle donne con tratti asiatici, piccoletta ma carina dando una staffilata sul culo di quello con l’ortica.
‘Sì, lo abbiamo trovato a S.nel bosco. Ci sarà utile per l’inverno…che ha fatto lui?’
‘Oh, ha tentato di scappare, lo hanno ripreso dopo due giorni”..adesso sconta la sua pena…&egrave appeso così da stamattina..’ rispose l’asiatica.
‘BenE!’
mi girava la testa.
Dove ero capitato? Che sadiche pazze”
Fraue mi tirò via e mi fece entrare nella struttura, mi legò ad un palo e disse: ‘Vado a cercare Sama per il marchio!’
‘Il marchio?’ feci impaurito e mi beccai un ceffone.
‘Il marchio, sì, li marchiamo come le bestie i nostri schiavi! Sono nostri!’
‘…ehi…ma…’ feci ma lei mi colpì al volto.
”’
Tornò dopo qualche minuto con una donnona grossa, nera peina di carne ovunque. Portava anche un bracere con rotelle e dentro un bastone che stava arrostendo. Mi divincolai con rabbia, ma Fraue me prese i capelli e poi mi immobilizzò a terra, Sama enorme mi tolse pantaloni e mutande, mi schiacciò le gambe a terra con forza quindi con calma prese il bastone dal bracere. Sentivo il fuoco sul metallo. Non osavo guardarlo ed era poi impossibile. Tremavo. Avevo una fifa matta. Sentii Sama urlare Ecooooooooooooooooooooo
e poi un dolere terribile sul culo. Un bruciore d’inferno, un lampo, sentii Sama che muoveva la mano sulla mia carne e poi sollevò il bastone.
Fatto.
Io svenni.

(La storia si interrompe qui. Se volete che la continui fatemelo sapere per mail a dorfett@alice.it) Mi risvegliai ore dopo su una specie di giaciglio di paglia. Avevo un bruciore fortissimo al culo. Guardai. La carne era bruciata in un punto, strisce nere che mi facevano impazzire di dolore. E poi un cerchio. Un marchio! Un fottuto marchio a fuoco. Tondo, non grande per fortuna, sulla chiappa. Bikers’s Fendom Club c’era scritto. Marchiato a fuoco per sempre! Bastarde! Figlie di troia!!
imprecai. Il culo mi faceva male.
Dopo qualche minuto venne un uomo basso e peloso, vestiva con una tuta che lasciava libere le maniche e i ginocchi, indossava degli ottimi scarponcini con para. Sembrava essere in salute. Al collo aveva un fazzoletto rosso.
‘Come stai?’
‘..oh…ecco…mi fa male..
‘Ok. Ascoltami: tu sei il nuovo arrivato e non conti un cazzo. Devi ubbidirmi e ubbidire alle donne. Le padrone. Non fare cazzate. Rispondi sempre sì padrona e fila liscio’
‘..ma
‘Fai silenzio. Adesso sei in prova. Se ti prendono starai qui
‘..e
‘…starai bene. Se provi a scappare sei fottuto ti riprendono subito e ti conciano per le feste. Se provi a toccare una donna con violenza rischi che ti taglino una mano o ti riempiano di botte fino a rovinarti. Non ci provare. Ricorda di obbedire e basta. Da domani sei nelle cucine a servizio cessi. Ti seguo io. Fai quello che ti dico. Vedrai che qui non si sta poi male. Sì le donne ci maltrattano e umiliano e ci picchiano quando e come vogliono. Sono 31 Padrone e noi schiavi 35. con te 36. si mangia bene qui, in inverno si sta al caldo, qui l’inverno &egrave duro, vedrai. Se ci arrivi all’inverno..’
‘Come?’
‘Se non tenti di scappare e obbedisci alle donne resterai. Se fai lo stronzo ‘ e non ti conviene ‘ rischi di prenderle e fotterti a vita. ok. Prendi queste..
E mi passò delle pasticche, acqua e zucchero, un sapone, dei vestiti puliti e un fazzoletto grigio.
‘Mi chiamo Elmo. Riposati avrai da lavorare sodo, credimi..’
Presi tutto ascoltai altri suggerimenti-ordini quindi se ne andò lasciandomi di nuovo solo.
Mi detti una lavata e igollai le pasticche.
Quindi mi riposai ancora.
Fui svegliato da Elmo la mattina dopo.’
‘Vestiti, mangia queste banane e bevi il caff&egrave che ti ho portato. Ecco altre pasticche di vitamine, fai in fretta, devi andare in cucina…’ disse trafelato. Presi le banane marce e bevvi il caff&egrave caldo con latte. Ingollai le pillole e lo segui in cucina. ‘…lui &egrave Mars starai con lui a pulire le patate tutta la mattina, avanti a lavoro!’ mi ordinò indicando un ragazzone barbuto che aveva il mio stesso fazzoletto al collo grigio. Mi sedetti per terra e mi misi a pulire le patate, c’erano 4 sacchi pieni. Mars mi chiese quando ero stato catturato. ‘Qualche settimana fa…nei boschi…’ dissi. ‘…io sono qui da 5 giorni, si fatica come bestie, ma almeno si mangia regolare’.’ fece. Lavorammo senza discutere tutta la mattina, prima le patate, poi le zucchine, quindi portammo fuori la spazzatura e preparammo il compost coi rifiuti sotto la guida di Elmo. A mezzogiorno ci portarono della carne in scatola e avanzi di frutta, birra tiepida e acqua fresca. Mangiammo come lupi. Elmo tornò e ci portò alle docce degli uomini. Erano sporche e umide, pulimmo tutto il pomeriggio. Dopo una pausa Elmo ci portò a pulire le stalle delle bestie. Erano poche, due mucche, una capra e alcune galline, ma la puzza era notevole. A sera io e Mars eravamo stanchi morti, non avevamo visto mai una donna, se non a distanza di metri, Elmo ci impartiva ordini. Ci dette da mangiare tonno in scatola e avanzi di piatti con riso e fagioli. Dormimmo come angioletti. Il giorno dopo altri lavori. Così andò avanti per una settimana e passa. Lavoro e lavoro, Elmo che ci ordinava questo e quello, noi che eseguivamo. In compenso si stava al sicuro, il Campo delle Bikers era fortificato e molto in alto su un monte difficile da ascendere, si mangiava bene(avanzi e scatolame, ma per me che venivo da giorni di fame crudele erano prelibatezze), avevamo un giaciglio caldo e vitamine. Vestiti puliti e scarpe comode. Una mattina Fraue venne da me con una donna. Ero a pulire la cucina, Fraue mi ordinò di inginocchiarmi e mi dette due scappellotti forti. ‘Ehi, hai lavorato bene, dice Elmo, bravo- giù uno schiaffo ‘ pensavamo di promuoverti a schiavo ufficiale. Non farai stronzate vero?’
schiaffo in pieno volto, la compagna mi prese i capelli e mi girò la testa, mi sputò in faccia e disse: ‘Hai capito che fortuna stronzo? Starai con noi al sicuro, mangiando bene e lavorando. Sarai però il nostro schiavo per sempre’!’
Annui
Fraue mi tirò uno schiaffo pesante.
‘Prendi questo!’ mi dette un fazzoletto rosso e mi ordinò di presentarmi domani da lei.
Anche Mars era stato promosso.
Elmo ci salutò l’indomani dopo che avemmo stivato dei vestiti e della marce. Ci abbracciò e pianse. Noi lo guardammo strano.
Andai da Fraue come ordinato.
Stava in una serie di capanne di legno nella parte alta del Camp, mi ci condusse una donna tarchiata che per tutto il tempo mi colpì con un frustino alle gambe per farmi correre sebbene avessi delle coperte e cuscini con me.
La donna mi lasciò di fronte ad una porta. Entrai,Fraue stava in piedi a ripulire un fucile. ‘Oh ecco, vieni, sistema la tua roba per terra vicino al mio letto e poi vieni qua.’
Feci quanto ordinato e tornai da lei. Mi fece un segno di inginocchiarmi ai suoi piedi lo feci, stava pulendo l’arma e disse: ‘Preparami un frullato di carote con gin e poi torna qua, spogliati e attendi i miei ordini.’
andai a preparare il frullato, non ero esperto di quelle cose e feci casino, Fraue venne da me e mi tirò due ceffoni violenti. ‘Cretino! Che casino combini??! pulisci tutto e fammi un frullato decente, devi usare questa,!’ coglione!!’ urlò e mi colpì più volte. Mi misi a pulire mentre lei mi riempiva di calci.
‘Vai da Leaxx a prendere degli stracci, imbecille!’ urlò e mi spinse fuori dalla capanna. Feci un corridoio di tende e trovai una porta aperta su una camera. C’erano due donne e un uomo. Lui stava a pecorina sul letto con il culo alzato, una della donne in costume di pelle nera allacciato al quale un cazzo nero di proporsioni incredibili, enorme, gigantesco, almeno 30 cm di lunghezza e una dozzina di diametro. Un pezzo di plastica lucente e nero puntato sul culo dello schiavo. Ero impressionato. Trasalii e tramai di paura. L’altra donna apriva il culo dell’uomo con le mani per ricevere quel coso enomre. La donna con lo strap-on lo puntava verso il culo dipanato del tipo. Il cazzone era unto di vasellina, il culo dello schiavo pure, cuperto e lucido. Le donne sudavano come lo schiavo. Guardai e provai terrore. La donna spinse quel coso enorme verso il buco del culo. Spinse, spinse urlò e l’a,tra donna apriva quel culo che stava accogliendo quella roba massiccia e nera. Tremai di paura, cazzo erano quelle pazze?? le donne urlavano e incitavano a penetrare il culo. Lui era dilaniato dal dolore ma non gridava di dolore, anzi, sembrava fare di tutto per accogliere quel cazzone dal diametro eccezionale. Si apriva e mentre la donna spingeva e sudava e gridava, lui lo prendeva dentro, la donna lo afferrò bene ai fianchi e spinse violentissima ben dentro!!
cazzzo come era grosso quell’affare. Loro gridavano ed io tremavo di paura. Gridavano e il cazzzone nero entrava nel culo dell’uomo.
Non credevo ai miei occhi. Trattenni un grido. Una delle donne mi vide, fece per urlarmi qualcosa ma io scappai via. Infialai altre tende e vidi una donna di colore non alta ma massiccia muscolosa che faceva esercizi con dei bilancieri rosa, lei mi fissò un attimo: ‘E tu chi cazzo sei stronzo?’
ero impaurito e non riuscivo a parlare. Lei mollò un bilancere e mi venne incontro, mi mollò uno schiaffo pesantissimo. ‘…Loaxx?’ riuscii infine a dire massaggiandomi la guancia per il dolore
‘Sì cazzo vuoi? Chi ti manda”
”.Fraue’..vuole che…’ le spiegai la situazione, quella mi dette un altro schiaffo fortissimo, quindi mi dette degli stracci per pulire e mi ripedì da Fraue. Mi persi fra le tende e mi ritrovai ancora alla scena della donne che inculavano il servo con quel mastodontico strap-on. Urlavano di piacere e lussuria, gridavano di sesso. Io cercai di non farmi notare, infilai altre tende e tornai da Fraue. Lei mi aspettava mi riempì di botte: ‘Quanto ci hai messo?? imbecille? Qui devi filare dritto e sbrigarti o ti sbatto fra le merde in cucina’.non farmi perdere la pazienza e rimpiangere di averti preso a casa con me’!’ mi dette altre botte e mi ricacciò in cucina a preparare frullato. Feci un lavoro decente stavolta sebbene tremavo tutto ed ero gonfio di schiaffi e botte da donne forti.
”’
Così iniziò il mio asserviziato presso Fraue. Lì nel campo delle Bikers la situazione era chiara: le donne comandavano e gli uomini erano i loro servi. Il campo era piuttosto grande, capannoni, campi, stalle e orti. Non lo avevo visitato tutto perché passai la prima settimana a rammandare teli di plastica impermiabile e cose del genere. A casa di Fraue ero sempre a suo servizio, sbrigavo cose, pulivo, rassettavo, preparavo da mangiare. In cambio mi prendevo un sacco di schiaffi e colpi, ma anche vestiti puliti, doccia, sapone, cibo buono, caff&egrave, un vero lusso per quello che avevo patito. Durante il lavoro ai teli(che servivano per la brutta stagione piovosa e nevosa da quelle parti come mi informarono)parlai con altri servi che lavoravano. Alcuni erano anni a servizio delle Bikers, altri da pochi mesi. Mi raccontarono di come era strutturato il posto, di come si rifornivano di cibo(scambi, furti, razie, ma anche orto e galline)che il Club era stato fondato da due donne che stavano nel piccolo castelletto sulla parte più alta dal campo, erano Trudey e Lamara, due cinquantenni molto dominanti e carismatiche che avevno dato vita a quel micromondo matriarcale. Trudey e Lamara non si vedevano spesso, ma erano ele cape, amate e sispettate da tutte e tutti. Erano le regine, le altre donne erano vassallesse con schiavi. Anche alcune donne erano serve, cucinavano o servivano come gli uomini, altre invece erano schiave da dominare per piacere sessuale. Ogni donna poteva seviziare, inculare, mortificare, picchiare a piacimento tutti gli uomini,anche delle altre donne, avevano potere assoluto, come avevo già sperimentato. Ma, mi spiegarono, alcune erano anche molto sadiche per passione e torturavano donne serve e uomini assieme. A Lik, un tipo asiatico che rammendava con noi erano capitate delle sessioni del genere. Non ci disse molto, ma i segni sul corpo che aveva non lasciavano dubbi sul genere di giochi pesanti che quelle facevano.
All’inizio Fraue mi tenne in prova come servo. Pulire, servirla, ecc. prendevo schiaffi a ripetizione per ogni mancanza, ma avevo tre pasti caldi, vestiti puliti e scarpe comode. Una sera però, pioveva forte fuori e lei aveva bevuto molto vino bianco mangiando degli spaghetti alle erbe che le avevo preparato mi ordinò di leccarle la figa. Si disetese su un divanetto, nuda a parte gli stivali militari e una bandana verdenera sulla fornte, e bevendo vino bianco volle che le leccassi la figa. Lento, amorevole, servile le leccai bene la figa e Fraue si godette la mia lingua che leccava frenetica e colpiva le sue labbra gonfie.
Dopo il mio servizio di bocca volle che mi sedessi accanto a lei, alzassi le gambe mi distendessi sulla schiena. Prese una zucchina e me la strusciò sul culo: ‘Quando ti ho preso al lago eri piuttosto aperto’…bene’…il lavoro del trans che ti teneva prigioniero era stato buono’..raccontami di lui e del suo cazzo!’ mi ordinò.
‘Veniva la notte. Era sempre sbronzo, era cattivo e manesco, mi dava schiaffi e sputi’.’ intanto lei mi penetrava un poco con la punta della zucchina.
”.mi teneva legato al letto…veniva la notte,mi riempiva di botte, quindi’..poi mi metteva col culo a terra e mi ficcava…’
la zucchina verde era entrata nel mio culo fino a metà.
”.il suo cazzo nel culo’.mi scopava con rabbia…spaccandomi il culo’
lei giocava col mio ano, spingeva l’ortaggio dentro e lo toglieva…quindi sputava sulla zucchina saliva densa.
”..mi scopava e mi diceva parolacce’.mi tirava sculaccioni’.e mi dava dentro il suo cazzo rabbioso’..maledetta’.mi ha tenuto giorni legato a quel letto’
la zucchina aveva preso a d andare dentro e fuori con Fraue che sputava sull’ortaggio per favorire la penetrazione.
”..da solo, se qualcuno arrivava ero legato’..ma arrivava solo lui, ubriaca, coi tacchi, mi picchiava’.quindi mi ficcava il suo cazzo’
urlai perché lei spinse con forza l’ortaggio nel mio culo e lo tenne lì premendo con rabbia.
”’
Quando finimmo il lavoro con le riparazioni montammo le tende. Era un lavoro complesso sotto la supevisione di alcune donne che ci davano botte sul culo e una girava con una frusta colpendo chi le capitava sotto tiro. Lavorammo a lungo ma alla fine venne fuori che tutti i cubi dove stavano le donne erano coperti da spessi teloni impermiabili. Fraue disse che avevamo fatto un buon lavoro: ‘Fra due giorni c’&egrave la festa di fine estate! Riposatevi, mangiate, prendete le vitamine e preparate i culi! La festa di fine estate &egrave alla porte!’ e ci lasciarono liberi di dormire in uno stanzone tutti i maschi. Bevemmo birre e rum e ballammo. Il giorno dopo riposavamo felici, ma Lik mi raccontò che la Festa di fine estate era molto violenta per noi uomini’
”’
Lik aveva ragione.
Quando iniziò la Festa fummo condotti in catene e nudi in un campo dove erano allestite delle strutture di legno per imprigionare qualcuno con la testa e le braccia e tenerlo piegato a 90′. ci prendemmo tutti un bello spavento. Le strutture erano almeno dieci. Fummo schierati in due file e delle donne passarono in rassegna. C’erano anche Trudy e Loama, le vidi da lontano, non vennero vicino a noi. Una era bianca, l’altra era nera. Lentamente dieci di noi vennero scelti.

(se volete che la storia continui scrivetemi a dorfett@alice.it) Ero fra i dieci: a colpi in testa e tirate per i capelli, delle donne ci condussero nel campo, diritti a degli strumenti di tortura messi a distanza gli uni dagli altri. Mi tiravano due donne anzianotte, piccolette ma forti, menavano fendenti sulla testa e una mi trascinò fino al mio posto per un orecchio. Erano vestite militari ma una, la bionda era a seno nudo e tracannava birra alla lattina. La moretta mi mollò l’orecchio e mi posizionò: avevo le mani chiuse in una morsa dentro il pezzo di legno che conteneva anche la mia testa, mi piegarono a 90′ e mi portarono le gambe a distanza dalla specie di croce di legno dove mi bloccarono. Mi divaricarono le gambe con un’asta di legno e poi legarono ad essa i mie piedi. Ridevano già mezze ubriache, era ancora presto, la giornata era calda, stavo piegato a 90′ nudo, legato ad una gogna col culo esposto. Loro giocarono con mio culo e poi sentii una che mi infilava della crema nel culo e spingeva qualcosa dentro. Urlai di dolore e mi beccai due schiaffi fortissimi dalla moretta: ‘Silenzio! Sta fermo e facci divertire, verme, se urli ti ficco le mie mutandine sporche di merda in bocca!’ e mi fece un pizzicotto sul naso che mi lasciò senza fiato. Armeggiarono col mio culo, vi infilarono qualcosa e poi se ne andarono. Ci lasciarono così al sole, nudi, esposti per qualche tempo che sembrò lunghissimo. Faceva caldo e sudavo. Trudy passò fra di noi assieme ad una scorta armata, la vidi bene perché iniziò il percorso davanti a me. Era bassa, nera, culo in fuori bello gonfio, seno non particolarmente sviluppato. Mostrava una sessantina di anni almeno mi parve ma portava cappello nero da militare di rango e occhiali neri grossi. Le labbra erano gonfie e rosse. Loama la raggiunse poco dopo. Era bianca e alta sui tacchi, portava una gonna di pelle bianca e corpetto bianco con delle frecce rosse, era bionda molto ricciuta e curata, lunghi capelli che le calavano sulle spalle, anche la faccia era bianca, anche lei sulla sessantina, portava del rossetto rosso sulle labbra carnose, era vicino a me che parlava con una guardia armata. Aveva un grosso seno, non sentivo bene cosa si dicessero, ma la sua voce era stridula e roca. Trudy salì sopra un piccolo palco e annunciò che i giochi di Fine Estate erano inziati! Tutte risero, volarono dei colpi di pistola in aria e grida e fruste che volavano e colpi e urla. Poi Loama salì sul palco con Trudy, la bianca bionda alta sui tacchi, la nera bassa militare e cattiva, si baciarono fra spari e grida e fruste che schioccavano per terra. Poi la musica salì nel cielo e le donne si sparpagliarono fra noi dieci alla gogna e si dispersero in giro. Ben presto sentii mani che si abbattevano sul mio culo, dita dentro di me e frustate sulla mia schiena. Donne che mi prendevano la faccia e mi aprivano la bocca, ci sputavno dentro e mi schiaffeggiavano. Donne che giocavano col mio culo e lo penetravano con due dita e colpi sulla schiena, sul culo e schiaffi e donne che mi paravano la loro figa in faccia e mi prendevano la testa e me la ficcavano sui loro sessi e dietro altre che mettevano dita nel mio culo a pioggia, uno dietro l’altro, dita e colpi e frustate sul culo ed io che non urlavo perché avevo la faccia nella figa di una vecchia vestita da militare e poi di una giovane con le trecce che beveva sopra di me e la sua birra mi colava in testa. E dietro il mio culo era sotto assedio di queste pazze indemoniate che ficcavano dita e dita e dita dentro di me.
Poi lasciarono le dita e sentii qualcosa di grosso spingermi al culo. Qualcosa di molto grosso, ma non potevo urlare perché una culona mi si era messa davanti e urlava che le leccassi il deretano puzzolente. Quelle dietro spingevano e gridavano ed io avevo la faccia nel culone della tipa con delle mani che mi tenevano la testa e mi spingevano a fare il mio lavoro. Ma dietro sentivo un grosso affare fare strada nel mio culo e poi l’affondo!
Urlai e presi schiaffi e la culona mi sbatt&egrave il suo culo in faccia mentre dietro ero impalato da un coso enorme e sentivo quelle pazze urlare ed esultare.
Fu l’inizio della violenza che subii e subimmo noi servi di quelle bikers indiavolate tutta la mattina. Mi sbatterono quel cazzone finto nel culo con forza e rabbia, io urlavo e piangevo ma ben presto mi ritrovavo preso fra ceffoni e culi da leccare in faccia. Le donne dietro facevano i loro comodi, mi scopavano e si divertivano urlando e eccitandosi a vicenda. Ben presto smisi di piangere e feci meno caso al dolore perché gli schiaffi volavano forte, i capelli mi erano tirati e i cazzi finti si susseguivano nel culo. Era troppo. Leccavo e baciavo quei culi e quelle fighe. Dietro ero penetrato a aripetizione da cazzoni. Urla. Sentivo mentre ero legato e prigioniero gli altri schiavi che subivano la stessa sorte. Le valchirie andavano e venivano. Colpivano, inculavano, frustavano, picchiavano noi che eravamo incatenati sotto il sole. Non so quando durò quel massacro. Io leccavo, baciavo e lo prendevo in culo dietro. Le valchirie erano feroci e arrapate, andavano e venivano, presi culi neri e sporchi, bianchi e già leccati e baciati. Dietro ero inculato da donne che non vedevo. Loro gridavano e si divertivano come pazze. Volavano cieffoni e fruste. Grida di dolore e di preghiera. Frustate e sculacciate. Il mio culo era in fiamme, devastato da cazzi finti e bottiglie di vetro. Quelle brindavano e mi sputavano mi inculavano con un collo di bottiglia, io non potevo far nulla da come era legato braccia, testa e piedi. Baciavo e leccavo culi che sapevano di merda e di donna. Di profumo e di femmina, valchirie che mi inculavano con bottiglie di champagne.
Quella furia durò un tempo eterno. Poi piano piano le donne se ne andarono. Ci lasciarono lì legati sotto il sole.
Avevo il culo a pezzi, la schiena in fiamme e la faccia arrossata impiastrata di lacrime, sudore e umori di donne.
Dopo qualche tempoi il caldo e la posizione si fecero insostenibili. Iniziammo ad invocare le donne di liberarci.
Quelle erano lontane dal campo. Eravamo soli e sotto quel caldo implacabile. Pinagemmo e pregammo le bikers di liberarci. Ma loro si divertivano lontane. Danze, musiche, urla, fruste lontane dal campo dove noi dieci eravamo in catene.
Pensai di svenire dal dolore per la posizione e il caldo. Ero disidratato e infatti, dopo un’ora abbondante, uno degli schiavi svenne. Seguito da altri due. Io ero sfinito. Il culo in fiamme. Dolorante ovunque.
Alla fine 4 donne vennero a liberarci. Cademmo sfiniti sul prato. Loro ci dettero acqua e vitamine, ci dissero di riposare.
Così godemmo di qualche ora di tranquillità, ci legarono tutti assieme con lunghe catene, ma avevamo mani e piedi liberi. Dovevamo pisciare tutti assieme e metterci seduti per terra tutti quanti contemporaneamente, ma ci passammo acqua, vitamine, crema per il culo e ci rilassammo un poco.
Dopo le due ore, le valchirie tornarono.
Urlanti,eccitate, incattivite. Ci slegarono e ci presero a gruppi. Di nuovo schiaffi e botte, strizzate di palle e calci. Ci trascinarono in mezzo al pratone e ci dissero di sedere. Lo facemmo e lentamente arrivarono altre donne e le due Regine del Campo. Trudy avanzava con una donna nuda e rasata in testa legata al guinzaglio, la donna piangeva, era gonfia in faccia, gli occhi ammaccati e pesti, avanzava come una grossa gatta depilata. Degli schiavi portarono delle panche alle quali erano attaccati dei falli di gomma. Erano sei falli di diverse dimensione, dal più piccolo ‘ si fa per dire ‘ al più grande. Il primo era già un bel cazzone di una ventina di centimetri, il secondo era lungo e fine, il terzo era plug dal diametro molto grosso che terminava a forma di picche, il quarto era un cazzone nero enorme, il quinto era un cazzo più corto, ma più grosso, e il sesto ero un moster che non pensavo fosse possibile infilare in nessun buco. Erano disposti uno dietro l’altro, in crescendo.
Degli schiavi vennero portati, erano nudi e legati alle mani. Trudy e Loama iniziarono a parlare. Le donne ci colpivano per gioco sulla testa, erano ubriache ed eccitate. Trudy fece avanzare il primo schiavo accompagnato da una bikers. Quello si posizionò sul primo cazzo e lo accolse senza problemi. La bikers gli diede un piccolo bacino sulla fronte e lo fece alzare dal cazzo, lo fece posizionare sul secondo, che era molto più lungo, ma più fine. Il servo impiegò qualche colpo a posizionarsi ma ce la fece senza problemi. La valchiria lo baciò ancora. Trudy disse che il servo cavalcasse il cazzone bianco e lungo e quello lo fece. Urla, grida e battiti di mani.
Il servo si fece impalare dal cazzone lungo andando su e giù da solo per qualche minuto.
BASTA urlò Trudy.
Il terzo era un plug enorme. Provò più volte all’inizio senza riuscire e non poteva usare neppure le mani. Provò e riprovò. Senza successo. La bikers lo incoraggiò con calma. Quello riprovò e si prese una parte del plug dentro. Urla applausi. Il tipo continuò a scendere sul plug per accoglierlo tutto, ma quello scivolò via. La bikers allora riempì di colpi lo schiavo, botte schiaffi. Quello riprovò ancora, fallendo, quindi si sforzò ancora, la donna lo baciò in bocca per dargli forza e quello spinse il suo ano sul plug e lo prese tutto. Urla, applausi, fischi, le donne ci colpivano in testa per festeggiare. Quello rimase fermo con quel plug gigantesco nel culo e la donna lo contava. Uno, due tre quattro sei’..nove’…dieci’….’…’.sedici’…venti’.e togli.
Quello si alzò fra fischi e grida.
Passò al quarto e ce la fece al primo colpo.
Urla.
Applausi e colpi per noi, sulla testa, in faccia, una donna mi gettò la birra in faccia e mi disse di leccarle la figa in ginocchio lo feci. Così mi persi il 5 cazzone della fila. Ma il servo evidentemente fallì, perché ci fu un ohhhhhhhhhhhhhhh generale e Trudy ordinò: AVANTI UN ALTRO!!
(se volete che la storia continui scrivetemi a dorfett@alice.it)

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