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Casualità di un incontro

By 4 Agosto 2015Dicembre 16th, 2019No Comments

Casualità di un incontro:

Mi presento, sono un bell’uomo, armonioso ed elegante, ottocentesco mi definirei, d’animo nobile per investitura sovrana di nascita, delicato e generoso, con finezza di spirito e d’intelletto.

Oggi ricordo un’incontro, un’incontro con lei, seduta, seduta di fronte a me, bella, di una bellezza folgorante, dolce e molto timida, timida quanto me.

La guardavo, mi guardava, incrociavamo gli sguardi che immediatamente s’abbassavano, seduti dirimpetto in un caratteristico locale portuale in Tarragona.

Fu un attimo, infinito il tempo, ma, un attimo, quegli occhi, i nostri occhi si fermarono, che forza in quello sguardo, fu terribile, terribilmente intenso, tanto da farci capire, tanto da conoscerci, tanto da ritrovarci, si ritrovarci come due anime perdute nel tempo, un sorriso, sono io, sei tu.

Immediatamente liberi d’ascoltarci, di volare, si volare in questo fumoso locale portuale, tutti si accorsero, sentivo i pensieri degli astanti, pensavano lui &egrave furbo, lei &egrave bella, ma, non ascoltavo, travolto dal piacere del suo sguardo.

Improvvisamente ci alzammo diretti dall’oste, fianco a fianco, continuavamo a fissare gli occhi dell’altro, perduti, il mare profondo, scuro, si apriva, diveniva trasparente, colorato, dove tutto era impossibile nascondere.

Uscimmo, un tenero bacio sulle labbra, labbra bagnate, labbra intrise di desiderio, intrise di voluttà, tu sei a mia bambina dissi, non so come, trasportato dai sensi aggiunsi, sei la mia bambola di pezza, disarticolata e mia, dentro si trema, si si trema come le foglie al vento, un susseguirsi di accelerazioni cardiache, di brevi respiri faticosi, faticosi come una malattia, faticosi come evadere dalla prigione, lasciandoci catturare dall’infinito per rivivere l’attimo in eterno.

La svolta, improvvisa, fulminate, non spiegabile se non con la follia, la follia dell’attimo.

Un bacio violento sulle labbra, lingue che si intrecciano, che si inseguono, turbinati, scatenate, ora ti sbatto contro il muro, faccia al muro, sono un folle, e tu capisci che voglio sporcarti.

Ti abbraccio, ti stringo con forza, quasi a farti male, le mie mani ti afferrano, le dita affondano nella carne, un leggero grido di dolore esce dalla tua bocca, io ti mordo, ti mordo le labbra, ti sposto i capelli, ora li afferro, li tiro a me, e ti mordo sul collo, ho fame, ho fame di te, della tua carne, fresca carne morbida, non riesco a saziarmi così, ho bisogno della carnalità profumata, del sapore che sprigioni.

Sei immobile, impaurita, con gli occhi persi nel vuoto, in attesa, in attesa di quello che inevitabilmente accadrà, lo sai, hai capito, hai capito chi sono dal primo sguardo, mi hai annusato, mi hai cercato, ora sono qui.

Allungo le mani sul tuo corpo, scendono velocemente in basso, istanti, ora sotto il vestito, le mani non mentono, ti strappano il sottile filo del tuo perizoma, un piccolo ostacolo divelto con furore, in trance, guardami, guardami negli occhi, voglio spaccarti l’anima, voglio sentire il sangue scorrere, le vene pulsare forte, voglio sentirti ansimare, voglio sentirti urlare.

Ti piego, alzo il vestito, ed ecco di nuovo le mani, le mani forti, sinuose, violente, ti aprono le natiche, prontamente srotolo la lingua, mi insinuo, ti lecco, introduco la lingua nel tuo ano, come un porco, sono un porco, voglio il tuo stretto buchino, ora un dito, infilo un dito, allargo, ora la lingua di nuovo, le tue mani appoggiate al muro ti spingono contro di me, il peccato, il puro peccato a preso il sopravvento, ora ci domina, brava, così, spingi, spingi, sempre più.

Guardi le mutandine per terra, sorridi di nuovo, ti volti, non hai più timori, mi hai definitivamente riconosciuto, ora ti affidi, sai che si scatenerà la violenza, lo stupro, il danno.

Sei eccitata, sei completamente bagnata, stupefacente, incredibilmente goccioli, gocce ti te sulla terra, afferro i tuoi capelli, questa violenza ti piace, strattono la tua testa verso di me, con una mano riesco ad abbassare la lampo, ne estraggo un cazzo marmoreo, nodoso, gonfio, irrorato di sangue allo spasimo,lo guardi e noti le vene, sorridi di nuovo.

Sei una puttana, ti mormoro all’orecchio, tu apri le gambe a conferma, ti piace questa violenza, il tempo si &egrave fermato, tutto si &egrave fermato, hai voglia, hai voglia, quasi mi supplichi con gli occhi, vuoi essere stuprata, non vuoi attendere neanche un attimo, subito, brutalmente, io capisco, in fondo &egrave quello che voglio, sono il padrone ora, un padrone con voglia, cazzo se ho voglia.

Riavvolgo i capelli nella mia mano, faccio leva tirandoli, mi protendo in avanti, il cazzo &egrave a contatto del tuo orifizio, un attimo ti volti, nei tuoi occhi leggo il timore, lo spavento dell’accadere, la paura, il piacere, quell’espressione che mai dimenticherò, un’ulteriore mia spinta e lo stretto anello cede di schianto, ne approfitto ed affondo, urli, il dolore &egrave quasi insopportabile, ma sei conscia che immediatamente ti piacerà,
infatti ora spingi, sei tu che spingi, sempre più forte e convinta, lo vuoi fino alla radice, lo vuoi inghiottire tutto.

Tremi, il tuo corpo trema, sei una bambola, una bambola di pezza piegata e disarticolata, usata, usata con violenza, durerò, durerò a lungo, una punizione per te, per te che vorresti sentirti riempire all’istante, riempita come uno sborratoio, usata come sborratoio.

Il buco &egrave stretto, le mie misure non sono modeste, il dolore ti mangia, ti piace sempre più, sei in estasi, spingi, spingi sempre più, ti agiti, continui a spingere, cerchi violenza, io ti accontento, ti violento, ti strattono, sempre più, sempre più deciso, il cuore batte forte, i respiri aumentano, urlo toccati, masturbati e vieni puttana, si puttana sudata, sei una puttana sudata che gocciola sulla terra, quanto sei puttana.

Urli, urli sempre più decisa, stai godendo, vieni, vieni con un rantolo inumano, vuoi farti sentire, sentire da tutti quanto sei cagna, quanto desideri esser trattata così, il mondo lo deve sapere, mi preghi, mi stai pregando di riempirti, io sorrido, sorrido e ti accontento, riempio le tue viscere di nettare, riempio le tue viscere di me, dell’anima, non mi trattengo nulla, tutto dentro di te, le due metà, le due metà unite,finalmente, la purezza.

Lo estraggo, si estraggo il cazzo dal tuo ano, lo ripongo nelle mutande, alzo la patta, ti guardo, sorrido, e me ne vado, dicendo, ciao, ci vediamo….

Ilcortese.

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