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Chiedi… e ti sarà dato.

By 27 Giugno 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

C’è polvere ovunque. Polvere, e puzza di chiuso. Sono anni che nessuno mi evoca. Se avessi saputo che essere un’entità sovrannaturale incaricata di esaudire i desideri dei mortali si sarebbe rivelato così mortalmente noioso non avrei mai fatto domanda.
Ero una Driade, per tutte le foglie di ficus!
E ora sono un genio… tipo quelli delle lampade, per intenderci.
Perché ho fatto quel concorso per passare di livello? Forse è stata mia madre a convincermi, con le sue solfe sul migliorarsi e sul credere nelle proprie attitudini, ricordo ancora le sue parole: ‘Lo stesso fiore che sboccia oggi, domani appassirà. Cogli l’occasione, migliora’. O magari mia sorella che mi incitava a fare carriera perché ormai le driadi sono paragonabili solo a dei raffinatissimi giardinieri. Ma la colpa è mia che ho dato loro retta! E ora sono imprigionata in questo coso e mi annoio tremendamente.
Uffa era così bello sfiorare una foglia secca e ridarle la vita, far crescere un cespuglio dove non c’era niente, sussurrare ai boccioli, fare appassire i mazzi di fiori che i mariti infedeli regalano alle loro mogli, proprio mentre glieli stanno consegnando. Ora invece non faccio un bel niente, me ne sto qui dentro a rimuginare e basta. Prigioniera. Come un fiore di serra. E pensare che le domande del concorso erano anche difficili.
Ne ricordo ancora qualcuna:
‘Come ti devi comportare se qualcuno ti chiede di esaudire un desiderio impossibile?’
A: lo depisto. B: lo esaudisco. C: gli spiego che è impossibile e perché.
Avevo risposto A.
‘Se il Fruitore (ovvero il mortale che ti ha evocato, quello che tu dovrai chiamare Padrone per la legge n.637, comma 8 del Regolamento Creature Sovrannaturali ‘ corollario sui Rapporti con i mortali) vuole utilizzarti in modo subdolo per prendere il controllo del mondo, cosa fai?
A: Glielo permetto, del resto ha solo 3 desideri da esprimere. B: realizzo i suoi desideri in modo che non siano dannosi per gli altri. C: Gli spiego tutta solfa dei Limiti Umani.
Avevo risposto C, ma secondo me sarebbe stata più divertente la A.
‘Ti puoi innamorare del tuo fruitore?’
A: Assolutamente no. B: Dipende da quanto è prestante. C: Ovviamente sì.
Avevo risposto A… anche se la B non era poi malaccio.
Insomma, mentre studiavo il Manuale, per poi dare l’esame, tutte quelle possibilità mi parevano così interessanti, così divertenti, che non vedevo l’ora di cimentarmi nel mio lavoro di genio.
Niente più piante grasse che si lamentavano di non essere nel loro habitat naturale, niente più sindacato delle Ninfe che interferiva con le mie giornate, niente più platani che si lagnavano di essere solo degli orinatoi per cani. Avrei esaudito dei desideri! Sarei stata la fortuna in persona (o quasi) avrei avuto un Fruitore, ehm Padrone… un po’ come in quel vecchio telefilm che adoro dove c’erano Jeannie e il maggiore Nelson! Sarebbe stato fantastico. (Anche se il Consiglio Superiore delle Creature Magiche disapprova quel telefilm, però a me fa morire dal ridere!)
Le cose si erano già messe maluccio quando ci sono state le prime prove pratiche: dovevamo provare a esaudire dei desideri, i primi erano facili. Mi avevano chiesto di materializzare un calderone di monete. E io l’avevo fatto. Il Maestro Geniale però si era arrabbiato: ‘Non vedi che in questo calderone ‘ che tra l’altro è rosa! – ci sono monetine da un centesimo?’
‘Sì. Ma il Fruitore non ha specificato quali monete’ avevo piagnucolato.
‘Un Genio deve saper interpretare i desideri del proprio Padrone!’ aveva urlato lui con quel suo cranio pelato che mi faceva sempre pensare alla pubblicità di un detersivo per pavimenti. Avevo annuito mestamente.
‘Riprova!’
E io avevo materializzato delle monete da due euro. Erano monete correnti, no?!
Lui aveva incrociato le braccia muscolose: ‘Non ci siamo Ambrosia!’
‘Ma sono monete e sono di una valuta corrente, e attinente allo stato dove ci troviamo, come c’è scritto a pagina seimiladuecento del Manuale del Genio!’
‘E secondo te, questo sarebbe esaudire un desiderio? Monete d’oro, no?’
‘Eh ma non ha detto così, ha detto solo monete…’
Lui aveva sbuffato mugugnando: ‘Non passerai mai l’esame, driade’ dando alla parola driade una sorta di accezione negativa. ‘Voi siete troppo rigide e perfettine!’
Lì mi ero rotta i boccioli. Ed è stato solo per quello che avevo concesso le mie graziose grazie da Driade a un Genio di livello 16 (ci sono solo 20 livelli), Enomao, per avere le risposte del test, prima del test.
Infatti l’ho passato.
Però credo che il Maestro Geniale abbia mangiato… ehm… la foglia. Perché quando è venuto il momento di assegnarci i contenitori è stato bastardo! Non si usano più le lampade ovviamente. Chi mai acquisterebbe o strofinerebbe una lampada a olio ormai? Quindi di solito i geni vengono nascosti nei più svariati oggetti. Qualcuno è stato inserito in uno smarthphone, con il touch screen! Certo che l’avrebbero strofinato! E poi vivere lì dentro, leggendo messaggini eccetera sarebbe stato forte. Quel maledetto si sarebbe divertito un mondo. A una collega, Keyla, è stato assegnato un vibratore! Lo avrebbero sicuramente strofinato e i desideri sarebbero stati così divertenti da realizzare…
A un mio amico di corso, Nahual, invece hanno affibbiato uno pneumatico. Una gomma! Chi mai strofinerebbe una gomma per auto?! Lì ho deglutito perché anche Nahual era un piantagrane come me, ma credevo fosse un caso. Poi è toccato a Tea, ed è stata infilata in una teiera, in effetti ho apprezzato l’ironia.
Serafina è stata magicizzata in un peluche… tutti accarezzano i peluches! E via così, finché non è toccato a me. Quando ho visto l’oggetto che mi avevano assegnato ho sgranato gli occhi e ho detto: ‘No, quello no!’
Il Maestro Geniale ha soffocato una risatina, prima di dire: ‘Come no? Eri una driade, c’è una certa attinenza, dovresti essere contenta’. Si vedeva che era soddisfatto, quello stronzo.
L’oggetto era un vaso da fiori. Ma non di quelli carini, che si elencano nelle liste nozze, magari costosi, che uno accarezza, rapito dall’arte che trasuda e zack compare il Genio (che sarei io) in tutto il suo scintillante splendore, in nuvolette di glitter e in aloni multicolore. No uno di quei vasi da cimitero in ferro, quelli che vengono dimenticati lì per un sacco di tempo. E che, ammesso che vengano spolverati, di certo non si usano le mani. (Per essere evocati occorre che un umano strofini l’oggetto con le dita.)
‘Sarà un… mortorio!’ ho esclamato livida di rabbia. ‘Non lo voglio più fare se devo finire lì dentro, preferisco rimanere una Driade’ ho aggiunto caparbia.
Il Maestro Geniale (quella deiezione organica di Maestro!) ha guardato la Commissione Geniale facendo loro un eloquente cenno d’intesa. Erano tutti d’accordo quei bastardi figli di Gnoll! E poi ha detto, scandendo bene le parole: ‘Purtroppo, Ambrosia, mi duole ricordarti che hai firmato ‘ e con il tuo sangue verde ‘ il Contratto di Trasformazione Consensuale Geniale, quindi non puoi opporti, una volta superato l’esame, oppure diventeresti umana, per punizione. E per sempre. Perdendo anche la tua memoria’.
‘Porco Cardo!’ ho sbraitato.
Lui mi ha guardata con un sorrisetto beffardo, sapevo che voleva farmela pagare. Voleva farmela pagare perché una volta, durante un esercizio, aveva chiesto di avere i capelli e io lo avevo esaudito immediatamente. Difatti era rimasto per ben quindici minuti interamente coperto di capelli, come il cugino It della famiglia Addams, prima di riuscire a sciogliere il mio incanto. E in quei quindici minuti tutti non avevano fatto altro che sbellicarsi dalle risate.
A quel punto non mi restava altro da fare che arrendermi, sperando che ben presto il vaso sarebbe stato strofinato. Il Maestro Geniale mi aveva guardato, aveva schioccato le dita e io mi ero ritrovata in Uniforme Geniale: proprio come Jeannie del telefilm. Però non era divertente, perché gli altri avevano avuto tutine in latex, alcuni anche uno smoking, altre abiti d’alta sartoria, geni moderni insomma. E invece io sembravo la caricatura di un genio, sembravo il tipo di genio che un mortale, un inferiore, si sarebbe potuto immaginare.
‘Perché?’ avevo chiesto tristissima, incurvando le spalle. La Commissione Geniale si stava sbellicando senza neanche preoccuparsi di nasconderlo.
‘Abbiamo saputo che hai tutti i DVD di Strega per Amore, sai che è proibito!’
‘Sono di… mia sorella?’
‘Sono i tuoi, ce l’ha detto Enomao, Genio di livello 10 dopo un lungo interrogatorio!’
Mi sono passata una mano sulla testa prima di ricordarmi che in testa avevo quella specie di fez con il velo, che in quel momento mi pendeva di lato. Avevano interrogato Enomao, quello con cui ero stata a letto per avere le risposte. E lui aveva parlato, quel bastardo figlio d’un Troll! E quella sicuramente era la mia -perfida- punizione.
‘Enomao è un bugiardo’ ho provato a dire. ‘Ha millantato di essere di livello 16 prima di venire a letto con me!’
‘Non fa niente, non ci interessa.’
‘E anche di essere superdotato e invece…’ avevo aggiunto facendo un eloquente cenno con il dito mignolo.
‘Non è rilevante neanche quello, e ora resterai nel vaso finché qualcuno non ti evocherà strofinandolo con le dita. Potrai tornare qui e fare domanda per un altro contenitore solo dopo avere servito almeno cinque Fruitori, che lascino un buon feedback.’
‘No aspettate, cos’è questa storia del feedback?’
Una tizia della Commissione si è alzata in piedi. ‘Pagina ventimilatrecentodue del Manuale del Genio!’ ha detto con aria ammonitrice.
Non ero arrivata fino a quella pagina, credevo che le dritte di Enomao bastassero. E infatti erano state sufficienti per superare l’esame, quello che, se avessi saputo che sarebbe andata a finire così, non avrei mai dato!
Con un puff, privo di sfarfallii multicolore, senza glitter e senza un cardo di niente sono finita nel vaso.
Sono qui da almeno tre anni. In questo cimitero dimenticato. E mi annoio così tanto che potrei morire. Sento solo preghiere e lacrime. Sono stata fottuta dal mio stesso desiderio, quello di diventare un genio. Non è stata un’idea geniale. E ora sono arrabbiatissima, credo che chiunque accarezzerà questo vaso di merda ne pagherà le conseguenze. Anche se ciò non sarà propedeutico al feedback, non me ne frega un cardo! Un Cardamomo!
Mi accoccolo in un angolo del mio divanetto color lavanda. Mi piace come colore, ma è tutto nero e lavanda qui dentro, credo lo abbiano fatto per rendere l’ambiente addobbato a lutto. Sbuffo e sto per mettermi a fare un pisolino, quando sento uno scossone.
Poi una voce maschile da fuori dice: ‘Buttiamolo questo, è tutto arrugginito!’
Oh, no, no, no! Se getteranno il vaso cosa accadrà? E se lo fondessero? E se finissi in una discarica?
Un’altra voce, che pare più giovane, risponde: ‘No, dai, lo tengo io. Potrei lucidarlo e magari farci qualcosa!’
Oh, sì!
Sballottamenti, confusione, tutto si capovolge, mi aggrappo al divano e ai drappeggi. Sento dei suoni. Poi il motore di un’auto. Mi stanno portando da qualche parte. Finalmente.
Un’ora di sommovimenti più tardi, dopo che ho mandato così tanti accidenti alla Commissione Geniale che immagino resteranno seduti sul cesso finché non invierò loro un nuovo feedback, tutto si calma.
Passano ore… e poi altre ore. A un certo punto sento un odore strano… sembra erba. Non nel senso di erba appena tagliata, ma di infiorescenza essiccata e poi fumata di cannabis. Sono una Driade, per quello lo so.
Sento qualcuno sollevare il mio vaso… lo… lo strofina!! Oh, Driade Euridice, mia protettrice, grazie per avere ascoltato le mie preghiere.
Aspetta… cos’è che dovevo fare, per comparire?
Voglio balzare fuori con i glitter, e i raggi multicolore, in un alone circonfuso di magia e spettacolarità! Non vedo l’ora!
Mi raddrizzo il cappellino, do una spolverata ai pantaloni alla zuava e mi sistemo alla bell’e meglio il top, poi giro su me stessa e mormoro: ‘Evocata!’
In un attimo mi ritrovo nella camera di un ragazzo a piroettare su me stessa, stentando a mantenere l’equilibrio. Non ero più avvezza a non essere rimpicciolita. Niente glitter però, nemmeno raggi colorati e tantomeno aloni… solo uno sbuffo di polvere stantia.
Qualcuno tossicchia. Mi metto le mani sui fianchi e lo guardo. è proprio un ragazzo e avrà diciott’anni al massimo, i capelli scarmigliati, gli occhi scuri sgranati e arrossati, avvolto da nuvolette di fumo. Ma non dipende dall’evocazione, temo sia colpa delle infiorescenze essiccate di cui sopra.
Ah già devo dire qualcosa. ‘Mi chiamo Ambrosia. Sono il tuo genio. Hai il diritto si esprimere tre desideri. Però pensa bene a cosa vuoi, una volta espressi, non si può tornare indietro.’
Lui sorride ebete, non sembra poi così sorpreso ora. Mi guarda attentamente dalla testa ai piedi, poi dai piedi alla testa e si sofferma sulle tette.
Mi schiarisco la voce.
Lui solleva lo sguardo. ‘Sembri uscita da un vecchio telefilm’ esclama. ‘Minchia, forte ‘sta roba che mi ha passato Geppo!’
Sbuffo.
Dai esprimi i desideri, cannaiolo, che così almeno andiamo avanti e magari mi lasci un buon feedback!
‘Guarda che sono vera!’ specifico guardandomi attorno. C’è un casino pazzesco, poster e CD ovunque, abiti, calzini sporchi. Guardo fuori dalla finestra, è buio. Le stelle sembrano sorridermi.
Lui ridacchia: ‘Ma magari!’
Oh per tutti i Goblin, è convinto che io sia frutto del suo sballo erboso!
‘Sono davvero un genio’ preciso. ‘Esprimi un desiderio e te lo dimostrerò!’
Lui sorride ciondola il capo, restando seduto sulla sedia. Poi d’un tratto mormora: ‘Certo, non chiedo altro. Allora il mio primo desiderio è questo: fammi un pompino!’
Cosa?!?!
Come faccio adesso?
Avrei dovuto leggere per bene il manuale, sicuramente c’era annotata questa eventualità! E adesso come mi regolo?

– Continua –

Mi scervello a pensare. Un genio come me di certo non può fare una cosa simile a un umano inferiore… a un Padrone… a un Fruitore… a un simile cannaiolo. Ne andrebbe della mia credibilità!
Deve esserci una soluzione. Ripenso a una delle domande del test per diventare un genio.
‘Come ti devi comportare se qualcuno ti chiede di esaudire un desiderio impossibile?’
A: lo depisto. B: lo esaudisco. C: gli spiego che è impossibile e perché.
Avevo risposto A… e questo è il momento di mettere a frutto quelle ‘ poche ‘ cose che ho imparato.
‘Perdonami, Padrone. Non sono abile in queste attività prettamente umane. Però ti consiglio di variare il tuo desiderio: potrei fare comparire qui una persona più adatta a queste cose, magari una splendida creatura che abbia un’attitudine in quel senso, una professionista insomma!’
Ah già, devo sorridere. Me ne dimentico sempre. Sorrido con tutti i denti che ho e inclino il capo di lato. Mi cade il fez. Lo raddrizzo.
Il ragazzo socchiude gli occhi. ‘Sul serio?’
‘Certamente, Padrone!’ Sono stata geniale!
‘Allora desidero…’ strizza gli occhi come se si stesse concentrando al massimo e io stento a non sbuffare.
‘Una professionista del sesso, qui, pronta a deliziarti con le sue labbra, Padrone?’ suggerisco ansiosa.
‘Sì ecco, quello. La vorrei alta, appariscente, con due tette enormi e con una gran bocca!’
Che maschilismo, lo odio già!
Incrocio le braccia sul petto, serro le palpebre, socchiudo gli occhi e mi concentro.
Pufff!
‘Desiderio numero uno esaudito!’ esclamo non appena una nuvola rosa (piuttosto alta!) compare alla mia destra.
Il ragazzo la guarda e si sfrega gli occhi.
Una voce (piuttosto mascolina!) sbraita alla mia destra: ‘Ma dove cazzo sono?’
Mi volto. C’è un travestito gigantesco accanto a me, ha due enormi tette (piuttosto finte!) una bocca enorme ed è appariscente, forse un filino troppo perché indossa degli shorts leopardati e un top che se fosse più striminzito sarebbe un filo interdentale. Ha anche delle zeppe così alte, che se cadesse da lì sopra si frantumerebbe le rotule! (Però rimbalzerebbe sulle tette, suppongo.)
Deglutisco. Quando ho pensato al maschilismo devo essermi distratta. Ho fatto un casino, però non posso fare altro che cercare di cavarmela. Non voglio avere un brutto feedback. E inizio a pensare che la parola feedback con quel back dietro… sia stata creata apposta da qualcuno dotato di un malsano senso dell’ironia.
Sorrido di nuovo e, rivolgendomi alla stangona/e che ho appena evocato, mormoro: ‘Tu sei una professionista del sesso?’
‘Proprio così, Fata Turchina!’ risponde con una mossa degna di Beyoncè, che mette in risalto le braccia muscolose. Deglutisco.
‘Sei alta, appariscente, hai due tette enormi e una gran bocca?’ domando.
‘Eh già, gioia bella!’ risponde sollevando un sopracciglio perfettamente disegnato. (E scettico.)
Il ragazzo interviene: ‘Quella non è una donna!’
‘Zitto tu!’ diciamo io e la stangona.
‘Sei pronta a deliziare oralmente questo ragazzo? Pagandoti chiaramente!’
Lei fa spallucce, degnando il ragazzo di uno sguardo di sufficienza.
‘No: aspettate!’ strilla quest’ultimo.
‘Quanto paghi Fatina?’ mi domanda la professionista che ho evocato, umettandosi le labbra siliconate.
Non conosco le tariffe ma non ho problemi a fare comparire dei soldi.
‘Trecento?’
‘Euro?!’
Annuisco, tenendomi il copricapo con una mano.
‘Calati subito i pantaloni, ragazzino! Per trecento euro, Lola ti svuota del tutto!’ ribatte lei decisa, avvicinandosi velocemente al ragazzo.
Lui si ritrae. ‘No, no. Non voglio!’
‘Calati quei calzoni!’ ordina la ehm ‘deliziosa’ creatura che mi ricorda un po’ Wesley Snipes.
‘No!’ strepita il ragazzo alzandosi barcollante dalla sedia.
Lei tenta di abbrancarlo, lui scarta a destra e prendono a inseguirsi per la camera. Mi afferro la testa con le mani, disperata. Forse sono un po’ fuori allenamento, o forse è che mi girano i boccioli a causa di tutto il tempo che ho trascorso da sola, fatto sta che ora non so come rimediare. Quel cannaiolo non mi darà un buon feedback se non risolvo questa cosa, è troppo impegnato a preoccuparsi del suo, di back!
La stangona, con due abili falcate lo agguanta e gli tira giù i pantaloni, il ragazzo urla: ‘Falla sparire, genio del cazzo! Non la voglio più, falla sparire!’
Eccola la mia via d’uscita. Mi ricompongo e cinguetto: ‘è questo il tuo secondo desiderio, Padrone?’
‘Sì, cazzo, certo che è il mio secondo desiderio!’
La stangona mi guarda indispettita e io faccio spallucce.
‘Sbrigati!’ urla il ragazzo.
Incrocio le braccia sul petto, serro le palpebre, socchiudo gli occhi e mi concentro.
Pufff!
In una nuvola rosa, la stangona sparisce e il ragazzo si tira rapidamente su i pantaloni, è del tutto allucinato.
‘Desiderio numero due esaudito!’ Trillo allegramente.
A terra sono rimasti gli shorts leopardati del primo desiderio. Ehm… cavolo! Li scalcio sotto al letto con un abile colpo di piede.
‘Sei davvero un genio!’ esclama il ragazzo. Ma credo che sia sarcastico.
Raddrizzo le spalle. ‘Te l’avevo detto!’
‘Però i due desideri non valgono: il primo lo hai realizzato male e il secondo era per porre rimedio al primo.’
Che insolente!
‘Non è così, Padrone. Ti avevo detto, se ti ricordi, di pensare attentamente a ciò che desideri. Occorre essere precisi. Non hai pronunciato la parola ‘donna’.’ Mi difendo.
‘Ma… era implicito!’
‘Implicito è una parola che gli umani usano per dire che sono stati imprecisi’ ribatto piccata.
Lui sbuffa.
Devo levarmi d’impiccio prima che l’estasi cannaiola sparisca dalla sue sinapsi cerebrali.
‘Hai ancora a disposizione un desiderio, Padrone’ dico cercando di sembrare professionale.
Lui mi guarda indeciso. Non voglio rischiare, mi serve quel cavolo di feedback! Allora propongo: ‘Cosa desideri? Forse una montagna di soldi? La bellezza! O magari una dote particolare, come saper cantare… potrei farti diventare un cantate famoso.’ Lo guardo bene. ‘Magari un rapper?’
Lui si accascia sulla sedia e si afferra la testa con le mani, mormorando: ‘Non fumerò mai più, è tutta un’allucinazione, ne sono sicuro!’
Mi schiarisco la voce.
‘Allora, Padrone?’
Lui solleva lo sguardo. ‘Se esprimo il mio ultimo desiderio te ne vai?’
‘Certo. Però prima… ehm, dovresti lasciarmi un feedback. Una sorta di giudizio sul mio operato, farai in fretta, dovrai solo decidere se è positivo o negativo.’
‘Vediamo… uhm… niente più cose a sfondo sessuale, perché ho capito che sono pericolose… con te’ mormora pensieroso.
Incasso in silenzio.
‘Però c’è una cosa che vorrei.’
‘Chiedi e ti sarà dato!’
Lui si alza e prende il cellulare, mi mostra una foto di classe e indica una ragazzina bionda e sorridente. ‘Lei è Sara. Non mi caga nemmeno di striscio, forse potrei chiedere che si innamorasse follemente di me, che ne pensi?’
Oh, ottimo. Questa è facile.
‘Se è il tuo desiderio, lo esaudirò e ehm… tu mi lascerai un feedback positivo, vero?’
Lui mi sbircia per un secondo, poi annuisce. Guardo bene lo scatto.
Incrocio le braccia sul petto, serro le palpebre, socchiudo gli occhi e mi concentro.
Non compare un bel niente.
‘Desiderio numero tre esaudito!’ dico con aria saccente & risoluta. ‘Ora per quel feedback…’
‘No aspetta’ replica lui. ‘Dov’è Sara?’
Oh dannazione, perché non ha chiesto una montagna di soldi? Sono certa che con quelli avrebbe avuto tutte le Sara che avesse voluto. Sbuffo. ‘Hai chiesto che si innamorasse follemente di te, non che comparisse, Padrone.’
Lui sbatte le palpebre. ‘Voglio essere certo che il desiderio si realizzi prima di lasciarti quel feedback di cui tanto parli!’
Porco Baobab!
‘Va bene, aspetterò’ mormoro sedendomi a gambe incrociate sulla scrivania.
‘Vuoi fare un tiro?’ mi chiede porgendomi la canna.
‘Naaa!’
‘Dai, solo uno!’
‘Non ho mai fumato germogli essiccati, sai un tempo ero una Driade e…’
Lui storce la bocca, forse dovrei mostrarmi più amichevole, più affabile. ‘E va bene dai…’

Quarantacinque minuti dopo.

Lui ha il mio copricapo in testa e io gli sto insegnando la danza del ventre, anche se nemmeno io so farla, e tengo la cicca in bocca di sbieco, con un occhio socchiuso, per non essere accecata dal fumo. Non facciamo che sghignazzare, urtando e travolgendo suppellettili.
‘Se tornano i miei ti devi nascondere, altrimenti mi ammazzano!’ ridacchia nascondendosi dietro al velo del cappellino.
‘Se tornano i tuoi torno, nel vaso, cretino! Ehm Padrone!’
‘Ah già!’ risponde dandosi una pacca sulla fronte.
‘E farò sparire l’olezzo di canna… tienine conto per il feedback!’
Lui sbuffa.
A un tratto sentiamo qualcosa urtare il vetro della finestra. Ci giriamo e, senza sapere perché, scoppiamo a ridere.
Un altro tonfo. Sembrano pietrine.
Lui guarda dai vetri, sgrana gli occhi. ‘è Sara!’ dice avvampando.
‘Levati il cappellino, coglione!’ Se lo toglie e me lo passa, me lo calco in testa. Sta per aprire la finestra quando una pietra, ben più grande delle precedenti, spacca il vetro e lo centra in piena fronte!
Barcolla e cade a terra, rigido come un merluzzo surgelato.
Oh, per tutti i Satiri, oh no!
Gli do uno schiaffetto, non reagisce. Gliene do uno più forte, gli resta il segno e si riprende a stento. ‘Alzati, imbecille, c’è Sara!’
Lo aiuto a rimettersi in piedi. ‘Ha spaccato il vetro con una pietra?’
‘Cosa non fa l’amore, Padrone!’ sentenzio senza riuscire a smettere di sghignazzare, mi sfugge anche un singhiozzo.
Lui apre la finestra. ‘Sara?’
Lei da sotto inizia a cantare a squarciagola: ‘Ioooo voglio per meeeee le tue carezzeeeeee,
si, io t’amo più della mia vitaaaaaaaa!’
è stonatissima e sentiamo già alcuni vicini di casa indicarle di andare in un certo qual posto.
Lui mi guarda. ‘Hai detto follemente innamorata, non intonata!’ dico stringendomi nelle spalle.
‘Sara, smettila! Sali. Terzo piano!’ urla lui.
Arrivano altri improperi dai vicini di casa lui va ad aprire la porta. Gli trotterello dietro. ‘Feedback?’
‘No, voglio prima vedere come va!’
Merda secca!
‘Allora starò nel vaso e sbircerò da lì’ rispondo immusonita.
Lui sembra non ascoltarmi nemmeno. Torno in camera e mi rimpicciolisco nel mio vaso.
Schiocco le dita e faccio comparire un maxischermo proprio davanti al mio divano, dove vengono proiettate le immagini provenienti dalla camera dello sfigato.
Sara non gli dà nemmeno il tempo di parlare. Inizia a baciarlo spudoratamente, mettendogli le mani dappertutto. Lui sembra spaventato.
‘Oh, Paolo, amore mio, non facevo che pensare a te! I love you, Paolo!’
Altri baci.
Eddai Paolo e muoviti!
Baci, bacini, sbaciucchiamenti, lei prende a spogliarlo e lui fa lo stesso con lei. Alzo il volume con il mio telecomando rosa.
Sara scende a fargli proprio quello che aveva chiesto a me di fare. Che fortuna sfacciata, così sarà contento! Zoomo sul dettaglio, accidenti, non così!
Non è proprio bravissima… Oh cardo! Così glielo stacca! Lui si ritrae: ‘Ehi vacci piano!’
Lei se ne infischia, lui la rigira, baci, baci, baci. baci… che palle! Sbuffo e mi limo le unghie.
Lui cerca di penetrarla. Uhm… avrei mica dovuto dirgli di usare un profilattico? Be’ chissenefrega, non è una mia responsabilità, la razza umana si perpetua proprio grazie agli sconsiderati!
Che fa?!
No!
Ma non può farlo in quel modo… spinge e balzella come se fosse un terremoto, non una scopata. Mi copro gli occhi con le mani. Deve essere molto, molto, molto innamorata per non mandarlo proprio là dove i vicini di casa volevano mandare lei.
Follemente innamorata.
‘Follemente.’
Sento un brivido. Forse ho fatto una stupidaggine.
Lui conclude in pochissimi minuti.
Lei sorride come se fosse davvero soddisfatta o… ‘follemente innamorata!’
Oh no!
‘Ti amo Paolo!’
‘A… anche io.’ è paonazzo. Ora gli viene un colpo!
‘Rifacciamolo, dai!’ Lo incita lei.
Mi mordo un labbro, sollevo un dubbioso sopracciglio.
Baci, baci, baci, baci. Sega, sega, sega. Scopano, scopano. (Solo due perché è bastato poco.)
‘Ti amo così tanto Paolo, voglio stare sempre con te!’
Lui sembra stremato e disperato. ‘Giochiamo un po’ con la xBox?’ propone.
Lei lo guarda allibita. ‘Giochiamo che tu mi hai rapita e ora mi violenti finché non grido basta!’
‘Ma io…’
‘Dai, rapiscimi, fingi di violentarmi, bastardo!’
Follemente è mica sinonimo di ninfomane?
‘Ho Halo 5!’ cerca di dire lui prima che lei gli salti nuovamente addosso.
Baci, baci, baci, baci. Mezzasega. Scopano. (Lui non è migliorato nemmeno un pelino, anzi!)
‘Ti amo Paolo!’
‘Vado al cesso’ risponde lui afferrando il mio vaso per poi fuggire verso il bagno.
‘Ti aspetto qui tesoro’ trilla lei. ‘Domani diciamo ai nostri genitori che ci sposiamo vero?’
Mi rincantuccio sul divano, strizzando gli occhi. Mi copro i padiglioni auricolari con le mani.
Lui, una volta in bagno, sfrega il vaso. ‘Esci di lì!’
Accidenti!
Compaio in una nuvola rosa e glitterata. (Yeah! Almeno quello.) ‘Hai chiamato Padrone?’
‘Hai visto cos’hai combinato?’
Abbasso gli occhi, strisciando le punte delle babbucce sul tappeto del bagno. ‘Avevi detto ‘follemente” mormoro per discolparmi.
‘Quella mi si è appiccicata addosso, non la voglio così!’
‘Be’ ma è una bellissima ragazza e ti ama anche se scopi come un coniglio’ lui mi lancia un’occhiata furiosa. ‘Un coniglietto molto carino, Padrone’ dico riaggiustando il tiro.
‘Ora cosa diavolo faccio, cazzo?’
‘Siete innamorati’ enuncio fingendomi romantica. ‘Vivete il vostro amore, frutto della vostra gioventù, amatevi, divertitevi e…’
‘Non siamo innamorati, lei è sotto un incantesimo e a me così non piace più!’
Accidentissimo!
‘Te l’avevo detto di chiedere dei soldi!’ rispondo arrabbiata, dandogli un colpetto con l’indice sulla fronte, proprio sul bozzo causato dalla pietrata di prima.
‘Ahia! Fai cagare come genio!’
‘Fai cagare come padrone, Padrone!’
‘Mi hai rovinato la serata e la vita, quanto dura il desiderio?’
Mi mordo un labbro. ‘Un po’…’ dico vaga.
‘Un po’ quanto?’
‘Be’, Padrone, se non hai specificato per quanto sarebbe dovuta restare innamorata di te… per… uhm… per sempre.’
‘COSA?!?’
Dalla sua stanza arriva la pigolante voce di Sara: ‘AMORE? MI HAI CHIAMATA? VENGO IN BAGNO? DAI FACCIAMO LA DOCCIA INSIEME!’
Lui mi guarda disperato.
Mi stringo nelle spalle.
‘Annulla il desiderio! Preferisco il trans!’
‘Non si può, Padrone.’
‘Sparisci, ti odio!’
‘Ehm… per quel feedback?’ chiedo facendo comparire la tavoletta fra le mie mani.
Lui la guarda e clicca più e più volte su ‘pessimo’. Mi sento malissimo.
‘E ora sparisci, maledetto il giorno che ho accettato quel lavoro al cimitero!’
Mi ritiro, rimpicciolendomi, nel mio vaso, contrita e amareggiata.
Lo stronzo cannaiolo apre la finestra del bagno e lancia il vaso in strada. Il rumore del ferro che cozza contro l’asfalto mi riecheggia nelle orecchie, mentre rotolo da una parte all’altra della mia prigione lavanda e nera.
Non è giusto.
Sento ancora Sara che urla: ‘DAI AMORE, FACCIAMOLO NELLA VASCA!’
Maledetti umani e le loro manie romantiche! Se avesse chiesto i soldi…

– continua –

Il vaso continua a rotolare e io ho paura di finire in un buco di scolo. Ci troverò mica il clown di IT? Uhm… pensandoci bene forse sarebbe divertente, credo abbia un suo perverso fascino.
E se vado a finire in un tombino e non mi ritrovano mai più? Se non sfregheranno il vaso resterò qui dentro per sempre, imprigionata! Devo assolutamente avere quei cavolo di cinque feedback positivi e me ne sono già giocato uno. Quindi ho lavorato per niente, ho perso solo tempo e anche un po’ di autostima.
Uno scossone più forte. Una voce molto maschile esclama: ‘Buttano proprio di tutto in giro per le strade!’
Il vaso viene sollevato; chiunque tu sia, dai sfregalo, anche solo un pochino… che ti frega! Sfrega!
E avviene! Sono così incredula che quando vengo evocata non mi rassetto nemmeno. Giro su me stessa e mormoro: ‘Evocata!’
Compaio su una strada illuminata dalla luce aranciata dei lampioni, fra spruzzi di glitter, stelline colorate e qualche stella filante che devo aver fatto comparire per errore. Me le levo di dosso con aria scocciata e mormoro, senza guardare chi ho di fronte: ‘Mi chiamo Ambrosia. Sono il tuo genio. Hai il diritto di esprimere tre desideri. Però pensa bene a cosa vuoi, una volta espressi, non si può tornare indietro.’
Una stella filante mi si è incastrata fra le tette, porco Troll!
‘Oh, per tutte le vagine, sei di nuovo tu? Mi devi trecento euro, bella! E pure una paio di shorts leopardati di Praga!’ mormora qualcuno di imponente dinanzi a me.
Deglutisco e mi sento malissimo ancora prima di sollevare lo sguardo.
‘Lola?’
‘Lola’ mi fissa con entrambe le sopracciglia inarcate, una mano sul fianco e l’altra a stringere il mio vaso. Ha il top striminzito di prima e ora non ha più gli shorts, bensì un tanga che fa il paio con il top. (E un enorme pacco!) Grazie alle zeppe, oltre alla sua già pazzesca statura, mi supera in altezza di almeno trenta centimetri, fez compreso.
‘Eggià, Fata Turchina!’ Muove il collo nerboruto come un serpente.
‘Perfetto… allora ehm, il tuo primo desiderio è di avere degli shorts nuovi di ‘Prada’?’ provo a dire con un sorrisone stampato in faccia.
Lola mi guarda allibita. ‘Erano di Praga… un’imitazione, non me li posso permettere di Prada, e comunque erano già miei, mi devi quelli e trecento euro per il disturbo di prima, non è un desiderio, tesoro. è solo la cruda realtà!’
‘Ma, Padrona, il servizio non è stato portato a termine quindi tecnicamente…’ inizio a blaterare.
Lola mi guarda inclinando il capo e incombe su di me. Non devo farmi intimorire. ‘Però hai tre desideri da esprimere, quindi… puoi chiedere tutto ciò che vuoi, che ti frega di soli miseri trecento euro e di quegli orribili shorts di pessimo gusto…’
Lola si schiarisce la voce.
‘Volevo dire, di quei FAVOLOSI shorts! Padrona.’
‘Quindi avrei tre desideri… e cosa dovrei fare in cambio? Io faccio tutto eh!’ Mi lancia un’occhiata lasciva, mi ritraggo.
‘Esattamente, Padrona e dopo che li avrò esauditi dovrai solo lasciarmi un feedback, se sei soddisfatta sarà positivo, ma lo sarai di certo!’ esclamo schioccando le dita. Lei mi guarda. ‘Qualsiasi desiderio?’
‘Assolutamente sì, Padrona. Però sii precisa perché…’
‘Ovvio. Io sono sempre precisa, in tutto quello che faccio!’ ribatte senza darmi il tempo di finire la frase.
In quella un’auto ci si affianca e il guidatore abbassa il finestrino. è un uomo di mezza età e ci squadra da capo a piedi prima di dire: ‘Quanto volete per tutte e due, per tutto, belle figone?’
Sono indignata: ‘Senti figlio della Dea Berta, la dea dalla gamba aperta, perché non te ne vai a…’ inizio a sbraitare ma Lola mi interrompe. ‘Tu, pervertito! Ieri mi hai scopata e poi mi hai pagato con dei soldi falsi, se ti prendo di faccio un culo come…’ Lui fa risalire il vetro e riparte, non prima di averla insultata pesantemente.
‘Vorrei che diventassi un coniglio! Scopi come un coniglio!’ Gli urla dietro Lola facendogli un gestaccio che coinvolge entrambe le dita medie.
Qualcuno, forse gli stessi vicini di casa del cannaiolo, urlano improperi dalle finestre, ma li ignoro.
Incrocio le braccia sul petto, strizzo gli occhi e mi concentro. ‘Desiderio numero uno esaudito!’ trillo allegramente.
Lola mi guarda sgranando gli occhi. ‘Cosa hai fatto?’
‘Hai espresso un desiderio, Padrona!’
‘Non era un desiderio, era solo un insulto!’
‘Ma io…’
Veniamo distratte dal nostro dialogo dallo schianto dell’auto che ci si era appena affiancata.
Guardiamo: l’auto è accartocciata contro a un muro a qualche metro da noi. Esce fumo dal cofano… dallo sportello semiaperto balzella fuori un coniglietto grigio che si guarda attorno e fugge via.
‘Cazzo!’ mormora Lola mettendosi teatralmente una mano davanti alla bocca.
Mi mordo un labbro. ‘Visto? Chiedi e ti sarà dato!’
Sentiamo l’ululato delle sirene e lei mi afferra una mano, trascinandomi letteralmente in un vicolo buio.
‘Quindi sei davvero un genio!’ Ha ancora il mio vaso in mano e io annuisco.
Lei si passa la mano sulla fronte, spostando involontariamente indietro la parrucca color platino.
‘Allora ne esprimo subito uno: vorrei essere una donna!’
Incrocio le braccia, chiudo le palpebre… da una delle finestre proviene la sigla di un telefilm e mi distrae. Strizzo gli occhi, mi concentro e muovo il capo dall’alto in basso, un movimento secco.
Apro gli occhi. Lola viene avvolta da un alone color ciclamino, con qualche sfarfallio in technicolor. ‘Desiderio numero due esaudito!’ dico. Quando l’alone si disperde nell’aria della notte deglutisco e faccio la stessa faccia che potrebbe fare qualcuno se sentisse stridere delle unghie su una lavagna.
Deve essere stata la sigla del telefilm a distrarmi… cavolo come hanno fatto a promuovermi all’esame?! Ah già ho barato! Accidenti!
E forse può essere che io sia ancora sotto agli effetti dei germogli essiccati di prima… ne sento ancora il sapore in bocca. Non sono molto lucida.
Lola, che ora mi arriva a malapena alla spalla ,sorride, o meglio tenta di farlo, prima che le sue labbra si impiglino nell’apparecchio per i denti blu che porta. Si sfiora i capelli e poi abbassa il capo per guardarsi. Sembra incredula, si tasta le tette (piccole) si sfiora il viso e gli occhiali da vista, poi si guarda le gambe e infine solleva un iracondo sguardo su di me. ‘Cazzo! Sono Ugly Betty!’ esclama con un sobbalzo, lasciando cadere il mio vaso. Il rumore che fa quando cade riecheggia sinistro nel vicolo. Lola mi si avvicina digrignando i denti; le sirene delle auto della polizia che stanno sopraggiungendo sul luogo dell’incidente, sembrano lontanissime.
Indietreggio fino a trovarmi letteralmente con le spalle al muro. ‘Be’ io prima ti stavo spiegando che saresti dovuta essere precisa, e poi… sei una donna, no Padrona?! Una donna vera. Con qualche accorgimento, un po’ di trucco, un buon parrucchiere… delle lenti a contatto…’
‘Ugly Betty’ con una forza che non mi aspettavo da un tale scricciolo, mi stringe le mani attorno al collo. Mi manca il fiato, cerco di liberarmi. ‘Padrona… mi strozzi così, Padrona… ti prego!’
‘Stronza! Ero meglio prima da uomo che adesso come donna!’ Stringe sempre più forte.
‘Ma… no. Forse quest’impeto di rabbia è dovuto agli ormoni ai quali non sei avvezza… hai… il… ehm… ciclo?!’ bofonchio a stento.
Lei molla la presa e poi si solleva la gonna (orribile) che porta. ‘Sì, porca puttana!’ esclama. Mi schiarisco la voce. Come cambiano eh i punti di vista! ‘Ho anche il ciclo, e ora ti ammazzo!’
Mi abbasso e le sfuggo, quasi spellandomi un ginocchio. ‘Aspetta, Padrona, hai ancora un desiderio. Pensaci bene stavolta, però!’ biascico cercando di essere positiva. Lei mi guarda incazzatissima.
‘Potresti chiedere di essere una bella donna, magari tipo una stella del cinema, un’icona sexy!’ abbozzo sperando di essere convincente.
Lola/Betty si tamburella l’indice della mano sulle labbra. Poi dice a mezzavoce: ‘Uhm… forse ecco sì, un’icona sexy… avrei tutti gli uomini ai miei piedi.’
‘Infatti!’ dico allegra, ostentando un sorriso aperto.
‘Sharon Stone, fammi essere Sharon Stone!’ esclama.
Uhm… credevo avrebbe scelto qualcosa di meno… ehm vintage, che ne so, Megan Fox o roba simile, però del resto, un desiderio è un desiderio.
‘Sicura, Padrona?’ tasto il terreno.
‘OVVIO! In Basic Instinct era FAVOLOSA!’
Braccia conserte, occhi strizzati, muovo il capo. ‘Terzo desiderio esaudito!’ Esclamo.
L’alone attorno a Lola è un po’ stantio.
Quando la guardo mi rendo conto che ho solo una cosa da fare, e devo farla in fretta. Schiocco le dita e faccio comparire la tavoletta. ‘Ecco, Lola, ora sei esattamente identica a Sharon Stone, potresti darmi quel feedback? Schiaccia qui con il polpastrello per positivo.
Fremo.
‘Sono davvero Sharon Stone?’
‘Precisa identica!’ Lei si sfiora i capelli, ne guarda una ciocca bionda sembra un po’ titubante.
‘Padrona sei proprio tale e quale a lei!’ la incalzo.
Lei finalmente clicca su positivo. Faccio sparire la tavoletta con un sospiro. Potrei chiederle di mettere il vaso in un buon punto ma non oso farlo, meglio sparire.
Sto quasi per rimpicciolirmi e rintanarmi nel vaso, nella speranza che qualcun altro lo trovi quando Lola inizia a guardarsi le mani, poi le gambe e infine si specchia in una finestra al piano terra, attraverso le sbarre di ferro.
‘Sono… sono vecchia!’ grida furibonda, toccandosi il viso. Quando mi guarda faccio una mezza corsetta, allontanandomi ulteriormente.
‘Oh, no, non sei vecchia, hai solo cinquantotto anni… e poi sei comunque una splendida donna, un’icona, con un gran quoziente intellettivo…’ inizio a dire.
‘Credevo mi avresti fatta come era in Basic Instinct!’ strepita ancora più forte. Qualcuno lancia una secchiata d’acqua da una finestra in alto e la centra in pieno. Ora è zuppa. Zuppa e incazzatissima. Arretro.
‘Non lo hai specificato, io ti ho fatta tale e quale a lei, come è oggi, exPadrona.’ Devo rimpicciolirmi prima che mi prenda, ma non ci riesco, perché ho perso di vista il vaso!
‘Avevo trent’anni!’ esclama Lola.
‘Veramente trentadue’ non riesco a fare a meno di precisare.
‘Era appena stato il mio trentafalsesimo compleanno!’ strilla lei.
‘Piantatala lì sotto, la gente domani va a lavorare!’ grida qualcuno dall’alto.
Individuo il vaso. Meno male! ‘Be’, Lola, guarda il lato positivo: non solo sei una donna, ma hai anche risolto quel fastidioso problema del ciclo mestruale, no?’
Faccio spallucce, strizzo gli occhi e mi rimpicciolisco nel vaso.
Da fuori arrivano così tante parolacce che nemmeno un leprecauno arriverebbe a tanto.
Lola prende a calci il vaso e io rotolo ovunque, aggrappandomi a tende e drappeggi, come posso. Poi il vaso cozza contro qualcosa di metallico. SDENGG!
‘Signora!’ urla qualcuno. ‘Ha appena lanciato un oggetto contro una volante della polizia! Dovrei arrestarla!’
‘Come osa chiamarmi Signora! Lei non l’ha visto Basic Instinct?’ sbraita Lola.
‘Signora’ risponde quello che credo sia un agente. ‘Avevo pochi anni quando è uscito, è un film vecchio… forse lei mi ricorda qualcuno, però!’
Non sento nulla. Immagino Lola/Sharon con le mani sui fianchi.
‘Forse mi ricorda mia zia Marialuisa, sa è fissata con quei vecchi film!’
Rumore di colluttazione. Bestemmie e improperi. ‘Ahia! Signora la dichiaro in arresto per…’
‘Lei non capisce, non è colpa mia, in quel vaso c’è un genio incapace, è colpa sua se…’
‘Signora, puzza anche di sostanze stupefacenti, non uscirà tanto presto!’
‘è nel vaso! Quella brutta stronza è nel vaso!’
Però è attinente. Sharon Stone ha girato un film in carcere, se non vado errata. Devo averlo visto una volta in TV.
‘Questo vaso? Quello che ha calciato contro la portiera della volante?’ L’agente sembra arrabbiato, e molto.
‘Sì! E prima ha trasformato l’autista dell’auto schiantata in un coniglio!’
Oh per tutti i fauni!
‘Certo, Signora’ mormora l’agente in tono paziente. ‘Le faremo il test per le sostanze stupefacenti e immagino i risultati!’
‘è in quel cazzo di vaso! Lo sfreghi e vedrà!’
Mi rannicchio sotto al divano lavanda.
‘Non si preoccupi, lo prendiamo il vaso, sarà una prova a suo carico, dovrà ripagare i danni alla portiera!’
‘Se solo avessi un rompighiaccio vedrebbe!’
‘Sì, Signora, venga, abbassi la testa, ecco così!’
‘Trenta di bocca…’
‘Deve circolare roba forte eh? Batte anche? Alla sua età?’
‘Io la uccido! Mi dia qual vaso che vi ammazzo tutti e due!’
Sento che il vaso viene sollevato e poi deposto sul sedile. Credo che sia lontano da Lola perché altrimenti lo avrebbe accartocciato.
Be’ un feedback positivo l’ho avuto però! Meglio di niente, no?!

– continua –

Grazie al maxischermo che ho materializzato all’interno del mio vaso posso seguire l’evolversi degli eventi.
Non sta andando molto bene. Il vaso è finito nel deposito prove della polizia, incellofanato! Mi manca l’aria.
Lola è finita al fresco e temo che passerà molto tempo prima che mi evochino nuovamente. Che due boccioli!
L’agente che ha arrestato Lola era molto carino, ma proprio tanto. Così tanto che per un attimo ho pensato fosse uno spogliarellista travestito da agente, ma ahimè non era così era un agente vero, a tutti gli effetti. Oltretutto Lola ha insistito parecchio a dire che nel vaso c’era un genio e lui non le ha creduto neanche un po’. Il che è normale, gli umani stentano sempre a credere alle cose magiche e questo avviene proprio perché alla loro nascita il Dipartimento Incredulità inocula loro proprio quella, l’incredulità nei confronti della magia, per salvaguardare le creature magiche.
Quando l’agente Figo (deve avere anche un nome ma me lo sono perso) ha portato il mio vaso al deposito prove, l’agente femmina (deve avere anche un nome ma non me ne frega niente di ricordarmelo) che lo ha preso in consegna ha quasi sbavato.
‘Oh, agente Figo (ma lei ha detto il nome), che bello rivederti, questa che prova è? è l’arma di un delitto? Stai bene? Vuoi che ti porti un caffè?’ ha cinguettato con le pupille cuoricinate mentre io seguivo la cosa masticando delle arachidi, preda della fame chimica, e valutavo se infilare nel narghilè i germogli essiccati che avevo requisito al ragazzino che mi ha evocata per primo.
Lui ha detto sbrigativo: ‘No, solo un coso che una matta ha calciato contro la portiera della volante’.
‘Oh, sul serio, e come mai?’
Lui si è stretto nelle spalle. ‘Niente, era strafatta e diceva che lì dentro c’era un genio… hai presente? Robe da pazzi!’
‘Già!’ ha ribattuto lei. Ma non lo ascoltava nemmeno, troppo presa a sbavare.
Quando lui si è allontanato lei si è perfino sporta oltre il bancone per guardargli il sedere poi ha sospirato e ha messo il mio vaso in un magazzino. Sembrava la scena dei Predatori dell’Arca Perduta, quella in cui, dopo mille peripezie per averla, l’arca va a finire in fondo al deposito. Non hanno più cagato l’Arca dell’Alleanza… che possibilità ho io, in questa merda di vaso?
Trascorro la notte dormicchiando, credo che non farò altro per parecchio tempo.
In mattinata sento delle voci. Una deve essere dell’Innamorata dell’agente Figo. Sta parlando con una collega.
Accendo il maxischermo. L’Innamorata è proprio accanto al mio vaso, ha un cartelletta in mano con dei fogli, forse sta cercando qualcosa di catalogato. C’è una collega con lei, più carina e più alta e meno cicciottella.
‘Andiamo Rosangela, smettila di pensare all’agente Reynolds, lo sai che a lui piacciono le strafighe. Se accettassi l’invito del suo collega, invece di…’ dice l’altra. Ma Rosangela la guarda con tanto d’occhi. ‘A me piace lui. Mi piace un sacco e… sono sicura che prima o poi si accorgerà di me, per ora siamo solo amici ma…’
Sospiro. Perché gli umani devono sempre complicarsi la vita desiderando cose impossibili… non è che tutti trovino un genio disposto ad esaudire i loro improbabili desideri!
‘Come vuoi!’ ribatte l’altra – quella più sensata per intenderci.
Rosangela emette un sospiro plateale. ‘Sai che ieri lui mi ha detto che ha arrestato una battona che sosteneva di avere sfregato un vaso da cui era uscito un genio?’ Indica il mio vaso con un mezzo sorriso. ‘Certo che gira roba forte là fuori!’ conclude.
L’altra ridacchia. ‘Sfregalo, fai uscire questo cavolo di genio e chiedigli di fare in modo che Reynolds ti chieda di uscire!’
Mi alzo e applaudo saltellando. Ottima idea.
Rosangela le riserva un’occhiata truce. ‘Non sono ancora a questo punto.’ Però sfiora il vaso con lo sguardo.
Mi siedo accasciandomi sul divano. Gli umani oramai sono disillusi (e anche un po’ rincoglioniti) non credono più alla magia.
Verso il tardo pomeriggio sento uno scalpiccio avvicinarsi. Accendo il maxischermo. è Rosangela, l’innamorata dell’agente Reynolds. Ha un’espressione truce sul viso si ferma proprio dinanzi al mio vaso con le mani sui fianchi.
‘Dannazione’ mormora parlando da sola. ‘Se provo a sfregarlo e non esce niente mi sentirò ancora più idiota!’
Sollevo un sopracciglio e mi mordo un labbro.
Lei fa un sospirone. ‘Quella stronza di Catia mi ha consigliato di accettare l’invito del collega solo perché voleva uscire lei con Adam!’
Suppongo che l’agente figo si chiami Adam Reynolds, e suppongo che Rosangela se lo sia appena preso nel feedback da parte dell’amica stronza.
Rosangela afferra il vaso di scatto, toglie la protezione di cellophane che avevano applicato e se lo rigira fra le mani.
E sfregami dai! Cos’hai da perdere?!
Come se avesse udito il mio pensiero lei lo fa, mormorando: ‘Genio se ci sei, vieni fuori e aiutami!’
Saltello di gioia, giro su me stessa e mormoro: ‘Evocata!’
Compaio lì nel deposito prove, fra sbuffi di glitter, fumo colorato e refoli sbrilluccicanti. ‘Mi chiamo Ambrosia. Sono il tuo genio. Hai il diritto di esprimere tre desideri. Però pensa bene a cosa vuoi, una volta espressi, non si può tornare indietro.’
Prendo una boccata d’aria, è stantia, ma meglio della poca che c’era sotto al cellophane.
Rosangela mi guarda sbattendo le palpebre. ‘è… impossibile!’ mormora allibita.
‘Hai tre desideri. Chiedi e ti sarà dato’ enuncio con aria professionale & decisa.
‘Oddio… ma cosa dovrei fare in cambio?’ è ancora incredula, però l’indole da poliziotta le suggerisce di informarsi prima di lanciarsi.
‘Niente… solo…’
‘Se vuoi la mia anima io non lo faccio, eh!’
Oh cardo! La gente ha quest’idea che le creature magiche vogliano la loro anima… ma chissenefrega della loro minchia di anima, a volte non la usano nemmeno loro, cosa dovremmo farcene noi?
‘No, Padrona, niente anima. Solo lasciarmi un feedback dopo che avrò esaudito i tre desideri. Niente di impegnativo come una recensione, non temere. Solo positivo o negativo, ma sono certa che sarà positivo’ spiego.
‘Come mai un feedback?’ domanda sospettosa. ‘Non sarai mica in prova?’
Questa indole da poliziotta mi sta scassando i boccioli. ‘è solo a fini statistici, Padrona’ dico deglutendo.
‘Puoi esaudire qualsiasi desiderio?’
Be’ non proprio tutti tutti però… non voglio alimentare quella cazzo di indole di cui sopra o i suoi dubbi. ‘Sì, Padrona.’
Lei mi squadra da capo a piedi. ‘C’è un tipo che mi piace, ma lui questa sera è uscito con una mia amica. Non posso credere che lei sia stata così… così…’
‘Stronza, Padrona?’
‘Indelicata.’
Indelicata, certo.
‘Sapeva che mi piaceva Adam. Gli faccio il filo da mesi e lei mi ha sempre incoraggiata e poi alla prima occasione…’ Rosangela scoppia a piangere a dirotto.
‘Oh, non piangere Padrona’ dico imbarazzata. ‘Hai tre desideri da esprimere. Vuoi che trasformi la tua amica in un cesso?’
Rosangela non smette di singhiozzare e mormora fra un singhiozzo e l’altro: ‘No. Anche se lo facessi di certo lui non mi noterebbe.’
‘Ma sarebbe divertente, Padrona’ le spiego quasi implorante.
Lei tira su con il naso e mi guarda per un istante, poi scuote il capo.
‘Puoi chiedere di essere ricchissima, potrai pagare centinaia di ragazzi strafighi, travestiti da agenti, per servirti!’ propongo.
Lei ci pensa un attimo poi fa un cenno di diniego.
‘Allora, Padrona, potresti chiedere che lui si innamori di te!’ rilancio.
Rosangela, la Fruitrice, mi guarda con gli occhi annacquati. ‘No: saprei che è un artificio. Che non mi ama davvero. Io vorrei che mi amasse per come sono.’
Quando ho millantato di poter esaudire ogni desiderio non avevo preso in considerazione questa complessa eventualità.
‘Be’… è un po’ complicato come desiderio perché…’
Lei mi interrompe: ‘Avevi detto di poter esaudire qualsiasi desiderio!’
‘Sì, però…’
Occhiata truce. Abbasso lo sguardo. Come ne esco? Ah sì, ecco, ci sono!
‘Potrei… potrei aiutarti a farti notare, Padrona. Potresti chiedere di essere un po’ più… ehm carina, senza cambiarti troppo… diciamo migliorandoti. Poi potresti chiedere che lui scarichi la tua ‘aminemica’, con qualche stratagemma magico. E infine che lui ti noti. Tre desideri, una possibilità.’
Rosangela mi guarda attentamente, pende dalle mie labbra. ‘Così avresti l’occasione di farlo innamorare di te sul serio’ aggiungo.
Lei deglutisce, si terge le lacrime con il dorso della mano. ‘Sarebbe un’idea fantastica! Noi in effetti andiamo già d’accordo, siamo amici, se io solo fossi… si… ecco più avvenente forse…’
‘Devi esprimere i desideri, allora’ dico suadente. ‘Sicura che non preferisci una montagna di soldi, Padrona?’
‘Sì, voglio lui. Non faccio altro che pensare a lui!’
Dentro di me sono un po’ delusa, i soldi, la salute, magari l’avvenenza fisica sarebbero stati più semplici da realizzare, invece in questo modo c’è una percentuale di rischio piuttosto alta… rischio il feedback, insomma! Tuttavia non ho altra scelta.
Rosangela mormora: ‘Vorrei essere più bella, più seducente, più femminile. Proprio il tipo di ragazza che piace ad Adam’.
Mi concentro. Non posso toppare, ho già toppato troppe volte, ne va della mia credibilità di genio, del mio orgoglio e del mio feedback.
Strizzo gli occhi, incrocio le braccia e abbasso il capo di scatto.
Rosangela viene avvolta da un alone circonfuso di glitter, cipria, fumo rosa, lacca per capelli, botulino, ‘liposucchiamento’ e filler… tutto rigorosamente luccicante e scintillante.
‘Desiderio numero uno esaudito, Padrona!’
Fremo attendendo che l’alone si dissipi. Speriamo di averci azzeccato e di non avere esagerato, non voglio averla resa irriconoscibile con il mio intervento. E spero di non averla trasformata nella brutta copia di qualcuno di famoso e sexy.
Quando l’ultimo glitter sparisce la sto ancora guardando a bocca aperta.
‘Allora?’ dice lei ruotando su sé stessa.
Oh… è perfetta! Il suo viso è come prima, ma più aggraziato e femminile, ha perso quei chiletti di troppo ma ora le forme sono nei punti giusti, ha un’acconciatura da favola e la pelle è liscia e ambrata, l’uniforme le sta a pennello.
‘Sei… perfetta, Padrona!’
‘Sul serio?’ mormora guardandosi. ‘Oh… e cosa dirò a tutti?’
‘Pulizia del colon e trattamento Spa!’ snocciolo velocemente.
Lei corre in bagno e io la seguo. Si guarda allo specchio… quando sorride è ancora più bella. ‘è permanente questo effetto?’ mi chiede.
‘Be’, ovviamente prima o poi invecchierai, ma se segui una dieta bilanciata, ti prendi cura di te e fai un po’ di esercizio fisico, invecchierai bene, rimarrai comunque sempre attraente, Padrona!’ dico soddisfatta ‘ forse per la prima volta ‘ di me stessa.
Lei annuisce rapita.
‘Stasera gli manderemo a monte l’appuntamento? Devo esprimere questo desiderio, vero?’
‘Sì, però cerca di essere precisa, più che puoi quando lo formuli’ le spiego con aria saccente.
Rosangela mi fissa attraverso lo specchio del bagno, si sfrega la fronte. Mi sembra una persona precisa, decisa e seria. Sono certa che stavolta andrà tutto bene. Del resto serve un po’ di collaborazione da parte dei mortali per essere un Genio come si deve.
‘Desidero che… l’appuntamento di Adam e Catia vada malissimo, e voglio essere presente quando lui le darà il benservito!’ esclama con un luccichio sinistro negli occhi.
Un po’ vago. Però del resto sono un Genio, mi verrà un’idea geniale!
‘Il tuo secondo desiderio sarà esaudito stasera, Padrona!’
Lei sembra soddisfatta. Soddisfatta e colma di aspettative.
Mi rimpicciolisco nel mio vaso a pensare a qualcosa per la serata. Pensare non aiuta a essere felici, ma se non pianifico qualcosa di funzionale, credo che rimarrò in questo vaso a pensare a quanto sono infelice davvero a lungo.

Poche ore dopo.

Io e Rosangela siamo nello stesso ristorante dove l’agente Adam ‘ Figo ‘ Reynolds e Catia – l’aminemica di Rosangela ‘ stanno cenando.
Per l’occasione ho trasformato il mio abbigliamento da genio vintage in un abitino scollatissimo, rosso fuoco, supersexy. (Fa parte del desiderio -ehm quasi- quindi ho potuto farlo, o meglio diciamo che non sono riuscita a resistere!) Rosangela ne indossa uno ancora più sexy che mette in risalto la sua nuova superfigoforma. (E le tette.) Siamo truccate in modo impeccabile, e così appariscenti che il cameriere a momenti ci versava il vino addosso, distratto dalle nostre scollature. Il mio vaso è nella capiente borsa della mia Fruitrice.
In fondo alla sala ci sono l’Agente Figo e la cialtrona. Da qui possiamo tenerli d’occhio, senza dare troppo… nell’occhio. (Quasi.)
‘La sta tenendo per mano, lì con le dita intrecciate proprio accanto alla bottiglia’ sbuffa Rosangela sporgendosi. ‘Cosa hai intenzione di fare?’
‘Sei sicura che non ti piaccia il cameriere, Padrona? è molto carino e ti ha notato!’
‘Guarda! Le accarezza il polso! Fa’ qualcosa!’ ribatte lei imperterrita.
‘E poi i rapporti fra colleghi magari non sono ben visti… il cameriere invece…’
‘Vuoi fare qualcosa sì o no?’ sbraita lei.
Oh, accidenti!
Incrocio le braccia e muovo il capo. Immediatamente l’agente figo lascia la mano di Catia e socchiude gli occhi, ritraendosi leggermente. ‘Desiderio numero due esaudito, Padrona!’
‘Che hai fatto?’ mi chiede Rosangela.
‘Donna baffuta, mai piaciuta!’ mormoro sollevando il mento in un moto di orgoglio.
Rosangela si allunga sul tavolo per guardare meglio… a Catia sono spuntati dei baffetti che ricordano un pochino quelli di Hitler, ma rossicci e un filino più radi. Rosangela sorride.
L’agente Figo dice qualcosa a Catia, poi si alza e se ne va alla toilette.
Appena si allontana i gancetti dell’abito di Catia iniziano a tirare sempre di più la stoffa. Sta ingrassando a vista d’occhio e le si stanno anche pezzando le ascelle.
Rosangela si mette una mano davanti alla bocca, tentando di non sghignazzare.
‘Non è finita, Padrona’ mormoro.
Catia si muove a disagio sulla sedia, le cuciture del vestito si stanno pericolosamente tendendo.
‘Padrona’ mormoro richiamando la sua attenzione. ‘Tieni conto che se lui è davvero interessato a lei come donna, se lo ha affascinato per la sua conversazione, per la sua bellezza interiore e per la sua… quella roba lì…’ dico agitando le mani.
‘Anima?’
‘Ecco sì, anima… be’ questi biechi stratagemmi potrebbero anche non funzionare! E del resto se lui basasse la propria attrazione per lei solo sull’avvenenza fisica non sarebbe proprio un punto a suo favore, sei sicura di volere un uomo così?’ concludo in tono cupo. Gliel’ho fatto presente perché forse Rosangela, riflettendo su questo, chiederà i soldi; mi sentirei più tranquilla.
Lei mi guarda attentamente. ‘So già che non è quel tipo d’uomo! Per lui conta molto l’aspetto’ dice un po’ frustrata.
Mi mordo un labbro. ‘E lo ami lo stesso, Padrona? Non ti senti svilita come donna?’ rilancio sperando di fare leva sul suo orgoglio.
‘In questo momento mi sento solo una gran gnocca! E poi le persone si amano anche per i loro difetti.’
Credo che l’anima e la bellezza interiore di cui gli umani parlano sempre sia solo un bieco stratagemma simile a quello della volpe e dell’uva. Sbuffo. ‘Ho capito, Padrona.’
L’agente Reynolds esce dal bagno, deve essersi sciacquato il viso. Immagino che vedere comparire i baffetti lo abbia un pelino (ah-ha!) disorientato.
Si siede al tavolo con Catia e la osserva, poi si sfrega gli occhi e controlla quanto vino manca dalla bottiglia. Sorrido.
Loro parlottano e io, riporto quando si dicono a Rosangela, con le loro stesse voci. (Artificio Magico numero settantaquattro!)
Agente Figo: ‘Credo di avere bevuto troppo… non ci vedo più molto bene’.
Catia: ‘Adam. Non so cosa stia succedendo io… mi sento strana. Forse è il vino!’
Agente Figo: ‘Forse dovremmo andare a casa’.
Catia: ‘Andiamo?’
Agente Figo: ‘Ti chiamo un taxi!’
Rosangela esulta. Il cameriere mi guarda in modo strano mentre passa. ‘Adora fare le imitazioni’ gli dice Rosangela sbrigativa.
Catia: ‘Non mi accompagni tu a casa?’
Agente Figo: ‘No meglio se…’
Catia: ‘Ti prego… potresti salire per un caffè’.
Lui sembra pensarci sopra… un po’ troppo. Sbatto una palpebra e dalle labbra di Catia esce un rutto di dimensioni così epiche che mezzo ristorante si volta.
‘Ruttino!’ spiego a Rosangela facendo spallucce. Lei ridacchia.
Un po’ mi dispiace per Catia, però è stata davvero stronza come amica, in fondo se lo merita, e poi nel suo caso gli effetti non saranno perenni. Un paio di mesi e tornerà come prima, forse con l’orgoglio un po’ intaccato. Non le farà male, in fondo.
I due ex piccioncini si scambiano ancora qualche battuta e poi lei si alza facendo stridere fragorosamente la sedia e se na va impettita, con le cuciture tiratissime e i suoi baffetti tesi su una smorfia di disappunto.
Rosangela si nasconde dietro al menù al suo passaggio.
‘Sta andando tutto come previsto, Padrona. Tienine conto per il feedback!’ mormoro.
Lei mi sorride.
‘Ora tocca a te, vai là e siediti’ le dico.
‘Io?! Adesso?!’
‘Sì, ti noterà. è il terzo desiderio, e poi come da accordi starà a te… e mi rilascerai il feedback!’
‘Io non ho il coraggio!’
‘Ma ora sei fighissima, Padrona!’
‘Sì ma dentro sono sempre io, e sono insicura.’
‘Il desiderio farà sì che lui ti noti, promesso!’
‘Nel senso che lui mi desidererà in modo fisico?’
Oh per Cthulhu!
‘No, nel senso di magia!’ sbotto. ‘Oh, dai, vieni!’ mi alzo, la prendo per mano e me la trascino dietro fino al tavolo dell’Agente Figo. Al tavolo accanto al suo c’è seduto un ragazzino, di spalle, però i coperti sono due: che strano. Però non ho tempo di pensarci.
L’Agente Figo ci guarda entrambe, un po’ allibito. è davvero carino, indugio a guardarlo negli occhi, così profondi, così azzurri…
‘Ciao Adam… ero qui con la mia amica e…’ inizia a balbettare Rosangela.
Lui continua a fissare… me! Oh no!
‘E chi è la tua amica in rosso?’
Oh, no, no, no!
Rosangela mi guarda allucinata, e lui continua a fissarmi le tette.
Incrocio le braccia al petto (così da impedirgli almeno un po’ la visuale! è spudorato l’agente Marpione Reynolds!) serro le palpebre e penso ‘Nota lei, accorgiti di lei, minchione!’
‘Desiderio numero tre esaudito’ sussurro all’orecchio di Rosangela.
L’Agente Minchione Reynolds la fissa, la spoglia con lo sguardo.
Oh, meno male!
‘Rosangela… sembri diversa!’ dice finalmente con mio gran sollievo. Lei si schernisce. ‘Oh, sono stata in un Centro Benessere… e poi è il vestito e…’
Faccio un passo indietro, sperando di dileguarmi. Poi altri due.
‘Stai davvero bene. Sei davvero molto… in forma!’ dice lui. ‘A meno che non sia l’effetto di questo vino che…’
Oh, no!
Torno velocemente sui miei passi e faccio capolino da dietro a Rosangela: ‘No, non è il vino! è stupenda! L’ho detto anche io! Perfino il cameriere era interessato sai… ‘
Rosangela mi spinge via.
Lui torna a fissarmi. Anche Rosangela lo fa, ma in malo modo. Forse è il momento di sparire e sperare! Sperare in bene!
‘Rosangela… per quel feedback…’ mormoro.
L’Agente Minchione mi interrompe: ‘Peccato che siamo amici Rosangela, altrimenti ti avrei chiesto di uscire, ma ci tengo troppo alla nostra amicizia per pensare di rovinarla, magari per una scopata volante… invece la tua amica…’
No! No!
Sto valutando di trasformarmi in un cesso in pochissimi istanti quando qualcuno alla mia destra si alza di scatto dicendo: ‘Adesso basta, Sara! PIANTALA!’ riallacciandosi bruscamente la patta dei pantaloni.
è il cannaiolo! Ma con chi sta parlando?
Sara ‘ la fidanzata follemente innamorata ‘ sbuca da sotto al tavolo con il rossetto sbavato.
Gli stava facendo un pompino sotto al tavolo?
Sbianco.
L’Agente Figo si alza e mi porge la mano. ‘Piacere, mi chiamo Adam Reynolds’.
Piacere sto cazzo!
Il cannaiolo mi guarda, ha delle occhiaie pazzesche ed è smunto e provato… e mi riconosce. ‘Ancora tu? Ora ti ammazzo, non ce la faccio più!’
Indietreggio. Rosangela fa una smorfia. ‘Ora ti ammazzo anche io!’
Fuggo verso il mio vaso, non posso rimpicciolirmi e sparire così, in pubblico! Corro verso la borsa di Rosangela e la afferro, il mio vaso è proprio lì. Cerco di guadagnarmi l’uscita.
Il Cannaiolo mi insegue armato di un coltello, Rosangela urla: ‘Mi ha rubato la borsa! Ferma! Sei in arresto!’
‘Agente Figo, per favore li arresti… lui si fa le canne e vuole uccidermi e lei… lei vuole uccidermi e basta!’ strillo scappando.
Prendo il vaso e lascio cadere la borsa, nel putiferio che si scatena nel ristorante riesco a raggiungere la porta e sento Adam urlare: ‘Lasciami almeno il tuo numero!’ Mi giro.
Rosangela lo afferra per una manica: ‘è finta! è un genio capisci? è uscita da qual cavolo di vaso!’
Il cannaiolo strilla: ‘E poi sono io quello che fuma!’
Sara lo agguanta per la vita: ‘Amore cosa stai dicendo? I love you Paolo, sei così mascolino!’
Rosangela mi lancia un piatto e io mi abbasso per evitare di essere colpita. Poi mi dileguo fuori. Purtroppo non ho più un Fruitore e non posso fare altro che sparire nel vaso, ho i secondi contati. Lo appoggio su un dissuasore di parcheggio e mi ci rimpicciolisco dentro.
Le urla belluine che provengono dal ristorante si fanno sempre più belluine.
Qualcosa mi dice che non avrò il mio feedback positivo…

– continua –

Mi tappo le orecchie disperata per non udire più le urla che provengono dall’esterno: ho combinato un gran pasticcio.
Spero non vedano il mio vaso e non lo gettino in qualche luogo ameno, o lo buttino in una vasca di acciaio fuso, come hanno fatto con il T-1000 di Terminator.
Avrei dovuto nasconderlo, perché non ci ho pensato? Maledizione!
Oltre a non avere il mio feedback positivo mi dispiace anche per Rosangela. Cavolo, in fondo era simpatica.
Sono certa che troverà un altro cretino di cui innamorarsi, ora che è più carina, però mi dispiace lo stesso. Inoltre non riesco a non pensare agli occhi azzurri di quel minchione dell’agente Reynolds, a come gli si incurvavano piacevolmente le labbra mentre mi sorrideva, alle fossette sulle guance così… oh per tutti i Troll! Sono un genio, non posso essermi presa una cotta per un umano inferiore che ho a malapena conosciuto, non sono mica una sfigata (ma simpatica) come Rosangela! Ha dell’incredibile!
Cerco di scacciare l’immagine dell’agente Reynolds dalla mia mente, ma lei torna, balza fuori come un pupazzo a molla. Vai via, sciò, sei… antipatico, insensibile, donnaiolo, figo e un po’ minchione. No figo no. Sei… oh cardo! Vattene dalla mia mente!
Devo pensare che lo odio perché in fondo è anche colpa sua se le cose si sono messe male. Non importa se ha la voce accattivante, la mandibola da dominatore dell’universo e quegli occhi così… merda!
Esci dalla mia mente!
Scuoto la testa, il fez cade a terra, lo raccolgo e mi rannicchio sul mio divano poggiando il mento sulle ginocchia.
Faccio cagare come genio, questo è certo. Forse meriterei di essere fusa insieme al mio vaso… no dai, scherzavo. Tendo le orecchie: le urla sembrano essersi allontanate. Che ne sarà di me adesso?
E se qualcuno ‘ tipo il cannaiolo o Rosangela ‘ tornassero indietro?
Uhm… e se tornasse Adam?
Sento lo stomaco attorcigliarsi.
L’Agente Reynolds! Devo ricordarmi di chiamarlo così. L’Agente minchione Reynolds, nient’altro che un brutto incidente di percorso. Un uomo come un altro, un perfido mortale dedito soltanto ai piaceri della carne. E che carne! Che pezzo di manzo!
No, no! Cosa mi sta succedendo?!
Vengo distratta dalle mie istanze interiori dalla voce di una bambina nei paraggi del mio vaso. ‘Cos’è, mamma?’
‘Niente, non toccare, è solo un vaso ed è anche lercio!’
‘Ma mamma, è il mio compleanno, e poi siamo venuti via prima che potessi finire il dolce!’
‘Basta Martina!’ esclama una voce maschile. ‘Piantala con i capricci, non vedi che era pericoloso stare in quel cavolo di ristorante? Volavano piatti e insulti, di certo non è il posto per te. Del resto l’ha scelto tua madre. Tsk!’
‘Ehi! Innanzitutto non imprecare di fronte alla bambina!’
”Cavolo’ non è un’imprecazione, Paola!’
‘Mamma, posso prenderlo?’
‘Senti Franco, possibile che per te non vada mai bene quello che faccio?’
‘Hai scelto il ristorante sbagliato! Saremmo potuti andare da McDonalds, ti pare il posto per una bambina di sette anni?’
‘Al McDonalds c’è solo cibo spazzatura!’
‘Mi sono rotto i coglioni di tutte le tue stronzate salutiste!’
‘Franco! La bambina.’
‘Volevo dire che mi sono rotto le scatole. Martina, non si dice coglioni, è solo un antiquato sinonimo per dire scatole, una parola da grandi!’
‘Sì, papà.’
‘E tu non guardarmi così, Paola!’
‘Aspetta, Franco. Dove vai?’
‘Alla macchina no?’
‘Si ma aspettaci, ho i tacchi! Vieni, Martina.’
Sento che il mio vaso viene sollevato. Accendo il maxischermo. Vedo solo l’interno di un cappotto rosa. Sta a vedere che la bimba ha preso il vaso approfittando della distrazione dei genitori litigabondi.
No, non una bambina! Odio i bambini umani: si infilano le dita nel naso, fanno le puzzette e poi sono irragionevoli. Uhm, forse si può dire la stessa cosa degli adulti con l’aggravante che… sono adulti, appunto!
I genitori continuano a beccarsi per tutto il viaggio e la bimba resta zitta. Scossoni e sommovimenti. Poi il silenzio. Mi addormento stremata, cullata dal suono degli pneumatici sull’asfalto.
Mi sveglio quando sento qualcuno sussurrare: ‘La mamma non voleva che ti prendessi, ma io l’ho fatto, come con tutte le altre cose che prendo. Ti metterò qui, vicino al rossetto della zia ‘ vero che ora sei mio rossettino? E anche vicino all’orsetto di Daniele ‘ vero che anche tu sei mio, orsettino bello?’
Mi ci mancava pure la baby-cleptomane!
‘Però sei tutto sporco…’
Oh maremma centaura, strofina il vaso!
‘Evocata, porco gnomo’ mormoro di malavoglia, poi compaio nella stanza della bambina, cercando di non fare troppa scena con i glitter e gli effetti speciali per non impressionarla troppo. ‘Mi chiamo Ambrosia. Sono il tuo genio. Hai il diritto di esprimere tre desideri. Però pensa bene a cosa vuoi, una volta espressi, non si può tornare indietro.’
Ovviamente la bimba mi guarda con gli occhi sgranati. Stringe i pugni e si sfrega le palpebre.
‘Sei… vera?’
Annuisco.
‘Sei un pokemon?’
Faccio una smorfia e mi metto le mani sui fianchi, scocciatissima. ‘No, Padroncina. Come ho appena detto sono…’
‘Sei una Wynx?’
Commissione Geniale, se volete trasformarmi nelle mutande mefitiche di un Troll fatelo ora, così da porre fine alle mie sofferenze, non ce la faccio.
‘No come ti ho detto, Padroncina, sono un Genio’ mormoro spazientita.
‘Sei come una fata?’
Questo è un insulto bello e buono. ‘Senti… cosa, lì… bambina, sono un Genio punto e basta e ora…’
‘Sembri uscita da un vecchio film!’
E ora ti ammazzo e magari per punizione la Suprema Corte Magica mi trasforma in un water, ma non mi importa. Socchiudo gli occhi e…
No, aspetta: è una bimba: posso facilmente circuirla! E avere il mio feedback positivo!
‘Come ti ho detto sono un Genio, Martina. Visto che hai strofinato il mio vaso hai diritto a esprimere tre desideri. Tre fantastici desideri, non sei contenta, bambina pucci pu?’ dico accovacciandomi per avere il viso più o meno all’altezza del suo.
‘Uao! Sai anche il mio nome. Sei una Principessa Disney?’
Quasi quasi le do una craniata visto che ho viso più o meno all’altezza del suo. Prendo un profondo respiro. ‘No, Padroncina. Però, proprio come nelle fiabe, posso esaudire tre desideri’ mormoro cercando di avere proprio il tono di una cazzo di Principessa Disney.
‘Ooohhh’ esclama lei, sfiorandomi il fez. Ha un pigiamino rosa tutto fronzoli. In effetti pure io sono rosa e tutta fronzoli, l’assurda ineluttabilità della cosa mi deprime ulteriormente.
‘Potresti chiedere una bambola nuova…’
‘Naaa ne ho un mucchio!’
‘Oppure l’intera collezione delle… cose lì… di quelle Wynx che hai detto’ propongo fiduciosa.
‘Naaa, le ho già tutte quante. Ogni volta che mamma e papà litigano me ne regalano una.’
Maledetti umani! ‘Allora magari ti piacerebbe un abito da principessa? Eh Padroncina?’
‘Naaa ne ho già di vestiti, anche più belli.’
Proprio la bambina più odiosa del mondo mi doveva capitare? ‘Forse però non hai un pesciolino rosso, tutto per te, eh, che ne dici? Con un castello nell’acquario e tutto un mondo sommerso in cui…’
‘Ho un acquario con i pesci tropicali grande così in sala!’ sbuffa lei mostrandomi quanto sia grande quel cacchio di acquario aprendo le braccia.
‘E ti piacerebbe, magari, tesoro di Padroncina, essere trasformata in un bel pesciolino, tipo il Magico Scorfano Sbrilluccicante e Rosa, per qualche ora, per nuotare insieme ai tuoi amici pesciolini?’
‘No! Puzzano i pesci’ dice con aria saccente. ‘Sai cosa mi piacerebbe?’
‘A quanto pare no!’ sbraito alzandomi di scatto.
‘Un pony!’
Sbarro gli occhi. Un pony?!?! Dovrei materializzarle un pony nella stanza? Cosa diranno i suoi litigiosi genitori?! E se la Commissione Geniale mi punisse (ulteriormente?!) è proibito destare sospetti negli umani anche se questa regola non mi è ben chiara perché non l’ho studiata; Enomao me l’ha spiegata a grandi linee mentre gli facevo un pompino ed è stato alquanto vago. Dannazione!
Mi sfrego la fronte sperando che mi venga una bella idea.
‘Quando avrò finito di realizzare i tuoi desideri dovrai premere un bel ditino su una cosa che ti darò per farmi avere un giudizio positivo, in modo che tutti sappiano che ho fatto un bel lavoro’ dico per pararmi il feedback. Lei mi guarda socchiudendo un occhio. ‘è come un voto a scuola. Come fa la maestra, capisci, Padroncina?’
‘Oh. Va bene. Posso averlo rosa il pony? Con la criniera azzurra, la coda gialla e una stella viola sulla fronte.’
Cazzo!! Sì, sono certa che la Commissione mi trasformerà nelle ciabatte di uno a cui puzzano i piedi. Devo trovare il modo di uscirne, del resto non ha specificato per quanto tempo vorrebbe avere il pony. Lo materializzerò a tempo, e con la luce del sole svanirà. I suoi non se ne accorgeranno, li sento ancora litigare da qui.
‘Ma certo, tesoro’ dico fingendo un sorrisone. ‘Allora, vuoi un bel pony, con la criniera azzurra, la coda gialla e una stella viola sulla fronte, giusto?’
‘Sì, e poi ho altre due desideri, vero?’
‘Esatto.’
‘Sììì voglio il pony!’
‘Shhhh! Non gridare def… deliziosa bimba E Padroncina! Non vogliamo che i tuoi genitori ci scoprano no? E se poi non volessero il pony?’ Deglutisco sperando di non essermi incasinata ancora di più.
‘Hai ragione’ dice lei. ‘Dai, dai!’ Batte le mani. Le lancio un’occhiataccia e lei smette.
Chiudo gli occhi visualizzando quel cavolo di pony, incrocio le braccia e abbasso il capo di scatto.
Quando li riapro c’è una sottile nebbiolina multicolore nella stanza e una volta che si dissipa, appare l’inverosimile pony. ‘Primo desiderio esaudito!’
La bimba spalanca gli occhi. ‘Ohhhh, ma è stupendo!’ dice andando ad accarezzarlo. ‘Sei il mio pony pony pony pony e ti chiamerò Codaliscia!’
Il cavallino mi scocca un’occhiata sinistra. Io mi stringo nelle spalle. Lui nitrisce forte, e i due litiganti nell’altra stanza si zittiscono. Mi mordo un labbro. Martina mi guarda spaventata. ‘Se mamma e papà lo sentono lo portano via?’
‘Sì. Padroncina’ bisbiglio. Lei non reagisce. Sento dei passi avvicinarsi. ‘Magari lo porteranno dal macellaio per farci delle salutari e sanissime bistecche rosa, sai che la tua dolce mammina è fissata con le cose genuine… e lui è proprio… genuino!’ dico con espressione triste.
‘Oh, no!’
‘Come secondo desiderio, potresti chiedere che i tuoi non possano vederlo e sentirlo, no? Non vuoi mica che muoia? è così carino.’
Il cavallino mi guarda truce e poi defeca sulla moquette color rosa confetto. Merda! (Appunto!)
I passi si avvicinano ancora di più. Martina sembra sull’orlo delle lacrime. ‘Sì voglio quello!’ dice per poi saltare sul letto e rifugiarsi sotto alla trapunta.
Strizzo gli occhi e tutto il resto. Il Pony luccica per un attimo, mi rimpicciolisco e mi fiondo sotto alle coperte insieme a Martina. ‘Secondo desiderio esaudito’ bisbiglio.
La porta si apre. ‘Martina!’ esclama la madre. ‘Hai ancora la luce accesa! è ora di fare la nanna.’
Il pony nitrisce. Stringo i denti sperando di non avere sbagliato.
‘Sì, mamma, scusami, stavo dando la buonanotte alle mie bambole!’
Furbetta eh, la cleptomane!
‘Va bene, amore. Buonanotte’ mormora lei spegnendo la luce. Dopo aver richiuso la porta la sento borbottare: ‘Le tubature hanno di nuovo qualcosa che non va, Franco. C’è un odore terribile!’
Attendiamo cinque minuti buoni, mentre il pony zampetta in giro per la stanza, sbuffando e grufolando ovunque.
‘Hai ancora un desiderio, Padroncina’ sussurro.
‘Lo so. Adesso ho paura!’
Eh anche io.
‘No, Martina. Quel cavolo di cavallino…’ il pony nitrisce! ‘Ehm, quel delizioso cavallino è al sicuro, stai tranquilla, hai visto? I tuoi genitori non lo vedono e non lo sentono; eventualmente ricordati di gettare la cacca nel cesso quando la fa… è invisibile ma puzza in modo pazzesco!’ le suggerisco.
‘No… stupidina!’ ribatte lei. E io quasi quasi tornerei grande solo per picchiarla. ‘Ho paura dell’uomo nero, ora che è tutto buio!’
Ah.
Ai bambini di solito si dice che non esiste, giusto?
Però io so che esiste. Gli umani lo chiamano uomo nero, ma io so che è una creatura magica, spesso malvagia, un Incubo, che viene evocato inconsapevolmente dai genitori quando lo nominano ripetutamente per spaventare i bambini. E più i bambini ci credono più diventa forte.
Nel suo caso non stento a credere che quei dementi dei genitori l’abbiano fatto… o che lei lo abbia rubato a un altro bambino, per dirla tutta.
‘C’è… uhm… davvero un uomo nero?’ le chiedo titubante.
‘Sì, vive nel mio armadio a muro’ risponde piano.
Sento un brivido. ‘Non devi avere paura, Martina. Smetti di credergli e basta, non può farti del male.’
‘Sembri una Barbie, così piccolina. Una di quelle VECCHIE, da collezione, che la mamma non mi fa toccare! Non sei molto credibile.’
Accidenti!
Sbatto le palpebre e torno a grandezza naturale. Vorrei accarezzare la bimba per provare a rasserenarla in modo da andare avanti con i desideri, ma queste manifestazioni umane di affetto nei confronti dei loro cuccioli non mi sono famigliari, quindi finisco per picchiettarle sulla testa. ‘Andrà tutto bene.’
‘Ho tanta paura di lui: striscia fuori piano piano dall’armadio, poi si arrampica sul letto, mi guarda e mi fa paura.’ Deglutisco. ‘A volte fa delle brutte facce’ singhiozza lei. Sento un brivido sulla nuca all’idea.
‘Be’, Martina, è venuto il momento del terzo desiderio, così poi io me ne posso andare e ti lascio alle tue divertenti faccende notturne.’
‘No, ti prego: ho tanta paura!’
‘Non devi, Padroncina. Ti difenderà… il tuo pony, Codasminchia’ dico cercando di avere un tono persuasivo & materno.
Sento un nitrito di disapprovazione.
‘Codaliscia!’ mi corregge Martina.
Altro nitrito.
‘Sì, ecco. Lui. Allora vediamo, la vuoi una bella sella viola e glitterata per Codacoso?’
Due nitriti furiosi.
‘No… fai sparire l’uomo nero, voglio quello!’
Merda, merda e ancora merda. Non posso intromettermi nelle faccende magiche di un altro essere sovrannaturale: ognuno ha le sue regole. Altrimenti sarebbe un casino.
‘Ma no, Padroncina. Puoi fare andare via da sola l’uomo nero, fai così: quando compare, ruoti gli occhi fino a mostrargli il bianco, poi imiti la stessa voce cattiva che fa la tua mammina quando sgrida il papà e gli dici ‘Vattene via, coglione!”
‘Che senso ha chiamarlo ‘scatola’ scusa? Papà ha detto che quella parola significa scatola!’
Sbuffo.
‘L’uomo nero ha paura delle scatole!’
‘Ooooh’ fa lei come se avesse scoperto chissà cosa.
Mi gratto la testa, sentendomi inspiegabilmente in colpa. Con la coda dell’occhio vedo l’armadio iniziare ad aprirsi. Mi si accappona la pelle.
‘Allora vada per la sella?’ provo a dire per potermi dileguare.
Martina scuote il capo. ‘No. Manda via per sempre l’uomo nero, è quello il mio terzo desiderio!’
Porco Minotauro!
‘Senti, posso provarci ma… poi tu mi dai quel bel voto vero?’
‘Sì, ti prego.’
Sospiro. Cavolo, devo proprio farlo. La mia mente corre inspiegabilmente all’immagine dell’Agente Figo. Anche se non so perché, forse perché ho anche io paura di affrontare l’uomo nero e l’Agente Figo sembrava così… uhm… figo! No, rassicurante. Cosa mi sta succedendo, porco gnomo?! ‘Martina, domani di’ alla mamma che hai preso il vaso e chiedile di portarlo alla stazione di Polizia, sarebbe un favore per me. Perché questo desiderio di mandare via l’uomo nero e difficile e lo faccio solo per te hai capito?’
Lei annuisce compita.
L’anta dell’armadio si apre ulteriormente e vedo sbucare una sagoma scura. Spero di esserci ancora domani mattina.
Martina, seguendo il mio sguardo si gira e, individuando la sagoma nera, rotea gli occhi fino a mostrare la sclera e poi ringhia: ‘Vattene via, coglione, scatolone!’
Sobbalzo, quasi mi fa più paura la sua voce dell’uomo nero. Sembra posseduta.
L’uomo nero esita.
‘Ti prego, fata genio!’
Oddio non la sopporto più!
‘Ci penso io’ dico in un soffio. Meglio affrontare il mostro, piuttosto che restare qui a discutere con la cleptomane.
Balzo giù dal letto e mi dirigo all’armadio a muro con passo spedito. La sagoma scura si rintana dentro. Ringalluzzita ‘ e sperando che Martina gli abbia tolto un po’ di potere con la sua sortita ‘ spalanco l’anta. Una mano nera salta fuori quasi dal nulla e mi afferra per un polso, trascinandomi dentro.

Tutto buio.
Completamente.
‘Tu chi sei?’ chiede una voce profonda e gutturale. ‘Come mai mi vedi anche se sei adulta?’
‘Genio!’
‘Grazie… modestamente mi sono accorto subito che mi vedevi.’ Risatina.
Io sbuffo pesantemente. ‘No, nel senso che io sono un Genio, sai tipo quello della lampada!’
‘Ah. Non ne avevo mai visto uno.’
‘Nemmeno io ho mai visto un uomo nero!’
‘Boogieman prego.’
‘Che nome buffo!’
‘Ha parlato la Principessa Disney!’
Alzo gli occhi al cielo.
‘Senti, ‘Boo’, la ragazzina di là ha espresso il desiderio che tu sparisca e la lasci in pace. Potresti farmi questo favore, visto che siamo entrambi creature sovrannaturali?’
‘Non posso, bella. Sono stato evocato da quegli imbecilli dei suoi genitori, che non riuscivano a tenerla a bada.’
Li capisco.
‘Ti prego, Boo. Se le realizzo questo desiderio, mi darà un buon feedback, e me ne servono almeno ancora quattro per poter essere destinata a stare in un oggetto che non sia un merdoso vaso di fiori da cimitero, sai la Commissione Geniale mi ha punita per avere…’
Gli racconto tutta la storia. Lui se ne sta in silenzio. Quando finisco temo persino che si sia addormentato o sia sparito per non sentirmi più.
Poi sento un brontolio sommesso e infine si accende la piccola luce dell’armadio. Lui ha ancora la mano sulla cordicella.
Lo guardo. è tutto, completamente nero, persino gli occhi, come fosse un’ombra. è inquietante. Mi mordo un labbro.
‘Dici sul serio?’ mormora inclinando la testa e fissandomi. (Almeno credo).
‘Sì.’
‘Brutta storia!’
‘Già.’
‘Potrei aiutarti’ dice sommessamente. ‘Per dirtela tutta non sopporto quella bambina.’
‘Eh, pensa che io non sono nemmeno riuscita a irretirla come avrei voluto!’ ribatto.
‘Pensa che una volta mi ha pinzato un dito nell’anta!’
‘Pensa che ho dovuto materializzarle un pony cagone!’ (Nitrito di disapprovazione.)
‘Pensa che mi ha colpito con una finta bacchetta magica della Disney e mi ha centrato in un occhio!’
‘Pensa che mi ha chiamata Wynx!’
‘Pensa che cercato di esorcizzarmi lanciandomi addosso prima della colla e poi delle piume rosa!’
Soffoco una risata. ‘Okay, hai vinto!’ mormoro.
‘Vorrei ben dire!’
Sbirciamo entrambi fuori dall’armadio. ‘Dorme’ dico.
Lui annuisce con sospiro di sollievo. In fondo è simpatico. Non è poi così spaventoso.
‘Senti bella in rosa, ci sono delle regole come ben sai. I suoi genitori mi hanno evocato eccetera eccetera. C’è anche da dire che potrei fare presente al Dipartimento Mostri Spaventosi che in fondo aveva capito che bastava non avere paura di me per mandarmi via, del resto mi ha chiamato coglione.’
Ridacchiamo.
‘E quindi?’ domando.
‘Però rischio. Se controllassero per bene potrei andare a finire in un posto peggiore, che so, in qualche manicomio criminale a spaventare dei pazzoidi che fra l’altro mi mettono un po’ di paura.’
‘Capisco.’
‘Diciamo che se tu facessi qualcosa per me, potrei accollarmi il rischio!’
‘Tipo?’
‘Sono anni che non sto con una donna… una era proprio una pazzoide che pensava che esistessi, pensa un po’! Forse è per quello che ora mi fanno paura.’
‘Senti, Boo…’
‘Senti rosellina, cerca di venirmi incontro… mi hanno creato come un uomo… ehm, anche se nero. Ho delle esigenze maschili anche io in fondo. E fra l’altro vivere in questo armadio pieno di cose rosa sta minando seriamente la mia mascolinità. Fammi contento.’
‘Uhm.’
‘Ti ho strizzato l’occhio, eh!’
‘Oh, non me ne ero accorta sai con il nero…’
‘Be’ l’ho fatto!’ ribatte piccato.
‘Ehi, ci credo.’
‘Rapporto sessuale completo?’
‘Sega?’
‘Pompino almeno!’
‘Vada per quello’ mi arrendo.
‘Un bacio?’
No, un bacio no. ‘Senti, Boo… conosco una bellissima donna che somiglia a Sharon Stone, se vuoi ci metto una buona parola e…’
‘No. Rispetta il patto!’
Si allunga verso di me e mi bacia. Sento la sua lingua (nera) saettarmi in bocca e fingo di ricambiare il bacio. Tengo gli occhi aperti perché ho paura che si trasformi in qualcosa di orribile, tipo le ‘facce’ di cui mi ha parlato la bambina, magari per spaventarmi. Ma non succede, sembra preso e inizia a palpeggiarmi.
‘Tulle sintetico eh?’
‘Fa parte della punizione’ mormoro. ‘Cosa devo fare? Ti slaccio i pantaloni? Cioè HAI dei pantaloni da slacciare?’
‘Sì, mica vado in giro nudo!’
‘Ma se non ti vede nessuno!’
‘Ho una mia dignità!’
‘Non si direbbe: spaventi i bambini.’
‘è per lavoro, no?’
‘Se lo dici tu’ ribatto.
‘Me li slaccio da solo, certo che sei una catastrofe come genio e sei anche una rompicoglioni!’
‘Grazie.’
‘Senti qua che dignità!’ mormora prendendomi la mano per poi farmela stringere attorno al suo cazzo.
‘Mh. Non è poi così…’
‘Senti, bella, il nero sfina, va bene?’
‘Sì, ma è un effetto ottico, io qua sto toccando!’
‘Ti sarai fatta suggestionare dall’effetto ottico!!’
‘Okay, stai calmino, Boo!’
‘Mi sta passando la poesia.’
‘E starai lo stesso ai patti?’
‘Tu li hai rispettati?’
Sbuffo e mi abbasso su di lui per fargli ciò che abbiamo concordato.
Lo stringo fra le labbra e inizio un bel lavoro coordinando bocca e lingua.
Pochissimi istanti dopo: ‘Be’ ero in astinenza da un pezzo, Genio. Non fare quella faccia!’
‘No è che…’
‘Sono abituato a rintanarmi velocemente nell’armadio, va bene? Chiamala deformazione professionale!’
‘Non pensavo fosse nero anche lo sperma… sa di liquirizia!’
Lui incurva le spalle e abbassa la testa di scatto, sconfitto.
‘Okay, Boo, mi spiace, non volevo essere indelicata!’
‘Me ne vado. Non tornerò mai più da quella bambina petulante e spero di non rivedere mai più nemmeno te.’
‘Grazie Boo!’
‘E non chiamarmi Boo!’
‘Okay, stai calmino… non essere così, ehm… rabbuiato!’
‘Fanculizzati, Wynx!’
Per un attimo il suo volto diventa spaventoso e io strillo come una matta, spalancando le ante dell’armadio per sgattaiolare fuori. Boo sparisce con un ghigno. Codasminchia nitrisce.
Martina si sveglia di soprassalto. ‘Cosa succede?’
Mi accoccolo accanto a lei. ‘Niente tesoro, il grido che hai sentito era quello dell’uomo nero. L’ho spaventato così tanto che è scappato via e non tornerà mai più.’ Lei mi guarda con aria interrogativa. ‘Gli uomini lo fanno spesso’ aggiungo con aria saccente.
Lei annuisce.
‘Terzo desiderio, esaudito!’ esclamo raggiante. Faccio comparire la tavoletta dei feedback con uno schiocco di dita. ‘Martina, tesoro, clicca qui, è il voto di cui parlavamo. Ho fatto un buon lavoro, no?’
‘Sì!’
Lei clicca. Oh sì!
‘Grazie piccola e ora io torno nel vaso. Ricordati di dire alla mamma di portare il vaso alla Polizia, di chiedere dell’Agente Reynolds!’
‘Sì, fata Wynx!’ mormora assonnata. La strozzerei.
‘Ripeti: Agente Reynolds.’
‘Agente Reyon!’ Ora la strozzo!
‘Reynolds, cazzo!’
‘REY-NOLDS’ sillaba lei. ‘Non si dice quella parola. Papà la dice spesso, però.’
Sollevo un sopracciglio. ‘Sai che vuol dire?’
‘Non proprio però so che non si dice.’
‘Significa ‘per favore’ in supercazzolese, tesoro. Si usa quando qualcuno non fa ciò che dici e tu allora lo chiedi in quel modo. è come una magia’ mormoro suadente.
‘Oh…’
‘Buonanotte, piccola!’

– continua –

Mi sveglio e mi stiracchio; controllo l’ora: è ancora presto. Mi guardo allo specchio che ho nel vaso… sono orrenda con questa tenuta da genio-vintage che mi hanno affibbiato. Sospiro e mi ravvio i capelli. Sono emozionata perché Martina, se tutto andrà come previsto, darà il vaso alla madre e forse mi porteranno dall’Agente Figo. So che è sbagliato. So che lui è solo un misero umano, però che ci posso fare? Mi attrae e mi incuriosisce! Inoltre ha dato una sferzata di vita alla mia monotona esistenza da… uhm… invasata!
E poi che male c’è? Non credo ci siano regole che vietino di controllare leggermente gli eventi. Sì, ho chiesto a Martina di fare quello per me, però cardo, ho fatto un pompino all’uomo nero, Boo! Mi meriterò pur qualcosa in più, no? Mi sono impegnata!
Accendo il maxischermo. Fuori i raggi del sole iniziano a trapelare dalla finestra. Il pony lancia un’occhiata sibillina al mio vaso e io sento qualcosa sferzarmi lo stomaco. Ho una brutta sensazione. Appena la luce solare lo sfiora, il pony, con un ultimo nitrito (che somiglia vagamente a una risata) scompare in una nuvoletta lilla e rosa. Per ultimo rimane il suo sorriso equino dagli enormi denti, tipo quello dello Stregatto.
Deglutisco.
Martina si sveglia, forse proprio a causa del nitrito, e si guarda attorno. Per un attimo sembra ancora intontita dal sonno, quando si riprende lancia un urletto per poi domandare: ‘Codaliscia: dove sei andato?!’
Inizio a rosicchiarmi un’unghia.
Martina controlla la stanza, poi guarda nel corridoio e infine esce dalla cameretta. Ora non posso più vederla, ma credo stia perlustrando tutta la casa.
Quando torna ho quasi paura che si avvicini al vaso e mi faccia la stessa voce spaventosa che ha utilizzato ieri notte per spaventare Boo. è un bene che io non possa essere evocata due volte dallo stesso Fruitore, se ho già esaudito tutti i suoi desideri.
In effetti si avvicina davvero al vaso. ‘Ho sognato tutto?’ domanda per poi prendere la mia casa e scuoterla violentemente. Sobbalzo, poi il movimento sussultorio mi fa andare a sbattere dappertutto. Dannazione!
Non mi posso nemmeno difendere. Non posso neanche spiegarle. Anche se in effetti non saprei cosa dirle.
A un tratto la madre di Martina entra nella stanza (con un’orrenda vestaglia di spugna a fiori). ‘Martina? Ti ho sentito parlare con… qualcuno?’
Seee fanculizzati vestagliata, quando ieri notte ha parlato all’uomo nero non è che tu ti sia precipitata qui!
‘Mammina’ piagnucola Martina. ‘Ieri sera ho preso quel vaso, fuori dal ristorante e l’ho portato qui e… e poi è uscita una Principessa Disney, travestita da Wynx e…’
Sputo a terra e poi tamburello nervosamente con il piede sul pavimento del vaso, le mani sui fianchi. La odio!
La ‘mammina’ la guarda esterrefatta, poi dice: ‘Martina, quante volte di ho detto di non appropriarti di oggetti che non ti appartengono?’
‘Ma, mamma! C’era una donna magica dentro e ha fatto comparire un pony, ma che è diventato invisibile e stamattina non c’era più. E poi forse ha mandato via l’uomo nero dall’armadio.’
Mi mordo un labbro.
La ‘mammina’ le scocca un’occhiata di fuoco. ‘Martina, te l’ho detto: se continui a raccontare frottole, l’uomo nero ti porta via, lo sai. E anche se continui a rubare!’
Alzo gli occhi al cielo, ma una sana sgridata no? Invece di farle paura con la storia dell’uomo nero? Ci credo che poi i ragazzini crescono complessati. Ma soprattutto, non evochiamolo mai più visto la fatica che ho fatto a cacciarlo via con metodi che oserei definire ‘del cazzo!’
Il diverbio prosegue: Martina insiste e la mammina anche, deve essere genetica la nevrosi. Sembra che non si ascoltino nemmeno. La bambina continua a dire che c’era una donna magica (soprassiederò sul fatto che mi ha chiamata di nuovo Wynx!) e la mamma a dirle che non deve rubare. A un tratto la madre sbotta: ‘E dov’è questo benedetto vaso?’
La bambina glielo indica. Poi aggiunge: ‘La fata fatata ha chiesto che tu lo portassi alla polizia, all’agente Ra… tra… Rayon!’
Evvaffanculo! Porco Troll!
‘Alla polizia? Per un vaso che è solo spazzatura? Sei ammattita?’
Martina esita poi prende a guardarsi le punte dei piedi. ‘Mamma, magari se lo porti alla polizia ricompare il mio pony, Codaliscia. Era così carino: tuuuuutto tutto viola, con la criniera…’
‘Martina! Stai delirando? Ti porterò da uno psicologo infantile, di nuovo!’
Mi copro la bocca con le mani.
La sgrida perché dice fandonie (secondo lei) però le farebbe credere alla balla dell’uomo nero. (Che invece esiste ma la vestagliata non lo sa. è assurdo. Gli umani sono assurdi!)
‘Mammina, ti prego, cazzo!’ mormorano le labbra della bambina che avrà bisogno dell’assistenza di un bravo psichiatra fino all’età adulta. (A voler essere ottimisti.)
La madre la guarda allibita. ‘Non si dice quella parola, so che papà la dice sempre ma…’
‘Ma vuole dire ‘per favore’ in superocosese’ mormora la piccola. Poi aggiunge: ‘è una specie di magia!’
Scoppio a ridere a dispetto dell’infausto destino che probabilmente mi toccherà affrontare.
La madre urla: ‘Fraaaaaancooooo! Vieni subito qui! TUA figlia sta sragionando e dice anche delle parolacce!’ Poi rivolta a Martina aggiunge: ‘L’uomo nero ti porterà via, bambina cattiva!’
‘Noooo, cazzo!’ risponde lei piagnucolosa.
Dopo circa un’ora di battibecchi che mi sarei volentieri risparmiata, la squinternata famigliola decide di gettare il mio vaso nella spazzatura.
La mia casa quindi atterra fra una buccia di banana e i resti del gorgonzola. Non fanno neanche la differenziata, questi incivili.
Per lo sdegno quasi gli materializzerei un elefante in salotto, viola! Ovviamente non posso, Immagino che quelli della Commissione Geniale mi metterebbero in gattabuia. Nella peggior prigione del Mondo Magico, probabilmente in quella dentro al Vulcano Sommerso, dopo avermi lasciata appesa per i piedi per giorni a un Platano Picchiatore.
Passa un bel po’ prima che qualcuno butti via la spazzatura (e me). è quasi sera. Il sacchetto viene gettato nel cassonetto dell’indifferenziata. Finirò di certo in qualche discarica, me lo sento. Me lo sento nel feedback!
A un tratto qualcuno afferra il mio vaso, accendo il maxischermo: è un tizio dai capelli rasta tutti attorcigliati in cima in capo, indossa una tuta da operatore ecologico. ‘Più sono ricchi e meno sono disposti a fare la differenziata!’ Mormora sconsolato, scuotendo il capo. ‘I loro soldi non ripagheranno la Terra!’
Il suo collega lo guarda divertito. ‘Datte ‘na mossa, a’ Tarzan!’
L’uomo prende il vaso e sta per metterlo nell’apposito comparto quando, notando dei resti di gorgonzola, come per un impulso incontrollato, lo strofina per ripulirlo.
Caspiteronzola! Sono stata evocata!
Giro su me stessa e mormoro: ‘Evocata!’ Compaio in strada, spiccando nel buio, fra glitter, fumo multicolore e sguardi allibiti.
Guardo l’uomo che mi ha evocata: ‘Mi chiamo Ambrosia. Sono il tuo genio. Hai il diritto di formulare tre desideri. Però pensa bene a cosa vuoi, una volta espressi, non si può tornare indietro.’
Il collega si avvicina perplesso: ‘A’ Tarzan! Ma che è ‘sta cafonata?!’
‘Hai tre desideri. Chiedi e ti sarà dato’ dico ignorando indispettita l’altro uomo.
‘Tarzan’ mi guarda sgranando i già enormi occhi nocciola. ‘Sei… lo Spirito della Terra?!’
Genio Protettore dei Geni, dammi tanta pazienza e non lasciarmi mai senza.
‘No, Padrone, sono un Genio ‘ come ho appena spiegato ‘ hai tre desideri da esprimere e…’
L’altro mi interrompe, il cafone, per capirci. ‘Aho’, un Genio, pensa te! Chiedi tanti soldi, tante donne e tanta salute!Hic!’ Ha una fiaschetta in mano.
Be’ in effetti è un buon consiglio, devo ammetterlo. Poi il cafone aggiunge: ‘Devo smettere di farmi un goccetto ogni volta che fermiamo il camion’ scuotendo il capo.
Tarzan mi guarda, posso quasi udire gli ingranaggi della sua testa macchinare. Temo che mi chiederà di chiudere il buco nell’ozono, di porre rimedio al surriscaldamento globale o roba simile. Cose di difficile realizzazione e di cui sarebbe difficile fornire le prove per poi ottenere un feedback positivo, insomma.
‘Posso chiederti qualsiasi cosa, quindi?’
Mi mordo un labbro. Sono stupita dal fatto che non abbia dubitato nemmeno per un istante della mia esistenza, ma soprattutto sono un po’ preoccupata per la gestione dei suoi desideri, così mormoro, per pararmi il feedback: ‘Farò ciò che posso… Padrone’. Sto sudando freddo.
‘A’ Tarzan, datte ‘na mossa che c’abbiamo ancora venti e passa cassonetti da svuotare! Chiedi di essere miliardario e dai qualcosa anche a me che mandiamo a fanculo ‘sto lavoro di merda! Hic’ blatera il cafone.
Tarzan alza gli occhi al cielo. ‘Vorrei fare qualcosa per il pianeta…’ dice meditabondo.
Merda!
‘Padrone, ricorda di essere preciso quando esprimi i desideri perché…’ inizio a snocciolare ma come al solito l’umano non mi dà retta.
‘L’umanità ha fatto estinguere molte specie animali… e questo non è giusto’ inizia a dire Tarzan per poi continuare con una prosopopea infinita sull’ingerenza degli uomini nel processo di estinzione animale. Quasi non lo ascolto nemmeno, mi distraggo, mi guardo attorno, mi limo le unghie. A un tratto dice: ‘Hai capito?’
‘Oh, perdonami Padrone, mi ero distratta… quale specie esattamente vorresti che non si fosse estinta?’
Il Cafone si è addormentato sul sedile del passeggero del camion e sta russando.
Tarzan sbuffa. ‘Come ti ho detto la natura crea, distrugge e dà nuova vita, in un cerchio continuo e bilanciato. L’uomo, invece, spesso distrugge e basta. Molti animali si sono estinti per mano dell’uomo l’uomo stesso è un predatore e tende ad eliminare gli altri predatori…’
Mi distraggo di nuovo pensando agli occhi azzurri dell’agente Reynolds, con il contorno delle iridi così scuro da sottolinearne la profondità dello sguardo, e poi chissà che fisico deve avere sotto alla divisa… Perché non riesco a non pensarci? Cosa mi sta capitando? Forse non sono abituata a stare così a lungo con gli umani… forse mi sto rincoglionendo come loro! Per tutte le Valchirie, no!
‘Ehi, Genio, ma mi vuoi dare retta?’
Oh, porco Troll… non riesco a stare attenta, ha una parlata così cantilenante che mi perdo continuamente, forse sono state le esalazioni di gorgonzola a sballarmi. ‘Sì, Padrone, ho capito, vuoi che io riporti in vita un predatore estinto’ provo ad abbozzare.
Non l’avessi mai fatto. ‘Esatto!’ mi incalza lui con uno scintillio sinistro nell’occhio sinistro. ‘Perché l’uomo deve comprendere che non è il padrone del mondo, deve capire che la Terra è solo in prestito e non gli appartiene!’
‘Certo, Padrone’ gli do corda annuendo e fingendomi attentissima e interessata.
‘Puoi farlo?’
‘Ha-ha’ mormoro. ‘Posso ricreare una famiglia di… uhm… Dodo?’
Tarzan mi guarda disgustato. ‘I dodo non sono predatori!’
‘Oh…’ mi gratto la testa sotto al fez. ‘Uhm… forse la Tigre della Tasmania?’
Non credo che la Commissione Magica mi punirebbe… magari nemmeno se ne accorgerebbero, che vuoi che sia una famigliola di Tigri in più… in Tasmania poi?
‘No! Qualcosa di spettacolare che sensibilizzi l’opinione pubblica!’ ribatte Tarzan tutto infervorato.
‘Padrone, dopo che avrò esaudito i desideri dovrai darmi un feedback positivo…’ inizio a dire. ‘Anche perché capisci che uhm, ‘resuscitare’ una specie estinta è complesso.’
Lui mi guarda pensieroso e io mi lancio a dire, per darmi importanza. ‘Si tratta di giocare con il DNA, con la vita, con l’evoluzione… hai presente come vanno a finire tutti i Jurassic Park? Iniziano bene e poi succede che Jeff Goldblum si spaventa, e le donne corrono per ore su improbabili tacchi a spillo inseguite da mostri giganti, spesso volanti, mentre il belloccio di turno…’
‘ESATTO!’ Strilla lui. Lo guardo allibita. ‘Il Tirannosaurus Rex! Ecco cosa intendo!’
Lo fisso a bocca aperta. Lui sembra del tutto rapito dalla propria idea e inizia a parlarmi del suddetto animale aiutandosi anche con imbarazzanti imitazioni che comprendono ringhi… braccia rattrappite e un’andatura caracollante.
No, no, no! Non posso materializzare un T-Rex, siamo matti?!
‘Aspetta Padrone, non posso farlo! Sovvertirebbe l’ordine naturale delle cose, sarebbe pericoloso, e ci sono dei limiti a…’
‘Avevi detto che avresti esaudito ogni mio desiderio, e io sono stato preciso!’ sbraita lui.
Per tutti i goblin, come ne esco?
‘Facciamo così, Padrone, inizia con altri desideri meno impegnativi… poi alla fine magari penseremo al T-Rex. Potresti chiedere dei soldi, potresti fare beneficenza… aiutare tutti gli animali che vuoi!’ dico sentendomi ottimista. Lui medita per qualche istante. ‘Anche il tuo amico!’ aggiungo.
Tarzan socchiude un occhio.
‘Non intendo dire che è una bestia, Padrone. Soltanto che lo potresti aiutare. Sembra… uhm… averne bisogno.’
‘Va bene. Allora voglio un milione di euro!’
Oh… che sollievo! Devo stare attenta però… non posso fare minchiate materializzando un calderone da un milione di euro in monetine da due! Non posso neanche fare piovere banconote da 500 euro dal cielo e nemmeno fargli comparire dei sacchi della spazzatura ricolmi di pezzi da 100. Temo li riciclerebbe fra l’altro, come carta. Mi concentro… strizzo gli occhi, stringo i pugni e anche un po’ le chiappe che non si sa mai. Porco Gnoll è difficile!
‘Padrone, ehm… potresti fornirmi il tuo IBAN? Sai per l’accredito.’
Tarzan sembra scettico, poi con aria compassata tira fuori lo smartphone e mi dice il codice scandendo bene ogni lettera e numero.
‘Perfetto, Padrone!’ Chiudo gli occhi pensando alla cifra (cazzarola quanti zeri!) e all’IBAN, incrocio le braccia e abbasso il capo di scatto.
‘Primo desiderio esaudito, Padrone!’ esclamo compita.
‘Tutto qui?’
Come ‘tutto qui’ hai un milione di euro, pirla!
‘Sono stati accreditati con valuta odierna, Padrone’ mormoro un po’ scazzata.
‘Niente fulmini, saette o roba simile?’
‘No, Padrone. Solo un milione di euro dritti dritti sul tuo conto corrente che, lasciamelo dire, era più rosso del culo di un babbuino!’
Lui controlla spasmodicamente il cellulare. Dopo pochi minuti solleva il capo e mi fissa con gli occhi sgranati: ‘Allora è vero! Cazzo! Ho un milione di euro!’
Non ha nemmeno apprezzato il riferimento animalista: i soldi corrompono chiunque!
‘Te l’avevo detto, Padrone’ mormoro ringalluzzita.
‘Quindi puoi davvero realizzare i desideri!’
‘Già!’ Alzo gli occhi la cielo, la luna mi guarda sorniona. ‘Ora se vuoi procedere con il secondo…’
Tarzan si mette una mano all’altezza del cuore. ‘Vorrei che la mia fidanzata mi fosse fedele’ esclama di getto.
‘Pensi che non lo sia, Padrone?’ domando indecisa.
Lui fa schioccare le labbra: ‘Credo proprio di no, non farmi scendere nei dettagli’.
‘Con tutti quei soldi lo sarà senz’altro… oppure puoi trovartene un’altra!’ ridacchio.
Tarzan si rabbuia e mi guarda malissimo. ‘Io sono innamorato di lei!’
Gli umani sono pazzi, ‘sta storia dell’amore li rimbambisce, la cosa mi preoccupa non vorrei mai fare la stessa fine! Deve essere terribile. Quasi come essere vittima di un beffardo sortilegio.
Sollevo le mani mostrandogli i palmi. ‘Okay, scusa!’ mormoro. ‘Hai una foto dell’infedele? Cioè, ehm della tua fantastica fidanzata, Padrone?’
Smartphone. Scorre scorre e io mi metto alle sue spalle per osservare l’operazione. Lui si sofferma un istante a guardare una foto scattata in una foresta, da lontano… credo che la sua mania animalista gli abbia fatto scegliere una pessima fidanzata e non solo perché la da via facile. Gli affibbio una pacca sulla spalla. ‘Be’ Padrone, non è poi granché… sarà dura per lei tradirti. Però ha degli occhioni fantastici… forse con una depilazione…’
Tarzan con uno scatto mi sospinge via. ‘Cretina!’ esclama. ‘Quello è un Orango in via d’estinzione!’
‘Oh… scusami padrone… ma non era molto a fuoco!’
‘è questa la mia ragazza’ dice piccato, mostrandomi lo schermo.
Barcollo. Preferivo l’orango! Non può essere… è Catia!
‘Padrone…’ sospiro con un filo di voce. ‘è lei la tua ragazza?!’
‘Sì, ma quei baffetti e i rotolini di grasso sono apparsi solo da poco, forse è un effetto collaterale della pillola… è solo che mi hai detto di essere preciso e io ti ho mostrato un’immagine recente.’
Avvampo. Lui, ancora sulle sue, scorre altre foto e me ne mostra una di Catia pre-mio-zampino.
è proprio lei. Certo che è infedele, ‘sta stronza. Esce con quelli che piacciono alle sue amiche e che ora piacciono anche a me. Porco Fauno! La odio! Ripenso a come si mangiava Adam con gli occhi… a come lo guardava. Con quell’aria concupiscente…
Sento la rabbia montarmi dentro in modo del tutto irragionevole. Questo povero cretino la ama e lei lo tratta così! E lui è così sensibile e adora gli animali, perfino i dinosauri feroci: non è giusto!! Magari lei si annoia anche a sentire tutte le sue tirate animaliste… che donna insensibile!
Fremo, la gelosia e l’indignazione mi scorrono nelle vene, forse anche i glitter lo fanno!
Lo farò contento, lei gli sarà fedele e… e poi se lo merita!
Chiudo gli occhi di scatto visualizzando Catia, l’ira sembra una cortina rossa dietro alle mie palpebre chiuse, incrocio le braccia e abbasso il capo di scatto senza nemmeno pensarci. Sento il cuore rimbombarmi nel petto.
Quando riapro gli occhi una sottile cortina fumogena rossa si sta abbassando fluttuandomi attorno.
Deglutisco. Cos’ho fatto? Mi sono lasciata trasportare dai sentimenti… ho ceduto alle emozioni personali… Enomao si era raccomandato di non farlo.
Sospiro. Tarzan mi guarda e chiede: ‘Allora?’
Non so come dirglielo.
E poi non è colpa mia! Ma com’è possibile che tutti si conoscano e siano così strettamente collegati? Un brivido freddo mi accarezza la colonna vertebrale: sta a vedere che c’è lo zampino della Commissione Geniale. Magari è una prova, o forse vogliono solo punirmi per avere barato all’esame e mi stanno complicando la vita. Forse vogliono che io impari una lezione… oppure è solo un caso?
‘Quindi?’ mi incalza Tarzan.
In ogni caso temo di avere fallito. Mi passo una mano sugli occhi e mormoro: ‘Ora non andrà più in giro a rimorchiare altri uomini… Padrone’ poi sfoggio un sorrisone fintissimo.
‘Come faccio ad averne le prove?’ domanda ‘ giustamente ‘ lui.
Tentenno. Forse se lo distraggo posso ancora puntare a un feedback positivo.
‘Be’… non puoi avere ORA le prove di ciò che è un evento futuro: ma ti assicuro che non andrà mai più a letto con degli uomini…’ Tarzan solleva un sopracciglio. ‘Nemmeno con delle donne, Padrone. Credimi, striscerà ai tuoi piedi d’ora in poi!’
‘Lo spero’ mormora affranto.
Per levarmi d’impiccio provo a dire: ‘Vuoi esprimere il tuo terzo desiderio?’
‘Niente T-Rex vero?’
Mio malgrado mi sfugge un sorrisino. ‘No, basta con i sauri’ bisbiglio.
‘Cosa?’
‘Basta che parli!’ dico a voce più alta. ‘Chiedi e ti sarà dato, Padrone!’
‘Allora salva una specie in via d’estinzione! L’Elefante di Sumatra, magari.’
Ottimo!
‘Sì, Padrone!’
Chiudo gli occhi visualizzando l’elefante in questione, lui sbatacchia le orecchie nella mia visione, sorrido: in fondo è una cosa buona! Incrocio le braccia e abbasso il capo di scatto.
‘Terzo desiderio esaudito padrone! Ora l’Elefante di Sumatra non è più in via d’estinzione, in più i bracconieri subiranno un attacco di cagarellis cagosissimis anche solo al pensiero di ucciderne uno… e durerà giorni. Ogni volta!’
Tarzan finalmente sorride. Sembra soddisfatto. è proprio una brava persona! Anche se so che presto controllerà su internet se il sopracitato elefante non è più in via d’estinzione. Però stavolta è tutto vero… ho fatto tutto per bene… ehm con il primo e l’ultimo desiderio, in fondo sono due su tre. Una buona media!
‘Ecco qui la tavoletta per il feedback, Padrone’ dico ansiosa.
Lui mi osserva, il sorriso non abbandona le sue labbra. Deglutisco. Pigia con il polpastrello su ‘positivo’ e io tiro un sospiro di sollievo. ‘Grazie… e… uhm… potresti fare una cosa per me?’
Tarzan annuisce.
‘Puoi portare il mio vaso, dopo che mi sarò rimpicciolita e ci sarò rientrata, alla Stazione di Polizia e dire di consegnarlo all’agente Adam Reynolds?’
‘Certo… Che nome strano però è straniero?’
Non ci avevo pensato. In effetti è strano. Però può essere che si sia trasferito qui dagli States… chi lo può dire? Spero non abbia a che fare con la Commissione Geniale.
Tuttavia voglio rivederlo: devo scoprire se questa mia infatuazione ‘ del tutto pazzesca ‘ per lui, ha delle basi reali. E devo farlo ora… potrebbero passare anni prima che qualcuno mi evochi di nuovo. E lui potrebbe essere diventato vecchio nel frattempo e io nel mentre magari mi struggerei d’amore per un babbione!
‘Non lo so’ rispondo. ‘Lo farai, per me, ex Padrone?’ Sfoggio occhioni da cucciolo e Tarzan annuisce.
‘Prima di andare a casa?’ insisto.
‘Farò ciò che posso.’
‘Ti prego…’ vocina implorante.
Lui fa cenno di sì con il capo.
Io mi rimpicciolisco e torno nel vaso.
Spero consegni il vaso prima di tornare a casa e scoprire che Catia ora è un’iguana. Del resto assomiglia vagamente a un T-Rex, proprio come quello che voleva lui. Certo lei è vegetariana, però… in fondo era una predatrice sessuale, e poi in un certo senso è migliorata e inoltre in questo modo sono certa che non andrà più a letto con altri umani di qualsivoglia sesso.

– continua –

Fisso il maxischermo, il mio vaso languisce fra le braccia dell’amico di Tarzan, che sta ancora russando sonoramente sul sedile del camion della spazzatura. Non conosco bene la città, ma spero che Tarzan mi stia portando verso Adam, alla Stazione di Polizia.
I palazzi sfilano dinanzi ai miei occhi stagliandosi sullo sfondo della notte. La strada si snoda fra un semaforo e un incrocio, la radio trasmette le note di ‘Sweet Home Alabama’. Una catena di capannoni si allunga sulla destra, fra di loro viuzze strette, ricettacoli del buio. Mi chiedo che ne sarà di me. Ho inanellato una cazzata dietro l’altra e qualcosa mi dice che sto per farne ancora una. A voler essere ottimisti, intendo. Perché le cazzate hanno questo maledetto vizio di sembrarti delle ottime idee prima di rivelarsi per ciò che veramente sono, si mimetizzano insomma. Ogni tanto Tarzan ferma il mezzo per scendere e occuparsi dei bidoni, quanto ci vorrà per arrivare a destinazione? Se mai ci arriverò. Magari il neomilionario mi lascerà qui fra le braccia di questo burino. Sospiro. Certo che Tarzan si sarebbe potuto sbrigare a portarmi alla Stazione di Polizia: ora è ricco, che gli frega di finire il turno in modo ineccepibile?! Deve essere proprio una brava persona! Che palle: proprio una persona per bene mi doveva scovare?
Mi assopisco senza nemmeno rendermene conto, mentre immagino l’Agente Adam Reynolds che sfiora il mio vaso, scettico e poi il sorriso che gli illumina il volto appena io compaio… e nella mia fantasia sono ancora più faiga del solito.
Vengo destata dalla voce di Tarzan: ‘Ehi, Geniaccio, ti lascio qui come hai chiesto e… grazie!’
Mi strofino gli occhi facendo scempio dell’eyeliner. Un sobbalzo e poi il mio vaso viene delicatamente poggiato sul marciapiedi. Dal maxischermo guardo il camion della nettezza urbana allontanarsi velocemente fino a diventare piccolo. Immagino che ora Tarzan andrà a casa dalla propria fidanzata-iguana. Spero che qualcuno mi raccatti da qui prima che torni indietro per piallarmi.
L’alba sta spingendo via la notte con i suoi pallidi raggi e le ultime stelle stanno brillando tenui, tutto sembra calmo e tranquillo e… non c’è anima viva, in giro, porco gnoll!
Ehi! Qui c’è un genio in bottiglia! Il mio vaso potrebbe essere una bomba; venite a prendermi e perquisitemi… in caso fosse Adam, approfonditamente!
A un tratto due agenti che devono appena avere terminato il turno, a giudicare dai visi stanchi, mi passano accanto senza degnarmi di uno sguardo. Sbuffo e incrocio le braccia al petto. Dannazione!
‘GENDARMI! GUARDATE QUESTO VASO!!’ urlo inutilmente, mentre saltello sul mio divanetto lavanda, sbracciandomi. Ovviamente non mi possono vedere e tantomeno sentire. Mi lascio cadere fra i cuscini in uno sbuffo di glitter, stringendomi il ponte nasale con due dita.
Se dovessi fare il punto della mia vita come genio potrei solo dire che ho combinato degli enormi guai. Sarei dovuta rimanere una driade. Questa storia del fare carriera è una gran bufala, alla fine si lavora di più, ci si accolla dei grattacapi, si è pieni di responsabilità e la paga non è commisurata a tutte queste cose. Perché non mi sono accontentata di essere ciò che ero… una driade? Una splendida e simpaticissima driade. Lo sconforto mi scorre nelle vene e mi risale nello stomaco fino a chiudermi la gola. Mi sfugge un singhiozzo e gli occhi mi si riempiono di lacrime, sto quasi per soffiarmi il naso nel velo del fez, quando sento delle voci che si avvicinano.
‘Devi smetterla di starmi sempre appiccicata al culo, Sara!’
‘Devi piantarla di trattarmi sempre male, lo vuoi capire che ti amo?’
‘Ma va?’
‘Amo anche il tuo sarcasmo, Paolo. Mi piaci anche se mi maltratti… fa così cinquanta sfumature!’
‘Infatti me l’hai già detto cinquantamila volte!’
‘Ti amo anche se mi hai fatto alzare alle sei del mattino! Questo è amore vero!’
‘No, questo è stalking, Sara. Mi segui sempre!’
‘Suvvia ragazzi, smettetela di litigare… come vi dicevo…’ attacca a dire una voce profonda.
Occhieggio il maxischermo… sono Paolo (il cannaiolo, ndt) e la sua innamorata (a causa mia) Sara. E c’è qualcuno con loro, un omone grande e grosso, con un berretto da baseball calato sugli occhi e il viso nascosto dal bavero del giaccone. Mi ricorda qualcuno…
‘Eccolo lì, come vi dicevo!’ esclama l’uomo che non riesco a riconoscere.
Paolo sogghigna poi fa una mezza corsetta e sta quasi per prendere a calci il mio vaso quando l’uomo lo placca, sollevandolo quasi da terra. ‘No, Paolo. Non è quello il modo giusto, te l’ho spiegato.’
‘Sì, vaffanculo!’ risponde Paolo, con una nota isterica nella voce.
‘Ora, Sara, cortesemente, vorresti prendere quel vaso e sfregarlo?’ domanda l’uomo.
Paolo continua a spostare lo sguardo dal vaso a Sara, con gli occhi sgranati.
‘Ma io… spiegatemi di nuovo perché dovrei farlo. Non ho capito bene’ ribatte lei.
L’uomo e Paolo sospirano pesantemente. ‘Sara, come ti ho spiegato già una decina di volte, ci sono stati dei problemi con Paolo e ora…’
‘Lo so.. lo so… ma col viagra abbiamo risolto’ pigola lei torcendosi le mani.
‘Non in quel senso!’ esclamano Paolo e l’altro. La conversazione si fa animata… e io continuo a pensare che l’uomo con il cappellino da baseball mi ricorda qualcuno.
‘Senti, Sara, io sono il vostro terapista di coppia, sono qui per appianare i vostri conflitti in previsione del matrimonio e…’ mormora l’uomo.
‘Sì, ma non capisco…’ mormora lei. ‘E poi come faceva, dottore, a sapere che questo vaso di cui Paolo non fa altro che parlare era proprio qui?’
‘Se mi ami, fallo!’ sbotta Paolo, mettendosi le mani sui fianchi.
‘Ma è un’assurdità!’ sbraita lei.
‘Sara, ne abbiamo parlato, è una prova d’amore’ la rimbecca l’uomo che dovrebbe essere il loro terapista. Uhm, uno strano terapista.
‘E va bene, ma a me sembra una pazzia!’ Sara si avvicina al mio vaso, si china e lo afferra. Poi si rialza e se lo stringe al petto.
‘Strofinalo!’ le ordina il terapista con stizza. Paolo si morde un labbro, in preda all’ansia. Mi rendo a malapena conto che sto facendo lo stesso.
Lei esita.
‘Sara, ti amo, ma ho bisogno che tu faccia questo per me’ rilancia Paolo. ‘Sai, per quella storia della complicità di coppia e della…’ L’imbranato si impappina, avvampando.
‘E della fiducia!’ lo imbecca l’altro.
‘Si, ecco e della fiducia!’ prosegue lui.
Sara emette un sospiro di frustrazione e poi (finalmente) sfrega il mio vaso.
Giro su me stessa dicendo: ‘Evocata!’
Compaio accanto allo strano trio, ancora piroettando su me stessa per la foga con cui mi sono data lo slancio. Riacquisto l’equilibrio, scaccio la nube di brillantini con un gesto svolazzante della mano e sorrido a Sara. ‘Mi chiamo Ambrosia. Sono il tuo genio. Hai diritto a tre desideri. Però pensa bene a cosa vuoi, una volta espressi, non si può tornare indietro.’
Sara sbatte le palpebre. Paolo sta per mollarmi un ceffone, ma io lo schivo e il terapista gli blocca le braccia, sibilando: ‘Si era detto che non l’avresti picchiata!’
Io mi stringo nelle spalle.
Tutti mi fissano. La cosa inquietante è che il terapista non sembra incredulo…e poi quello sguardo lo conosco! Oddio. Spalanco la bocca per dire qualcosa quando Sara mi precede: ‘Dottor Maramao, a me tutta questa storia sembra uno scherzo di cattivo gusto, oppure un’allucinazione’ guarda Paolo in cagnesco e aggiunge: ‘Sarà tutta quella roba che ti fumi! Ne subisco gli effetti passivi’.
Mentre Paolo le fornisce una spiegazione sommaria che io nemmeno ascolto guardo il terapista e mormoro: ‘Cosa ci fai tu, qui, Enomao?’
Lui scuote il capo chinandosi leggermente verso di me per avere gli occhi alla stessa altezza dei miei. ‘Sistemo i tuoi casini. Mi hanno incaricato di farlo. Sai… dall’alto’ annuisce lentamente. ‘è una punizione per averti fornito le risposte del test in cambio di sesso.’
‘Io non ho fatto nessun casino!’ mi difendo raddrizzandomi il fez. Lui inclina il capo e continua a fissarmi in malo modo. ‘E va bene, forse qualcuno…’ ammetto di malavoglia.
‘Ora’ sussurra Enomao, prendendomi da parte, mentre la coppietta felice continua a litigare, ‘dobbiamo fare in modo che questo amore fasullo finisca, perché è un tipo di amore del tutto folle, addirittura demenziale e la Commissione non lo vede di buon occhio, capito?’
‘Sì, ma io…’
‘E poi c’è la storia di una persona trasformata in iguana, per non parlare di una donna identica a Sharon Stone e del desiderio vacante di…’
‘No che desiderio vacante, scusa?’
Enomao sbuffa e sta per dirmi qualcosa ma Sara, parandosi davanti a lui, sbraita: ‘Bene, genio, se davvero esisti allora fai in modo che Paolo mi sposi.’
Sgrano gli occhi. Paolo mi fa un gesto che interpreto come una minaccia al mio deretano ed Enomao scuote il capo. ‘Sara, quale tuo terapista, ti invito a procedere come abbiamo concordato.’
Lei lo fissa stizzita.
Io deglutisco.
Sara si schiarisce la voce e poi dice: ‘Scusi Dottor Miomao, ma perché dovrei sprecare uno dei miei tre desideri, chiedendo al questo… genio…’ (mi indica in modo sprezzante) ‘di verificare se il mio amore per Paolo sia vero? Io so che lo è!’
Paolo ed Enomao parlano in contemporanea: ‘è una prova d’amore!’ Dal tono scazzato che hanno utilizzato immagino glielo abbiano ripetuto fino allo sfinimento.
Lei rotea gli occhi e mormora: ‘Uffaaaa e va bene! Allora ehm, genio…’
‘Sì, padrona.’
‘Se il mio amore per Paolo è un sortilegio, ti chiedo di annullarlo, e viceversa. Ma se non lo è lascia le cose come stanno, okay? No perché da come parlano di te questi due non è che tu sia particolarmente brava o arguta e…’
‘Tsk!’ mi sfugge di bocca. Enomao mi scocca un’occhiata inceneritrice. ‘Va bene, padrona’ dico allora.
‘E… ecco è questo il mio primo desiderio!’ termina lei.
Strizzo gli occhi, incrocio le braccia al petto e abbasso il capo di scatto. ‘Primo desiderio esaudito!’
Sara viene circondata da effluvi fumosi verdognoli e sembra sbigottita e al contempo irritata.
Enomao mi fissa socchiudendo gli occhi e io annuisco con aria saccente, come se non facessi altro che revocare sortilegi.
‘Visto?’ dice Sara, tossicchiando. ‘Non è cambiato proprio niente… io amo…’ si gira verso Paolo, riservandogli lo stesso sguardo che si potrebbe lanciare a una cimice. Sbatte le palpebre, si mette una mano all’altezza del cuore. ‘Io… non ho mai amato questo pezzente cannaiolo e segaiolo!’ sbotta indignata.
Paolo sta per dire qualcosa ma Enomao gli fa cenno di tacere. ‘Cosa mi avete fatto? Mi avete drogata e lui si è approfittato sessualmente di me, vi denuncio tutti! Tossici del cazzo!’ strepita Sara dirigendosi a grandi passi verso l’ingresso della Stazione di Polizia.
Ecco forse non era proprio il luogo adatto per revocare il desiderio. ‘Bravo, Enomao!’ dico tamburellando a terra con un piede. Lui mi ignora e, con voce tonante, enuncia: ‘Aspetta Sara… hai ancora due desideri, non vorrai sprecarli!’
Sara si ferma, ma non si gira. Sembra riflettere, trattengo il fiato. La ragazza si ravvia i capelli e poi torna indietro a passo di carica e mi punta addosso un indice. ‘Tu, razza di genio da strapazzo, puoi fare in modo che io mi dimentichi di essere stata con quel pezzo di merda?’
Per sicurezza le domando: ‘Intendi Paolo, il qui presente Paolo?’ La sua espressione scocciata è la risposta.
‘Certo, padrona’ dico allora.
‘Bene, fallo, quello è il mio secondo desiderio!’
Con la coda dell’occhio vedo Enomao esultare in silenzio e Paolo abbassare lo sguardo.
Serro gli occhi e mi metto con le braccia conserte. ‘Secondo desiderio esaudito!’
Glitter, fumo colorato e svariati effetti speciali dopo…
‘Cosa ci faccio qui?’ chiede Sara. ‘E voi chi siete?’
Ci affrettiamo tutti a rispondere e le nostre spiegazioni si accavallano.
Io: ‘Siamo stati a una festa in maschera e ti sei presa una sbronza pazzesca!’
Enomao: ‘Sei su Candid Camera!’
Paolo: ‘Tu non vuoi più sposarmi, vero? Sto tranquillo?!’
Enomao rifila una gomitata alle costole di Paolo e io una a quelle di Enomao.
‘Cosa?’ chiede lei guardandosi attorno.
Intervengo io: ‘è un gioco a premi, una specie di reality: vieni portata a una festa a sorpresa, ti fanno bere e poi puoi esprimere un desiderio… sai al pubblico piacciono queste cose. E poi alla fine se clicchi sul feedback positivo puoi partecipare all’estrazione del montepremi finale!’ Aggiungo un sorriso brillante.
Enomao mi sibila all’orecchio: ‘Non puoi mentire così ai fruitori!’
‘Zitto, Maramao, proprio tu parli!’
Sara sembra stordita. In effetti revocare un sortilegio d’amore e poi cancellarle parte della memoria è stato troppo… è solo un’umana.
‘Oh… be’ allora… vorrei diventare ricca!’ esclama lei frastornata con un sorriso sbilenco.
‘Niente pace nel mondo eh?’ mugugna Paolo.
‘Zitto, tu!’ gli intima Enomao.
‘Perfetto, padrona!’ Occhi chiusi, braccia conserte, glitter… lei ridacchia.
‘Terzo desiderio esaudito!’ dico senza riflettere.
‘Come terzo? Ho chiesto una cosa sola!’
Deglutisco. Enomao interviene: ‘Si fa per dire, cara…’
‘Il primo era partecipare al reality, il secondo ehm… non andare in coma etilico’ abbozzo. ‘E ora clicca su questa tavoletta, su POSITIVO, per partecipare all’estrazione del montepremi finale!’
Lei clicca e io esulto in sordina. Enomao mormora qualcosa di brutto sulla mia etica professionale.
‘Lo manderete in onda? Come si chiama questo gioco? Dove sono le telecamere?’
Si è ripresa in fretta la bella innamorata nel canneto.
‘Prossima stagione, su Channel Magic’ sputo fuori. ‘Si chiama CHE CULO! e le telecamere sono nascoste!’
Enomao si toglie il cappellino per passarsi una mano in testa. Sembra sudato.
‘Oh e come faccio a sapere se ho vinto?’ domanda Sara.
Oh per Cthulhu, che palle!
‘Te ne accorgerai!’ le dico. ‘Ti chiamo un taxi?’
Lei annuisce fissando il mio abbigliamento. ‘Bello il tuo costume, sembri una principessa Disney!’
Sto per imprecare come uno scaricatore di porto dei Reami Lontani, quando vedo Enomao socchiudere gli occhi e un taxi comparire dietro l’angolo.
‘Ecco il tuo taxi… cara’ le dice lui, direzionandola verso la vettura.
I desideri sono stati esauditi, il feedback dato e io ora ‘ per legge ‘ dovrei rientrare nel vaso, ho pochissimo tempo. ‘Enomao, portami dentro alla Stazione, consegna il mio vaso all’agente Adam Reynolds!’ dico rapidamente.
Lui scuote il capo: ‘Ambrosia, hai fatto dei pasticci, dobbiamo rimediare, fare sì che qualche umano che non ti ha ancora evocata sfreghi il vaso e poi cercare di sistemare le cose. Ti aiuterò solo in quel senso!’
‘Ma Adam è umano!’ riesco a urlare mentre sto già rientrando nella mia angusta prigione.
‘No, Ambrosia… non lo è!’

continua –
C’è una musica romantica nell’aria, tutto attorno a noi brillano le fiammelle delle candele profumate e c’è un grande letto con lenzuola di raso nero.
Adam mi fissa intensamente negli occhi per poi perlustrare il mio corpo con un’eloquente occhiata. Il suo sguardo sembra spogliarmi e io sento la mia pelle fremere sotto al costume sintetico. I suoi occhi sembrano ancora più azzurri e profondi, ha i capelli scarmigliati e le gote arrossate. ‘Santo cielo, sei fantastica!’ mormora sfiorandomi il viso.
‘Anche tu, Adam’ rispondo a stento. Sento il cuore scoppiarmi nel petto e un umidore sospetto fra le cosce anche se mi ha solo toccato una guancia. Cosa mi sta succedendo, per tutti i nephilim?
Il suo sguardo si posa sulle mie labbra e io le socchiudo. è quel momento magico (ma senza l’ausilio di eventuali fatture, sortilegi o artifici) che si frappone fra l’attesa del bacio e il bacio stesso e io mi sento sciogliere nell’attimo, fremente di aspettativa, umida di eccitazione mentale. Poi le sue labbra sfiorano le mie e la passione divampa scaldandomi il corpo, incendiandomi il cervello di desiderio. La sua bocca scende sul mio seno e io sento le sue labbra seriche a contatto con la mia pelle con ogni terminazione nervosa, come se il mio intero desiderio si concentrasse ‘ per un attimo ‘ in quell’unico punto. Mi struscio contro di lui avvertendo il suo cazzo pronto ed eretto per me. Ci spogliamo in un lampo, quasi che gli abiti ci si sgretolino addosso, bruciati dalla furia della nostra passione. Sento il suo uccello scivolarmi dentro, dapprima lentamente, poi un colpo secco che ci fa gemere entrambi. Gli afferro il viso con le mani perdendomi nei suoi occhi, mentre il mio desiderio prende lo stesso ritmo del suo. I suoi occhi sono come vetri dai quali poter scorgere il bagliore della vita, brillano, ammiccano, scintillano e io mi ci perdo. Il nostro amplesso diventa sempre più violento, i nostri corpi sbattono uno contro l’altro in una danza potente, abissale; è come una gara che nessuno vuole vincere, eppure corriamo affannati vero il traguardo, eccitandoci reciprocamente. Ancora e ancora, finché un’ultima spinta porta il mio corpo all’orgasmo e sento il suo umano piacere riversarmisi dentro…
Aspettate un attimo.
Fermate un po’ anche ‘sta musica melensa. (E poi cavolo, ma perché proprio ‘One more try?’ di George Michael? Come a dirmi che ci devo riprovare ancora una volta?!)
C’è qualcosa che non va: il suo UMANO piacere?
Guardo Adam, lui sembra bloccato in un fermo immagine.
Lo scuoto. è del tutto inanimato!
Un ricordo spiacevole mi attraversa il cervello come una scintilla. Qualcosa di sgradevole. è quella parola: ‘umano’. Le candele si spengono e si accendono sgradevoli luci neon e… Adam svanisce letteralmente dalle mie braccia.
E poi mi sveglio.
Le parole di Enomao tornano a rimbombarmi nella testa: ‘No, Ambrosia… non lo è!’
Mi afferro la testa con le mani. Devo essermi addormentata dopo la spiegazione che Enomao ha rivolto al mio vaso. Ero spossata dalla fatica che avevo fatto per revocare il desiderio espresso da Paolo e per cancellare la memoria di Sara, ma non è stato quello a farmi piombare nel sonno, piuttosto una sorta di rifiuto verso la realtà.
Adam Reynolds non è umano. Non è reale!
Ripercorro la spiegazione di Enomao come un rewind.
Enomao si era seduto su una panchina, tenendo il mio vaso fra le mani e aveva iniziato a parlare.
‘Vedi, Ambrosia, come dice il paragrafo trentanovemiladuecentotre del corollario sull’attività geniale ‘ e lo cito solo perché la Commissione Geniale me l’ha fatto imparare a memoria ‘ un genio non può mai interferire in modo magico con l’attività di un altro genio. E tu l’hai fatto.’
Non potevo porre domande o ribattere, perché Enomao non mi avrebbe sentita. Quindi ho continuato a fissare il maxischermo con ansia crescente e uno strano senso di cazzamaritudine nel petto.
Enomao ha sollevato gli occhi al cielo. ‘è stata colpa mia, non avrei mai dovuto fornirti quelle risposte solo per scoparti.’
A quel punto ho iniziato a rosicchiarmi nervosamente le unghie. ‘Perché se non conosci tutte le regole alle fine combini qualche pasticcio, non ci avevo pensato… sai è che le tue tette mi facevano impazzire’ ha proseguito lui. ‘Comunque hai interferito con un desiderio che io stesso avevo realizzato. Ero stato evocato da Catia.’
La mia mente ha subito visualizzato ‘ in sequenza ‘ Catia, l’aminemica di Rosangela, Catia con i baffetti e i rotolini di grasso durante la cena con Adam e infine Catia trasformata in iguana. Mi sono messa una mano dinanzi alla bocca.
‘Catia aveva chiesto di incontrare un uomo straniero, affascinante, che facesse il suo stesso lavoro, che fosse stupendo, passionale e anche bastardo e donnaiolo. Lo so… i desideri degli umani sono spesso contraddittori. E aveva chiesto di andarci a letto qualche volta, qualche scopata, una storia di sesso, perché in fondo amava il suo compagno di sempre, ma voleva concedersi una piccola trasgressione e la gioia della conquista…’
Ho corrugato la fronte, lì da sola sul mio divanetto mi sono sentita strana, quasi… uhm… in colpa. Un sentimento prettamente umano, forse mi stavo ammalando. Mi stavo ammalando di umanità, m’ero beccata l’umaneria! Quindi in fondo Catia amava Tarzan. Molto in fondo devo dire.
‘Rosangela si era presa una cotta per il desiderio della collega, praticamente. E tu non hai fatto alcun controllo prima di scatenare quel pandemonio, facendo sì che Adam si disinteressasse a Catia. Inoltre l’hai anche trasformata in iguana… che deprecabile gesto! E per gelosia, poi!’ Enomao si è grattato il collo. ‘Hai preso una cantonata anche con Sara e Paolo: è sbagliato fare del male agli umani, quello lo sai.’
Oh, ma io non avevo fatto del male a nessuno. O forse sì… be’ un pelino… Ma erano stati loro a desiderarlo!
‘Vedi tu hai fatto del male a Sara, privandola della libertà, del libero arbitrio. Hai fatto del male a Catia trasformandola perennemente in un’iguana. Avresti potuto farlo a tempo, ma ti sei fatta prendere dai sentimenti umani prima per cavarti d’impiccio e poi perché ti sei invaghita di Reynolds…’
Forse non aveva visto quanto fossero reali e azzurri i suoi occhi…
‘E tu sembri fatta apposta per combinare guai’ ha mormorato. Sembrava stanco. ‘Fra l’altro, Ambrosia, non pensavo ti potessi prendere una cotta di uno come lui, anche se l’ho creato apposta per sedurre, tu non sei mica umana!’
Uh… l’orgoglio maschile ferito!
‘E poi come t’è venuto in mente di fare un pompino all’Uomo Nero per circuirlo e farlo sparire?’
Be’ ne ho fatto uno anche a te e non sembravi così dispiaciuto… ma ho abbandonato quel pensiero per ascoltarlo.
‘Hai anche trasformato un transessuale in Sharon Stone, anche se questo può essere tralasciato…’
‘Lo fanno anche i chirurghi plastici’ ho pensato a quel punto.
‘Devi ponderare bene ciò che realizzi… ecco perché esiste un corso da seguire e dei libri da studiare prima di diventare un genio, altrimenti, se fai troppi errori ti trasformi in uno Djinn, un genio malvagio.’
‘Ma brutto stronzo’ ho pensato. ‘Sei stato tu a dirmi che era tutto facile e mi avresti dato le risposte giuste, solo perché volevi portarmi a letto… e ora fai il saputello? Maramao, perché non sei morto?’
‘Ora, detto fra noi, io credo che in tutta questa serie di coincidenze ci sia lo zampino della Commissione, sai che sono fantastici nel dare punizioni esemplari, tipo trasformarci in Djinn oppure mandarci a spalare merda di Yak sulle Montagne dell’Oblio. Credo che abbiano macchinato tutto questo per metterci nei guai e ora dobbiamo uscirne, è la prova d’appello!
I problemi sono questi: 1. Abbiamo un desiderio vacante. Ovvero Catia non è riuscita a spupazzarsi Reynolds, quindi non lui svanirà finché lei non lo farà, ma non può essendo un’iguana. 2. Ti sei presa una cotta per un essere che non esiste e la tua mente è appannata. 3. Per fare tornare umana Catia abbiamo bisogno di un fruitore che esprima il desiderio. Non può essere Tarzan perché ti ha già evocata una volta. E non posso essere certo io, sono un genio esattamente come te! E credimi, è già difficile per me restare fuori dal mio contenitore. Per fortuna il mio ultimo fruitore ha espresso il desiderio di avermi con sé per un mese, a dispensargli consigli. E come puoi sospettare è Paolo. Il fatto che mi sia stato consegnato un accendino come contenitore ha ovviamente aiutato, ma sono certo che sia stata la Commissione fargli capitare il mio oggetto fra le mani. Capisci?’
Si è infervorato, le guance gli si sono imporporate, non lo vedevo così rubizzo dalla nostra scopata.
‘Ci hanno dato una chance di sistemare le cose, l’ultima! Ma non sarà facile. Possiamo provare di saper porre rimedio a ciò che abbiamo… coff coff HAI fatto!’
A quel punto ho sbuffato. E poi ho imprecato. E poi ho sbuffato di nuovo e infine ho mandato a fanculizzarsi Enomao, anche se non mi poteva udire.
Il buffo era che di tutto quel pasticcio modello ‘il giallo del bidone giallo’, non mi fregava granché: mi importava solo di Adam. Allora mi sono rannicchiata sul divano immaginando di diventare uno Djinn malvagio e di governare il mondo, con un sorriso satanico in faccia e Adam al mio fianco… ed è a quel punto che devo essermi addormentata.

Schiocco le dita per rifarmi il trucco e poi accendo il maxischermo per affrontare la realtà. Sono sicura che Enomao abbia elaborato un piano impossibile quanto lui mentre io riposavo le mie stanche membra e le mie sinapsi cerebrali seriamente provate.
Inizialmente non capisco, sembra tutto buio. Poi aumentando la luminosità con il telecomando comprendo che il mio vaso è stato infilato dentro a una scatola da scarpe.
Uhm… sono tentata di tornare indietro e di cancellare le righe dove ho incautamente affermato che Enomao avrebbe elaborato un piano impossibile.
Come sono finita qui dentro? E poi c’è puzza di cuoio e di gomma… che schifo! Non mi interessa porre rimedio alle mie cazzate… lasciamo stare così e torniamo al piano in cui divento uno Djinn malvagio che domina il mondo! Che male c’è? Scommetto che molti lo farebbero senza pensarci due volte!
‘Sì, mamma’ dice in lontananza la voce di Paolo. ‘Ti ho preso un regalo, non fare quella faccia stupita… non è vero che non ti regalo mai niente è che ho poca liquidità!’
Odo un vocione tonare: ‘Per forza! Spendi tutto quello che guadagni in droga!’
‘Non è vero, mamma. Comunque abbi cura di quello che contiene, magari lucidalo ogni tanto… accarezzalo… sai è un oggetto antico!’
Voce tonante: ‘Vuoi insinuare che sono vecchia?’
‘No, mamma. Lo giuro!’
Come avrà fatto Enomao a convincere Paolo ad aiutarlo? Che sia un moto di gratitudine per averlo liberato dall’amore folle di Sara? Tuttavia non ho tempo di soffermarmici perché la scatola viene scossa e io rotolo dappertutto, così come le poche suppellettili che mi stanno attorno.
Rumore di carta strappata.
E io dallo schermo rivedo la luce. Quasi. C’è un donnone che osserva il mio vaso con aria sdegnosa in un salotto molto, molto kitch.
‘Paolino, mi ha comprato un vaso da cimitero? Per quando muoio?’
‘No, mamma! è un cimelio, apparteneva alla Contessa di Guascogna!’
Scommetto che questa è un’idea balzana partorita da quel truschinaro di Enomao! Spero mandino solo lui a spalare merda di Yak sulle Montagne del Non mi ricordo! In fondo è tutta colpa sua. Quasi.
‘E chi è?’ domanda la donna.
Infatti. Voglio saperlo anche io.
‘Una nobildonna italiana!’
Che fantasia!
‘E lo hai rubato dalla sua cappella mortuaria?!’
‘No, mamma! L’ho… comprato all’asta!’
Paraculo!
‘Uhm…’
‘Sfioralo con la mano, senti gli intarsi…’ le suggerisce Paolo.
Oh per tutti i coboldi, Enomao l’ha istruito a meraviglia!
Lei lo fa e io mormoro: ‘Evocata!’ (Con grande scazzo!) Per poi comparire in una nube sbrilluccicante proprio accanto alla donna. Paolo sembra soddisfatto e io noto solo ora che Enomao è seduto comodamente su una poltrona in stile patchwork, indossa un completo d’alta sartoria, ha le lunghe gambe accavallate e un’espressione saccente stampata in faccia. Sembra un pappone.
‘Cazzo!’ mimo con la bocca al suo indirizzo. Lui mi fulmina con uno sguardo +9. Allora dico – un po’ titubante – alla madre di Paolo: ‘Mi chiamo Ambrosia. Sono il tuo genio. Hai diritto a tre desideri. Però pensa bene a cosa vuoi, una volta espressi, non si può tornare indietro. Ehm… più o meno.’
La donna è così sbalordita che temo le verrà un infarto. Poi si gira come un crotalo verso il figlio e sibila: ‘Tutta quella roba che ti fumi ha mandato in pappa anche il mio cervello!’
Paolo sbuffa. ‘Tutti con questa storia! Che retrogradi!’
‘La vede anche lei?’ domanda la mia fruitrice, rivolta a Enomao. Quest’ultimo annuisce lentamente, come per dare enfasi a ciò che sta per pronunciare. ‘La vedo anche io Signora, e sa che le dico? Che le occasioni vanno colte… non si sa mai quando ricapitano. Non c’è nulla di male nel credere in qualcosa, per quanto strano possa sembrare!’
Lei torna a guardare la sua progenie: ‘Ammettilo! Quello è il tuo spacciatore, non il tuo superiore!’
‘No, mamma.’
Lei non sembra convinta, tuttavia sposta lo sguardo su di me. ‘Quindi avrei tre desideri, eh, odalisca? Come nei film?’
Mi sento gli sguardi di tutti puntati addosso e ho paura a rispondere. Quindi annuisco e basta.
Enomao interviene come se fosse la voce del grillo parlante dei minchioni: ‘Io inizierei chiedendo qualcosa di altruistico, di solito mostrarsi troppo ingordi dinanzi a occasioni come questa non porta mai nulla di buono.’
La donna lo guarda socchiudendo gli occhietti tondi. ‘Altruistico in che senso?’
A questo punto Enomao si alza in piedi incombendo sulla donna in tutta la sua altezza e, regolandosi il nodo alla cravatta, attacca con: ‘Ha presente l’animaletto da compagnia che Paolo ha portato a casa?’
La mia bocca forma una O perfetta.
‘Quella lucertola lurida e grassoccia?’ sbraita la donna.
Non riesco a trattenere una risatina.
‘Esatto, Signora. Be’ mi sembra triste costringere un animale in una scatola da scarpe…’
Stavolta rido di gusto! Pure lei in una scatola da scarpe? Nemmeno un terrario le hanno preso! Povera bestia! Cioè povera Catia.
Enomao mi scocca un’occhiata furibonda.
‘Per me possiamo anche liberarla subito, mi fa schifo quel rettile schifoso, che desiderio sarebbe mai questo?’ dice la mia fruitrice.
‘Be’ un animale simile allo stato brado morirebbe… magari potrebbe chiedere di farla tornare al suo ambiente naturale, nella sua forma usuale. La cattività l’ha un po’… uhm… modificata.’
Ora credo di ricordarmi come abbia fatto Enomao a indurmi a pensare che farmi dare le risposte del test in cambio di sesso fosse una buona idea. Sa essere convincente il bastardo!
La donna sbatte le palpebre. ‘Devo proprio sprecare un desiderio per quella bestia puzzolente?’ Mi guarda. Io mi stringo nelle spalle.
‘Sarebbe un buon inizio… porrebbe delle buone basi per la salvezza della sua… uhm… cosa… lì…’
‘Anima’ intervengo io, cogliendo la difficoltà di Enomao nel ricordarsi di quella cosa inesistente che sta tanto a cuore agli umani.
‘Ecco, sì. Anima.’
Paolo si gratta il capo. La donna sembra del tutto conquistata dalle doti oratorie (ma non orali, chiariamoci!) di Enomao.
‘E va bene… allora vada per quello!’ sbotta un po’ scettica.
Guardo Enomao: ‘Credi che lo dovrebbe riformulare lei?’
Lui scuote il capo facendomi un cenno con la mano. ‘Va bene così!’
Paolo corre a prendere la scatola di Catia e me la scoperchia davanti. è l’iguana più brutta che abbia mai visto!
‘Come avete fatto a prenderla?’ chiedo di getto. Enomao mi rifila uno scappellotto. ‘Okay, okay, state calmi, mi ricordate una scena di Pulp Fiction!’
Nessuno ride.
Guardo Catia l’iguana. Lei mi fissa con astio. Distolgo lo sguardo e mi concentro… e in uno sbuffo di polvere e stelline verdastre l’iguana sparisce.
‘Primo desiderio esaudito, Padrona’ mormoro di malavoglia.
‘Dov’è?’ bisbiglia Enomao, approfittando del momento di smarrimento della donna.
‘Nel suo ambiente naturale, com’era prima del cambiamento, no?’ rispondo frettolosamente.
‘Cioè dove?’ insiste lui sgranando gli occhi in modo eloquente. Fiducia zero, eh?
‘A CASA SUA A FARSI UN DITALINO!’ sbotto.
La donna mi guarda sbigottita e Paolo ridacchia.
‘Come prego?’ domanda lei.
‘NELLA JUNGLA CON IL SUO IGUANINO!’ scandisco imitando l’espressione umana per la commozione. Ho quasi gli asterischi negli occhi.
‘Ohhh, be’ ora posso esprimere un altro desiderio?’
‘Certo, Padrona!’
‘Vorrei che mio figlio la smettesse di farsi le canne!’
Paolo ed Enomao mi fissano con gli occhi sbarrati.
Sorrido e dico: ‘Tranquilli, andrà tutto bene!’ Sembrano sollevati e io aggiungo: ‘passerà al crack!’
Un ‘noooo’ corale pone fine al mio divertimento.
‘E va bene… cavolo, scherzavo!’
Paolo interviene: ‘No aspetta…’
Incrocio le braccia, socchiudo gli occhi, mi concentro: ‘Secondo desiderio esaudito!’
Paolo sembra basito e io gli spiego: ‘T’è passata la voglia di farti le canne… niente di che. Troverai altre dipendenze, ne sono certa. Stai sereno!’
‘Gra… grazie’ mormora la donna. ‘Spero funzionerà!’
Le strizzo l’occhio. ‘Hai ancora un desiderio a disposizione, Padrona, e poi se sarai soddisfatta mi darai un feedback positivo!’
‘è un test come quello della glicemia?’
‘No! C’è solo da cliccare su una tavoletta!’ rispondo alzando gli occhi al cielo.
‘Mamma chiedi tanti soldi!’ la implora Paolo.
Lei è pensierosa. ‘Non saprei… forse preferirei qualcosa di meno materiale… come l’Amore: il padre di questo drogato non mi guarda più da un pezzo!’
‘NOOOO!’ strilla Enomao. Ha davvero poca fiducia in me!
‘Mamma, ti prego, papà lavora tanto…’ inizia a piagnucolare Paolo. Era più divertente da strafatto.
‘Pensaci bene, Padrona. La ricchezza può darti molto. Un uomo a volte molto poco!’ dico puntando lo sguardo fra le gambe di Enomao.
Lei annuisce. ‘Hai ragione… e lo so molto bene! Allora voglio un milione di euro!’
‘Occhio a quello che fai!’ mi avvisa Enomao.
‘Contanti o assegno?’ domando.
‘Non lo so…’
‘Ti faccio avere un biglietto vincente del Superenalotto, per una cifra molto simile a quella che hai richiesto. Va bene, Padrona?’ rilancio.
Lei mi fa un cenno d’assenso. E io faccio comparire un bel biglietto fra frizzi e lazzi ed effetti così speciali che nemmeno i funghi allucinogeni che so che Paolo tiene nel primo cassetto della scrivania avrebbero fatto tanto.
La donna afferra il biglietto. ‘Terzo desiderio esaudito’ dico.
‘Ancora non ci credo’ blatera lei.
‘Ecco qui la tavoletta, clicca su positivo, Ex Padrona!’
E lei lo fa… semplice e pulito. Sono incredula! Cinque feedback ed è quasi tutto sistemato.
‘Benissimo…’ mormoro entusiasta. ‘Allora, Enomao, io ho avuto cinque feedback positivi, ho sistemato quel pasticcio, quindi io me ne andrei e…’
Lui ridacchia. ‘Non puoi!’
‘Come no? Ho finito con la mia Fruitrice, rientrerò nel vaso e attenderò la promozione per passare a un contenitore migliore…’
‘Sai qual è il terzo desiderio che ha espresso Paolo, il mio Fruitore?’
‘N… no?’
‘Vuole vendicarsi per quello che gli hai fatto passare con Sara. Ha chiesto di farti diventare umana!’
‘Cosa!??’
Un ghigno gli si distende in faccia. ‘La Commissione è d’accordo. Volevano solo che tu facessi tornare umana Catia, prima di toglierti ogni potere e renderti mortale a tutti gli effetti.’
‘Stai scherzando?!’
‘No!’
‘Ti prego… non voglio… non voglio vivere e poi morire, non voglio essere umana, mortale, normale!’
‘Buffo no? Realizzavi con leggerezza ciò che volevano gli umani e ora che sei una di loro vorresti soltanto non esserlo!’
Mi sento male, mi gira la testa. Il mio vaso mi manca già.
‘Enomao… perché?’ riesco a chiedere con voce rotta.
‘Perché ti amavo!’
‘Non dire minchiate! è uno scherzo dei tuoi?’
‘No. Ho messo a repentaglio la mia carriera per te e tu ti sei presa una cotta per quell’insulso essere creato da me che risponde al nome di Adam Reynolds, sembra un personaggio dei G.I Joe! E inoltre
e mi hai sminuito con la Commissione!’
‘Enomao, ti prego io…’
‘Non tutto può essere revocato, Ambrosia. Sii… uhm… felice!’ dice prendendo Paolo a braccetto e trascinandolo via.
Scoppio a piangere. Paolo si volta verso di me. Pare pentito e mima con le labbra: ‘Mi dispiace io…’
Crollo in ginocchio… lo so. Non è colpa sua è stato circuito da quel figlio di buona megera di Enomao, proprio come me e come la mia ultima fruitrice. Lui è un genio nel manipolare le persone e io non lo sono mai stata e non lo sarò mai più. In nessun senso.
Come ne esco? Non solo non voglio essere umana, ma non voglio nemmeno che Enomao la passi liscia!
Mi scoppia la testa.
Ho il cuore spezzato. Adam è finto… è solo uno stupido desiderio, umano come me. E non rivedrò più la mia famiglia. E sarò schiava della mia stessa umanità… sto pagando per essermi innamorata quando tutto questo casino l’ha fatto qualcuno colpevole di essersi innamorato di me a tradimento. Non è solo ingiusto, è anche assurdo e… sono incazzata come solo una femmina lo sarebbe, giusto prima del ciclo!
‘Non ho capito bene cosa è successo…’ mormora la donna distogliendomi dai miei foschi e caotici pensieri. ‘Il biglietto è ugualmente valido?’
Sento la porta di casa sbattere, i due bastardi devono essere usciti.. Sollevo gli occhi, guardo la mia ex fruitrice e mormoro: ‘Sì. Quei due ci hanno fottute. Enomao le ha fatto sprecare un desiderio e suo figlio ha una scorta di funghi allucinogeni nella scrivania. E ora io non ho più poteri, ma fra qualche giorno saremo piene di soldi. Mi aiuterà a fargliela pagare?’

-continua-
è inutile cercare di fare finta di niente: io non sono fatta per essere umana! Io non sopporto gli umani! Ecco perché mi sono presa una cotta per Adam: da qualche parte dentro di me sentivo che non era umano. Finalmente tutto si spiega.
Non che questo dettaglio sia importante… anzi, è proprio uno di quelli che non mi fa prendere sonno in questo lettino stretto.
Ebbene sì: sono nella stanza di Paolo, a casa dei genitori di Paolo. Lui è sparito chissà dove con Enomao e non so neanche se tornerà. Lei ha detto al marito che ero una lontana cugina, e nonostante io ora sia mortale il marito sembra davvero interessato ad approfondire (in maniere inappropriata) il nostro rapporto. Non fa che seguirmi e mi fissa le tette… quando mi parla è come se parlasse solo con loro, ho persino paura che mi dia del voi, visto che loro sono due e io una sola.
Fra qualche giorno dovrebbe avvenire l’estrazione del Superenalotto e io spero che vada tutto per il meglio e che la madre di Paolo, che si chiama Ada, vinca tutti quei soldi. Ha promesso di aiutarmi, ed è stata gentile ospitandomi… senza volere nulla in cambio. (Tranne i desideri che ho già esaudito) e per questo credo di dover rivalutare ‘ leggermente- la razza umana.
Sono umana da poco più di un giorno e devo dire che è stata una giornata tremenda, capisco perché i mortali siano sempre incazzosi, indisponenti e insopportabili. Non sapendo che fare ho accompagnato Ada a fare la spesa. Pensavo sarebbe stato divertente e invece è stata una gran rottura di cardi. Prima di tutto perché Ada mi ha prestato un abito orribile. Del resto non sarei potuta uscire vestita da odalisca, forse mi avrebbero scambiato per una promoter. L’abito mi stava grande e parevo una casalinga non solo disperata, proprio esaurita! E poi l’autobus… con tutta quella gente puzzolente, il supermarket, con tutta quella gente puzzolente e maleducata, le sporte pesanti, le scarpe scomode, mille pensieri in testa e… l’ho già detto che la gente non si lava ed è puzzolente? Odio l’odore di umanità, ma soprattutto odio quel porco traditore di Enomao!
E Adam?
Be’ non lo so, la ragione mi dice che devo farmi passare questa cotta, ma ora che sono umana è l’unica cosa a cui mi aggrappo per non impazzire. E va bene: mi sono presa una tranvata per un essere sovrannaturale e allora? Non si può essere umani (quindi doversi fare la doccia, lavarsi e acconciarsi i capelli, camminare, parlare, vivere, il tutto senza artifici magici) e non impazzire se non si ha qualcosa di bello a cui pensare… tipo Adam.
Mi giro sul lato sinistro, perfino prendere sonno ‘ da umana ‘ è difficile. è tutto complicato per non parlare di quella storia di dover urinare e… altro. Orribile e svilente. Capisco perché una delle imprecazioni più diffuse fra loro sia ‘merda’!
Ripenso al mio piano di vendetta, quello che non ho ancora spiegato nel dettaglio alla mia nuova ‘amica’ Ada. Ha falle ovunque e non è un vero piano. Include il marito di Ada. Dovrebbe impadronirsi dell’accendino, ovvero il contenitore di Enomao, e al momento giusto esprimere il desiderio di farmi tornare a essere un genio. Il problema è che Enomao pur avendo esaudito terzo desiderio di Paolo dovrà restare con lui perché uno degli altri desideri (manipolati) del cannaiolo era che gli rimanesse accanto. Quindi non so se può diventare il genio di un altro al momento. I soldi ci permetteranno di rintracciarli, scommetto che assoldando un investigatore privato non sarà difficile… anche se Enomao è scaltro, quel porco maledetto! Inoltre temo che Enomao possa manipolare il volere del marito di Ada… perché dovrebbe sprecare un desiderio per me, del resto? Più ci penso e meno mi pare fattibile, è come se tutti i difetti che ho sempre odiato nei mortali facessero a gara dentro di me per alimentare le mie insicurezze.
Vorrei tanto tornare a essere una Driade, vorrei non avere mai conosciuto Adam Reynolds, non aver mai fatto quel cavolo di concorso, e non essere mai andata a letto con Enomao.
Inoltre immagino che ora che Catia è tornata in forma umana non perderà molto tempo e alla fine riuscirà ad andare a letto con Adam. Brucio dalla rabbia.
Mi giro sul fianco sinistro… questo materasso è scomodissimo. Fisso il mio vaso ‘ quello che tanto odiavo ‘ poggiato sul tavolino da notte. Ora lo rimpiango, mi manca il mio divanetto color lavanda mortuaria, e tutte le mie cose. E poi questo pigiama sintetico fa schifo.
Non riesco proprio a prendere sonno.
Sbuffo e mi alzo, prendendo poi a misurare la stanza a grandi passi. A chi potrei chiedere aiuto? Non ho più nessun potere!
Se fossi ancora una creatura magica potrei chiamare mia madre… è vero è solo una Driade, però è potente e poi qualcosa le verrebbe in mente, forse chiederebbe aiuto a qualche leprecauno di facili costumi. Ma non posso chiamarla. Non ci riesco. Se fossi ancora una creatura magica forse potrei chiedere l’aiuto di un folletto, ne conoscevo uno che era davvero buffo e dispettoso, scommetto che avrebbe reso la vita di Paolo ancora peggiore rispetto a quanto abbia fatto Sara.
Quale creatura magica può essere evocata da qualcuno che non è magico?
L’illuminazione mi coglie così di sorpresa che barcollo: un genio! Dovrei prendere io stessa l’accendino di Enomao! Però nel frattempo devo vivere qui… da mortale, in attesa che arrivino i soldi e che Ada paghi un investigatore che li rintracci e cerchi quel maledetto accendino. Che schifo! Non so se resisterò.
Mi appoggio alla scrivania e immediatamente mi sovviene che nel cassetto ci sono i funghi allucinogeni di Paolo.
E se li provassi? Gli umani si strafanno proprio per sfuggire alla miseria della loro vita… e ora che sono miserevole anche io perché non tentare?
Apro il cassetto, afferro l’involto, e guardo il contenuto. Secchi e puzzolenti. Però voglio tentare. Ne prendo un po’, li metto sulla lingua e ingoio. Non succede un bel niente e ripeto l’operazione. Ancora niente. Sta a vedere che sono scaduti. O che gli hanno dato una bella fregatura. Mi svuoto il pacchetto in bocca.
Sono disgustosi e mi resta un sapore di muffa e marciume sulla lingua. Oh se almeno mi aiutassero a dormire sarebbe già tanto. Mi lascio cadere sul letto.
Forte però quel lampadario… non avevo mai notato che fosse… uhm… psichedelico. Anche da spento sembra luccicare e mandare bagliori dai colori sgargianti, tipo film anni settanta. Uhhh anche le unghie delle mie mani brillano e le mie dita sembrano lunghe, quasi aliene. In fondo questo materasso non è poi così scomodo, è come galleggiare su una zattera, sul mare, là in alto il cielo è di un azzurro abbacinante, il lampadario è la luce del sole e le onde mi cullano mentre gli uccellini cinguettano… gli ormeggi di una barca cigolano in lontananza.
Un uccellino che pare uscito da un cartone animato mi si poggia sulla spalla, sembra voler richiamare la mia attenzione, scivola sul pigiama fino a posarsi sulle tette… è grande ora, tipo gabbiano… ma… rosa.
Uhm.
‘Ehi, principessa, ti va di giocare?’ Mi chiede il gabbiano, insinuandosi nel pigiama, mentre sono lì sulla zattera, sotto al sole che si rifrange sulle onde creando dei giochi di luce pazzeschi!! Uao!
‘Cosa?’ domando stordita.
‘Prendilo in bocca, principessa!’ dice il Gabbiano.
‘Prendo in bocca che?’
‘L’uccello!’
‘L’uccello?!’
‘Il mio uccello, bellezza!’
‘Anche gli uccelli hanno un uccello?’ domando confusa mentre il gabbiano fa frullare le ali.
Sento il pigiama scivolarmi via di dosso… ‘Sì, succhialo bene!’ Questa voce è simile a quella del marito di Ada, buffo, no?!
No??!
No?
Uhm.
No.
Quest’uomo coloratissimo che somiglia vagamente a Lino Banfi è il marito di Ada. Il fissatette! Solo un po’ più psichedelico ed è il suo l’uccello! Cerco di ritrarmi, la zattera torna a essere un letto ma continua a dondolare sul mare e i colori della mia visione di fanno sempre più fluorescenti.
‘Smettila, lasciami stare!’
Qualcosa in fondo alla mia testa sussurra che questo è un uccello del malaugurio. ‘Vattene o chiamo Adam!’
Ho sbagliato!
Allora ritento. ‘Vattene o chiamo Ada! Non Adam, ADA!’
‘Sta russando della grossa, dai bella, divertiamoci un po’!’
Non c’è niente di divertente qui… tranne il sole che sta sghignazzando e ha una canna infilata in bocca. è buffissimo! Ridacchio.
L’uccello torna alla carica.
‘Non voglio vattene oppure…’ Oppure cosa? Ti trasformo in lucertola? Cosa si fa per spaventare i mortali?
‘Lasciami stare oppure… uhm… ti mando la finanza!’
Dovrebbe funzionare.
Ehi! Dov’è finito il mio pigiama? Deve essere stato inghiottito dalle onde.
‘Succhialo, bella. Prendilo in bocca!’
Non ha funzionato.
Come cardo si spaventano i mortali? Sono confusa, frastornata, psichedelica e fra poco fottuta in ogni senso.
Ah sì, ecco, quando non danno retta si fa così: ‘Vattene o chiamo l’Uomo nero!’
‘Hai il numero di qualcuno per fare una roba a tre? A me va bene!’
Oh no, no, no!
‘Boogieman, Uomo Nero, porta via questo… quasi ehm… bambino cattivo!’ strillo.
L’uomo ridacchia. ‘Sei strafatta, eh?’
‘BOO! TI PREGO, AIUTAMI!’
‘Ehi principessa, non fare la stronza, se ci stai giuro che faccio in fretta!’
Sussurro più volte ‘Boo, Boo, Boo, Boo…’ mentre la mia fragilità di mortale sembra inchiodarmi intrappolandomi nel mio stesso corpo.
A un tratto qualcosa di scuro ai margini del mio campo visivo si allunga verso di me: una coltre fumosa che si trasforma in mani di tenebra, fino a lambire il collo del mio aggressore.
‘Cosa diavolo… quanto sei fatta? Solo a infilartelo un po’ in bocca ho le allucinazioni anche io!’ grida l’uomo.
Le mani di tenebra lo strattonano… il sole si infila gli occhiali da sole (appunto!) ma la luna arriva di corsa e lo spinge via. Il cielo si fa nero, le stelle sono come capocchie di spillo nel buio della notte. Dinanzi a me le tenebre sembrano sciabordare a ritmo con le onde e un’ondata di freddo mi fa rabbrividire. Mi raggomitolo su me stessa, strizzando le palpebre. Sento dei suoni attutiti e qualche bestemmia e quando riapro gli occhi la stanza è buia, mi sento stordita e la luna è alta nel cielo che intravedo fuori dalla finestra. Quanto tempo è passato? Ho immaginato tutto?
‘Ben svegliata, ti ho tolta dai pasticci, ‘Porcahontas” mormora con voce profonda una sagoma scura, stesa alla mia sinistra.
Per lo spavento quasi casco dal letto. ‘Boo?’ domando stringendomi addosso i lembi del pigiama.
‘Ma va?’
‘Sei venuto a… salvarmi?’
‘Passavo da queste parti. Pensa che quell’uomo quarantasette anni fa era un bambino fifone che amavo tormentare. Alla fine s’era convinto che non esistessi. Fantastico!’
Davvero.
‘Grazie…’ biascico confusa. Lui si stringe nelle spalle (almeno credo.)
‘Al Dipartimento Mostri Spaventosi gira voce che tu sia nei guai. Guai seri intendo. Tipo che non sei più un genio e che sarai costretta a restare mortale. E ora capisco che non era solo una voce.’
Mi passo una mano fra i capelli. ‘Si vede tanto?’
‘Un po’.’ (Credo stia sorridendo). ‘Non sei male anche come umana, però!’
‘Grazie. Anche tu non sei male come… quella roba lì che sei.’
‘Un mostro.’
‘Sì, non mi veniva la parola.’
Boo si solleva su una spalla. ‘Ti invidio sai? Piacerebbe anche a me essere umano a volte…’
‘Fa schifo, Boo!’
‘Tipo adesso’ prosegue lui come se io non avessi detto nulla.
‘Non avresti spaventato Lino… ehm quell’uomo!’
‘Tu credi?’
Annuisco. ‘Gli umani sono fragili. Mi sento fragile ed emotiva. Una cosa che odio’ sussurro.
Boo mi accarezza una guancia, non mi ritraggo. Percepisco il suo demone, così come il suo odio per essere tale. La sua essenza sembra sfiorarmi, una creatura malvagia per volere del fato, anche lui è qualcosa che non vorrebbe essere e a volte è una cosa difficile con cui convivere.
‘Lo so. Non è facile essere ciò che non vorremmo essere.’ Si sporge verso di me e io credo che se provasse a baciarmi lo lascerei fare. Laggiù nella tenebra intravedo il suo bisogno di essere amato, di non essere solo, di non essere un mostro fra i mostri e di poter esercitare un minimo di controllo sulla sua vita. Poi Boo si lascia ricadere indietro sul letto, l’oscurità gli si solleva leggermente attorno, come un alone impalpabile. Polvere inesistente di un essere che tutti più o meno credono inesistente.
Qualcosa che forse ha a che fare con la mia umanità mi spinge a cercare la sua mano nera nel buio, fra le lenzuola. Quando la trovo la stringo e lui ricambia.
‘è buio qui dentro’ mormora come se parlasse a se stesso.
‘Anche qui’ ribatto stringendo più forte. ‘Ma ora un po’ di meno.’
Trattengo il fiato, gli sono grata. Non solo per essere intervenuto ma perché ora nel mio buio non sono più sola… e non so come dirglielo
‘Stai per dire qualcosa di umano e sdolcinato?’ mi domanda lui.
‘No, cercherò di trattenermi.’
‘Bene. Non lo sopporterei. Ti aiuterò io, domani però. Ora dormi… hai ancora le pupille dilatate.’
‘E in che modo?’ quasi strillo balzando a sedere sul letto.
Boo mi trascina delicatamente accanto a sé. ‘Dormi, ti ho detto, ci penseremo domani.’
Stranamente non mi fa paura, non mi fa nemmeno ribrezzo nonostante io ora sia umana e lui sia un mostro. Forse perché c’è un mostro in ogni essere umano.
Boo mi accarezza piano la schiena. è un brivido, è un sussurro di tenebra, ed è stranamente piacevole.
Sì ci penserò domani… se domani verrà.

-continua-

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