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“Dai non ci credo. Giura!”

“Giuro! Davvero! Non ci credi?”

“Ma dai! Una cosa del genere è squallida”

“Cosa c’è di squallido nel sesso occasionale senza impegno? Tutti e due vogliamo divertirci senza fare storie.” mi voltai a cercare aiuto nei miei amici, ma loro erano più persi nelle ragazze che passavano che dalla discussione

“Visto neanche i tuoi amici la pensano così?

“Veramente loro sono troppo presi dallo struscio per pensare ad altro. Anzi, questo conferma le mie parole”

“Ma dai! Non ci credo! Non puoi usarla come mossa a tuo favore” brontolò mia cugina

“Dai è passata l’una. Andiamo a prenderci un cornetto e poi casa?”

“Si mi pare una buona idea. ” mi voltai verso gli altri e dissi

“Ragà io andrei a farmi un cornetto, voi che fate?” brusio di sottofondo, neanche mi avevano sentito così feci per alzarmi

“Aspetta un attimo che finisco” disse Marco, stava cercando di bere alla goccia un bel boccale di birra pieno ancora fino a metà per paura che scappassi e con me la sua ragazza. Ancora prima di finire, Marco era in piedi, pronto per seguirci, ci avviammo verso la mia macchina

“Come mai hai retto così tanto oggi?”  chiesi mettendo in moto

“Forse meno mare. Non prendermi in giro.” disse mia cugina rimasta in silenzio per tutta la strada. Davanti al mercato coperto, mi ritrovai in mezzo alla strada tre ragazze un po’ barcollanti che ridevano. La prima era proprio carina, mora, carnagione scurita dall’abbronzatura, occhi nocciola, viso carino e sguardo sbarazzino, il vestitino che portava metteva in evidenza le curve, piccole ma deliziose e le lunghe e sinuose gambe. Era abbastanza partita perché, vero che non distolsi lo sguardo una volta, ma lei mi rifilò e con voce suadente mi disse

“Ciao amore!” ero proprio davanti il mercato

“Oddio! Ma è completamente ubriaca quella!” disse mia cugina scandalizzata

“Ma no!” disse Marco facendo il finto sorpreso, io intanto avevo fermato la macchina, mi ero fatto superare e stavo facendo la strada a marcia indietro, raggiunsi la ragazza, abbassai il finestrino e dissi

“Ehi, tesoro! Vuoi un passaggio da un taxi a domicilio? Non mi sembri nelle migliori condizioni per guidare. ” la ragazza un po’ barcollante si avvicinò

“Non mi sembra un taxi”

“Infatti non lo sarebbe, ma questi due mi hanno messo a fare il tassista, e allora perché un renderlo un piacere riportando a casa una bella ragazza come te? Giuro che ti riporto subito a casa. Dai! Non sei nelle migliori condizioni per guidare e qui è pieno di polizia.” la ragazza ci pensò su un po, si girò a guardare le amiche, ubriache forse anche più di lei

“Va bene. Mi hai convinta. Aspetta che dò le chiavi della macchina alle mie amiche che dovevo essere io quella chi guidava.” si allontanò un attimo per confabulare con le sue amiche, io mi girai a guardare mia cugina che aveva una faccia tra lo scandalizzato e il rimprovero

“Perché quella faccia?”

“Stai facendo una cosa così squallida.”

“A me non sembra. Mi sto limitando a offrire un passaggio a una ragazza che non è in condizioni di guidare” la ragazza stava tornando indietro, la scrutai meglio mentre si avvicinava illuminata dal lampione. Era veramente carina, con una carnagione un po’ più scura del bronzo, il vestitino le fasciava il corpo e le scollature non lasciavano niente all’immaginazione. Aveva dei lineamenti proprio carini, ne troppo decisi, ne troppo delicati da renderle il viso anonimo, ma ciò che mi colpì di più fu la forza dei suoi occhi: aveva uno sguardo incredibile. Gli occhi color nocciola sembravano due fari in mezzo al mare, con occhi del genere era in grado di fare interi discorsi senza aprire mai la bocca che era perfetta per altre attività con quelle due labbra a canotto. Non erano certo quelle di Angelina Jolie, ma ci andavano molto vicino. 

“Senti, io stavo portando loro a prendere un cornetto e poi a casa. Lo vuoi anche tu un cornetto o preferisci che ti porti diretta a casa?” lei mi fissò con una faccia tra il meravigliato e il confuso, poi dopo qualche secondo che sembrò un’eternità

“Nono. Me lo prendo volentieri anch’io un cornetto.- fece guardandomi negli occhi con una faccia di una che era tornata da un viaggio nello spazio- Comunque io sono Erica.”

“Piacere Marco” dissi io mettendo in moto

“Io sono Ilaria” disse mia cugina da dietro

“E io sono anche Marco”

“Marco- disse Erica indicando me- e Marco?- indicando il ragazzo di mia cugina- Te li sei scelti così da non sbagliare quando urlerai i loro nomi?” fece guardando mia cugina

“Nono.- si affrettò a dire mia cugina mentre io ridevo- Lui- disse indicando me-è mio cugino mentre lui è il mio ragazzo.”

“Ah!” fece Erica, sembrava un po’ delusa dall’ultima scoperta.

Non so se per l’alcol o di natura ma Erica in macchina fu molto spigliata e rimase sempre al centro dell’attenzione, non riuscivo a capire quanto fosse ubriaca, sembrava essere totalmente persa, ma aveva degli sprazzi di una sorta di lucidità sessuale dove riusciva a mettere sempre in imbarazzo mia cugina, fortunatamente il cornettaro era vicino perché non saprei quanto ancora avrebbe resistito mia cugina, scendemmo e ci prendemmo un cornetto, io mi misi un po’ in disparte dal confusione con Erica, avevo voglia di conoscerla un po’ meglio e magari ottenere la sua fiducia. Parlammo del più e del meno, dei nostri gusti sui cornetti, anche di altro tipo, in breve non so come ci ritrovammo a discutere di sesso e di baci sul collo, io non riuscivo a spiegarle a parole un tipo di bacio che mi piaceva molto, così le chiesi il permesso per farglielo provare, accettò subito e di buon grado. La strinsi a me e l’avvicinai, la girai aderendo a lei, poi mi chinai e le baciai dolcemente il collo succhiandoglielo un po’, in modo molto dolce cominciai a premere su di lei, mi strusciavo e lei per non perdere il contatto arcuava la schiena, appena capì che si stava sciogliendo, mi alzai un po’ e la baciai in bocca mentre lei stava a ponte. Quando finì il bacio l’aiutai a ritornare su, era un po’ rossa, tra il bacio e lo strusciarsi si era accaldata parecchio, complice anche il tanto alcool che aveva bevuto.

“Preferisci che riporti prima te o prima loro, così poi possiamo fare il giro fino a casa tua in tranquillità?”

“Perché non puoi riportare tutti insieme?” mi fece maliziosa leccandosi le labbra, rimasi un po’ sorpreso dalla sua audacia, ma mi piaceva, la cosa difficile sarebbe stata convincere mia cugina per una cosa simile. La cercai con lo sguardo ma non la vedevo, mi allontanai un attimo da Erica per cercarla e con mia sorpresa la trovai intenta baciarsi con molto trasporto con il mio omonimo, ero sorpreso che si fosse lasciata andare così, di solito erano molto più riservati, ma forse a me conveniva. 

Non avevo idea di come proporre quello che mi frullava in testa a mia cugina, ma ragionando un attimo a mente fredda mi resi conto di com’era impossibile che la mia fantasia potesse realizzarsi, mi avvicinai a Ilaria e le chiesi

“Che fate allora? Venite con noi?”

“No. Casa dei nonni è qui vicino. Andiamo a piedi” mi fece mia cugina

“Sicura? Se volete andare a casa vi accompagno. Non è un problema”

“No. Lascia stare. Facciamo due passi.”

“Sicuri?”

“Si.” allora presi e tornai da Erica, appena fummo vicino, si leccò le labbra in modo sensuale

“Andiamo. Loro vanno via a piedi. Vuoi che ti riporti a casa?”

“Casa mia è in ogni posto riparato e tranquillo che c’è in questa città”

“Conosco una casa fantastica allora” dissi strizzandole l’occhio e partì per casa mia, il viaggio fu una tortura anche se non durò più di cinque minuti, Erica cercava ogni minimo motivo per toccarmi e ogni tocco mi mandava una scarica elettrica, ero eccitato e il bozzo nei pantaloni ne era la prova. Non ci misi molto ad arrivare a casa mia, dopotutto distava solo dieci minuti a piedi dal cornettaro. Quando mi fermai Erica era sorpresa, mi guardò interdetta e mi chiese

“Ma non doveva essere un posto riparato? Non mi sembra questo il tipo” sembrava che si fosse ripresa del tutto dall’alcool, io mi avvicinai passandole una mano sul fianco

“Questa è casa mia e l’unico inquilino sono io. Mi sembra abbastanza riparato. Che dici?” mi fissò con uno sguardo sorpreso e incuriosito

“Ma tu che idee hai?”

“Solo buone idee. Giuro che ho solo buone intenzioni”

“Vedremo. Io sono molto esigente in fatto d’idee”

“Penso proprio che sarai soddisfatta.” dissi aprendo il portone. Ringrazio che abito al primo piano, perché altrimenti non so se ci saremmo arrivati, cominciammo a baciarci già sul portone, non riuscivo a staccarmi. Le sue labbra erano morbide e succose, mi sembrava che sapessero di frutta, il suo respiro si mescolava con il mio, le mie mani sul suo volto, le sue sulle mie braccia, la passione ci aveva travolti lì, la cosa che ci salvò fu il citofono

“Chi è? Si può sapere chi è che rompe a quest’ora?” 

Nella foga di baciarci e toccarci avevamo spinto dei tasti sul citofono, ci ricomponemmo e salimmo di corsa le scale, se in quello momento fossi dovuto arrivare in alto non avrei retto e molto probabilmente l’avremmo fatto lì.

Entrammo in casa e ricominciammo, non riuscimmo ad arrivare in camere da letto, i vestiti si sparsero per tutta la sala, ci buttammo sul divano e lei mi salì sopra, le mie mani corsero sotto il vestito, le accarezzai le gambe e risalì lentamente, le palpai il culo, tondo, sodo, lo strizzai con forza proprio mentre lei mi leccava e succhiava in modo sublime il collo, lasciai la presa e le afferrai la testa, la allontanai un attimo per guardala negli occhi, ci fissano una attimo e poi ci baciammo con passione, scappai dal suo bacio, la morsicai sul collo, scesi verso il seno, lei si tirò indietro, baciai la sua scollatura, poi lei, sollevo il seno fuori dal vestito, non portava reggiseno, la sua terza abbondante saltò fuori con violenza e io non rimasi a guardare, mi fionda su quei globi di carne. Le afferrai il seno mentre le leccavo il capezzolo, poi lo succhiai, lo mordicchiai, volevo farle sentire un pizzico di dolore, lei mise le mani sulla mia testa, le muoveva convulsamente tra i capelli come indemoniata, come non riuscisse a reggere tutto quel piacere. Improvvisamente, poi mi allontanò e scese verso il mio cazzo, si mise per terra a gattoni e mi fissò con quei suoi occhi così eccitanti, le presi la faccia e l’avvicinai alla patta, lei inspirò forte, poi si diede subito da fare per sbottonarmi i pantaloni e si dedicò allo scettro del piacere. Non perse un secondo cominciò subito a baciarlo, leccarlo, poi se lo ficcò in bocca per ingoiarlo tutto, il calore della sua bocca mi lasciò senza fiato, non riuscivo nemmeno a esternare il mio piacere. Ripresi lentamente e a fatica cognizione di quello che stava succedendo, la rividi lì, messa a quattro zampe come una cagnolina mentre si dedicava con passione al mio bastone. Mi chinai su di lei e le afferrai le chiappe, le massaggiai per benino, poi scostai un po’ il perizoma nero e con le dita frugai nel suo intimo tutto baganto. Capì subito che gradiva il trattamento perché cominciò a succhiare più forte e cercava di accogliere ancora più cazzo in bocca, più la masturbavo più cazzo sembrava volere. Anch’io stavo perdendo il controllo, stavo diventando sempre più rude nei modi, cominciai a colpirle le natiche con forza e lei a ogni colpo mugolava e affondava con forza, il suo culetto divenne presto rosso, così decisi di provare un’altra cosa, passai ancora le mani sulla sua fichetta colante, intrisi le mani di umori e poi mi dedicai al suo buchetto, infilai delicatamente prima un dito, cominciai con calma a ruotarlo dentro di lei, ma dovevo velocizzare la manovra, non avrei retto ancora per molto al suo pompino. Non ero il primo che passava di là e non ci misi molto a passare a due dita e a 3 dita, lei mugolava, la cosa le piaceva, sentirla godere mentre mi spompinava mi diede il colpo di grazia, le venni in bocca liberandomi, non ne perse nemmeno una goccia. Libero di muovermi mi sistemai dietro di lei e lavorai con passione la sua fighetta, gocciolante tanto era eccitata, e il buchino del suo culetto. Vederla contorcessi dal godimento mi provocò una nuova erezione, mi alzai e lo misi dentro cominciando subito a spingere con forza, sbattevo contro le sue chiappe, affondavo completamente dentro di lei, scesi e con una mano le afferrai la faccia tirandola su, e così mentre la scopavo a pecorina le baciavo il collo, potevo vedere la sua faccia sconvolta dal piacere, i lineamenti dolci stravolti, la sua bocca aperta incapace di emettere suoni, il grido strozzato dal piacere mi eccitò da matti e cominciai a pompare ancora più forte, si sentiva solo il rumore dei nostri colpi che sbattevano, eravamo entrambi incapaci di emettere suoni, troppo presi dal piacere che stavamo provando, poi improvvisamente lei gridò

“Sto per venire!!!!!Vengo!!!!” quell’urlo così forte, così improvviso mi provocò una vetta di piacere incredibile che mi portò all’orgasmo

“Siiiiiiii!!!!Ti riempio!!!!” inondandole la fica.

Ci lasciamo cadere esausti sul pavimento, lei era completamente sfatta, il trucco non c’era più, i capelli avevano perso la piega, non che per me fosse diverso, trucco a parte.  Con le ultime energie mi alzai e la presi in braccio, faticavo a sentire le gambe, non so come riuscì ad arrivare al letto, la depositai sulle lenzuola e mi addormentai al suo fianco. 

Impiegai molto tempo per riprendere contatto con la realtà la mattina successiva, mi sentivo completamente esausto, un dolce odore di buono veniva dalla cucina, mi alzai barcollando e la faccia stravolta e la vidi, era lì, a fare colazione con la mia camicia indosso. 

“Ma questa è la mia cucina? E quella non è la mia camicia?”

“Si. Direi che la risposta è si a tutte e due le domande-mi rispose con il sorriso, poi si alzò e mi venne incontro raggiante, mi baciò con passione, poi tornò a sedersi-Non mi andava di mettere il vestito per fare colazione, Sei arrabbiato? Perché conosco un ottimo modo per sfogare la rabbia.” mi disse maliziosa

“No. Non sono arrabbiato, sono sorpreso. Ma io ti devo ance riportare a casa?”

“No. Non serve. Per i miei ho dormito da una mia amica, la cosa era già preventivata, basta che mi porti al mare. Lei mi porterà tutto il necessario”

“Capito-dissi ancora dormendo mentre cercavo un po’ di schifezze varie- Dove vai al mare?”

“Al pirata “

“Anch’io sto sempre al pirata. Non ti ho mai visto” dissi svogliato

“Ci vado poco. I miei hanno una palma con dei loro parenti. Ogni tanto la uso con delle mie amiche, di solito il pomeriggio”

“Anch’io ho la palma. Che numero? Magari siamo vicini.”

“La 21”

“Scusa?”

“La 21.- quasi mi strozzai-Tutto bene? Ho detto qualcosa di male?” disse vedendomi sconvolto

“Ho appena scopato con mia cugina” la guardai e vidi la sua faccia sbiancare. Questa si che era una cosa complicata da spiegare alla famiglia, soprattutto quando le sue amiche e mia cugina sarebbero andate alla palma.

 

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