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Racconti Erotici Etero

Caterina

By 1 Dicembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

 

Il rapporto con la mia amica amante si era rafforzato. Gli anni erano passati e nonostante gli impegni di lavoro, che ci tenevano lontani, erano tante le occasioni in cui riuscivamo ad incontrarci. Ultimamente avevo cominciato a vederla sotto un altro aspetto: era cambiata, migliorata, il suo corpo era più formoso e femminile e mi sentivo ogni giorno sempre di più attratto da lei.

Sarà stata la maturità femminile che la rendeva più femmina.

Il lavoro mi aveva portato a conoscere un’altra ragazza più giovane di me di 8 anni che già dal primo incontro mi aveva dato l’idea che gli piacessi. L’avevo contattata e più volte ho cercato di lanciarmi, ma i miei tentativi sono sempre stati vani. Il suo nome era Caterina.

La mia pretesa non era quella di un rapporto vero e proprio.

Volevo forse trovare un’alternativa a Caterina per provare altre sensazioni sessuali ed altri piaceri nello scopare un’altra femmina. Avrei voluto fare con lei quei giochi, soddisfare quelle fantasie erotiche che fra amici riescono bene e che con Caterina ancora non riuscivo a realizzare. Anzi penso che aiutino a migliorare la visione del sesso rendendolo più interessante.

Arrivò un pomeriggio in cui Caterina venne a trovarmi a casa, cogliendo subito l’occasione per invitarla a cena, non ero sicuro che accettasse ma mi convinsi a chiederlo ugualmente.

Caterina se avesse scoperto che ero uscito con un’amica avrebbe protestato per averla lasciata in disparte nei miei giochi sessuali.

Rischiai lo stesso e venerdì sera puntuali ci incontrammo per andare in ristorante.

Entrammo, l’aiutai a togliersi la giacca e la feci accomodare.

Rimasi sbalordito, indossava una camicetta di seta semi-trasparente sbottonata al punto giusto, una minigonna nera con spacco laterale che lasciava vedere le curve armoniose delle sue gambe…. e poi quel suo portamento, quel modo di porsi in quella stanza e la sua figura mi attiravano come non mai. Solo a guardarla ero eccitato, era estremamente attraente e quel giorno tutte le mie convinzioni e le mie certezze ebbero finalmente riscontro.

Bevemmo un aperitivo e cominciammo a mangiare. Ad un certo punto una sua mossa inaspettata mi lasciò di stucco. Sentivo sotto il tavolo il dorso del suo piede accarezzarmi la caviglia, poi la gamba ed infine salire piano piano fino al membro. Non mi importava di quello che potesse pensare la gente o se poteva vederci. Era la mia occasione, finalmente ero riuscito ad uscire con lei e non avrei perso questa opportunità per nessuna ragione al mondo. Finimmo di mangiare e lei senza indugi mi propose di passare il resto della serata a casa sua.

Eccitati e strafelici ci avviammo verso casa. Arrivammo e lasciò le luci spente per creare un po’ di atmosfera facendo in modo che le luci delle candele, accese per l’occasione, creassero delle zone di penombra nella stanza, rendendo l’ambiente adatto alla situazione. Tolsi la giacca alla mia amica e cominciai a spogliarla. Mi misi dietro di lei e cominciai a baciarle il collo, l’orecchio e poi ancora il collo soffermandomi e continuando nuovamente, mentre nel frattempo, lentamente, sbottonavo la camicetta. Arrivai alla bocca e iniziai a baciarla mentre con le mani toccavo il seno sentendo i capezzoli inturgidirsi al mio tocco, le tolsi la camicetta e le sbottonai la gonna aprendole la cerniera. Mi abbassai all’altezza dei glutei, feci cadere a terra la gonna e iniziai a sfilarle il tanga. Con le mani da quella posizione aprii leggermente il solco dei glutei e cominciai a leccare per tutta la lunghezza soffermandomi sul suo buchetto posteriore.

Con la lingua cominciai a salire leccando e baciando ogni vertebra del suo corpo. Iniziai dalla schiena fino ad arrivare al collo dove l’impeto dell’eccitazione mi faceva impazzire non poco; non riuscivo a controllarmi, l’eccitazione era troppa e volevo darle sfogo.

Mi sedetti su una sedia, la feci avvicinare a me in modo da avere i suoi capezzoli all’altezza della bocca e con le mani le accarezzai delicatamente l’interno coscia mentre con la bocca leccavo il seno, mordendo e tirando i suoi capezzoli con le labbra.

Era già eccitata, l’interno coscia era già bagnato dei suoi umori e quell’odore mi inebriava, avrei voluto farla distendere in modo da aprirle le gambe e cominciare a leccarle la fighetta come un forsennato.

La tentazione era forte ma preferivo aspettare per gustare alla fine e con calma questo piatto speciale.

Salendo con le mani le introdussi un dito in vagina e subito andai a cercare il clitoride per masturbarlo, la vagina accolse bene il mio dito che dentro si muoveva senza alcuna resistenza. A questo punto lo estrassi e passai una parte degli umori sul capezzolo mentre il restante lo misi in bocca per assaggiarli e sentire a pieno il sapore dei suoi umori.

Mi avventai nuovamente sulla vagina ma questa volta con due e poi con tre dita.

L’eccitazione si vedeva e gli umori aumentavano a dismisura, estrassi le dita e infilai due di queste nell’ano, le allargavo e le stringevo ancora ed ancora, spingendole sempre più in fondo.

Caterina cominciava ad ansimare dal piacere ed il suo corpo era ricoperto da una pellicola di sudore che lo rendeva ancora più travolgente.

Da parte mia non riuscivo più a trattenermi, il pene cominciava a pulsarmi, la vena si era gonfiata e la cappella aveva raggiunto il massimo della dilatazione.

Feci sedere la mia amica e senza troppi indugi le infilai il pene in bocca. Lo accolse prontamente e subito mi leccò la cappella, poi l’asta e nuovamente la cappella, massaggiando con una mano i miei testicoli e tenendo con l’altra il mio sesso.

Il mio orgasmo arrivò quasi subito e in poco tempo venni in bocca alla mia amica che, data la grande quantità di sperma, non riuscì a trattenerla lasciandosene scivolare una parte sul mento e sul seno.

Nonostante fossi venuto il mio pene era ancora duro.

Lei, con abili colpi di lingua e di mano, seppe risucchiare le ultime gocce di sperma rimaste nel mio sesso lasciandomi stremato. Ero esausto ma volevo continuare.

Feci sedere di nuovo Caterina e iniziai a baciarle un piede, poi la caviglia. Leccavo, baciavo ed andavo avanti; arrivai all’interno coscia e vidi che sarei arrivato ad un mare di umori.

Era totalmente bagnata e con mia grande gioia mi ci tuffai, leccando come un forsennato.

Arrivai finalmente alla vagina, misi le gambe della mia amica sulle mie spalle e cominciai a leccare prima le labbra, poi il clito ed infine penetrai completamente la vagina con la lingua.

 Era quello che avevo sempre sognato, leccare ore ed ore una vagina. Mi sentivo appagato e sentivo Caterina eccitata; a volte voleva sottrarsi alla mia presa ma la tenevo salda e continuavo.

Strinsi il clito con le labbra e poi, con i denti, lo tirai verso di me. Lo tiravo, lo rilasciavo e lo leccavo nuovamente. Caterina stava per venire, lo sentivo, ansimava ed emetteva gridolini di goduria, volevo che il getto mi arrivasse dritto in bocca e così continuai a masturbarla con le dita mentre con la bocca spalancata stavo di fronte alla vagina pronto a raccogliere ogni goccia del suo nettare.

Dopo poco tempo si dimenò, si arcuò ed ebbe con un spasmo violentissimo, tanto che a stento riuscii a trattenerla. Mi venne dritta in bocca.

Appena ebbe finito di versare i suoi umori nella mia bocca mi detti da fare per recuperare ciò che mi era sfuggito, leccando avidamente la superficie del corpo sul quale si erano depositati.

Lei era distesa sul letto ed io ne approfittai per andare in cucina, presi un cetriolo.

Lo infilai in vagina muovendolo, estraendolo ed affondandolo, alternando il vegetale al sollievo della mia lingua, che dopo ogni penetrazione massaggiava il clitoride tanto provato. Lei si levò, io mi sedetti chiedendole di sedersi su di me, con il mio membro dentro il suo culetto morbido.

Da questa posizione introdussi dita mie e sue in vagina, mentre con la bocca mi occupavo dei suoi capezzoli. La posizione era fantastica, il pene e l’azione delle dita in vagina avevano sconvolto la mia amica che oramai senza freni si abbandonava alle emozioni ed al godimento che quella situazione le stava procurando.

Il mio cazzo era diventato grosso a seguito dell’azione dello sfintere di Caterina che se lo teneva dentro facilmente. Pensandoci doveva essere abituata a prendere cazzi in culo vista la facilità con cui si era lasciata penetrare.

Stavo per venire quando estrassi  in un attimo il cazzo dal suo culo e lei voltandosi ricevette lo sperma sul petto.

Le chiesi di spalmarsi lo sperma sui capezzoli e quando ebbe finito glieli leccai..

A questo punto le chiesi di infilarmi due dita in culo, era la mia prima volta, anche se già da tempo avevo desiderato provare un’esperienza simile e mentre con la bocca mi ripuliva la cappella io divaricavo le gambe in modo da avere una penetrazione più profonda. Era una sensazione strana, faceva male ma questo dolore era accompagnato da uno strano piacere che mi eccitava in un modo incredibile.

Non contento andai in cucina, presi una bottiglia di birra di quelle piccole col collo lungo e chiesi alla mia amica di introdursela prima in vagina e quindi di penetrarmi con la stessa quando fosse stata lubrificata al punto giusto. Ammetto che essendo ancora vergine il dolore era abbastanza intenso, ma riuscivo comunque a sopportarlo ed a provare piacere. Prima di andarcene feci sedere Caterina, intiepidii del miele e, lentamente, lo feci colare dall’alto delle spalle giù verso il seno ed i capezzoli. La sensazione che si prova e’ indescrivibile ed estremamente eccitante. Ancor di più se durante la colata ti rilassi completamente, lasciando che il tuo partner ti masturbi il clitoride facendoti provare una sensazione inebriante che con le sole parole è indescrivibile.

 

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