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Racconti Erotici Etero

breve incontro

By 9 Febbraio 2006Dicembre 16th, 2019No Comments

Ho ricevuto anche questa settimana delle lettere. Devo dire, ancora una volta, che mi hanno fatto piacere. Mi hanno scritto anche delle signorine.
Ho potuto vedere che i miei racconti non ispirano solo solidarietà maschile, ma in un certo senso anche femminile. Continua dunque, con la vostra collaborazione, la mia personale ricerca sulla fragilità ( e profonda umanità) del sesso reale. Oggi introdurrò un nuovo argomento (ma niente anticipazioni: leggere per capire a cosa mi riferisco).

Vi racconterò quindi una storia, sempre rigorosamente vera, che mi &egrave capitata, e che, a me, &egrave sembrata divertente ed eccitante (ogni tanto ci ripenso).
Dunque, anni fa con un gruppo di ragazzi ci trovammo a convivere per tre giorni nel medesimo albergo. Diciamo, per un seminario.
Il primo giorno ci incontriamo tutti nella hall dell’albergo. Alcuni li conoscevo già. Con questi si creò un piccolo gruppetto. Andammo a cena insieme. Si unì a questo gruppo qualche ragazza. Tra queste una certa ‘Mimì’ (il solito nome inventato).
La serata fu piacevole. Si rideva e si scherzava e ci si conosceva meglio.
Il giorno dopo il seminario si svolse noioso, e la sera ci ritrovammo di nuovo in albergo.
Io so perfettamente che in tutte queste occasioni , in trasferta , stile gita scolastica , si intrecciano storie e storielle. Ma lì il clima generale era abbastanza serioso. Anche la nostra confidenza era limitata. L’unica a manifestare un atteggiamento diverso era questa Mimì.
Un seno prosperoso, un fisico mediterraneo, bionda (come lo può essere una mediterranea).
Lo sguardo mi colpiva. Quando mi parlava non distoglieva lo sguardo.
Mi fissava tutto il tempo negli occhi. Se penso a quello sguardo ancora mi eccito.
Nulla di più. Solo un accenno durante la cena. Un accenno completamente fuori luogo. Mentre si parlava di uomini e donne ( ma non in modo malizioso) lei disse qualcosa , a mezza bocca, tipo ‘eh, sì, gli uomini vogliono poi sempre certe cose’ . Non mi ricordo la frase esatta, ma sono certo di essere stato l’unico a coglierla.
Non so perché ma la cosa mi sembrò un messaggio.
Decisi , seduta stante, di provarci.
A un certo punto la gente iniziò ad andare a dormire. Alla fine rimanemmo in tre. Poi solo noi due , sempre in un tavolino della hall dell’albergo. A questo punto senza perdere tempo ci provai.
Adesso vi faccio ridere.
Che mi invento? (triste l’uomo senza fantasia).
Le chiedo di leggerle la mano.
(sento già il boato dei lettori : noooooo! Buuuuu)
Sentite: non mi &egrave venuto di meglio!
D’altro canto che devi fare in una spoglia e male illuminata (nel senso di luci sparate) hall di un albergo di provincia, sotto gli occhi (almeno potenziali) di colleghi di seminario.
Che le devi dire : ci facciamo un valzer?
Ad ogni modo lei mi porge la mano.
Una mano morbida e ben disposta.
In fin dei conti se due si vogliono incontrare , si incontrano, anche se la scusa &egrave assurda.
Le passo il dito sulle linee della mano.
Mi invento cazzate che neanche ricordo (e se le ricordassi non credo che ve le scriverei, per quel minimo di pudore che mi &egrave rimasto).
Ora si trattava di sboloccasre la situazione. Mentre sto raccogliendo le forze mentali per azzardare l’avance decisiva, entrano due colleghi, che erano stati a cena fuori.
Lei ritira la mano.
‘ehi, ciao , allora ‘..’
Cazzo , no!
Si siedono, parliamo.
L’irritazione era tale che dopo poco io dico: vabb&egrave buonanotte.
‘buonanotte’
Saliamo insieme (tutti insieme). Poi ognuno scende al suo piano, va nella sua stanza.
Arrivo in camera e inizio a pensare:’Era fatta. Non &egrave possibile’.
Vado in bagno, mi tolgo le scarpe.
Poi ci ripenso. Ancora adesso no so come ho trovato il coraggio.
Alzo il telefono e mi faccio passare la stanza.
Risponde.
‘Ciao’
‘Ciao’
‘Che stai facendo? Stavi dormendo?’ (assudo erano passati si e no dieci minuti)
‘No!’
Il tono di lei era, come posso dire ?, ‘attendistico’.
Da un lato non era la voce calda di chi dice :sono qui per te (ma quante volte lo &egrave?- le donne si sbilanciano solo all’ultimo)
Dall’altro non era neanche un ‘che cazzo vuoi? Fatti una sega!’
A quel punto la mia incertezza mi induce ad allargare il discorso.
D’altro canto la paura &egrave una forma di immaginazione sviluppata.
Ti immagini le risposte alla tua proposta (il solito : ‘fatti una doccia fredda’) e dici , ‘andiamoci passo passo’.
Alla fine riesco ad arrivare al nodo.
‘Non ho finito poi di leggere la mano’E’ curioso come tra persone che si conoscono poco si crei una confidenza. Forse proprio dovuta al fatto che si conoscono poco’ (La strada di una scopata &egrave sempre lastricata di banalità. Ancora un po’ e le avrei detto che eravamo treni che si incrociano nella notte: come sopra, se due vogliono fare sesso nulla li può fermare.)
‘Si in effetti tra noi si &egrave creato un flusso particolare’ mi dice lei
Evvai! Insisti ora!
Io:’Si mi ha un po’ disturbato l’arrivo di pinco e pallo'(i due incolpevoli sopraggiunti).
Lei’sì , si &egrave interrotto il flusso’
Ora! Vai ora !
‘Vengo da te!’
‘Ti aspetto’
Ancora non ci credo, che sia andata così.
Quelle parole ‘ti aspetto’, dette con voce eccitata, sono nella galleria delle cose che non scordi.
Quando ripenso ai momenti più eccitanti della mia vita loro sono presenti.
Mi preparo velocemente. Quasi corro nei corridoi.
Busso . Mi apre.
Lei &egrave attraversata da un breve momento di imbarazzo. Dalla faccia che fa, sembra stare per intraprendere una conversazione , forse dice anche qualcosa di generico. Io non dico una parola , la bacio e la conduco , subito verso al letto.
Qui inizia una parte della storia che per me rimane eccitante, ma per voi sarà divertente.
Ci spogliamo e lo metto dentro. Mi inizio a muovere, ma sono già al limite ( a voi devo dire la verità, l’ho promesso).
Non mi succede praticamente mai, ma quella volta sono al limite.
In questi casi, debbo fermarmi, per riprendere il controllo del mezzo. Mi basta stare fermo per qualche istante e ricacciare indietro l’onda montante.
Lei però non me lo consente. Si muove selvaggiamente.
D’altro canto &egrave la prima volta, non mi posso mettere a questionare.
A questo punto salto fuori e mi metto a leccarla su tutto il corpo. In un primo breve tempo mi dedico all’enorme , spumoso, seno.
Poi arrivo giù e mi do da fare.
Giustamente lei rimante un poco sorpresa. Ma che può fare?. Fa buon viso a cattivo gioco e se la gode.
Riprendo il controllo con difficoltà. Riesco a non venire. Nel frattempo lei sembra apprezzare il titillo delle sue pudende.
Mi ci dedico con entusiasmo. Mi tuffo con tutta la faccia dentro la sua topina bagnata. Lo so che adesso dovrei dire che mordicchiavo, leggermente. Non &egrave così. Facevo un casino. Mordevo succhiavo. Cercavo di compensare il vuoto che avevo lasciato infilando la lingua in profondità e muovendola.
Care signore e signorine all’ascolto, vi comunico che &egrave molto faticoso. Siate grate ai vostri cavalieri che si danno da fare in tal senso.
Avevo letto un divertente fumetto francese che parlava del punto G.
Più o meno poi , con l’aiuto delle mie compagne, ero riuscito ad individuarlo.
Come tutti sapranno si trova all’interno, ed &egrave facile da raggiungere con elementi oblunghi che si introducono (dita, uccello, e chi più ne ha più ne metta) . Più difficile con la lingua. Soprattutto , trovandosi nella parete in alto, non &egrave facile fare pressione. E’ questo che sfianca il muscolo della lingua.
Però Mimì apprezza lo sforzo.
A un certo punto sento un flusso liquido scendere. Peraltro dal sapore non sgradevole (ogni donna ha un suo sapore)
Inizia a venire.
Con un agile balzo sono di nuovo dentro di lei.
Lei gode lenta e serena, un sorriso le si allarga sul volto.
Quanto mi piace quel momento.
Alle volte guardo i visi delle signore e signorine e mi chiedo ‘come sarà in quel momento?’
Il viso si decompone, si scioglie, la persona diventa un’altra.
E vengo anche io.
Poi, tutto finito, non so perché, mi do a una rapida fuga. Scappo allegro nel corridoio con le scarpe in mano, e quella notte dormo come un bambino.

La sera successiva merita anche essa di essere raccontata, ma in una prossima puntata.

Scrivete , come sempre, ad ombra-rossa@hotmail.it
Il racconto di oggi, seconda puntata di ‘un breve incontro’ ha il seguente tema:
‘ma perché mi sono scopato questa stronza’
Le signore all’ascolto , se lo vorranno, potranno intervenire sul tema:
‘ma perché mi sono scopata questo cretino’.
Nel precedente capitolo vi raccontavo di una prima volta non proprio esaltante, per la mia compagna. Chi vuole saperne di più se lo vada a leggere.
Ad ogni modo un breve riassunto, per i più pigri:
Come detto dunque, anni fa con un gruppo di ragazzi ci trovammo a convivere per tre giorni nel medesimo albergo, per un seminario.
Il primo giorno, dopo una serie di maldestri tentativi, compensati dalla mia formidabile avvenenza fisica e prestanza, riesco a stabilire un contatto con una certa ‘Mimì’.
La sera la chiamo al telefono interno e , miracolo, mi invita nella sua stanza.
La mia eccitazione &egrave al colmo.
La raggiungo nella sua stanza , e mi tuffo tra le sua braccia, ma, sorpresa, mi accorgo dopo poco che l’eiaculazione precoce &egrave in agguato.
Non voglio fare bruttissime figure, e preferisco farne una bruttina. Esco da lei, mi do da fare per vie alternative e riesco, mi pare, a concludere la serata con dignità.
Così finisce la prima puntata, e torno, comunque contento, nella mia stanza.

Il giorno dopo.

L’incontro con Mimì a colazione &egrave , distaccato, anche per il rincoglionimento mattutino.
Alla prima pausa tutti insieme a chiacchierare.
Qui la mia impressione su di lei inizia a cambiare.
Lei inizia ad esprimersi in modo negativo su una serie di persone, con atteggiamento malevolo.
Ora, a me non piace il pettegolezzo. Mi diverto a quello simpatico. Non mi piace quello cattivo.
Me ne esco un po’ brusco, verso di lei.
Lei mi guarda sorpresa. Non sia spettava di essere stroncata proprio da me (dopo quello che c’&egrave stato tra noi).
Mi scuso, ma lei mi guarda con sospetto.
E’ già morto un amore, o non &egrave mai nato? I treni si allontanano nella notte. Ognuno prende la sua strada. Addio . Addio.
Vabb&egrave, a parte le cazzate, il rapporto si raffredda.
Ma che c’entro io con questa, mi domando.
E’ penso la famosa frase: ‘ma perché mi sono scopato questa stronza’.

Si rientra. La guardo.
Però fisicamente mi piace.
Potevo starmi zitto!.
Che me ne frega della malevolezza!
Ecco, avevamo un’altra notte davanti . Potevamo fare sesso ed io..,che coglione!
Potete immaginare con quanta attenzione seguissi quello che veniva detto nel seminario.
Ora, come ben noto , l’uomo &egrave una bestia. Antepone spesso la fica alle proprie idee.
E però ‘. e però’. molte volte non riesci a distinguere il corpo dalle idee che reca in sé.
Mi ricordo una volta conobbi una ragazza.
La prima volta che la vidi mi dissi: ‘&egrave la donna più brutta che ho mai visto in vita mia.’
Conoscendola, poi, sprigionava una sensualità forte.
Ad un certo punto non riuscivo più a ricordare perché , dentro di me, la prima volta l’avessi definita brutta.
Mi sembrava proprio bella, anzi , provocante.
Non ci provai mai, diventammo amici, ma posso tranquillamente dire che ci sarei andato a letto.
Però il meccanismo funziona anche all’inverso.
Le belle diventano brutte.
A questo pensavo, con aria assorta ( e tutti pensavano: come &egrave concentrato!)
Ogni tanto buttavo l’occhio su di lei, qualche posto più in là, nella fila dietro.
Si era vestita carina. Aveva anche la gonnella, che prima non aveva.
Aveva messo delle calze scure.
Chissà, mi chiedevo sempre più concentrato, se ha messo le mutande. Forse stamattina pensava che la giornata prendesse una piega hot.
Cazzo, magari potevamo scopare in bagno. Invece niente.
Il prurito sessuale mi invade.
Al pensiero delle calze senza mutande (ipotesi assurda me ne rendo conto), mi diventa duro.
Chissà se qualcuno se ne accorge.
Ecco, ora mi guarda.
Ora ne sono certo: un’altra notte ci aspetta, ed io , con la mente sono già nella sua stanza.
Il seminario scorre sereno e sonnolento
La mente vaga ‘stasera come cominciamo?’
Sono l’uomo che torna casa con una torta al cioccolato, e si chiede , ‘mangerò prima la panna sopra, o inizio dal rivestimento. Oppure, meglio, scavo una galleria’
Lei invece &egrave serissima.
Devo dire che non mi pongo grandi problemi sulla mia prestazione del giorno prima.
Sono molto auto-assolutorio.
Certo la mia manovra (monta-smonta) non potrà averle fatto piacere. Ma non finisce qui.
Recupererò.
Quanto siamo infantili, noi maschietti. Purtroppo, parlo per me, mi sembra che sia proprio nella nostra natura. Ma &egrave anche qui il divertimento. Se non si esagera, e non si trasforma il sesso in una questione di quantità, una attenzione alle prestazioni , senza esagerare e senza farsene un problema, a mio avviso , &egrave giusta.
Quindi pregusto la serata, e medito vendetta.
Usciamo insieme a cena. Ristorante grazioso. Allegria generale. Vinello locale.
Sguardo da parte mia. Lei distoglie il suo.
Fa la scema con un altro.
Poi ritorno in albergo, tutti insieme.
Buonanotte. Buonanotte.
Torno in camera e chiamo al telefono.
Ciao.
Ciao.
Che giornata, sei stanca?
No!
(evvai!)
Certo oggi però'(misto cazzate)
Eh si! ( Risponde lei)
Pensavo di venire nella tua stanza (approccio diretto)
‘ La strada la conosci!’
Questa &egrave la frase esatta che dice.
Il mio pisello &egrave già duro quando imbocco la porta.
‘Calmo!’ mi dico’Stasera si scopa per bene’
Ero libero in quel momento. Di una libertà assoluta, perché ero libero anche dal rispetto di lei.
(cattivo, cattivo maschilista!)
Ebbene sì. Fare l’amore con la donna amata &egrave la cosa più bella del mondo.
Perdersi in lei. Congiungersi. Eccitarsi.
Conoscersi. venire insieme, sentire insieme,.
Basta! Sono troppo romantico!
E allora cos’&egrave il sesso senza rispetto?
La donna può mai essere considerata solo un oggetto di piacere?
Siiiiiiiiiiiiii!
Quindi corro.

Mi apre già in vestaglia.
Ecchecazzo! Come , io ti ho desiderata tutto il giorno, ti ho immaginato mentre ti spogliavi lentamente, e ti presenti in vestaglia.
Che oggetto sessuale sei?
Parto subito.
Siamo sul letto, mani dappertutto.
Mi attacco ai seni prosperosi.
Qui l’idea!
‘senti, ma io ho un idea’
‘Dimmi’ mi dice lei, con quella voce che lo farebbe drizzare anche ad un funerale.
Sono un poco imbarazzato ma glielo dico lo stesso: ‘quelle calze che indossavi oggi, le indosseresti per me?’
‘Che vuoi farmi?’
(nooo! l’ha detto veramente!)
‘mettitele!’
Lei si alza, le aveva già messe via. Le cerca, meticolosa.
Non c’&egrave niente di più eccitante di una donna che con calma meticolosa si prepara al sesso.
Che fa qualcosa con calma e distacco per eccitarti.
Si infila questi collant, senza lentezza, come se stesse uscendo.
E’ ovviamente senza mutande.
Si sdraia sul letto, quasi sul margine.
Io mi inginocchio tra le sue gambe e mi trovo la fica aperta davanti al viso.
Quei peli schiacciati dalla calza di nylon, formano una rosa.
Che bella sensazione.
Nel sesso molto &egrave nell’aspettativa , nei singoli momenti.
Ecco la foto. Lei aperta. Vestita , per me.
Lei che in fondo non mi conosce e che si apre.
Inizio a leccare la fica sopra il collant.
(Tempo dopo mi telefonerà. Dopo qualche chiacchiera lei, non so come , ritornerà su quel momento. E mi dirà, ‘mi &egrave piaciuto. Ci ripenso. Mi eccito”. ‘sapessi io!’. Non l’abbiamo mai rifatto.)
Ora , la calza si bagna tutta. Il nylon riluce ancora di più. Sono strane le calze bagnate. .
Spingo con la lingua per entrare di più. . Riesco a scostare le labbra della topina. Il clitoride si gonfia. Emerge. Non posso mordicchiarlo né succhiarlo, impedito dal collant.
Dopo un po’ la cosa aveva fatto il suo tempo.
La tiro su e la rigiro , ‘a pecora’.
Definiscesi ‘ a pecora’ la posizione a quattro zampe.
Tuttavia, cari amici non vi suggerisco, durante il rapporto di dire alla vostra amata ‘mettiti a pecora’, a meno che non abbiate un rapporto caldo. Preferiscono in linea di massima che diciate , con voce calda ‘voglio prenderti da dietro’. Bhà!
Ad ogni modo, la posizione a pecora mi permette per l’ultima volta di ammirare l’effetto piacevole del collant senza mutande.
La calza in si tende tra le chiappe.
Io passo la mano , con ruvida violenza, ed afferro la fica, ormai fradicia.
Poi con gesto secco tiro giù le calze e gliele levo definitivamente.
La rigiro e glielo ficco in corpo (fatemi cambiare espressioni ogni tanto)
Mi muovo con ritmo fluido, stimolandole il clitoride (a questo punto avevo imparato).

La prima parte della scopata &egrave senza particolari voli. Vado dritto alla meta.
Avevo il debito di un bell’orgasmo, dal giorno prima.
Lei viene.
Lei viene sorridendo (le donne, esseri perfetti, vicini più di noi all’assoluto).
Io sono ancora freddo. Per me la scopata vera deve ancora cominciare.
Dopo che lei &egrave venuta, mi fermo, duro dentro di lei, e le inizio a parlare:
‘Allora stamattina mi guardavi’
‘Si’
‘Io ti guardavo le gambe, lo sapevi?’
‘No!’
Un colpo di pisello, forte, a toccare il fondo.
‘Non ti eri accorta che ti guardavo le gambe’
‘Si’
‘Ti sei messa le calze apposta per me’
‘No’
Altro colpo a fondo, tenuto per qualche istante
‘Allora te le sei messe per un altro.’ (non mi sono sentito di aggiungere ‘troia’- ecchediamine un poco di educazione)
‘Dimmi perché te le sei messe allora’
‘Io ‘ le metto ‘.hhhh spesso’
‘vabbene’ ci credo’Ma quando ti guardavo, ti stavi eccitando?’
‘Un poco’.
‘Volevi scopare?’
‘Non lo so!’
‘Pensavi al mio cazzo!’
‘Non lo so’
‘ Devi dirmelo’. tono perentorio. Lo tiro fuori e lo appoggio sulle labbra, appena leggermente infilato.
‘Lo pensavi?’
”.hhhh’
‘Lo pensavi?’
‘Dai’hhhh’ rimettilo’
‘Devi dirmelo!’
‘Siiii’ (un po’ incazzata) ‘Dai rimettilo!’
‘non l’hai detto bene’ (giuro che l’ho detto)
‘DAI, DAI DAI’ quasi urlando.
‘ALLORA?’ urlo anch’io (tanto eravamo in albergo)
‘Siiiiii, pensavo al tuo..hhhhh’.
Un colpo in profondità
‘Al tuo cosa?’
‘Al tuo pene’
La cosa mi fece ridere (internamente). Il giorno prima non ci conoscevamo, stavamo scopando selvaggiamente (per quanto mi &egrave possibile, date le mie possibilità fisico-atletiche), e lei non voleva dire cazzo.
Le donne sono gli esseri più meravigliosi della terra. Nel senso che alla fine ti sorprendono sempre. Non riuscirai mai veramente a ‘ridurle ad oggetto’.
Glielo dissi (ed ora vi giuro su quello che ho di più caro che glielo dissi veramente).
‘Scusa non ti sei accorta che stiamo scopando. Ho il mio cazzo nella tua fica. Guarda.’
Mi tiro su, in modo che si veda mentre entra. Le prendo dolcemente la testa e la piego in avanti.
‘Lo vedi’ , dico con voce dolce ‘lui &egrave dentro di te’si muove’.&egrave il mio cazzo quello che senti entrare’.
Lei si eccita.
Non so perché mi viene voglia di metterglielo in bocca.
‘Lo volevi in bocca vero’
‘Ehhhehhe’
‘Voglio venire nella tua bocca’
‘nooo’ con voce tenera,quasi infantile ‘lascialo dove stà’
Salto fuori, mi metto in ginocchio sopra di lei.
Lo tiro fuori e mi ergo davanti alla sua faccia, col pisello spianato. Le tiro su la testa e la spingo verso l’uccello..
Lei lo succhia selvaggiamente.
Pochi secondi mi bastano per provare quella sensazione, sempre meravigliosa che si prova ad essere succhiati.
Risalto giù la giro e lo rimetto dentro con lei ‘a pecora’.
Poi la spingo dolcemente sul letto. Ora lei era sdraiata a pancia sotto. Io sopra di lei. Il mio pisello andava e veniva, sereno e duraturo.
E’ una posizione che consiglio a tutti per passare una serata.
Puoi sussurrare al suo orecchio. Mordicchiare sul collo.
Ma soprattutto il pisello calza perfettamente.
Unico problema, se vuoi stimolare il clito hai poco margine di movimento, perché il suo peso ti schiaccia la mano.
Ma non fareste qualche piccolo sacrificio per passare qualche tempo in lieta compagnia?
Ora , qui mi fermo. Perché quella sera io sono rimasto dentro di lei, fra un suo orgasmo, una pausa, sex talking, credo più di un’ora, un’ ora e mezza. Il giorno dopo il mio uccello sarà indolenzito.
Vado al finale, perché c’&egrave ancora un particolare che merita di essere immortalato.
Alla fine, come promesso, io non vengo dentro (ricordate? Gli anticoncezionali).
Mi sdraio con la schiena sul letto e lei si appresta a succhiarmelo.
Ecco, non posso dimenticare quel suo gesto di legarsi i capelli.
Inizia. I capelli biondi (biondi?) le cadono sul viso. Le danno fastidio. E poi forse così non posso vederla mentre lo fa. Allora serena , si alza , va sulla toilette, prende da una borsetta un elastico per capelli. Se lo mette, per fare la treccia, e torna sul letto, a finire quello che stava facendo.
Grazie ancora Mimì, e scusa se ti ho raccontato.

PS. Questa storia non &egrave perfetta, me ne rendo conto. Vera &egrave vera, come sempre, ma rileggendola mi sembra che sia scritta per fare la figura del fico che tiene dentro il pisello per ore.. Mi perdonerete?
Scrivete , come d’abitudine a ombra-rossa@hotmail.it

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